“Viale dei silenzi” su La poesia e lo spirito
Buona lettura 22: “Viale dei silenzi”, di Giovanni Agnoloni
Buona lettura è una rubrica curata da Mara Pardini. Uno spazio per “assaggiare” libri buoni, ovvero utili, piacevoli, intelligenti, capaci di lasciare un segno nell’immaginazione di chi li sfoglia. Un taccuino per catturare le impressioni, i messaggi e le parole che escono di pagina in pagina ma anche per incontrare scritture nuove e legate all’attualità. Un angolo per parlare di libri e condividere il gusto di una buona lettura.
Giovanni Agnoloni, Viale dei silenzi (Arkadia Editore)
Nasce così, da un’insopprimibile esigenza di capire, cresciuta in luoghi diversi e distanti, legati solo dal filo del ricordo: Firenze, Varsavia, Berlino e l’Irlanda diventano lo sfondo del viaggio della memoria di Giovanni Agnoloni in Viale dei silenzi (Arkadia Editore).
Roberto, il protagonista di questo viaggio, è uno scrittore che affronta il passato e la ricerca del padre che lo ha abbandonato attraverso il libro che sta scrivendo, un “personalissimo viale dei silenzi” pervaso da momenti svigoriti, sopraffatti e destinato ad un futuro incerto, forse inesistente. La lenta messa a fuoco degli incontri e delle situazioni, spesso inespresse e apparentemente irreali, lo mettono a contatto con tutte le opportunità offerte dalla solitudine o, meglio, dall’abbandono, in un crescendo di mistero. Ecco allora che il “Viale dei silenzi” si profila come la storia di un uomo che ha bisogno di provarsi e di ritrovarsi in un modo nuovo, passando dentro al libro per arrivare dentro la propria vita. La ricerca del padre – e quindi di se stesso – è continuamente compromessa sino all’incontro con la giovane musa Erin, una giornalista enigmatica che potrebbe aiutarlo e incollare i pezzi della sua storia. Gli occhi di quella sconosciuta forse hanno il sapore della verità in una realtà gremita di persone, vicende e luoghi diversi che non concedono pace a Roberto, tanto da scivolare via rapidamente, risucchiato di continuo dalla febbrile ansietà di sapere. Dall’incontro con Erin la vicenda è un susseguirsi di vibrazioni, dolci e amare, che può applicare solo chi, questa volta, decide di giocare la partita decisiva con la propria esistenza. L’apparente disordine delle cose, il non detto e il non finito delle due storie parallele del romanzo (quelle di Roberto e di Erin) che ad un certo punto riescono ad intrecciarsi, ben rispondono all’intenzione di scavare ancora più a fondo per far tesoro di quanto accaduto. Quella sfiduciata inquietudine che tanto ha caratterizzato il percorso umano e intellettuale di Roberto, finalmente trova un senso, ben espresso attraverso la padronanza della lingua che accompagna, con semplicità e lucentezza, il destarsi di una coscienza. Agnoloni compone una storia animata da contrastanti tensioni e legata da una sua coerenza interna, che risponde alla voce piena e non più discorde di chi, dell’esistenza, ora può sperimentare non più solo disinganno e sofferenza. Di chi si è finalmente risvegliato, è cambiato e ora può vivere con pienezza e andare un po’ più lontano.
Mara Pardini