Una saga familiare: Soldamore
Critica Letteraria
8 maggio 2010
Fin dalle prime pubblicazioni, Renata Asquer si è dimostrata attenta alla storia e affascinata dalle biografie:ricordiamo in proposito la biografia romanzata Fausta Cialente. La triplice anima (Interlinea, 1998), e La grande torre – vita e morte di Dino Buzzati (Manni, 2002). Ma Renata Asquer è anzitutto narratrice attenta ai dettagli, preziosamente ritagliati dall’infinita gamma del possibile.
Ricamatrice di tempi perduti, nel suo ultimo romanzo, Soldamore, la scrittrice ambienta in una Sardegna ormai lontana (la narrazione copre gli anni 1912-’45) la saga familiare dei Sallinguer: nobili origini, valori tradizionali e amore filiale si sposano con una costante gioia di vivere, anche nei momenti più drammatici. In particolar modo, al temperamento via via più severo del capofamiglia Francesco, si unisce la vivacità di Lisetta, madre forte e coraggiosa, per quanto istintiva e passionale, nonché donna dalle mille risorse, mai incline a lasciarsi andare. Eppure le situazioni a cui sono sottoposti i Sallinguer e i loro sei figli sono tutt’altro che semplici: la Grande Storia si affaccia con prepotenza nelle loro vite, per sconquassare l’ordine e l’armonia familiare. Così la Seconda guerra mondiale, anticipata da preoccupanti avvisaglie, arriva anche nel territorio sardo, per quanto in ritardo: a casa non resteranno che i genitori, la figlia e le cognate, strette in una fiduciosa attesa, mentre i giovani Sallinguer saranno divisi e arruolati.
La ricostruzione storico-geografica, vigilata e proposta con passione, è alleggerita dall’ironia e dalla vivacità dei Sallinguer, sempre inclini a sdrammatizzare le angosce e a trovare una vena di speranza. Così il bel canto, tanto amato dai genitori, accompagna di tanto in tanto le scene, ora intepretato da Lisetta e Francesco, ora semplicemente accennato.
Oltre ai dialoghi, piuttosto fitti e piacevoli, ricordo l’interesse costante alla lingua sarda, che entra senza prepotenza nel testo con una serie di proverbi e di espressioni tipiche (tradotti o glossati a fondo-pagina). Sorge dunque spontaneo domandarsi se non vi sia celato un omaggio alla terra natale di Renata Asquer, e un ricordo felice e non nostalgico per quella famiglia patriarcale tanto unita da risultare un’unica persona («Una volta una donna mi ha detto che noi fratelli Sallinguer siamo in fondo una stessa persona, con un’anima inestricabile. Come questa boscaglia…», p. 213).