“Un posto difficile da raggiungere” su La seconda pelle
Vivere è un viaggio senza mappe – Un posto difficile da raggiungere, G. Bodi
Ho letto con molto interesse l’esordio di Gianluigi Bodi. Lo aspettavo e mi ha fatto molto piacere, soprattutto dopo aver apprezzato i suoi racconti pubblicati su varie riviste letterarie e l’antologia Hotel Lavoverde che ha curato per LiberAria Editrice. La raccolta “Un posto difficile da raggiungere”, pubblicata da Arkadia Editore nella collana SideKar, è interessante per diversi motivi. Bodi racconta la vita “piccola” e il suo gusto dolce-amaro. I personaggi sono individui comuni, spesso introversi, che si misurano con i loro sogni, i loro segreti e con le vite degli altri. C’è un male di vivere sottile in ogni storia, la difficoltà di identificarsi, di collocarsi e riconoscersi un ruolo, un’utilità, un senso nel contesto in cui si vive. Sullo sfondo, in ogni storia, si dispiega un mondo ricco di contrasti, convenzioni, incongruenze, ma anche di meraviglie inattese. La città, la casa, il bosco, la fabbrica, l’ufficio, il bar aiutano a contestualizzare le storie e a dare tridimensionalità ai protagonisti. Ce n’è uno, di protagonista, ubiquitario nella raccolta, onnipresente nella vita di tutti i personaggi: è la solitudine. Solo è l’impiegato, sola la moglie del vecchio in bicicletta, solo in vecchio stesso, solo l’operaio, così come il figlio del padre pretenzioso, la neolaureata, la donna anziana, l’architetto. È una solitudine, la loro, profonda e a volte incompresa, spesso invisibile agli altri. Un sentimento (un personaggio, dicevo) offuscato dalle regole sociali, tenuto nascosto per pudore o imbarazzo. Ma se si analizzano i personaggi che Bodi fa vivere fra le pagine della sua raccolta ne individuiamo il ruolo: si tratta quasi sempre di una solitudine protettiva, necessaria a riprendere il filo della propria vita, a trovare soluzioni lontani dal frastuono del mondo. È una casa, uno spazio intimo dedicato al ragionamento, alla cura dei pensieri, un luogo in cui riprendersi ciò che davvero conta, oppure un grande specchio in cui osservarsi e riconoscersi. Non ci sono mappe chiare e predeterminate da seguire per trovare il proprio posto nel mondo, questo dice Bodi con i suoi racconti, non esistono scorciatoie o regole prescritte; al contrario ci sono il libero arbitrio, il caso, l’autodeterminazione, gli errori come monito, il futuro come sogno, la curiosità, l’ambizione, la rivalsa, l’invidia, il rimorso e la solidarietà. Direi l’armamentario sentimentale umano, complesso e dinamico, che fa di ogni relazione, soddisfacente o meno, un’esperienza che lascia le sue tracce, e di ogni esistenza un’impresa unica.
Bodi è un ottimo narratore, la cui scrittura limpida aiuta a orientarsi in certi labirinti. Leggere (e rileggere) questa raccolta è stato svuotare un sacchetto di biglie sul pavimento e seguire con curiosità le direzioni di ognuna, o se preferite, seminare a spaglio una miscellanea di sollecitazioni e attenderne i germogli. Ci vuole tempo, ci vuole solitudine, uno specchio interiore, orecchio per le vibrazioni. Ho apprezzato ogni riga, ogni storia, ogni personaggio, e tuttavia, come sempre mi accade davanti a una raccolta, ho individuato il mio racconto preferito. Quale sia, però, è un segreto fra me e il libro.
Gianluigi Bodi
(Dal sito di Arkadia Editore)
Nato nel 1975, ha vissuto a Cavallino-Treporti (Venezia) fino a che non si è trasferito in provincia di Treviso nel 2009. Lavora all’Università Ca’ Foscari del capoluogo lagunare, nella quale si è anche laureato in Lingue e letterature straniere. Nel 2013 ha fondato il blog letterario “Senzaudio”. Nel 2015 ha vinto il concorso indetto dal festival letterario CartaCarbone con il racconto Perché piango di notte. È stato inoltre finalista nel 2018 e nel 2021 al contest “8×8, si sente la voce”. Da allora ha continuato a scrivere e i suoi racconti sono apparsi su “Il primo amore”, “Pastrengo”, “Altri Animali”, “Narrandom”, “Malgrado le Mosche”, “Rivista Blam!”, “Spaghetti Writers”, “Ammatula”, “Spazinclusi”, “Crack” e su altre riviste letterarie sia digitali sia cartacee. Nel 2020 un suo racconto breve è stato incluso nella raccolta I giorni alla finestra (Il Saggiatore). Ha curato le antologie Teorie e tecniche di indipendenza (VerbaVolant, 2016) e Hotel Lagoverde (LiberAria, 2021). Un suo scritto è stato inserito in Ti racconto una canzone (Arcana, 2022). Collabora con il sito web del Premio Comisso sul quale tiene la rubrica “Venetarium”.
Giusi D’Urso
Il link alla recensione su La seconda pelle: https://bitly.ws/32WMq