Teti
Prefazione
Benvenuti in questo volume che abbiamo fatto scrivere per noi cittadini di Teti e per voi cittadini del mondo, appassionati di archeologia. È un volume che racconta in maniera analitica, senza appesantire il lettore, del Santuario di Abini e in maniera diversa del villaggio di S’Urbale.
Un passaggio tra comunità del passato, che hanno abitato quei luoghi tra il XIII e XI secolo a.C. e XXI secolo d.C. Un ponte dove è iniziata l’arte della lavorazione dei metalli, delle relazioni sociali e di comunità, del commercio, di rispetto e immersione nella natura, del cibo e l’oggi, le cui teorie di cambiamento e trasformazione a cui la società si ispira, che è fatta di incertezze, dubbi, ansia per il futuro.
Un volume espressione, tra le più alte, della Civiltà Nuragica, i siti di Abini e S’Urbale, offrono al visitatore l’opportunità di entrare in contatto con un frammento del nostro passato che, nel territorio comunale di Teti, ha avuto modo di costituire un patrimonio storico-culturale di livello elevatissimo. Consci del prezioso lascito dei nostri antenati, inseriti in un contesto naturale che a oggi ha preservato tutte le sue potenzialità in un ambito di incontaminata bellezza, era un passo quasi doveroso offrire a tutti gli appassionati o anche ai semplici curiosi uno strumento di approfondimento che ripercorresse le vicende di questi luoghi.
Uno strumento di divulgazione, arricchito da fotografie, disegni e ricostruzioni che intende mettere alcuni punti fermi sulla trattazione e coniuga il racconto della società nuragica unitamente a un percorso per immagini che aiutano a comprendere al meglio le vicissitudini dei luoghi narrati. Sfogliando le pagine di questo saggio ci caleremo così nella vita quotidiana delle popolazioni che hanno vissuto nel territorio. Andremo a conoscere meglio le pratiche religiose, l’architettura, la produzione artistica, la lavorazione delle
spade votive e dei bronzetti, le espressioni dunque sia della cultura politica sia di quella culturale e materiale, addentrandoci in un itinerario che comincia a essere finalmente più esplorato e reso intellegibile grazie a nuove campagne di scavo, ritrovamenti, studi scientifici che chiamano in causa non solo l’archeologia tradizionale ma la paleobotanica, la biometria, la storia dell’arte, la zoologia, la sociologia.