Tempo ordinario
A Siviglia, il primo gennaio, mi svegliai insieme a una donna dai capelli neri e dai grandi occhi. Forse ci avevo fatto l’amore. Qualche giorno dopo la cercai su Facebook: avevamo un solo amico in comune, il poeta Nacho Montoto, che conoscevo soltanto di nome. Oggi arriva la notizia che è morto per infarto acuto al miocardio. Non so se significa qualcosa. Probabilmente niente. Intanto, non abbiamo più neanche un amico in comune. E aveva 37 anni. Il volto oscuro della vita. Il giorno prima di morire Montoto aveva postato un selfie su Instagram con questa didascalia: “Siamo vivi perché abbiamo il mal di cuore”.
Il 2016 si è concluso con tante morti famose – ultime quelle di George Michael e Carrie Fisher, che vanno ad aggiungersi a Fidel Castro, David Bowie, Leonard Cohen e Prince – che finiamo per abituarci all’idea della morte. Masticata sui social, sembra una morte minore; quanto meno, non è più tanto solenne. Tutt’a un tratto uno se la immagina come quelle serate di baldoria nelle quali amici e conoscenti cominciano a ritirarsi senza dir niente e tu, con lo sguardo, fai l’appello di quanti ti sono rimasti accanto.
In chiesa, guardo i parrocchiani non come un gruppo di bigotti baciapile, ma come ex reclusi nella vita, carichi di peccati che non hanno il coraggio di confessare al prete.
Cultura come delicato invito alla trascendenza, a Dio, così evidente che nemmeno ce ne rendiamo conto. Il cinema, i libri, ma anche un tappezziere che riveste una poltrona.
Il papa interpretato da Michel Piccoli in Habemus Papam, alla terapeuta che gli consiglia di comparire in pubblico per guarire dalla sua paura, confida di soffrire qualcosa come una “sinusite psichica”.
Uscire dal centro per scoprire il centro. E constatare quanto stiamo bene nel centro, nel nostro centro, e quanto stiamo male fuori, nell’eccentricità.
Stavano così attenti a non dar fastidio, che diventavano fastidiosi.
Muore Bowie, muoiono Cohen e Carrie Fisher, muore Piglia, muore George Michael e muore un poeta di Cordoba e qualcuno dice: «Ma questo è un cimitero!» Oggi muore Zygmunt Bauman: morti liquide.