“Teatro Pereyra” su La bottega dei libri
Recensione: “Teatro Pereyra” di Marco Visinoni, Arkadia Editore
Una multinazionale farmaceutica. Una convention aziendale sull’isola della perdizione. Una spirale autodistruttiva di sballo e dissoluzione, tra droghe sperimentali e notti senza fine, da un locale all’altro, da un piacere all’altro. Un uomo alla deriva nell’oceano dei propri demoni, perso nel vortice incessante di godimento e depravazione, trascinerà con sé chiunque incrocerà il suo cammino. Fino alle conseguenze più estreme. Teatro Pereyra è una discesa all’inferno priva di redenzione, un romanzo senza limiti che scaraventa il lettore nel buio più fitto, fino a fargli toccare il fondo. O forse, fino a scoprire che non esiste un fondo, e che stiamo tutti precipitando a velocità vertiginosa in un baratro infinito. Non mi era mai capitato di leggere un romanzo così crudo e dissacrante come “Teatro Pereyra” di Marco Visinoni, Arkadia Editore. La storia ci precipita in un vortice di sesso e droga. A questo binomio, l’autore aggiunge pure il rock’n’roll, per riprendere il titolo del brano di Ian Dury. Visinoni deve essere un estimatore del genere rock, perché consiglia un brano specifico da ascoltare per ciascun capitolo. Alla fine, ci fornisce la sua personale soundtrack.
Quanti di voi gradiscono leggere con un sottofondo musicale?
Ho trovato brillante questa attenzione dell’autore nei confronti dei lettori più esigenti.
“Siamo creature evanescenti di eroi che non saremo mai. Eppure fino a pochi giorni fa è esattamente così che mi sarei definito. Un eroe. Un vincente”
Ed è proprio quello che sembra essere il nostro protagonista: un trionfatore. Il Miglior Account Manager dell’Anno, colui che vende dieci milioni di pillole in diverse parti del mondo. Non lasciatevi ingannare, non tutto è bello e pulito come sembra.
“Noto che applaudono tutti, anche chi mi odia e invidia di più. Mi sto eccitando, l’onda di mani che battono è travolgente e come eroina mi riempie il sangue. È sempre uguale, eppure è il momento dell’anno che attendo con maggior foga.” – Teatro Pereyra
Del protagonista non sappiamo il nome, ma solo che è un tipo prestante e piacente, non più particolarmente giovane, che può far leva proprio sul fascino da mezza età.
È sempre su di giri, eccitato da flirt occasionali stimolati da pasticche, meglio se illegali e non ancora messe sul mercato. Tutto ciò che è proibito, clandestino e illecito, stuzzica ed esalta la vanagloria del protagonista.
Un tale personaggio non può certo avere una famiglia. Invece, ce l’ha! Con la moglie ha un rapporto platonico perché le trasferte di lavoro gli offrono tutto lo svago e il piacere di cui ha bisogno.
Come vi comportereste al posto della moglie? Lo lascereste o fingereste indifferenza?
“Come stai?, chiede mia moglie, come se le importasse.
Sto bene, rispondo, come se le importasse.
Bene, risponde lei, come se mi importasse.”
È stato facile sentire compassione ed entrare in empatia con la moglie. Ho trovato, invece, difficile provare simpatia per un personaggio egoista, menefreghista e insensibile.
Marco Visinoni è stato abile a delineare un protagonista così presuntuoso, che ha lasciato volutamente anonimo, forse perché potrebbe rappresentare, in maniera esasperata, uno qualsiasi di noi lettori. Dite di no?
Il successo, quello esagerato, può cambiare prospettive e personalità.
“Era il più desiderato perché aveva successo o era il più desiderato perché era desiderato?”
Il protagonista diventa un tester della droga farmaceutica, senza essere a conoscenza degli effetti collaterali: dominare le prede senza trarne soddisfazione e soprattutto non avvertire il senso del pericolo. Quando si raggiunge l’apice, si è convinti che si possa sempre e solo salire. Ma quando il successo è ottenuto esagerando con droghe e alcol, è inevitabile che la vita ti presenti il conto e che inizi ad andare tutto a pezzi.
“Non sono mai stato un tossico, non ho mai assunto sostanze con cadenza quotidiana.”
È proprio quello che si ripetono i drogati per auto convincersi di essere puliti. Pazienza se poi tremano e sudano quando non assumono abitualmente le sostanze.
Inoltre, stare lontano dalla moglie significa non vedere lo sviluppo della malattia congenita di cui soffre la figlia. Anche in una storia scellerata si trova un passaggio tenero e commovente: uno scambio di battute tra un padre e la figlia ammalata.
Quanto è difficile continuare a ricordare una persona cara che se n’è andata?
Quando si perde qualcuno che abbiamo amato, siamo convinti di poter imprimere la sua immagine nella nostra mente, di non dimenticare mai il suono della sua voce. Purtroppo, non sarà così. Lentamente quell’immagine inizierà a svanire e a sfocarsi.
“Mia figlia nella fotografia non era più di profilo ma voltava la schiena (…), fissando il mare. Era diventata come me.”
Emblematica l’immagine di copertina: un uomo elegante, di cui non vediamo il volto, alla deriva. Su uno scoglio, isolato da tutto e tutti, nel mezzo del silenzio del mare.
Proprio al Teatro Pereyra, che lo avrebbe dovuto consacrare vincitore, avverrà l’inizio del suo declino.
“Siamo tutti schiavi di sostanze. Di quali, dipende dal tuo grado di consapevolezza.
Sostanze illegali eccitanti – coca e anfetamine –i più consapevoli.
Sostanze illegali calmanti – erba e fumo – i consapevoli.
Sostanze legali in modiche quantità – vedi alcol – i meno consapevoli.
Sostanze legali in quantità a piacere – caffè e psicofarmaci – i per nulla consapevoli.”
E voi, cari lettori, quanto siete consapevoli?
Complimenti all’autore per avere avuto l’audacia e la bravura di scrivere un romanzo così esplicito.
Ringrazio la CE, Arkadia Editore, per avermi inviato una gradita copia cartacea del libro.
Alessia Chierico
Il link alla recensione su La bottega dei libri: https://bit.ly/3ZnM31I