Teatro Pereyra
È una frase da film in bianco e nero.
Pronunciata dal vivo ha un suono differente, sgraziato, stridente.
Chiudi gli occhi e grida: Non morire.
Non morire, Stella.
Sirene. Ambulanza. Polizia.
Soffoco l’espressione e affondo la bocca contro la sua, le mani giunte contro il petto, ma non posso impedirmi di scorgermi da fuori: sono la caricatura di un gesto cinematografico.
Siamo caricature evanescenti di eroi che non saremo mai.
Eppure fino a pochi giorni fa è esattamente così che mi sarei definito.
Un eroe.
Un vincente.
Poi il mondo scivola sul proprio asse e inizia a rovinare lungo un tavolo operatorio, ti aggrappi ai bordi, ti senti mancare (cosa c’è ai bordi? Antartide? Nuova Zelanda? Dipende da dove precipiti, sentenzia un io beffardo all’angolo della mia mente).
Sirene. Ambulanza. Polizia.
Stella ha perso i sensi. Lo Spiral. Altre droghe che non so?
Le spalanco le palpebre, ho indice e pollice incrostati di sangue. Ha battuto la testa e perso i sensi. Ha perso i sensi e battuto la testa.
Non so.
Spiral.
Quante pasticche hai inghiottito, Stella?
Le sollevo la mano, la boccetta è vuota. La stringe forte come un essere cosciente.
Sirene. Ambulanza. Polizia.
Il corso aziendale sulla sicurezza. Soffio e premo e capisco che non so, sono la controfigura di un medico del cazzo. Una comparsa che sbuffa fuori da un camerino con una sigaretta presa a schiaffi dal vento. Alzo gli occhi al cielo, ma non c’è cielo. Solo il soffitto del Teatro Pereyra che mi osserva e oscilla come un pendolo di condanna.
Dong.
Dong.
La campana rintocca a morto ed è come se pronunciasse il mio nome, ma è tutto nella mente, la mia mente obnubilata dallo Spiral. Intorno a noi centinaia di persone, ma non le vedo e non le sento. La vita di Stella che scivola via in questo istante, pochi centimetri oltre i miei palmi. E una parte di me che rifiuto di ascoltare sussurra: Sapevi che sarebbe successo.
Sirene. Ambulanza. Polizia.
Il corso sulla sicurezza. Perché non ci sono andato? Ero fatto? Scaccio il sudore dalla fronte con il polsino della camicia e penso a quel cazzo di corso. La realtà è più semplice di tutto. Me ne sarò semplicemente dimenticato. Come di ogni cosa differente dal piacere.
Sirene. Ambulanza. Polizia.
Riduco la realtà a un centimetro di pressione sullo sterno di Stella. Un luogo unico su cui convergono le mie paure, le passioni violente, i desideri e gli incubi profondi.
Soffio. Premo.
Sirene. Ambulanza. Polizia.
Non morire, Stella.
Non morire, cazzo.