“E adesso dormi” di Valeria Ancione (Arkadia) – recensione
Valeria Ancione torna in libreria, dal 3 novembre, con il romanzo E adesso dormi, edito da Arkadia: una storia di madri e di figli, di donne in fuga dalla violenza domestica, di solidarietà e amicizia.
Geena Castillo, nata negli States, vive a Roma, con il suo bambino di cinque anni, Jonathan, affetto da una malattia dal nome che già suona come condanna: micropoligiria. Così lo descrive Geena, che ha italianizzato il suo nome in Gina: “È ritardato. Vede solo ombre, sta in piedi per miracolo, ha movimenti spastici, l’epilessia, l’autismo probabilmente e non parla. Porterà sempre il pannolino, urla, morde e spesso non lo capisco e questa è la cosa peggiore”.
Gina lavora per un’impresa di pulizie. A suo marito, Raffaele Drago, irascibile e violento, Gina non ha mai pensato di ribellarsi, avendo fatto proprio il modello della coppia genitoriale: “Ha visto a casa sua che gli uomini si amano con pazienza specie quando all’improvviso si voltano contro come bestie. Sua madre le ha insegnato che bisogna tenerli con lo stomaco pieno e non farli innervosire; è da lei che ha imparato anche a confondere l’amore con il dovere”.
Gina non si ama, ha un basso livello di autostima: “Lo specchio non parla, si limita a riflettere un’immagine che è l’idea che si ha di se stessi, non è né vera né falsa, è solo un’idea e quasi sempre sbagliata. Lei vede riflessi un viso troppo tondo e troppo piatto, due occhi grandi e incavati, una bocca larga e carnosa, in definitiva una faccia un po’ bruttina, e se lo dice da sola. Nessuno d’altra parte le ha mai detto il contrario”.
Raffaele è sparito in modo misterioso durante una gita ed è stato ritrovato morto. C’è un’indagine di polizia in corso per questo.
Lola vive con la figlia Corrada nell’appartamento di fronte a quello di Gina. Aiuta in ogni modo la giovane madre nella difficoltà di destreggiarsi fra gli orari di lavoro impossibili e l’accudimento di un bambino che manca anche di un minimo di autosufficienza. È Lola a prendersi cura del piccolo Jonathan quando non è in casa Gina, alla quale offre calore, sostegno, collaborazione nelle necessità pratiche di ogni giorno.
In uno studio legale nel quale Gina si occupa delle pulizie lavora Mara, un’avvocata con un suo segreto. Le due donne si incontrano di notte, quando Mara si trattiene oltre l’orario tra le sue carte e Gina riporta ordine e lindore nelle stanze; fra loro germogliano confidenza e simpatia, finché la relazione si evolve, diventando dapprima un rapporto professionale per trasformarsi poi in un’amicizia.
A questo terzetto di donne, variamente in fuga da se stesse, dal passato, dai rimorsi, dalla difficoltà di voltare davvero e in modo definitivo pagina con le esperienze pesanti, si affianca Oreste, un simpatico anziano, proprietario dell’espansivo Harry, un cane giocherellone e affettuoso. Oreste abita nello stesso stabile in cui vivono Gina e Lola e ha il dono di comparire quando c’è bisogno di lui.
La scomparsa misteriosa di Raffaele, marito e padre brutale e dispotico, mette in crisi gli equilibri faticosi non soltanto della piccola cerchia della famiglia legale bensì anche della famiglia d’anima, come sempre più spesso ci ritroviamo a definire i legami d’affetto che si stabiliscono in modo spontaneo tra persone che non hanno in comune il patrimonio genetico. In questo romanzo emergono con forza i tanti volti dell’amicizia e le tante possibilità che hanno le relazioni interpersonali di diventare luogo di accoglienza, riparo, mutuo soccorso, al di là dei sopravvalutati legami di sangue.
Nulla di scontato nella narrazione del rapporto di una madre sfinita con un figlio che non sarà mai adulto. Molto amore, molta stanchezza, molta esasperazione, molta dedizione e senso di responsabilità e istinto di protezione; sopravvivere è il principale obiettivo e perciò Gina ha imparato a delegare, ad appoggiarsi a chi le offre una stampella materiale ed emotiva. Non c’è nulla di patetico nel modo in cui l’autrice tratteggia questa madre esausta, l’amica Lola generosa senza sentimentalismi, il piccolo Jonathan. La più efficace descrizione del mondo dei disabili e delle loro famiglie è offerta forse dallo sguardo di Mara, che lo osserva per la prima volta: “per Mara è uno shock. Non riesce a non fissare i bambini che le passano accanto su carrozzine speciali spinte da genitori apparentemente sereni. Cerca la fatica e la disperazione su quei volti e invece trova una fiera normalità”.
L’autrice mescola e intreccia con eleganza e scrittura pulita gli aspetti più intimisti e quelli tipici della trama gialla, intessuta di interrogativi ai quali un investigatore scrupoloso cerca di dare una risposta (cosa ha causato la morte di Raffaele Drago? C’è un responsabile della fine della sua vita?), in un equilibrio narrativo nel quale i percorsi di ciascuno dei personaggi hanno il giusto spazio e influenzano con naturalezza, senza forzature, le vite degli altri.
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“E adesso dormi” di Valeria Ancione (Arkadia)
Un romanzo al femminile, in cui la protagonista si trova a dover combattere una personale lotta per la sopravvivenza.
Geena Castillo è fuggita dagli Stati Uniti per allontanarsi da un padre violento e una madre succube. Arriva a Roma inseguendo il suo sogno d’amore che si trasformerà in incubo e un’autentica prigione: il marito Raffaele infatti si rivelerà peggiore del padre. Nemmeno la presenza del figlio disabile risolve una situazione in cui la brutalità resta il pane quotidiano. L’unica cosa da fare è separarsi. Anzi di più: ucciderlo. Raffaele scompare e la vita di Geena, che in Italia è diventata Gina Drago, sembra prendere una piega diversa. Invece, tutto precipita quando un giorno la polizia bussa alla porta di casa della donna, per condurla con sé: c’è da identificare un cadavere appena ritrovato, che si sospetta essere quello del marito. Da questo momento, in attesa che le indagini facciano chiarezza, convinta di essere responsabile di quella morte, Geena entra in un tunnel di paura e agitazione. La sostengono e cercano di proteggerla sia Lola, l’amica indispensabile, sia l’avvocata Mara Gorlin. Le tre donne si ritroveranno una notte a confidarsi, scoprendo che un segreto a volte è solo una scelta coraggiosa. Tra di loro si muove il piccolo Jonathan, la cui grave disabilità è la cosa più normale nella vita di Geena. L’incontro casuale con un affascinante musicista di pianobar cambia la prospettiva. E il riaffiorare di un sogno represso accende la speranza dell’americana di ritagliarsi un pezzo di felicità nel mondo.
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VALERIA ANCIONE, siciliana, è nata nel 1966 a Palermo, ma è cresciuta a Messina e dal 1989 vive a Roma. Giornalista professionista, lavora al “Corriere dello Sport” dal 1991. Ama raccontare le donne. Si è occupata di calcio femminile, sostenendo sulle pagine del suo giornale la battaglia contro pregiudizi, stereotipi e discriminazione di genere. Del calcio in generale l’attrae la potenza di aggregazione e condivisione, meno le partite. Non è tifosa, ma simpatizza. È convinta che lo sport possa salvare la vita. Giocava a basket, nonostante l’altezza, è sempre a dieta, non ha mai tinto i capelli, legge sempre e ascolta audiolibri, ama il mare in modo viscerale e la Sicilia in modo possessivo, si commuove sullo Stretto, è orgogliosa di essere cittadina di Roma, ha tre figli nel secondo tempo dell’adolescenza che, se non si allunga un altro po’, forse sta finendo.
Nel 2015 ha esordito in narrativa con La dittatura dell’inverno per Mondadori. Nel 2019 con Mondadori Ragazzi ha pubblicato Volevo essere Maradona (biografia romanzata dell’ex calciatrice Patrizia Panico), finalista al Premio Bancarellino e di cui la Lux Vide ha acquistato i diritti per produrre una serie tv. Nel 2022 è uscito per Arkadia Il resto di Sara, del quale esiste anche la versione audiolibro de Il Narratore.
Rosalia Messina
Il link alla recensione su Letteratitudine: https://bitly.ws/ZAQw