LIBRI CONSIGLIATI #534
Dove le ragioni finiscono
Li Yiyun
Traduzione di: Laura Noulian
€ 17,00
2021, 160 p., Brossura
NN Editore
Una madre e un figlio si parlano in un mondo senza tempo. Lei è una scrittrice, lui è Nikolai, il ragazzo sedicenne che si è tolto la vita pochi mesi prima. Le parole sono l’unica risorsa a cui la madre può attingere così da ridare vita al figlio, e portare avanti con lui le conversazioni toccanti, profonde, intime di quando era al mondo. Il ricordo di una poesia amata si lega a quello di una torta fatta in casa, la memoria di un viaggio dà corpo e colore ai luoghi visitati, i mirtilli sono la chiave d’accesso al bambino che è stato Nikolai. In un dialogo continuo, come un flusso di coscienza, le due voci raccontano una storia d’amore: quello assoluto che pretendono i figli, quello pieno di dubbi e di colpe che scorre nei genitori, e in fine quello fatale che li accomuna, l’amore che consuma chi va in cerca del senso ultimo dell’esistenza a costo di privarsene, nel corpo o nello spirito. Nato dall’esperienza drammatica vissuta dalla scrittrice, “Dove le ragioni finiscono” non è un romanzo ed è più di un memoir. Come in una tragedia greca, Yiyun Li ci avvicina alla sua storia, e ci consegna pagine così nitide da compiere il miracolo, quello di accompagnarci nell’abisso dell’indicibile per uscirne purificati, liberi, più forti.
Dasvidania
Nikolai Prestia
€ 16,002021, 160 p., brossura
Marsilio (Collana: Romanzi e racconti)
«Feci un patto con me stesso: non avrei più associato a una cosa brutta il sacchetto di mele che mia madre mi aveva portato all’ultima visita, ma piuttosto a qualcosa di spirituale. I bambini hanno grande fantasia, e io con la fantasia me la cavavo bene.»
«Nikolai Prestia con “Dasvidania” riesce nell’operazione più difficile di tutte, costruire un romanzo in cui la storia di uno è la storia di tutti. Nel piccolo Kola, il protagonista, c’è un popolo intero, quello russo negli anni post-sovietici, sospeso tra un passato ideologico e un futuro pieno di ingiustizie. Kola è un orfano, legge Dostoevskij grazie al direttore dell’istituto in cui vive, in lui la tragicità della sua esistenza è mitigata dalla forza dell’immaginazione, dal bene sommo della fantasia. Un esordio che farà parlare di sé, per la sua limpida semplicità, per il potere della parola quando s’incarna veramente» – Daniele Mencarelli
Kola ha sette anni e, concentratissimo, studia una mela verde sul davanzale di una finestra. Fuori ogni cosa è bianca della neve appena caduta. I tetti della città si scorgono appena. La città dà su un fiume: è il Volga, nel pieno dell’inverno russo. Kola è orfano e vive con la sorella in un istituto. Ha alle spalle una storia di povertà, disagio e scarsa cura, se non abbandono. Quel bambino, che oggi ha trent’anni e abita in Sicilia, racconta la sua storia. In questo libro, l’istituto, i lunghi corridoi sempre vuoti – tranne quando i bambini e le bambine rientrano dalla scuola –, la famiglia d’origine, la madre giovanissima e senza aiuti, lo zio disperato e violento riprendono sostanza, e volti. Con la precisione di un reportage, Nikolai Prestia racconta la seconda metà degli anni Novanta e l’epoca post-sovietica nel loro aspetto più duro di miseria ed esclusione sociale, violenza domestica, alcolismo e droga. Descrive quegli anni con la disinvoltura di chi ne ha fatto esperienza, e con straordinaria capacità di osservazione. Questo libro però non è un reportage, è un romanzo. È una storia durissima, che sarebbe insostenibile se lo sguardo di Kola non compisse una specie di magia: l’immaginazione. Solo che l’immaginazione di Kola non crea mondi alternativi, non cerca vie di fuga, ma indaga il potere simbolico, poetico e quasi magico degli oggetti quotidiani: basta una mela verde per rendere nutriente quello che era solo cupo e doloroso, basta un paio di calzoni con le tasche per volare verso il futuro. Kola trova la forza di immaginare molto prima delle parole per esprimerla. E queste pagine in controluce raccontano anche la conquista delle parole. Prima del bambino che guarda, ora del ragazzo che scrive. Una lingua chiara, semplice, accogliente, nella quale si avvertono echi antichi e letterari. Ne viene fuori un’atmosfera dolce amara, a tratti dickensiana. Dasvidania racconta del male e del dolore, ma anche moltissimo del bene: la zia che tira fuori i bambini dai guai, il direttore dell’istituto che per primo mette in mano un libro al bambino, e quel libro è L’idiota di Dostoevskij, e poi l’infermiera Katiusha – che stringe con lui un patto di speranza –, gli amici dell’orfanotrofio, ognuno con il proprio fardello di rabbia e vitalità, e infine i due maestri che adottano Kola e la sorella portandoli con sé in Sicilia e offrendogli un radicamento da cui potranno guardare avanti, e anche indietro. Con Dasvidania, Nikolai Prestia racconta come anche da bambini si possano amare tutte le memorie, non solo quelle felici.
Il fabbricante di giocattoli
Tito Barbini
€ 14,00
2021, 156 p., brossura
Arkadia (Collana: Senza rotta)
Simón Radowitzky è stato tante cose: anarchico, russo, ebreo, argentino naturalizzato, rivoluzionario, omicida del capo della polizia di Buenos Aires nel 1909, prigioniero, fuggiasco, militante in guerra, esule, fabbricante di giocattoli. Nessuna di queste “etichette”, utilizzate per descriverlo telegraficamente, può neanche lontanamente rendere appieno il suo ritratto, il dolore che in ogni azione si è trascinato dietro. O forse sì. In queste pagine dense e limpide, struggenti, l’autore narra la vita di un uomo che trascorse vent’anni nel bagno penale di Ushuaia, all’estremo confine del mondo, nella Terra del Fuoco. Quando morì, nel 1956, di lui si era detto tutto e il contrario di tutto. Poi l’oblio ne coprì le gesta. Oggi, soprattutto in un momento storico come questo, quando le statue vengono abbattute in segno di una presunta ribellione all’ordine costituito e alla supremazia bianca, parlare di Radowitzky è come tornare al vero senso del termine “anarchico”.
La ripetizione
Peter Handke
€ 18,00
2021, 272 p., brossura
Guanda (Collana: Narratori della Fenice)
In pagine caratterizzate da una prosa intensa e allo stesso tempo cristallina, Peter Handke racconta il suo apprendistato di scrittore, ripercorre e testimonia quella «epopea interiore» che lo ha portato a essere una delle voci più incisive della letteratura contemporanea.
«Quando uno scrittore sa raccontare con tanta grazia, il lettore non può fare a meno di credergli» – Frankfurter Allgemeine Zeitung
Filip Kobal, austriaco di origini slovene, a vent’anni si mette in viaggio alla ricerca del fratello, scomparso nell’ultimo conflitto mondiale. Il suo itinerario si snoda dalla Carinzia al Carso, nelle terre tra Austria e Iugoslavia che una volta facevano parte del grande impero. Percorre lunghi tratti a piedi, evitando per quanto possibile i mezzi di trasporto ed entrando in contatto con una lingua, quella slovena, che gli porta continui ricordi e meraviglie. La ricerca degli avi e il ritorno ai luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza è anche e soprattutto un viaggio alla ricerca di sé e della propria identità, e ritrovare l’altro, quello che può essere considerato il proprio doppio, significa tornare al principio della vita e della scrittura. La natura lenta del viaggio, l’errare senza fretta e l’immersione nelle cose e nei paesaggi, portano una limpidezza dello sguardo che sembra poter arrivare a intuire le forme originarie del mondo. In pagine caratterizzate da una prosa intensa e allo stesso tempo cristallina, Peter Handke racconta il suo apprendistato di scrittore, ripercorre e testimonia quella «epopea interiore» che lo ha portato a essere una delle voci più incisive della letteratura contemporanea.
Quarantena
Petros Markaris
Traduzione di: Andrea Di Gregorio
€ 19,00
La nave di Teseo (Collana: Oceani)
Le storie di Petros Markaris, con il suo stile inconfondibile e la sua capacità di descrivere e raccontare i personaggi, ci ricordano come le nostre vite siano fatte di solitudine e di gioia, di paura e di riscatto ma anche di momenti di riso, di ricordi e di nostalgia.
Il commissario Charitos torna a indagare ma, oltre ad assassini e criminali, questa volta deve affrontare anche le limitazioni e le difficoltà che la pandemia ha causato a tutti noi. Il rapporto difficile con le nuove tecnologie non lo aiuterà, ma il fiuto, l’attenzione e l’intelligenza del commissario rimangono sempre gli stessi anche se dovrà risolvere i nuovi casi senza poter uscire di casa. Non c’è però solo Charitos in questi sette racconti in cui il giallo si intreccia con la commedia e la tragedia, ma anche una serie di altri personaggi indimenticabili come i barboni Socrate, Platone e Pericle, i ristoratori nemici Achmet e Stavros, Fanis Papadakos che si riscopre artista per scappare all’ultimo terrore della sua vita, il vecchio e ospitale Sotiris e persino l’isola di Chalki.
Quello che non sai
Susy Galluzzo
€ 16,00
2021, 240 p., brossura
Fazi (Collana: Le strade)
Cosa succede quando non si ha più voglia di essere una madre? Cosa può fare una donna stretta tra gli obblighi familiari e la sua vita di prima?
Michela, detta Ella, ha passato gli ultimi anni a crescere la figlia Ilaria, dedicandosi a lei in ogni momento anche a scapito del suo lavoro di medico e del rapporto con il marito Aurelio. Ella conosce tutte le manie e le ansie di Ilaria, sa quanto è brava a tennis ma anche quanto le è difficile concentrarsi a scuola. Dopo un allenamento, Ilaria si distrae guardando il cellulare ferma in mezzo alla strada, mentre una macchina avanza veloce verso di lei. Ella non fa niente per avvisarla: rimane immobile a osservare la figlia che, salva per un soffio, se ne accorge. In quell’istante, tra loro si rompe qualcosa. Ella così inizia a sfogarsi scrivendo un diario rivolto alla propria madre, morta quindici anni prima: pagina dopo pagina, racconta delle crepe che si allargano fino a incrinare in modo irreversibile i delicati equilibri familiari, si addentra nei propri ricordi per riportare a galla vecchi e nuovi conflitti, rimpianti e sensi di colpa, per trovare infine la forza di affrontare la verità e ricominciare. Viaggio negli equilibri precari di una famiglia all’apparenza perfetta, Quello che non sai è un romanzo sulla maternità e sul timore di non essere mai all’altezza. Attraverso la storia di un distacco necessario, narrata in un crescendo di sentimenti contrastanti, l’autrice inscena il fallimento personale della protagonista cambiando continuamente prospettiva in un gioco psicologico complesso e molto appassionante. Susy Galluzzo ha scritto un libro intenso che affronta un tema tabù con grande abilità e coraggio meditando in maniera profonda sul lato oscuro che è in ognuno di noi e su quello che una donna non confesserebbe mai, neppure a se stessa.
La volpe che amava i libri
Nicola Pesce
€ 12,00
2021, 176 p., rilegato
Edizioni NPE
Nel freddo inverno siberiano, una piccola volpe diversa dalle altre scopre l’amore per i libri e comincia a rubarne in paese per portarli nella sua tana. Il suo progetto infatti è di trascorrere il proprio letargo leggendo senza sosta. Ma un dolcissimo topolino e un corvo spietato busseranno alla sua porta in cerca di ospitalità. Dovranno imparare a convivere, ognuno con i propri ricordi, le proprie paure e le proprie speranze, in attesa della primavera.
Per pura rabbia. Fare a pugni con D.H. Lawrence
Geoff Dyer
Traduzione di: Katia Bagnoli
€ 25,00
2021, 256 p., brossura
Il Saggiatore (Collana: La cultura)
Questo non è un libro di critica letteraria. Non è una biografia. Non è un romanzo. Non un reportage di viaggio e nemmeno un omaggio a D.H. Lawrence. O meglio: non è niente di tutto questo ed è tutto questo contemporaneamente. È il risultato di anni di preparazione e impegno, anni che Geoff Dyer ha passato a studiare, prendere appunti e girare il mondo in pellegrinaggio nei luoghi di Lawrence, cercando di dar corpo al ritratto di uno dei suoi autori di culto. L’esito è un elogio e insieme un lamento sulla procrastinazione, il male oscuro che quotidianamente fagocita i nostri progetti, e che Dyer qui eleva a forma d’arte. A Roma lo vediamo barcamenarsi tra il caldo torrido che opprime la città e la difficoltà a trovare il giusto cornetto integrale. In Grecia è vittima di un incidente mentre sfreccia in motorino sui tornanti di Alonissos. In Sicilia, cercando la villa di Lawrence a Taormina, non riesce a capire il motivo per cui i frutti di mare sono così apprezzati. Ogni minimo passo in avanti nella ricerca su Lawrence diventa l’occasione per una digressione – letteraria e biografica – che lo allontana dall’obiettivo e regala a noi questo oggetto non identificabile e non incasellabile che è “Per pura rabbia”. “Per pura rabbia” è dunque un fallimento – il fallimento nel portare a termine un «sobrio saggio accademico» -; ma il frutto dell’insuccesso si rivela, come in un fortunato esperimento alchemico, qualcosa che supera ogni aspettativa: un’opera straripante che racconta il cortocircuito prodotto dallo scontro tra ambizione e realizzazione; la fusione perfetta di arte e vita; la manifestazione del più esemplare ossimoro letterario: un libro sull’impossibilità di scrivere un libro.
Ballate oscure
Nasos Vaghenàs
€ 14,00
2021, 144 p., brossura
Crocetti
Con quali strumenti si può scrivere poesia oggi? Questa è, in buona sostanza, la partita che si gioca in questo libro: il tentativo di una vera e propria “riconsacrazione” della parola poetica. La poesia di Nasos Vaghenàs è ricchissima di riferimenti più o meno dichiarati alla tradizione letteraria e artistica greca ed europea, trattati però con una leggerezza e un’autonomia che ne fanno una lirica dotta ma non iniziatica, sul crinale tra la raffinatezza e l’aristocraticità.
Siamo noi a far ricca la terra. Romanzo di Claudio Lolli e dei suoi mondi
Marco Rovelli
€ 17,00
2021, 300 p., brossura
Minimum Fax (Collana: Minimum Fax musica)
Forte di una lunga amicizia con Claudio Lolli e di uno spiccato talento letterario, Marco Rovelli ha deciso di raccontare l’amico e l’artista dando voce alle mille vite che ha incrociato e sulle quali ha lasciato un segno profondo. Ma anche alle sue canzoni, a una serie di fotografie, chissà se vere o immaginarie, alle sue chitarre.
Nato a Bologna nel 1950, morto nel 2018 a sessantotto anni, poco dopo l’uscita del suo ultimo, bellissimo disco, Il grande freddo, premiato con la Targa Tenco come miglior album dell’anno, Claudio Lolli è una delle personalità più complesse e poliedriche della scena musicale e culturale italiana degli ultimi cinquant’anni. Poeta, compositore, narratore, professore di lettere; personalità schiva e riservata quanto generosa; faro – suo malgrado – della scena bolognese intorno al ’77, ha saputo coniugare cantautorato e sperimentazione musicale, poesia pura e ricerca di forme inedite. Forte di una lunga amicizia con Lolli e di uno spiccato talento letterario, Marco Rovelli ha deciso di raccontare l’amico e l’artista dando voce alle mille vite che ha incrociato e sulle quali ha lasciato un segno profondo. Ma anche alle sue canzoni, a una serie di fotografie, chissà se vere o immaginarie, alle sue chitarre. Una massa di voci umane e di oggetti parlanti dalla quale emerge il ritratto di un uomo dolce e schivo, feroce e pacato, alieno ai facili conformismi come dai ribellismi d’accatto e il ritratto di un’intera generazione, dei suoi sogni e delle sue sconfitte. Una generazione che nessuno meglio di Lolli – da «Piccola borghesia» a «Ho visto anche degli zingari felici», da «Notte americana» a «Nessun uomo è un uomo qualunque» – ha saputo raccontare, con affetto e senza inutili celebrazioni.
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