Libreria Baobab, Via Roma, 33080 Porcia, PN, Italia
Data
giovedì 23 Novembre 2023
dalle 18:00 alle 20:00
Descrizione
Satisfiction book. Una bellezza vertiginosa” di Anna Vallerugo (Arkadia Editore, 2023 pp. 200 € 16.00) con la sapiente prefazione a cura di Paolo Melissi, è il doveroso e generoso omaggio alla grande letteratura. Il libro racchiude recensioni e saggi brevi scritti tra il 2014 e il 2021 per la rivista di critica letteraria Satisfiction e celebra la consistenza essenziale e intrigante delle trame narrative, nella degna varietà degli argomenti trattati. Anna Vallerugo raccoglie il significato della scrittura e amplifica lo sguardo verso un infinito orizzonte culturale, affida alle parole l’intima commozione spontanea e poetica della restituzione critica.
Il link alla segnalazione su Cheventi: https://bitly.ws/334Wu
Alle 18:00 a Porcia, nella libreria Baobab
Recensire un libro di recensioni è una cosa strana, forse anche paradossale, ma con Anna Vallerugo vado sul sicuro. Mi si conceda anche un articolo un po’ atipico, perché questa volta non posso non inserire qualcosa di personale, ossia la stima che nutro verso chi, come me, legge e scrive di libri con passione e dedizione. Se di una critica genuina abbiamo bisogno, allora mi affido a chi in maniera chiara espone un romanzo, un saggio o una raccolta poetica utilizzando non solo i mezzi tecnici, ma anche le proprie sensazioni. Non sono mai stato tra coloro che celebrano il funerale della critica, che giudica inutile parlare di libri, che considera banale affidarsi a dei giudizi che potrebbero essere guidati da logiche di mercato, di appartenenza o di casta. No, sono convinto che il “giornalismo culturale”, capace di testimoniare attraverso il suo “fare” ciò che accade, abbia prima di tutto il compito di stimolare, di incuriosire, di scompigliare le carte in tavola. Forse, la discussione andrebbe incentrata su quanto si è liberi di scegliere, di scrivere, di combattere certe sovrastrutture e, soprattutto, quanto il giornalismo, in ogni settore, voglia essere la Spada di Damocle che pende sulla testa del Potere. Ma perché parlo di giornalismo? Perché Anna Vallerugo è prima di tutto una giornalista che si è “sporcata le mani” con un’altra materia, quella della cronaca quotidiana, dopodiché l’amore innato per la letteratura e la sua propensione per il “raccontare”, l’hanno portata a imboccare la strada della critica letteraria. Ma anche “critico letterario” è solo un’etichetta di comodo, un termine tecnico che serve a rendere “scientifico” un campo che per sua natura tratta dell’uomo, quindi di un essere imprevedibile. Ben vengano i critici di professione, coloro i quali sono specialisti della materia, ma non si disdegni anche chi racconta con la precisione del proprio “sentire” i libri che legge. Con ciò, non voglio affermare che tutti possono parlare di libri o che tutti sono in grado di farlo; anzi, penso che ci voglia un grande amore per la conoscenza, per l’arte, per la filosofia, per il sapere a tutto tondo; penso anche che ci voglia una dedizione particolare per la lettura, vista non come momento di svago, o peggio ancora come attività lavorativa, quindi forzata, ma come atto di meditazione, di riflessione e di dialogo con sé stessi. Proprio perché indipendente, Vallerugo parla solo dei libri che hanno innescato in lei qualcosa. Lo si vede da come ne scrive, da come stimola la curiosità del lettore, da come non tratti mai il libro come oggetto, ma come “testimonianza vivente”. Leggendo questa raccolta di articoli, composti tra il 2015 e il 2021, molti dei quali ormai introvabili, ho potuto cogliere bene questo richiamo a una lettura sentimentale che riconosce al libro una “natura umana”. Cosa rara in un momento in cui i libri sono diventati sempre più oggetti dall’obsolescenza programmata. Basti pensare che dopo sei mesi dalla sua uscita, un’opera è già considerata “vecchia”. In questo modo, cosa resta della letteratura? La risposta a voi. Il volume – si legge nella quarta di copertina del libro – comprende oltre cinquanta recensioni e saggi brevi scritti tra il 2015 e il 2021 per lo storico portale e rivista di critica letteraria italiana ‘Satisfiction’; ed è stato proprio negli anni in cui ho scritto su questa testata che ho potuto confrontarmi con Anna Vallerugo. Pertanto, consiglio questo libro a chi vuole scoprire classici o autori contemporanei del panorama italiano, partendo da un costrutto emotivo argomentato con passione e, in particolar modo, con precisione. In ogni recensione, a vincere è l’amore per la letteratura.
Martino Ciano
Il link alla recensione su Border Liber: https://bitly.ws/TGEY
Arkadia editore, 2023 – Anna Vallerugo mette insieme sei articoli e cinquantuno recensioni, scritture per la rivista e il portale di Satisfiction. Le recensioni vanno dal 2014 al 2021, non necessariamente in ordine cronologico.
Anna Vallerugo ha il dono di sapere scrivere per i libri degli altri, ma, si sa, diventa sempre più difficile che un collega o una collega a un certo punto non ti chieda: tu non pensi di scrivere un libro tuo, scritto da te? Detto. Fatto.
Senza nemmeno stare lì a dire che non mi sento ispirata, che forse so scrivere degli altri, ma non per me stessa. Con l’introduzione di Polo Melissi, condirettore di Satisfiction, la raccolta di sei articoli e cinquantuno recensioni pubblicate dal 2014 al 2021, ecco Satisfiction book. Una bellezza vertiginosa (Arkadia editore, 2023). Cosa può esserci di più soddisfacente degli elogi che arrivano a Vallerugo dal condirettore di Satisfiction, Paolo Melissi, che parla delle sue recensioni e dei suoi articoli con grande ammirazione, ricordando che l’articolo su La vita agra di Luciano Bianciardi fece in sole quarantotto ore quarantamila visualizzazioni su Internet. Le doti di Vallerugo sono la grande leggibilità, senza per questo impoverire lo scritto (e non è per niente facile), una capacità di sintetizzare i libri altrui facendo sembrare importante anche un libro italiano di un/una esordiente, di cui pochi hanno contezza e una innata dote di “andare per libri” invece che “andare per funghi”; la curiosità sincera di trovare tra i troppi libri pubblicati ogni anno, uno o cinquantuno che fanno la differenza rispetto a chi si accoda ai grandi editori per pigrizia.
Che poi spesso non è pigrizia, ma necessità e anche l’autrice ha scritto di quei libri, che però certo non metti in un florilegio di tue recensioni. Appunto ne La vita agra ci sono tutti i pregi di chi firma il pezzo e le qualità sono così ben dosate che alcuni del mestiere potrebbero dire: ma tutto qui? La catena di montaggio, il boom del capitalismo che diventò boom economico tout court, non è necessario citare quei tre o quattro autori marxisti, tra cui gli studiosi della Scuola di Francoforte? Ma no, perché la rete non conosce lentezza ed è preferibile più che balbettare, scrivere due righe dall’articolo: Per soddisfare i tanti “bisogni mai sentiti prima”, purtroppo c’è da pagare: in perdita di umanità. In conclusione, solo due sono le vie d’uscita possibili: soccombere alla nebbia dell’anima, alla luce cruda dei neon che illuminano male fabbriche e uffici al “ringhio sordo” del “milione e mezzo di formiche grigie, all’opacità.
Si percepisce l’alienazione e e la mancanza di un cambiamento radicale, ormai impossibile, senza usare parole desuete e soprattutto senza affollare la mente di nomi di scrittori che renderebbero l’articolo elitario e poco comprensibile.
Ma l’autrice ha quasi una funzione pedagogica conscia o inconscia che sia: far arrivare il più velocemente possibile la scrittura di La vita agra di Bianciardi senza rinunciare alla complessità, tenendo bene a mente di essere comprensibile a tutti, dai quindici anni ai cento anni e passa. Lo stessa dicasi per le recensioni, che hanno un unico difetto. Dal momento che non sono messe in ordine strettamente cronologico, bisognava forse scrivere la data di pubblicazione insieme alla casa editrice.
Ma non importa, perché Vallerugo aveva già deciso di dare peso e passione a romanzi soprattutto di piccole e talvolta medie case editrici. E facendo una scelta meditata, perché non ha mai scritto meno di cinque recensioni l’anno.
E anche sulle recensioni valgono le stesse qualità dell’autrice: la chiarezza espositiva, la leggibilità e il dono della sintesi che significa partire subito col romanzo o col racconto, senza divagazioni, una qualità che chi scrive le invidia molto, perché la divagazione spesso è anche il sistema per dire poco e della trama e dello stile.
Anna Vallerugo non ha paura delle parole, anche quando cerca di variare aggettivazioni o forma verbale. Ha i suoi preferiti, anche se è molta cauta con gli aggettivi, sa che spesso sono spirali da cui è difficile trovare il centro, ma sicuramente “salvifico” le piace molto, forse perché non può usarlo spesso e poi per i romanzi che hanno uno stile tagliente e asciutto, scrive che sembrano come quelli di Àgota Kristóf e quando vede l’eccellenza si butta non temendo la ridondanza, dice “splendido, bellissimo, meraviglioso”. Vallerugo è una donna pratica e una mamma, non ha le ubbie di certi recensori maschi che vivono solo di libri, di rimandi, di continue conversazioni di chi si attarda sul “significato di romanzo”, domandandosi se stia o no morendo lasciando spazio a una letteratura più diaristica, di analisi personale, di saggi alla maniera di Montaigne. Fare nomi degli scrittori e delle scrittrici presi in esame mi sembra piuttosto sciocco, perché sono tutti lodevoli e meritano attenzione. Quindi giusto qualche nome di scrittori/scrittrici che sembrano piacere a entrambi. Troviamo Patrizio Zurru (che, oltre a saper scrivere bene, è l’ufficio stampa di Arkadia), Roberto Saporito, Gianluca Barbera, Giorgio Ghiotti, Clara Sereni, Eva Clesis, Massimo Onofri e tanti altri. Parecchi non li conosco e devo provvedere. Un libro prezioso, pieno di malìe, di sapienza letteraria non esibita, di grandi emozioni. Troviamo esordienti che l’autrice tratta con lo stesso rispetto che si riserva a chi ha scritto molto. Il tutto unito da uno stile inconfondibile, di chi ama molto la letteratura ma al contempo anche la vita familiare. L’Anna Vallerugo touch.
Vincenzo Mazzaccaro
Il link alla recensione su SoloLibri: http://bitly.ws/QgIc
Anna Vallerugo è giornalista e traduttrice. Infaticabile, generosa, libera. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, per vent’anni corrispondente de “Il Gazzettino”, si occupa di editing in lingua inglese, collabora con molte testate giornalistiche di critica letteraria, è redattrice di “Satisfiction” e “Gli Amanti del Libri” e presentatrice in eventi culturali, tra cui Pordenonelegge dal 2012. Ha curato volumi di narrativa e poesia italiana e ha ideato, da pochi giorni in libreria, “Satisfiction book, una bellezza vertiginosa” (Arkadia editore), una magnifica raccolta di recensioni e saggi brevi scritti per la rivista “Satisfiction” tra il 2014 e il 2021: con la grazia e la competenza che la contraddistinguono, Anna Vallerugo rende omaggio alla grande Letteratura, celebra la scrittura e le storie, viaggiando tra emozioni, parole, personaggi, ricordi, regalando a noi lettori “pezzi di critica letteraria che si leggono come degli appassionanti racconti” (Patrizio Zurru).
Ecco la sua intervista, liberamente ispirata al “Questionario di Proust”:
Il tratto principale del tuo carattere? La tenacia, credo.
Cosa vorresti che dicessero di te i tuoi amici? Che sono una persona affidabile, leale e intellettualmente onesta.
Cosa apprezzi di più di una persona? L’intelligenza emotiva, l’apertura mentale, la discrezione, il senso della misura. E l’assenza di spocchia.
“Satisfiction book, una bellezza vertiginosa”: come lo descriveresti a chi ancora non lo ha letto? Ti rispondo con le ragioni che mi hanno spinta a raccogliere alcune tra le recensioni scritte tra il 2015 e il 2021. Credo Satisfiction essere un caposaldo della critica libera: è anche questo uno dei motivi che mi spinsero a chiedere al suo ideatore e direttore (con Paolo Melissi), Gian Paolo Serino, di potervi contribuire. Questo, e l’operazione straordinaria della rivista di riuscire a scovare e pubblicare inediti straordinari, da Camus a Dickens, da Virginia Woolf a Carlo Emilio Gadda, tra gli altri, e che la distinguevano nettamente da altri spazi letterari. Per Satisfiction ho scritto decine di recensioni e saggi brevi su autori contemporanei italiani e stranieri, DeLillo, Roth, Cortazar, Salinger, Fenoglio, Bianciardi, Covacich, Haruf, Permunian e molti altri, che dopo la pubblicazione in evidenza venivano poi conservati nell’archivio. Purtroppo un imprevedibile stallo tecnico ne cancellò inesorabilmente buona parte: in pratica, di tutti i pezzi che avevo scritto non ne erano rimasti che una decina. Invece di ripubblicare quelli scomparsi con il rischio di un’eventuale nuova sparizione, sollecitata da alcuni amici che hanno insistito per dare loro una veste cartacea, ne ho fatto una selezione ragionata, un’operazione di recupero che ha trovato casa in Arkadia editore con il titolo Satisfiction book. Una bellezza vertiginosa.
È un libro magnifico che celebra la grande letteratura, le storie, la scrittura, le emozioni: che esperienza è stata per te? Grazie, grazie davvero. Nel mio piccolissimo, e in maniera del tutto parziale e di parte, l’intento era proprio quello. Il sottotitolo difatti deriva da una definizione che diedi di Rayuela, Il gioco del mondo di Cortazar, una lettura che per trama, stile e architettura trovai di “bellezza vertiginosa”, appunto. Ma in realtà tutte le recensioni e i piccoli saggi raccolti nel libro invitano a cercare pagine di grande bellezza sempre, anche altrove, senza pregiudizio. Devo dire che sono molto grata ad Arkadia editore che ha colto immediatamente le intenzioni sottese e ha dato al volume ogni supporto, fino a una veste grafica che trovo molto rappresentativa del contenuto.
Parafrasando la tua bellissima recensione a “La pastorale americana” di Philip Roth, è la solitudine comune che non permette di comprendere l’altro fino in fondo il fallimento della società e il male del nostro tempo? Certamente è uno dei mali che si alimenta da quello che definiamo in maniera impropria stile di vita, che stile non è, anzi è più vicino a una condanna, direi. La solitudine, la mancanza di confronto e di dialogo portano danno e false certezze, anche sterilità emotiva e non da ultimo creativa, oltre a pochezza di visione.
Citando il titolo originale de “Il giovane Holden”, cosa ci salva prima di cadere in un burrone? La speranza. Anche quella immotivata.
Nella tua vita, cosa è di una bellezza vertiginosa? I miei figli. In senso lato anche alcune letture, come accennavo prima, e la fortuna di poter ammirare opere d’arte in ogni forma. Ma nella mia vita privata, la mia bellezza vertiginosa sono solo i miei figli.
Una recensione di cui sei particolarmente orgogliosa? Quella de La vita agra di Bianciardi, che venne letta da oltre quarantamila persone (poi si impallò il contatore, in effetti non siamo mai riusciti a sapere quante visualizzazioni raccolse veramente) e quella di Pastorale americana.
Quanto è utile Facebook per promuovere la lettura? Moltissimo, specialmente per chi, come me, vive in una condizione di marginalità geografica (abito sulle Dolomiti, lontana dai centri della grossa editoria e perfino da dove i libri si possano acquistare: la prima cartolibreria è a dieci minuti di distanza. Per trovare una libreria tout court devo fare 35 chilometri. Certo che compero libri anche online, ma manca ovviamente tutto il lato umano dell’acquisto). Negli anni sui social si affina la ricerca, “ci si parla” tra persone con gusti simili o opposti (e in quel caso se ne discutono le ragioni), si trovano consigli, dibattiti. Non per niente nei ringraziamenti ho citato i tanti uffici stampa che mi hanno contattata su Facebook per poi inviarmi i libri poi recensiti e i contatti, gli amici, che si percepisce investono ogni momento libero nella lettura e scrittura e alimentano una contagiosa passione per i libri.
Cosa trovi poetico intorno a te? Forse un po’ troppe cose, temo: mi rendo conto mi colpiscano dettagli e espressioni che a altre persone non smuovono reazione. Non so se vada bene.
Il tuo peggior difetto? Sono schiva. In realtà io mi vedo soltanto riservata e rispettosa degli spazi altrui, ma so che passo per essere parecchio schiva.
Il tuo passatempo preferito? Ho pochissimo tempo libero: lavoro full-time, peraltro a una certa distanza da casa, e ciò mi occupa quasi tutta la giornata. Poi ho famiglia e casa, non ho aiuti domestici. E altro tempo se ne va per il caregiving quotidiano di persone anziane della mia famiglia di origine. Il pochissimo che mi rimane lo impegno in leggere, il più delle volte per scriverne.
Tre aggettivi che ti descrivono? Leale, empatica, severa con me stessa.
Tradurre libri è un lavoro difficile e bellissimo, è un po’ come costruire ponti tra paesi che altrimenti resterebbero isole. Salman Rushdie diceva che non si perde nulla nella traduzione, semmai si guadagna qualcosa: sei d’accordo? Assolutamente sì, il traduttore deve saper piegare la lingua e cogliere prima, rendere poi, ogni minima sfumatura di significato. Lo trovo uno dei lavori più belli al mondo e molto, troppo sottovalutato. Mi assicuro sempre di non scordare il nome del traduttore nelle recensioni, sempre.
Quando ti capitano quelle frasi quasi intraducibili in cui si annida lo spirito e la cultura di un popolo diverso dal nostro, come fai? Mi macero per giorni! E parto con una ricerca minuziosa di sinonimi che dura mezze giornate. Credo di essermi arresa all’uso della nota esplicativa due volte.
Quale autore contemporaneo meriterebbe più attenzione? Gran bella domanda. Con l’arroganza di una qualche supremazia del mondo occidentale su altre culture e la mancanza cronica di tempo per la ricerca, temo ci precludiamo la lettura di libri provenienti da altre parti del mondo: chissà cosa ci stiamo perdendo, quali autori di straordinaria bravura. Me lo chiedo spesso.
Un libro imprescindibile? Spero sempre il prossimo che leggerò.
Recensisci solo ciò che ami o cerchi sempre un compromesso tra gusto personale e necessità lavorative? Assolutamente ciò che amo, in piena libertà.
Se potessi recensire l’inedito di un autore/autrice del passato, chi sceglieresti? I primi nomi che mi vengono in mente sono Joyce, Proust, Racine, T.S. Eliot ma anche G. Eliot, Yeats, Kafka. E Flaubert. Non per esterofilia, per formazione, ho studiato principalmente letterature straniere.
Cosa detesti? L’atteggiamento egoriferito. Non mi riferisco alla presenza sui social in cui tutti, nessuno escluso, tra selfie e produzione regolare e abbondante di post abbracciamo un’estetica e un’etica di sovraesposizione che è figlia di questi tempi. Intendo l’atteggiamento che esclude il dialogo, quell’intima certezza di alcune persone di sentirsi per i più vari motivi superiori al mondo. Per rimanere in ambito letterario, l’incapacità di riconoscere, per esempio, valore e bellezza in libri altrui.
Un dono che vorresti avere? Non saprei, forse saper suonare uno strumento.
Per cosa vuoi essere stimata? Per la serietà professionale, per una forma di rigore.
Tre cose che salveresti dalla fine del mondo? Rischierei di cadere nella retorica: le cose che si augurano tutti, credo.
Lascia scritto il tuo motto della vita: oddio, sicuramente non ho una vita così esemplare o interessante da poter trarne un motto. Ma c’è una parola che tanto racchiude e per me si fa direzione fondante, ed è rispetto.
Roberta Di Pascasio
Il link all’intervista su AbruzzoLive: https://bit.ly/3LfjDBW
La libertà di comprendere con spirito critico i libri è dote preziosa di questi tempi. Ne rappresenta un limpido esempio: “Satisfiction Book. Una bellezza vertiginosa” di Anna Vallerugo (Arkadia editore, disponibile nelle librerie da qualche giorno) che sarà presentato in anteprima al Salone del libro di Torino. «Satisfiction – come spiega nella prefazione al libro, il condirettore Paolo Melissi – è la rivista letteraria nata venti anni fa su iniziativa di Gian Paolo Serino con l’intento programmatico di rivolgersi a lettori soddisfatti o rimborsati – in caso di mancato apprezzamento di un libro consigliato è previsto il rimborso della spesa sostenuta, previa presentazione di una “contro-recensione” – si è da sempre proposta come un’occasione di avvicinamento alla lettura». Il libro di Anna Vallerugo, giornalista , traduttrice, storica e apprezzata firma di Satisfiction che vive in Friuli, raccoglie oltre cinquanta recensioni e saggi brevi scritti tra il 2015 e il 2021 per la rivista di critica letteraria italiana, considerata tra le più note per avere ospitato grandi firme della critica italiana e la pubblicazione di centinaia di inediti di importanti scrittori del presente e del passato, tra i quali Stephen King, Paul Auster, Michel Houellebecq, Edgar Allan Poe, Charles Dickens, Albert Camus, Jack London e Carlo Emilio Gadda. «Capita che nel mare magnum di internet – racconta Anna Vallerugo – possano scomparire le tracce di anni di lavoro. Così è successo nello specifico a Satisfiction: il portale, un paio di anni fa, subì una chiusura per motivi tecnici. Alla sua riapertura, l’archivio era andato purtroppo, in larga parte perduto. Dei pezzi che vi avevo pubblicato dal 2015 non ne era rimasta che una decina. Pensai allora di recuperare le recensioni dai miei file personali, iniziando da quelle tratte da Punto di svolta, una rubrica che tenevo sui libri che avevano segnato un cambiamento significativo nel canone letterario, con saggi brevi su Bianciardi, Cortázar, DeLillo, Roth, Cheever e Salinger. Anche se tanto era già stato scritto in merito, ricordavo che quei pezzi avevano suscitato particolare interesse ed erano stati letti alla loro uscita da decine di migliaia di lettori. A questa piccola raccolta ho pensato di affiancare delle recensioni di nuove uscite di romanzi, leggendo e selezionandole a seconda di quanto avessi amato quelle letture, di quanta “bellezza vertiginosa” vi avessi trovato. Dopo lunga scrematura, ho deciso di raccoglierne cinquantuno, di autori affermati, qualcuno anche delle nostre zone: Mauro Covacich, Luca Quarin, il compianto Pino Roveredo e Mary Barbara Tolusso. A questi ho accostato scritti su Keith Haruf, Francesco Permunian, Cesare Zavattini, Massimo Onofri, Chiara Fenoglio, Magda Szabó, Mario Tobino e Chiara Sereni, tra gli altri, oltre che le recensioni di un paio di interessanti esordienti lasciando il piacere al lettore di leggerle o consultarle».
Paola Dalle Molle
Il link alla recensione su Il Messaggero: https://bit.ly/3lOc5MD