Sette autori in cerca di storie nei borghi, con Giulio Pisano
DENTRO LA LAMPADA, INTERVISTE
Esce il libro di un gruppo di autori, ognuno accolto in un paese sardo, dove ha vissuto per qualche giorno con l’unico obbiettivo dichiarato di scrivere un racconto
È stato pubblicato da poco (Arkadia, 2023) un volume per certi versi insolito, che ricorda quelle riunioni di scrittori dell’800 che sceglievano un tema e cominciavano a raccontare storie, famosa quella del 16 giugno 1816 in cui Mary Shelley ideò Frankenstein, Polidori scrisse The Vampyre, in compagnia di Byron e Percy Shelley. L’analogia però è solo nel fatto che intorno a un tema, anzi a un’atmosfera, lì il gotico inglese, qui i borghi della Sardegna, si è riunito un gruppo di autori per ideare delle storie. Che poi non si sono proprio riuniti, diciamo che sono stati inviati separatamente in missione ognuno in un luogo diverso, dove hanno vissuto per qualche giorno con l’unico obbiettivo dichiarato di scrivere una narrazione.
Bea Buozzi e Paolo Roversi a Villacidro, Giulia Ciarapica a San Giovanni Suergiu, Diego Galdino a Dolianova, Valeria Gargiullo a Ovodda, Carlo Adolfo Martigli a Desulo, Michela Tanfoglio a Sant’Anna Arresi. Ne è venuta fuori un’opera, Luoghi letterari Sardegna, che unisce cultura letteraria e cultura popolare, dove tra la dichiarazione di un killer, che potrebbe essere anche quella di uno scrittore accolto in un borgo sardo (“Grazie alla mia professione ho un sacco di tempo libero; ammazzare la gente non è un mestiere che ti occupa tutta la giornata”); un gatto pensante, parlante e in certe particolari occasioni anche cantante; le modernissime chat, l’iPhone, il computer; e tutto il resto dell’invenzione creativa di questi autori, spunta una poesia che sembra nascere proprio da quei borghi (“Sa bellesa ’e tramontos, de manzanu / s’alba, s’aurora, su sole lughente / sos profumos, sos cantos de veranu / sos zefiros, sa bretza relughente / de su mare, s’azurru de su chelu, / sas menzus cosa do, a tie anzelu”).
Così ho pensato che dovevo parlarne con qualcuno, e chi meglio del curatore, Giulio Pisano, che è pure onorato di una citazione all’interno del racconto di Diego Galdino? Ed ecco la breve chiacchierata.
L’obiettivo del libro era di tipo – diciamo così – geografico? Cioè volevi far conoscere luoghi poco frequentati della Sardegna?
L’obiettivo era proprio quello di far conoscere luoghi che non fossero conosciuti al grande pubblico, mettere in luce attraverso un occhio esterno e in qualche modo abituato a cogliere il bello e il particolare in quello che lo circonda, le bellezze nascoste. A questo punto è stato facile, insieme a Gianmarco Murru di Mediterranea, col quale abbiamo progettato tutto, scegliere che gli scrittori fossero i soggetti ideali per farne parte e siamo partiti.
È stato difficile coinvolgere i comuni che hanno ospitato gli scrittori?
Si, devo ammettere che la fase di coinvolgimento dei comuni è stata la più complessa. Purtroppo la burocrazia e le “pastoie” burocratiche non aiutano. Da una parte abbiamo quasi subito trovato in molti amministratori terreno favorevole, dall’altro i tempi tecnici sono stati molto lunghi. Per altri non è stato possibile quest’anno ma stiamo pensando e stiamo già lavorando per replicare nel 2023.
Come hai scelto gli autori coinvolti?
Qui mi ha aiutato molto il mestiere che faccio quindi è stato relativamente facile, avendo per la maggior parte rapporti di lavoro o almeno di buona conoscenza con tanti autori, semplicemente chiamare e proporre loro di partecipare. In altri casi mi è stata di supporto EditReal, l’agenzia editoriale con cui lavoro da anni, che mi ha permesso di contattare quelli cui non arrivavo direttamente. Tra l’altro, avendo scelto come casa editrice Arkadia Editore, che si è subito dimostrata entusiasta del progetto, ero sicuro comunque tramite il poliedrico Patrizio Zurru di poter eventualmente arrivare anche ad altri scrittori cui nemmeno avevo pensato se ce ne fosse stata la necessità.
E come hai accoppiato un borgo a uno scrittore, casualmente, magari lanciando i dadi, o pensando alle poetiche dei vari autori?
Ecco, qui è stato tutto casuale, gli scrittori sono stati abbinati in maniera del tutto casuale ai comuni. Nulla era programmato in partenza.
L’idea suona un po’ come un esperimento: togliamo gli scrittori dal loro studiolo e portiamoli in un luogo del tutto nuovo, c’è qualche autore che ti ha detto di no?
No, devo ammettere che nessuno mi ha detto di no al progetto, ci sono stati alcuni, che mi hanno pregato comunque di essere richiamati per una prossima volta, che non sono potuti essere presenti per problemi personali nel periodo scelto, per accordi già presi e non procrastinabili o più banalmente per non avere più ferie da utilizzare per spostarsi.
Quando hai letto i racconti hai pensato che gli scrittori avessero davvero messo in luce qualcosa di inedito? E cosa?
Beh, direi che il modo con cui hanno scritto è in qualche modo inedito nel senso che ognuno di loro, anche quelli che già erano stati in Sardegna, non conoscevano per nulla i territori in cui sono stati “catapultati” e di conseguenza, avendo i loro racconti come tema centrale il territorio stesso, hanno messo in evidenza la loro personale “inedita” prima volta.
Sono venuti fuori racconti di pura invenzione o l’aspetto autobiografico è spuntato qui e là?
Come ho detto prima, l’esperienza ha portato gli autori a mettere quello che hanno vissuto e i luoghi che hanno visitato dentro il racconto, quindi in questo senso potremmo tutti ritenerli in qualche modo autobiografici. Per il resto ognuno è stato libero di scegliere, come meglio voleva, il modo con cui mettere il territorio e l’esperienza al centro del proprio scritto e, a mio modesto parere, tutti ci sono riusciti al meglio.
Credi che la raccolta possa interessare anche lettori che non sono coinvolti in nessun modo dalla Sardegna?
Penso che la lettura possa essere interessante per chiunque ami i viaggi e le esperienze fuori dal comune. Ognuno di loro è riuscito a mettere in evidenza la vita di piccoli paesi che, entro certi limiti e con vari distinguo, potrebbero essere accomunati a molti altri nel mondo, quindi dare uno sguardo a un territorio per certi versi sconosciuto per chi abita nelle grandi città. Questo poi senza contare l’assoluta eccellenza degli autori e l’essere molto conosciuti al di fuori di questi racconti nel mondo letterario italiano e internazionale; non dimentichiamo che buona parte sono tradotti in più lingue con le loro opere. E poi chi è che non è coinvolto dalla Sardegna?
L’esperimento potrebbe funzionare in qualunque zona d’Italia?
Assolutamente sì, infatti stiamo partendo in questi giorni per il Piemonte e ci stiamo organizzando per spostarci in Veneto e Liguria. Certo non sarà facile, ma la nostra idea è quella di mettere in evidenza le peculiarità dei piccoli borghi in tutta Italia con una serie di volumi che li comprendano, se non tutti, almeno la maggior parte. Crediamo che ognuno di loro possa offrire molto sia come spunti per un testo che come caratteristiche da conoscere assolutamente.
Un curatore come te in questa operazione si sente autore del libro? Cioè lo vivi come una creatura tua o ti senti solo un accompagnatore degli autori coinvolti?
Mi sento autore dell’opera in quanto ho scelto gli autori e sapevo più o meno come scrivevano, cioè conoscevo a grandi linee che tipo di approccio avrebbero avuto al racconto, ma poi li ho lasciati liberi di esprimersi come meglio credevano intervenendo poco o nulla sulle stesure e sicuramente non mettendo del mio se non nella prefazione. Per assurdo potevano stravolgere il proprio stile e sorprendermi e non avrei fatto nulla per dissuaderli. In questo senso mi sento mi sento solo un accompagnatore privilegiato in una avventura che non vedo l’ora di ripetere.
Paolo Restuccia
Il link all’intervista su Storygenius: https://bit.ly/3jVbGY5