Cari amici lettori,
L’ospite di questa nuova intervista è Paola Musa.
Scrittrice, traduttrice, poetessa, vive a Roma.
Ha ottenuto svariati riconoscimenti in ambito poetico. Collabora da anni con numerosi musicisti come paroliere. Ha firmato diverse canzoni per Nicky Nicolai insieme a Stefano Di Battista e Dario Rosciglione.
Ha composto le liriche per la commedia musicale Datemi tre caravelle (interpretata da Alessandro Preziosi, con musiche di Stefano Di Battista) e per La dodicesima notte di William Shakespeare (regia di Armando Pugliese, musica di Ludovico Einaudi). Nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo, Condominio occidentale (Salerno Editrice), selezionato al Festival du premier roman de Chambéry e al “Premio Primo Romanzo Città di Cuneo”. Ha scritto con Tiziana Sensi la versione teatrale del suo romanzo d’esordio, portato in scena da attori vedenti e ipovedenti in importanti teatri romani, e al Festival internazionale Babel Fast di Târgovişte (Romania). Nel 2015 il libro è diventato un tv movie per Rai 1 con il titolo Una casa nel cuore e con protagonista Cristiana Capotondi. Nel giugno 2009 è uscito il romanzo Il terzo corpo dell’amore (Salerno Editrice) e nel marzo 2012 la sua prima raccolta di poesie Ore venti e trenta (Albeggi Edizioni). Per Arkadia Editore ha pubblicato i romanzi Quelli che restano (2014), Go Max Go (2016), L’ora meridiana (2019), La figlia di Shakespeare (2020), Nessuno sotto il letto (2021), Umor vitreo (2023).
D. CHI È PAOLA?
R. A una domanda così apparentemente semplice non si può rispondere in poche righe, comunque ci provo. Fin da bambina ho cercato uno strumento per interpretare il mondo, sia esteriore che interiore.
La lettura, e poi la scrittura, si sono rivelate nel tempo il modo a me più consono e naturale per definire ciò che sento. A nove anni già scrivevo le prime poesie e i primi racconti, ma non ho mai avuto ambizioni letterarie. Così, ho aspettato un pò, prima di pubblicare. Oggi ho all’attivo due sillogi pubblicate, diversi riconoscimenti in ambito poetico, otto romanzi (il più recente, Umor vitreo, è uscito nel giugno 2023 per Arkadia editore) ma mi sento ancora ‘in cammino’, alla ricerca di qualcosa.
D. CHE SENSAZIONE SI PROVA DOPO AVER SCRITTO UN LIBRO?
R. Scrivere un libro è un processo lungo. Il mio rapporto con la scrittura, nel tempo, è diventato sempre più esigente, soprattutto perchè mi occupo di indagare, attraverso i miei romanzi, la natura delle emozioni umane. Quando, dopo molte riletture, sento che il libro è pronto, provo un senso di liberazione. Anche di vuoto, finalmente.
D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, NASCONO I TUOI ROMANZI?
R. Ho scritto molto di tematiche sociali: carceri, lavori usuranti povertà, crisi econonomica, tra gli altri. Ma anche delle dinamiche sottili e spesso complesse che si vengono a creare nei rapporti familiari. Negli ultimi anni mi sto dedicando, in particolare, a un progetto ambizioso, dedicato ai vizi capitali. Il mio interesse per i vizi capitali nasce per caso, durante la stesura de L’Ora meridiana (2019). Da quel momento in poi ho deciso di dedicare il mio lavoro all’esplorazione di questi abiti del male in chiave narrativa. Esce così un anno dopo (2020) La figlia di Shakespeare (superbia), nel 2021 Nessuno sotto il letto (avarizia) e nel 2023 Umor vitreo (invidia), tutti libri pubblicati da Arkadia editore
D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?
R. Nessuna in particolare. Quando non riesco ad andare avanti, di solito esco e vado a camminare. Il movimento aiuta a mettere ordine ai pensieri, spesso le trame mi nascono spontanee lontano dal luogo in cui le metto per iscritto.
D. CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI TUTTI I TUOI PERSONAGGI?
R. Ah, non saprei. Forse la tavolozza dei colori non basta, quando si tratta di emozioni, dove le sfumature sono tante, troppe.
D. C’È QUALCOS’ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE… CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?
R. Chi mi ha già letto, sa quali sono le tematiche che mi stanno a cuore, e il modo serio con sui affronto la letteratura. A chi non mi conosce, auspico di arrivare, in qualche modo, prima o poi.
D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?
R. Sto lavorando al prossimo romanzo, sempre sui vizi capitali, questa volta dedicato alla Lussuria. Sarà interessante capire se il tema avrà più presa degli altri. Sogni? Scrivere è già un sognare ad occhi aperti, è coltivare storie e mondi in cui altri, leggendo, possono tenerli vivi!
Ringrazio Paola per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.
Katia Lucido
Il link all’intervista su La Finestra della Letteratura: https://bitly.ws/34zAZ
“Ora lo capisco con chiarezza. Arriva un tempo in cui è meno faticoso perdonare che
serbare rancore.”
La frase presente nel libro che qui racconterò, e che ho scelto come incipit della mia
recensione, è rimasta lì per tanti giorni, proprio tanti, e continua a tenermi fermo
davanti ad essa, a guardarla come fosse un’opera d’arte, inquietante, sconvolgente,
perché dice tanto, quasi tutto.
Le parole ci sono donate da Paola Musa, affermata scrittrice, traduttrice, poetessa,
paroliera per tanti musicisti e premiata con numerosi riconoscimenti, che ha scritto
“Umor vitreo” quarto romanzo di una serie dedicata ai vizi capitali, pubblicato da
Arkadia Editore nella collana Eclypse: il vizio che percorre le pagine del romanzo è
l’invidia.
L’autrice ci fa raccontare da una signora anziana, ricoverata in una casa di riposo, la
sua vita vissuta in un paese immaginario, ma in un contesto sociale e temporale più
che verosimile, che rimanda a vicende purtroppo note al nostro Paese reale.
Le protagoniste del romanzo sono due donne, Ania Ledon, che conosciamo a 83 anni
in una residenza per anziani, e quella che avrebbe dovuto essere la sua amica del
cuore, Marla Naiges che conosciamo grazie al racconto di Ania stessa ad un
giornalista, della loro vita fin da piccole. Il vero obiettivo della curiosa intervista che
avrete modo di godervi leggendo il romanzo, è il marito di Marla, un essere umano
che potremmo azzardare a definire inutile, ma che si rivelerà determinante nello
svolgersi del futuro di questo fantomatico Paese. Nessuno poteva immaginare che
queste due bimbe, una invidiosa dell’altra, sarebbero diventate da adulte le
rappresentanti di due modi opposti di intendere la vita. Un sentimento
apparentemente così infantile, cresce come un cancro silente tra giochi, scaramucce, e
ingenui scambi di sguardi e parole, generando metastasi fatali. L’invidia cresce, e
muta nel tempo. Come una massa velenosa dimenticata sotto un sole cocente, si disfà,
si diffonde, avvolge gli animi e li stritola come fa il rancore. Toglie il respiro.
“Il preludio di ogni dittatura segue sempre le regole della semplicità.”
La famiglia di Ania è una famiglia che sta bene, non benestante attenzione, ma che
vive bene sostenuta da un padre professionalmente preparato, con un ruolo di
responsabilità in una miniera, molto importante in quel periodo storico, mentre Marla
e colui che con il passare del tempo le crescerà accanto e diventerà suo marito,
Arteno Gora, stanno sostanzialmente dall’altra parte della barricata. Non vivono
male, ma se gli altri si potessero definire i benestanti, questi sono i più sfortunati. Il
tempo passa, il tempo cambia le cose, chi sta bene forse pensa troppo a se stesso
(tutto cambia, nulla cambia), chi sta meno bene ad un certo punto decide che si può e
si deve cambiare. Gli schieramenti si capovolgono, chi prima era invidioso ora non lo
è più?
Non ne sarei troppo sicuro, e allora vi riporto una nuova frase estrapolata dal
romanzo, a mio parere molto vera:
“Viviamo di continuo nella falsa percezione di ciò che siamo o vogliamo realmente e,
quando lo capiamo, è sempre troppo tardi.”
Torniamo alla frase iniziale. Pensando al rancore, mi viene in mente la muffa che si
forma sul formaggio, o su altri prodotti che dimentichiamo nascosti dietro a vasetti e
cartocci nel frigo di casa, una vera trasformazione del prodotto originale che viene
avvolto da una sorta di lanuggine dai toni grigiastri o verdognoli che facilmente si
espande e trasmigra su prodotti vicini. Può l’invidia essere il male originario, può
l’invidia trasformarsi, generare qualcosa di più grave, farsi come dicevo metastasi.
Non ci avevo mai pensato in questi termini, per me l’invidia finiva là, dove il
desiderio smodato di qualcosa che non potevo e non avrei mai potuto avere, svaniva
nella coscienza dei limiti della mia condizione, lasciando come un filo di bava delle
lumache, ma questa storia mi ha fatto conoscere capitoli successivi di un romanzo
della vita probabilmente molto diffuso, potenzialmente molto pericoloso, realmente
sempre presente, spesso subdolo.
Mi è piaciuto moltissimo questo romanzo, e ringrazio molto l’editore che me lo ha
proposto. Chissà se, e perché, ha pensato potesse essere proprio il romanzo per me.
Forse non è stato così, e va bene ugualmente. Leggetelo e fatene tesoro.
Grazie all’autrice Paola Musa.
Claudio Della Pietà
“È strano, penso talvolta, come la gente sia capace di guardare dall’altra parte per
lunghissimo tempo, pur di non essere costretta a schierarsi e protestare contro certe
violenze e atrocità quotidiane, e come all’improvviso tutto quell’orrore risalga come
un conato, e ciò che fino a poco prima accadeva senza un moto d’indignazione o un
sussulto di dignità divenga, attraverso un singolo episodio, all’improvviso, una
miccia di pura, incontenibile rabbia.”
Claudio della Pietà
Il link alla recensione su Gli Amanti dei Libri: https://bitly.ws/W6Iw
Umor vitreo, Paola Musa, Arkadia. A molti anni di distanza dalla scomparsa di Marla Naiges, moglie e sodale di Arteno Gora, professione dittatore dell’immaginaria e tuttavia tragicamente verosimile Livania, Ania Ledon, oramai più che ottuagenaria, ma in gioventù amica carissima d’infanzia della donna, accetta per la prima volta di rilasciare in esclusiva a una celebre firma del giornalismo un’intervista-memoriale, nonché un ultimo tentativo di difendersi dall’accusa di connivenza con l’atroce regime: rivelerà però, con le sue parole, molto di più, segreti, intrighi, invidie, abusi… Elegante, destabilizzante, da non perdere.
Gabriele Ottaviani
Il link alla recensione su Convenzionali: https://bitly.ws/UQ9d
Il nuovo libro di Paola Musa, Umor vitreo, quarto titolo della serie dedicata ai “Vizi Capitali” iniziata nel 2019 con L’ora meridiana, che racconta, senza mai cadere nella banalità e in una cornice contemporanea, i demoni dell’accidia, cui hanno fatto seguito La figlia di Shakespeare, in cui ha costruito una storia magistrale intorno alla superbia, e il più recente Nessuno sotto il letto, una commedia sull’avarizia non solo materiale ma anche spirituale e culturale, pervasa da un sottile humor nero. Con Umor vitreo l’autrice affronta il tema dell’invidia, e lo fa attraverso una elaborata scrittura che ci porta nell’immaginario paese di Livania.
Questa la storia: Dopo molti anni dalla scomparsa di Marla Naiges, moglie e compagna politica del dittatore Arteno Gora, la sua amica d’infanzia Ania Ledon, oramai ultraottantenne, accetta per la prima volta di rilasciare una testimonianza del loro lungo e controverso rapporto a un noto giornalista. Ambientato in un Paese immaginario, la Livania, ma con una descrizione verosimile sulle dinamiche che conducono all’instaurazione di una dittatura, il racconto di Ania è l’estremo tentativo di difendersi dall’accusa di complicità con il regime di allora, di respingere la riduttiva definizione di amica della diavolessa, diventando poco a poco l’autoanalisi spietata di un rapporto d’amicizia avvelenato dall’invidia, dalla prevaricazione e dall’impossibilità di superare psicologicamente le differenze sociali.
L’autrice: Paola Musa è scrittrice, traduttrice, poetessa. Vive a Roma. Ha ottenuto diversi riconoscimenti in ambito poetico. Collabora da anni con numerosi musicisti come paroliere. Ha firmato
diverse canzoni per Nicky Nicolai insieme a Stefano Di Battista e Dario Rosciglione. Per il teatro ha composto le liriche per la commedia musicale Datemi tre caravelle (interpretata da Alessandro Preziosi, con musiche di Stefano Di Battista) e La dodicesima notte di William Shakespeare (per la regia di Armando Pugliese, sulla musica di Ludovico Einaudi). Ha scritto con Tiziana Sensi la versione teatrale del suo romanzo Condominio occidentale, portato in scena da attori vedenti e ipovedenti in importanti teatri romani, e al Festival internazionale Babel Fast di Targoviste (Romania). Lo spettacolo ha ottenuto la medaglia dal Presidente della Repubblica e la menzione speciale per il teatro al “Premio Anima”. Nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo, Condominio occidentale (Salerno Editrice), selezionato al Festival du Premier Roman de Chambéry e al “Premio Primo Romanzo Città di Cuneo”. Condominio occidentale è diventato un tv movie per Rai 1 con il titolo Una casa nel cuore e con protagonista Cristiana Capotondi (2015). Nel giugno 2009 è uscito il romanzo Il terzo corpo dell’amore (Salerno Editrice) e nel marzo 2012 la sua prima raccolta di poesie Ore venti e trenta (Albeggi edizioni). Per Arkadia Editore ha pubblicato i romanzi Quelli che restano (2014), Go Max Go (2016), L’ora meridiana (2019), La figlia di Shakespeare (2020) e Nessuno sotto il letto (2021).
Alessandro Scarnecchia
Il link alla segnalazione su Terza Pagina Magazine: https://bitly.ws/UCua
un romanzo molto particolare questo di Paola Musa, scrittrice, traduttrice e poeta, che tratta il tema dell’invidia, uno dei vizi capitali, il quarto con cui si cimenta, sempre per Arkadia editore, dopo quelli dell’accidia, della superbia e dell’avarizia. Sono due le protagoniste principali di questa storia, Marla e Ania, che si conoscono sin da piccole perché vivono nello stesso paese vicino a delle miniere; faranno un cammino di vita totalmente diverso ma rimarranno in contatto, seppur in modo distorto, doloroso e incomprensibile, per molti anni fino al tragico epilogo. Intorno a loro ruotano numerose persone, in particolare i genitori di Ania e suo fratello Reza e Arteno Gora, marito di Marla, sono i principali co-protagonisti/e. L’elemento che contamina profondamente la relazione tra Ania e Marla è l’invidia che quest’ultima prova da sempre verso l’amica e che la porta a commettere continue azioni insensate, traumatiche, assurde che rovinano il loro legame e avranno delle ricadute sulle persone a loro vicine. L’autrice usa l’escamotage, molto originale, di immaginare che un giornalista chieda ad Ania, ormai anziana e sola, di raccontargli con sincerità la sua vita e il suo rapporto con Marla, che ha fatto una fulminante e incomprensibile carriera politica accanto ad Arteno, per scriverne un articolo e questo le dà lo spunto per confessargli alcuni fatti di cui nessuno era a conoscenza i quali, seppur ancora dolorosi, aiutano a tracciarne un ritratto completo seppur distorto dall’umor vitreo dell’invidia.
Daniela Domenici
Il link alla recensione su Daniela & Dintorni: http://bitly.ws/REvL