Arkadia, 2023 – Pinuccio Badalà, figlio di una Sicilia diversa da quella immortalata negli stereotipi turistici e di una famiglia dai complicati destini, coltiva un’ambizione letteraria che si scontra con il mondo difficile, a volte grottesco, dell’editoria italiana.
Già dall’incipit Il buio delle tre (Arkadia, 2023), il nuovo romanzo dell’eclettico artista etneo Vladimir Di Prima, rivela una voce originale, personalissima, dal sapore agrodolce tipico della contraddittoria realtà siciliana (come in modo splendido ha detto, in modo definitivo, Tomasi di Lampedusa in un celebre passo de Il Gattopardo sui contrasti che caratterizzano l’isola).
Così, tra il fiabesco e l’irriverente, suona l’incipit de Il buio delle tre:
“Erano già passati trentasei giorni, e due lune, e cinque
domeniche. Erano nati gatti, palazzoni e pazzi, e qualcuno
era morto, e altri aspettavano ancora il Cristo risorto”.
Nella scena iniziale vediamo i due cugini Salvatore e Michele Badalà accingersi a prendere un treno per Roma. dove devono incontrare (nientemeno) “un pezzo grosso della CGIL prima che partisse per le vacanze”. Lascio ai lettori la scoperta del momento (significativo per l’intero Paese) in cui i due provincialissimi e siculissimi cugini stanno per partire da un’afosa città padana alla volta della capitale.
I destini dei due cugini divergono a causa di una telefonata che li separa non, com’era nei programmi, per pochi minuti, ma per sempre.
Il protagonista del romanzo è Pinuccio Badalà, figlio dello sfortunatissimo Michele e della tenera Santina. Pinuccio cresce alle pendici dell’Etna e coltiva una precoce e ferrea ambizione letteraria che così riassume, nel tentativo di arginare le sagge considerazioni che la madre mette avanti per convincerlo che scrivere non è un mestiere:
“Leggo e scrivo, ti piace? È la stessa cosa dei panettieri: impastano e infornano”.
Ecco, Pinuccio nella sua versione giovanile è tutto in queste poche parole per niente alate, parole terra terra, idonee a essere comprensibili, se non condivisibili, per una donna semplice e selvatica come la madre. La visione che Pinuccio ha del mondo è provinciale, ingenua, ha il colore dei suoi sogni di gloria destinati a scontrarsi con una realtà indecifrabile e confusa – l’editoria in Italia – che ha la consistenza frustrante del muro di gomma e che, proprio come un muro di gomma, resiste ai suoi tentativi, anche i più ingegnosi, di attraversamento.
La vera protagonista del romanzo, vien da pensare man mano che si procede da un capitolo all’altro, è forse proprio la scrittura, una sorta di personaggio privo di fisionomia e di voce propria ma in grado di parlare per bocca di questo o quel personaggio e talora attraverso le parole del narratore onnisciente; questi fornisce una riflessione sulla scrittura e sugli scrittori che risulta illuminante per comprendere le vicende di Pinuccio Badalà:
“Scrittori non ci si improvvisa. È un mestiere che parte
da lontano, da quelle recondite pulsioni di emarginazione,
di scarto, di rivalsa verso un prossimo ingrato e irriconoscente
e, naturalmente, da una spiccata tendenza narcisistica.
Quando Pinuccio decise di volerlo diventare non
sapeva ancora di possedere un eccezionale talento. Non
sapeva neppure cosa fosse uno scrittore. Gli sembrava che
mettere una frase dopo l’altra fosse già abbastanza e che in
fondo serviva solo una bella storia”.
Pinuccio ha due passioni – le donne e la scrittura – e in entrambe la fortuna non gli è amica.
Convinto di possedere un eccezionale talento, si ingegna nei primi velleitari tentativi di pubblicare un libro. Armato di una forte volontà di raggiungere il risultato, finisce per sviluppare una vera ossessione, ostinandosi a provare nuove strade (più o meno tortuose, a volte davvero fantasiose) e amareggiandosi sempre di più per gli insuccessi. Incontra sul suo cammino millantatori e personaggi stravaganti, a ciascuno dei quali è assegnato il ruolo di mentore e guida verso il mondo fatato e irraggiungibile dell’editoria, sempre meno fatato e sempre più irraggiungibile man mano che cresce la disillusione e aumenta il disgusto per meccanismi che si ripetono sempre uguali. Pinuccio tuttavia non demorde. Non cede alle mode del momento, scrive come sa scrivere, costruisce le storie come ama costruirle e non come vorrebbe il mercato. Mentre il Paese e il pianeta attraversano momenti cruciali, che puntualmente l’autore richiama, la carriera di scrittore del protagonista si muove su un binario parallelo a quella di seduttore: il nostro antieroe sembra, in entrambi i campi, destinato a sostare in una terra di nessuno percorrendo sentieri che non arrivano mai alla meta. I tentativi di pubblicare lo vedono peregrinare da un editore all’altro, da un’illusione di pubblicazione all’altra, da un’attesa di valutazione del suo più recente manoscritto all’altra. Le sue avventure erotiche hanno vita breve. Pinuccio si invaghisce di una ragazza, poi di un’altra e di un’altra ancora; uno sguardo, un colorito latteo, una chioma lucente fanno divampare la passione che però d’improvviso si spegne in uno dei suoi facili disgusti. Resta sempre in cerca di un editore e di un amore: a volte architetta elaborati piani di conquista, a volte rimane travolto da un’illusoria opportunità che il caso benigno sembra apparecchiargli. Pinuccio è un personagio delizioso, un ingenuo stralunato, talvolta di un candore disarmante, che si ritiene furbissimo; i suoi sogni amorosi e artistici traggono nutrimento da visioni illusorie della realtà, a partire da se stesso. Non riesce a diventare antipatico, suscita anzi una divertita compassione e richiama alla mente persone reali che abbiamo conosciuto e guardato con la medesima divertita compassione. Ci dispiace vederlo subire l’ennesima delusione, vorremmo che si svegliasse dai suoi vaneggiamenti e crescesse, rinunciando ai sogni. Vorremmo, insomma, che si rassegnasse (parafrasando Luisa Spaziani) alla sua sfumatura di fatale grigio: ed è questa, in fondo, la maturità.
Ma non è il fatale grigio la tinta che Pinuccio cerca per sé e per le sue opere. Non perde per strada l’irruenza giovanile che lo porta a volte a scontri epici con chi gli riesce antipatico. Non si arrende agli insuccessi, sicché arriva dopo un bel po’ di anni (undici) al terzo romanzo senza che la fede nel proprio talento sia stata scalfita dal dubbio:
“Pinuccio, insomma, non si sentiva più un talentuoso dilettante
con il sogno di vincere il Nobel, ma uno scrittore
vero, superbo, invincibile e naturalmente già nobile, uno
che aveva appena finito l’ennesimo capolavoro di una carriera
lunghissima”.
Delusione dopo delusione, Pinuccio si ritrova quarantenne. Santina è morta e a governare la casa dell’inetto sognatore bada Irina, un’infelice, materna rumena. Il piccolo mondo di provincia in cui la storia è ambientata è molto mutato. Tutti sono invecchiati, l’America è servita nei centri commerciali che spuntano nella zona pedemontana di Catania. Pinuccio, nella vita come nella scrittura, non si ritrova nella contemporaneità, la rifiuta, la contesta. Si ostina a vivere e a scrivere a modo suo e ha per le mani l’ultimo capolavoro che non riesce a pubblicare. Trascorre molto tempo in compagnia di Orazio Magazù, stravagante e ipocondriaco ma sinceramente affezionato all’aspirante scrittore, al quale offre il paziente ascolto delle sue recriminazioni e qualche parola di compassionevole incoraggiamento. Ed è con lui che Pinuccio si trova durante il doppio gran finale a sorpresa che non è il caso di anticipare e che chiude senza chiudere le dolenti, a volte divertenti e sempre intricate vicende di un ragazzo di provincia, dei suoi sogni di gloria e della sua battaglia (vana? Ai lettori e ai posteri l’ardua sentenza) per conquistarsi uno spazio degno nel panorama letterario italiano.
Rosalia Messina
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Nel romanzo “Nulla d’importante tranne i sogni” di Rosalia Messina, edito da Arkadia, non si sarebbe potuto immaginare uno sfondo più consono delle vicende di quello rappresentato dalla Sicilia, una scelta che, a nostro avviso, va ben oltre le memorie personali e biografiche dell’autrice. Isola chiusa in sé stessa ma protesa verso la terraferma, terra di dure asperità ma anche di rapinose dolcezze, luogo d’inquieta oscurità ma anche di luce inebriante, tale contesto geografico sembra correlarsi perfettamente con la fisionomia interiore dei personaggi ognuno dei quali risulta un groviglio di inestricabili contraddizioni incapaci di sciogliersi persino sotto quel tiepido sole d’aprile che si stende sull’incipit del romanzo. Un incipit che ritrae “una zona poco distante da Acireale… in mezzo ai giardini, alla zagara e ai fichi d’India”, rifugio ideale per la protagonista, Rosamaria Mortillaro, celebre scrittrice catanese, che assiste al nascere progressivo della villa in cui, al termine dei lavori di ristrutturazione, potrà, finalmente senza alcuna distrazione, dedicarsi al sogno che da anni coltiva con successo, ovvero alla scrittura. Un sogno che per Rosamaria Mortillaro, chiamata Ro da amici e familiari, ha radici lontane allo stesso modo in cui ha “radici lontane” quella rabbia inestinguibile di cui il personaggio è costante bersaglio da parte della sorella Annapaola, chiamata da tutti Nana. Leggi tutto…
Emma Di Rao
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Davvero insolito e molto intrigante il romanzo di Rosalia Messina, Nulla d’importante tranne i sogni, uscito recentemente per la casa editrice Arkadia. Insolita anche la protagonista, la scrittrice Rosamaria Mortillaro che, sebbene esca di scena abbastanza presto, stroncata da una misteriosa malattia, permea di sé ogni pagina del romanzo. Interessanti anche le altre figure, più che altro femminili, intrecciate tra di loro da rapporti complicati che rasentano la morbosità. Facciamo la conoscenza di Rosamaria detta Ro mentre visita la casa di Acireale dove ha deciso di trasferirsi, abbandonando la più caotica e rumorosa Catania. Rosamaria ha dedicato tutta la sua vita alla letteratura, non si è sposata, non ha avuto figli: ha una sorella, Annapaola, detta Nana, e due nipoti, Giada e Fosco, i figli di Annapaola. Ha inoltre un’amica e collaboratrice factotum, Anita, con la quale intreccerà un legame molto stretto. È alla morte di Ro, e alla lettura del suo testamento, che emerge tutta una serie di questioni, divergenze caratteriali, gelosie, rivalità, drammi che l’astuta scrittrice riacutizza con disposizioni controverse, che lasciano di stucco i familiari e fanno esplodere le contraddizioni delle loro relazioni. Ognuno ha i suoi segreti, i suoi lati oscuri e le sue bizzarrie, ognuno ha una ragione per essere scontento delle decisioni prese da Ro, nessuno si salva, o quasi. Ricco di sorprese e colpi di scena, Nulla d’importante tranne i sogni è sostanzialmente un romanzo psicologico, imperniato sulla personalità delle protagoniste, tratteggiate con grande abilità e finezza. Da Rosamaria, protagonista indiscussa e quasi artefice del destino delle altre, una donna che ha posto al centro della sua vita la passione per la letteratura e l’ambizione a diventare una grande scrittrice, riuscendovi, ma sacrificando vita privata e relazioni umane, a Nana, sopraffatta dalla personalità della sorella, gelosa, insicura, affetta da inguaribile vittimismo, a Giada, considerata aspra e ingrata sia dalla madre che dalla zia, ad Anita, un personaggio umbratile, che entra quasi per caso nella vita di Ro e ne diventa l’amica e collaboratrice più stretta, sia nella sua attività di scrittrice, sia nel portare a compimento la sua vendetta postuma. Rosalia Messina porta avanti il racconto utilizzando una scrittura mista: all’interno della narrazione principale in terza persona si inseriscono lettere, pagine di diario e stralci di romanzi incompiuti, che danno varietà e spessore al romanzo, permettendo di compiere incursioni nel privato della protagonista e di gettare uno sguardo obliquo sulla storia che si viene componendo pazientemente, pezzo per pezzo.
Marisa Salabelle
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Ogni famiglia, si sa, seppur ben definita dalla propria unicità, è sempre un contenitore di forti contraddizioni dove si avviluppano in una stessa tela emozioni dissonanti fra di loro, sentimenti e interessi dei più disparati dove cogliere una verità quasi mai oggettiva.
Ogni componente ha la ragione dalla propria parte. Sempre. E il proprio punto di vista è insindacabile. Quale nucleo famigliare può vantare l’assenza di tensioni, malesseri, gelosie? Di tutte quelle espressioni dell’anima che, pur nella loro negatività, in realtà trovano sempre la radice in un sentimento d’amore non apertamente dichiarato e soffocato dal categorico vigore del proprio ego insoddisfatto? E così la famiglia resta, nella sua dinamica di attrazione di gioie e dolori, una dei grandi modelli di ispirazione letteraria e cinematografica. Quando si scava tra le mura domestiche prima o poi salta fuori una vena aurea. A questa fonte attinge anche Rosalia Messina con il suo romanzo Nulla d’importante tranne i sogni. Giudice in pensione e bolognese di adozione, l’autrice non scorda le proprie origini siciliane e si avventura nell’esplorazione di uno spaccato di vita famigliare della provincia catanese e in particolare del comune di Acireale. Il percorso narrativo si sviluppa attorno alla relazione tra due sorelle, Rosamaria Mortillaro (detta Ro) e Annapaola (detta Nana). Nel romanzo si parla di un rapporto complesso, quasi da “scontro finale tra titani”, altalenante, dove liti e screzi si trasformano di volta in volta in occasione di allontanamento fra le due donne ma allo stesso tempo di riconciliazione. Ro è una scrittrice affermata e stimata, mentre per Nana il ruolo pubblico della sorella diventa occasione per trasformarla nel bersaglio preferito della sua rabbia, quasi al punto da renderla cieca, incapace di usare tanta forza e caparbietà per qualcosa di più positivo, magari mettersi alla ricerca di sé stessa. E poi cresce la figura di Anita, segretaria e amica intima di Ro, oltre al terzo incomodo, la malattia della stessa Ro, una malattia che può solo progredire ma che riesce a riportare la protagonista su un piano di consapevolezza “Com’è dolce e prezioso ogni istante quando si arriva a quel punto della vita in cui si ha più passato che futuro.” Nulla d’importante tranne i sogni è una lettura dai risvolti drammatici ma ricca di accenti su cui ognuno può concedersi il lusso di riflettere e in alcuni momenti anche di specchiarsi: “Non abbiamo mai parlato troppo di sentimenti, troppo riservate ed essenziali per lasciarci andare al chiacchiericcio o all’ostentazione di ciò che proviamo.” E ad addolcire il piatto, arriva la Sicilia tutta, con il suo contorno di odori, sapori e profumi.
Angelo Marenzana
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Rosalia Messina torna in libreria con il romanzo Nulla d’importante tranne i sogni (Arkadia Editore, Collana “Eclypse”) che esce dopo cinque anni di stesura. Giudice in pensione e lettrice appassionata, ha pubblicato racconti, romanzi, fiabe, testi teatrali e poesie, ottenendo consensi e riconoscimenti tra i lettori e le giurie di premi letterari. Con questo nuovo romanzo l’autrice racconta il difficile rapporto tra due sorelle e la passione totalizzante della protagonista per la scrittura. Rosamaria Mortillaro, detta Ro, nota scrittrice siciliana, ha infatti un rapporto altalenante e complicato con la sorella Annapaola, detta Nana, dalla quale cerca di farsi perdonare tutto ciò che ha avuto in più dalla sorte. Nana ogni tanto crea le condizioni per un allontanamento e rende difficili le riconciliazioni. Il filo usurato e più volte riannodato finisce per spezzarsi in modo irreparabile a causa di un banale contrasto innescato da Nana, a seguito del quale Ro decide, con dolorosa lucidità, di volersi sottrarre al gioco delle tregue e dei conflitti. Sarà un evento scatenante a dare il via a un percorso singolare e grottesco alla fine del quale emergerà l’autentica natura di Rosamaria. “La personalità della protagonista, Ro, è complessa, ricca di sfaccettature difficili da cogliere se non la si guarda con occhi affettuosi, cioè come l’ho guardata io, man mano che il suo personaggio prendeva corpo e sostanza nelle pagine che andavo scrivendo, e come la guardano gli amici di vecchia data, il nipote Fosco e, soprattutto, la cara amica Anita – ha spiegato la scrittrice. Ro vorrebbe essere all’altezza di un ideale di donna giusta e generosa, vorrebbe essere perdonata ‒ e soprattutto perdonarsi ‒ per essere così tanto più dotata della sorella, Nana, che a sua volta prova per Ro un’invidia che ogni tanto la porta a inscenare un conflitto e ad allontanarsi, lasciando poi a Ro il compito di ricucire lo strappo. È un gioco delle parti che dura, come tutti i meccanismi di questo tipo, fino a quando uno dei partecipanti perde la pazienza e si sottrae al ruolo assegnato (o peggio, autoassegnato), facendo saltare gli equilibri. Un aspetto che ho curato molto – ha aggiunto l’autrice – è l’ambientazione siciliana. La sicilitudine, come mi piace chiamarla, con i profumi, i colori, i sapori, la parlata, il paesaggio, ha un largo spazio in tutte le pagine del romanzo”. Rosalia Messina ha iniziato a scrivere questo romanzo, al quale tiene molto, nel 2018. Rispetto alla primissima stesura ci sono stati numerosi cambiamenti: parti ampliate, parti soppresse, capitoli aggiunti, diversi editing e pubblicazione di altre opere, ma senza per questo mai dimenticare nel frattempo Ro, Nana e gli altri personaggi.
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“Nulla d’importante tranne i sogni” (Arkadia Editore 2023) è il nuovo romanzo di Rosalia Messina, un libro dove l’autrice ci porta alla scoperta del mondo delle due protagoniste Rosamaria e Annapaola, in un vero e proprio viaggio nel loro mondo quotidiano e in quei sentimenti che le avvicinano e le allontano nel cammino della vita. Ne abbiamo parlato con l’autrice Rosalia Massina
Come è nata la trama di “Nulla d’importante tranne i sogni”? La trama di “Nulla d’importante tranne i sogni”si è formata per approssimazioni successive. Il primo abbozzo era un romanzo epistolare sui generis, unidirezionale, cioè senza scambio di missive: è Rosamaria a scrivere lettere al resto del mondo, alla sorella, alla nipote e ad altri. In quella prima fase, i personaggi non erano ancora tutti presenti. È stato proprio grazie all’affacciarsi alla mia mente di altri personaggi che si sono sviluppati, attorno al nucleo iniziale, altri strati di narrazione. La trama non si riduce al conflitto fra due sorelle che non sono mai riuscite ad avere una comunicazione profonda. C’è anche la storia di Anita, che all’inizio era più schematica e si è via via arricchita sia in termini di spazio narrativo (di pagine in cui è lei il personaggio che campeggia), sia in termini di articolazione delle sue vicende e di intreccio con le vicende degli altri personaggi. Ci sono Fosco e Marika, con il loro peculiare modo di essere coppia; c’è Giorgio, con la sua dolorosissima vicenda personale. C’è la Sicilia e c’è la sicilitudine, quel peculiare modo di vivere i sentimenti, di abitare la città, di considerare il mare non solo un elemento del paesaggio ma una culla alla quale ciascuno sente di appartenere.
Tra le due sorelle c’è un legame, ma in realtà prevale il conflitto, perché accade questo? Il legame non esclude il conflitto. L’affetto non garantisce una comunicazione autentica, anzi, spesso si ritiene di proteggere la relazione con i silenzi. Ma ciò che si tace esiste e resta a marcire da qualche parte, finché il malessere esplode. È quello che succede a Rosamaria e ad Annapaola.
Perché Ro agisce sempre come per farsi perdonare dalla sorella? Lascerei a coloro che leggeranno il libro la scoperta delle dinamiche del complesso rapporto fra le due sorelle, innanzitutto per non rivelare troppo della trama e in secondo luogo perché, se è vero che il conflitto familiare è uno dei temi importanti del romanzo, è anche vero che non è l’unico. Mi limiterei perciò a dire che da un lato c’è il senso di colpa di Rosamaria per essere distante e concentrata sulla sua attività di scrittrice, oltre che per essere una persona fortunata; dall’altro c’è l’invidia di Annapaola per tutto ciò che la sorella più dotata ha realizzato. Si tratta di un meccanismo che ho visto in funzione molte volte e in molti ambienti diversi, non solo in ambito familiare: a scuola, nel lavoro. Guai a non essere nello standard. E quanti guasti produce l’invidia.
Come è stato creare le due protagoniste Rosamaria e Annapaola con i loro caratteri, le sfaccettature, spigolosità umane e del cuore? Le caratteristiche psicologiche delle due protagoniste mi erano chiare fin dall’inizio, come pure quelle di Anita, amica e collaboratrice preziosa e fedele di Rosamaria, mentre tutti gli altri personaggi sono emersi a poco a poco dalla nebbia. Sono tre personaggi forti anche se lo sono in modi molto diversi. Ro è determinata nel raggiungimento dei suoi scopi, ha un suo senso di giustizia e, una volta intrapresa una via, non ha cedimenti. Annapaola ha la stessa determinazione della sorella ma la utilizza in modo diverso, in altre direzioni, sprecando molta energia nell’invidiare chi ha più di lei (non soltanto Rosamaria) e in altri conflitti sterili (come quello con la nuora, Marika); Anita ha la forza delle persone equilibrate, razionali ed è piena di dubbi sul proprio valore.
Il nipote Fosco e la segretaria Anita cosa rappresentano per Rosamaria? Fosco, nipote di Ro, assorbe molta della tenerezza di cui questa donna d’acciaio è capace. Non è l’unico, ma anche in questo caso preferisco non fare troppe rivelazioni e lasciare a chi leggerà il romanzo la scoperta dei legami che fanno capo a Rosamaria. Anita è l’amica che resta vicina a Rosamaria nei momenti più difficili della sua esistenza; è la confidente, la depositaria dei suoi segreti; è la persona che per prima legge le opere in stesura. Ed è anche la destinataria di alcuni messaggi importanti che, pur non essendo veicolati da vere e proprie lettere, completano il ciclo delle missive di Rosamaria al resto del mondo. Oltre a chiudere il cerchio del suo rapporto con Anita, questi messaggi nella bottiglia rivelano alcuni aspetti di Rosamaria che ne definiscono il ritratto.
Qual è il personaggio della storia a cui è più affezionata e perché? Non è facile per me individuare un personaggio preferito di “Nulla d’importante tranne i sogni” . Sono affezionata a tutti per ragioni diverse. Sono tutti umani nelle loro differenti imperfezioni, nelle loro grandezze e nelle loro miserie. Mi è molto cara Giada, per esempio, la figlia minore di Annapaola, con la sua capacità spiazzante di dire verità scomode, di inchiodare tutti alle loro responsabilità, senza riguardi neppure per se stessa. Mi è molto cara Marika, la moglie di Fosco: introversa, fragile, ha dentro una forza che al momento giusto sa tirare fuori intervenendo in modo risolutivo nelle situazioni spinose.
Quello invece che le ha creato maggiori difficoltà durante la scrittura? Sto cercando di passare in rassegna tutti i personaggi del romanzo ma non ricordo particolari difficoltà di costruzione. Semmai, l’impegno maggiore è stato quello di trovare un equilibrio tra i ruoli di tutti, un giusto spazio per ognuno di loro. A tutti ho cercato di rendere giustizia evitando la divisione manichea tra buoni e cattivi, forti e deboli, generosi e avidi.
Nel romanzo il paesaggio siciliano può essere visto più come personaggio integrante della narrazione che come semplice sfondo scenografico? Sì, la Sicilia è qualcosa di più che un fondale, un’ambientazione o un paesaggio. La storia, per come l’ho immaginata e costruita, poteva svolgersi soltanto sull’isola. Non è soltanto questione di colori, profumi e sapori. È che certi dialoghi, le stesse lettere acuminate di Rosamaria, certi riti sociali possono essere credibili soltanto in Sicilia. Ho immaginato le scene in angoli precisi della città di Catania e della campagna acese. Nella mia mente quelle scene avevano la luce, la temperatura, i suoni di scene realmente accadute. Non nel senso che si tratta di fatti reali bensì nel senso che le ho scritte tenendo presenti visioni che avevano la consistenza dei ricordi o dei sogni, pur senza esserlo.
Per Rosamaria Mortillaro, detta Ro, la scrittura è importante. Per lei cosa rappresenta lo scrivere? Per me scrivere è una passione ma non ne ho fatto un mestiere, ho lavorato in tutt’altro settore e sono abbastanza soddisfatta della mia carriera di esordiente di lungo corso. Non è facile pubblicare per chi inizia a scrivere in età matura, soprattutto in un periodo storico come questo, in cui si producono moltissime opere letterarie ma, a quanto sembra, i lettori sono sempre in diminuzione. Il discorso sarebbe molto più complesso e mi rendo conto di avere semplificato molto. Certo, mi sarebbe piaciuto arrivare a pubblicare in gioventù ed essere una scrittrice professionista, cioè una che vive della sua scrittura. Per questa vita è andata com’è andata e preferisco concentrarmi su ciò che ho realizzato anziché sui rimpianti di ciò che non è stato.
Se dovessero fare un film, chi vedrebbe come attrici nei panni di Rosamaria e in quelli di Annapaola? Rosamaria la immagino con l’aspetto fisico di Laura Morante e la personalità di Monica Guerritore; per Annapaola vedrei Michela Cescon.
Viviana Filippini
Il link all’intervista su Liberi di scrivere: https://bitly.ws/32G3w
Nulla d’importante tranne i sogni è un libro intimo, scritto in sottovoce con eleganza e stile, con parole dette e non dette, è un libro che parla tra le righe. Rosalia Messina con il suo lavoro ci regala delle pagine dense di vita. Il richiamo al sogno riporta a Freud (1899) dove “nel sogno l’uomo si rivela interamente a se stesso, nella sua nudità e miseria originaria. Appena sospende l’esercizio della sua volontà, diventa lo strumento di tutte le passioni contro cui, nello stato vigile, ci difendono la coscienza, il sentimento d’onore, la paura”. L’autrice del sogno ne utilizza alcuni meccanismi per immergersi nella profondità dei suoi personaggi: dissimulazione, censura, oblio, resistenze, accompagneranno il lettore nei meandri delle passioni a volte tristi della vita. Nulla d’importante tranne i sogni è un’opera che parla del romanzo familiare che potrebbe essere quello di ognuno di noi. È un intreccio di storie di vita, di amori, di passioni, che vede come ambientazione una Catania diversa dai soliti cliché, una Catania non provinciale che custodisce con cura i sogni e le speranze dei protagonisti. Rosalia Messina con questo libro riesce a fare quello che alcuni psicoanalisti chiamano il lavoro del negativo e per farlo oltre a utilizzare le emozioni, che potrebbero essere visibili e corporee, utilizza soprattutto i sentimenti, quelli nascosti che difficilmente si possono intravedere, quelli che rimangono sottotraccia, quelli che non si possono ammettere nemmeno a se stessi, quelli che a volte affiorano costantemente nel tessuto alterno dei rapporti assillando la vita umana in modo sottile e ubiquo. L’autrice in questa sua immersione nel mondo dei sentimenti descrive una storia al femminile attraverso la fragilità e la forza delle tre protagoniste: la scrittrice Rosamaria Mortillaro detta Ro, che vive un rapporto complicato con la sorella Annapaola detta Nana, e l’amica intima di Ro, Anita Attanasio, segretaria e traduttrice. La storia che l’autrice scrive e rende reale sviscerando tra i sentimenti che animano e tormentano queste donne, si intreccia con la storia dei lettori e leggendo il libro sembra di essere immersi nel proprio di romanzo familiare. L’autrice in tutta la sua narrazione non cede mai al rischio della retorica o del giudizio, consegnando così al lettore una storia densa di vita con tutte le varie sfaccettature fino ad arrivare alla dimensione indicibile della morte. Nulla d’importante tranne i sogni è una storia moderna dove le sue donne protagoniste, richiamano in me delle libere associazioni con un film degli anni settanta “Le lacrime amare di Petra von Kant” diretto da Rainer Werner Fassbinder, dove Rosalia Mortillaro potrebbe essere una moderna Petra von Kant (famosa stilista) e invece Anita Attanasio potrebbe essere una moderna Marlene, l’assistente apparentemente muta di Petra che l’asseconda passivamente senza battere ciglio. Anita Attanasio era una traduttrice, e per dirla con Lacan il traduttore è destinato a essere un traditore perché la traduzione è sempre una riscrittura, ma Anita ha tradito forse solo il suo sogno e si ritrova nella riscrittura della sua vita a portare avanti, in segreto, la vendetta di Ro perché un’offesa vendicata sia pure a parole, si ricorda in modo diverso da un’offesa che si è dovuta accettare (Freud, 1892). Ma se Rosalia Mortillaro rappresenta la vendetta, Anita deve fare i conti con la gelosia, l’invidia e la vergogna di Nana. Un intreccio di sentimenti che le tre donne riescono a far risuonare con i sentimenti del lettore, inquietandolo con la potenza che solo una lettera può trasmettere, e come nella lettura che Lacan fa della “lettera rubata” di Baudelaire, è la lettera di Rosamaria Mortillaro con le sue derivazioni a reggere le loro entrate e i loro ruoli. Del fatto che essa sia giacente, sono loro che ne patiranno. Passando sotto la sua ombra, ne divengono il riflesso. Cadendo in possesso della lettera, ammirevole ambiguità del linguaggio… è il suo senso a possederli (Lacan, 1974). E poiché una lettera arriva sempre a destinazione… buona
Silvestro Lo Cascio
Il link alla recensione su Letto, riletto, recensito: https://bitly.ws/32wX9
Descrizione dell’evento e dettagli:
Rosamaria Mortillaro, detta Ro, nota scrittrice siciliana, ha un rapporto altalenante e complicato con la sorella Annapaola, detta Nana, dalla quale cerca di farsi perdonare tutto ciò che ha avuto in più dalla sorte…
Rosalia Messina presenta il suo ultimo romanzo “Nulla d’importante tranne i sogni” edito da Arkadia.
A colloquio con l’autrice, Loredana Pulito, appassionata lettrice ed ex amministratrice del foltissimo gruppo Facebook Leggo letteratura contemporanea.
L’incontro è aperto a tutti
Note: È gradita la prenotazione dal sito compilando il form a destra.
Tipo di evento: Presentazione di un libro
Luogo di svolgimento: Libreria Mondadori di via Piave 18, 00187 Roma
Il link alla segnalazione su Libreria Via Piave: https://bitly.ws/ZGBP