“Erano gli anni” di Daniele Congiu | RECENSIONE
Sei quello che sei sulla base di ciò che hai vissuto. Sei anche un pezzo della tua famiglia, il DNA quello è e quello rimane anche se non la sopporti. Il carattere si forma e si eredita. Le sfumature della propria personalità, a volte, hanno origini lontane. Sono il prolungamento della storia di un parente, di un antenato. Insomma, di qualcuno a cui somigli. Allora, torni indietro con la mente. Recuperi i racconti che hai sentito, ti lasci accompagnare dalla memoria e rivivi quello che hai vissuto direttamente. I ricordi sono la testimonianza di un passato che respira ancora, che resta, attraverso i pensieri, la nostalgia, la rabbia. Questi stati d’animo innescano una serie di sentimenti contrastanti tra loro. Prendi fiato. Rallenti il respiro per darti una pausa che possa aiutarti nel mettere insieme ciò che resta di una vita fa. Ti incazzi, addirittura, con te stesso per come sono andate certe situazioni. Non puoi prevedere nulla. Chi può conoscere il futuro? Nessuno. E quando quel futuro diventa oggi, ricordi meglio il passato. Ti arrabbi ed esulti per come gestisci alcune questioni. La vita è fatta di tante cose, sgattaiolare dalle proprie responsabilità oppure inerpicarsi su sentieri accidentati sono fatti che ti porteranno ad essere quello che non avresti creduto mai. In Erano gli anni di Daniele Congiu conosci la storia di una famiglia caduta in disgrazia. La narrazione parte da lontano. A raccontare i fatti è un bambino di dieci anni la cui esistenza si divide tra il buio dell’inverno e la luce forte dell’estate a Cala Cipolla, a Cagliari. La storia si dipana tra diverse epoche e personaggi. Si passa dalle due guerre mondiali, al periodo fascista, agli anni ‘60, all’avvento del web. Il protagonista, da bambino, diventa adulto e combatte le sue battaglie quotidiane nello scontro-incontro con le generazioni che l’hanno preceduto. Essere libero, il suo obiettivo, cosa che spera per tutti. Il romanzo è autentico. Dalle primissime battute emerge la genuinità di una storia che ha bisogno di un respiro corale. E’ la storia un po’ di tutti, in molti si ritroveranno nelle parole del protagonista. La scrittura è fuoco, fiamma che non si spegne, che alimenta verità anche piuttosto scomode.
Lucia Accoto
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