E adesso dormi, pubblicato dalla casa editrice Arkadia, è il nuovo romanzo di Valeria Ancione, che torna in libreria dopo il successo de Il resto di Sara. Siciliana, è nata nel 1966 a Palermo, ma è cresciuta a Messina e dal 1989 vive a Roma. Giornalista professionista, lavora al “Corriere dello Sport” dal 1991. Ama raccontare le donne. Si è occupata di calcio femminile, sostenendo sulle pagine del suo giornale la battaglia contro pregiudizi, stereotipi e discriminazione di genere. Del calcio in generale l’attrae la potenza di aggregazione e condivisione, meno le partite. Non è tifosa, ma simpatizza. È convinta che lo sport possa salvare la vita. Giocava a basket, nonostante l’altezza, è sempre a dieta, non ha mai tinto i capelli, legge sempre e ascolta audiolibri, ama il mare in modo viscerale e la Sicilia in modo possessivo, si commuove sullo Stretto, è orgogliosa di essere cittadina di Roma, ha tre figli nel secondo tempo dell’adolescenza che, se non si allunga un altro po’, forse sta finendo. Nel 2015 ha esordito in narrativa con La dittatura dell’inverno per Mondadori. Nel 2019 con Mondadori Ragazzi ha pubblicato Volevo essere Maradona (biografia romanzata dell’ex calciatrice Patrizia Panico), aggiudicatasi il terzo posto al Premio Bancarellino e di cui la Lux Vide ha acquistato i diritti per produrre una serie tv. Nel 2022 è uscito per Arkadia Il resto di Sara, del quale esiste anche la versione audiolibro de Il Narratore.
E adesso dormi: Sinossi
E adesso dormi esce nel 2023 per la collana Eclypse.
Ci sono giorni in cui Gina è stanca, così stanca che le viene da piangere, e si fa molta più pena di quando Raffaele la picchiava. Ed è in questi giorni che Jonathan urla e si dimena di più: «Adesso dormi», lo implora ma lui non capisce. La mano è appesa al campanello e Gina non si decide a premerlo. La fronte appiattita sullo spioncino si fa carico di tutto il peso del corpo affaticato dai tre piani di scale, dalla giornata, dai cattivi presagi. D’improvviso la porta si spalanca e la sorprende, sta per rovinare a terra ma Lola, d’istinto e forza, la afferra salvandola da caduta certa.
«Gina, che combini!», esclama.
«Io che combino? Tu piuttosto, perché apri la porta se non ho suonato?»
«Benedetta da Gesù Bambino! Dai entra, sbrigati, dobbiamo parlare.»
«Di cosa?»
«Della polizia! L’ho vista aggirarsi qua attorno.»
Un romanzo al femminile, intenso e agganciato alla cruda realtà odierna, in cui la protagonista si trova a dover combattere una personale lotta per la sopravvivenza. Geena Castillo è fuggita dagli Stati Uniti per allontanarsi da un padre violento e una madre succube. Arriva a Roma inseguendo il suo sogno d’amore che si trasformerà in incubo e un’autentica prigione: il marito Raffaele infatti si rivelerà peggiore del padre. Nemmeno la presenza del figlio disabile risolve una situazione in cui la brutalità resta il pane quotidiano. L’unica cosa da fare è separarsi. Anzi di più: ucciderlo. Raffaele scompare e la vita di Geena, che in Italia è diventata Gina Drago, sembra prendere una piega diversa. Invece, tutto precipita quando un giorno la polizia bussa alla porta di casa della donna, per condurla con sé: c’è da identificare un cadavere appena ritrovato, che si sospetta essere quello del marito. Saranno la vicinanza di altre due donne, la presenza del piccolo Jonathan, la cui grave disabilità è la cosa più normale nella vita di Geena e un incontro casuale con un uomo affascinante a cambiare la prospettiva e riaccendere la speranza di ritagliarsi un pezzo di felicità nel mondo. “Un romanzo che mi ha aperto il cuore fin dalle prime righe…” ha dichiarato l’editore é “il romanzo nel cassetto” dell’autrice, come ella stessa ha spiegato. “Scritto dopo l’esordio del 2015 (La dittatura dell’inverno, ovvero Nina), di tanto in tanto ci tornavo aggiustando qualcosa, cercando la sua giusta evoluzione. Nello sfondo dominano l’amicizia e il coraggio delle donne, che sono capaci di scelte estreme quando arrivano al basta, al limite. Temi importanti più che pesanti, che fanno parte della nostra realtà, che non sono però sinonimi di tristezza, è come si raccontano che fa la differenza. E tutto questo tempo trascorso mi è servito per capire se avevo raccontato nel modo giusto e se la storia fosse pronta per tutti e non fosse più solo la ‘mia’ storia”. Valeria Ancione, del resto, ama raccontare le donne e questo lo avevamo capito già dalle sue opere precedenti, Attraverso le pagine di questo nuovo libro lo fa dando vita a un romanzo sull’amicizia, condito da un piccolo mistero.
Melania Menditto
Il link alla recensione su ’900 Letterario: https://tinyurl.com/54646uk8
È molte cose insieme, questo piccolo libro di Tito Barbini, Storie di amori e migrazioni sull’isola dalle ali di farfalla. Breve, cento pagine appena, ma denso. È, per aperta e ripetuta dichiarazione dell’autore, un romanzo d’amore. È un saggio, o una serie di microsaggi, sulle migrazioni, sulla letteratura, sul mito. È un libro di viaggi, di mare e di isole; è infine un metaracconto, perché l’autore, mentre scrive, si interroga e riflette sulle ragioni del suo scrivere, sul modo in cui intende sviluppare la trama, sui dubbi che lo assalgono, sui rischi che teme di correre. Di cosa si parla, dunque, in questo libro? Di un’isola, Astypalea, la più occidentale del Dodecaneso, che Barbini chiama poeticamente “l’isola dalle ali di farfalla” (ho guardato la mappa ed effettivamente ha la forma di una farfalla). Un’isola brulla e montuosa, bagnata da un mare limpidissimo. Di un pescatore, Apostolos, e di una giovane donna, una profuga siriana chiamata Samira, che sbarca sull’isola-farfalla a bordo di un barcone insieme ad altre quarantadue persone. Dell’amore a prima vista che scoppia tra i due: un amore non destinato a codificarsi in una relazione stabile, ma che vive della propria luce per tutto il tempo che gli è concesso. Di Enea e Ulisse, illustri profughi e naufraghi, cui una civiltà più accogliente seppe offrire ospitalità. Dei profughi e dei migranti che attraversano il Mediterraneo spinti dalla necessità, dalla disperazione ma anche dalla speranza di potersi ricostruire una vita. Dei feroci sistemi che l’Europa mette in atto per impedire a profughi e migranti di entrare nel suo territorio o, quando vi entrano, per relegarli in disumane strutture di detenzione. E del richiamo del viaggio, della nostra ambivalenza tra avventura e ricerca di stabilità, tra il fascino del mare e la sicurezza della terraferma. Un piccolo libro, dunque, come dicevo molto denso, che ci trascina da un pensiero all’altro, da una suggestione all’altra, seguendo il filo dei pensieri vagabondi del suo autore.
Marisa Salabelle
Il link alla recensione su MasticadoresItalia: https://tinyurl.com/47n8af49
La dimensione narrativa breve non è particolarmente amata dal pubblico italiano (soprattutto dagli editori italiani); eppure, una mole esigua può coesistere con la profondità e mostrare, attraverso un frammento di esistenza, tutto un mondo. Affetti non desiderati è il titolo dell’ultima opera di Elena Rui, una raccolta di racconti appena pubblicata da Arkadia Editore. Quello degli affetti non desiderati è un territorio di cui tutti abbiamo esperienza: chi, almeno una volta nella vita, non ha subìto malvolentieri l’attaccamento di una persona percepita come molesta, superflua, sgradevole, nella migliore delle ipotesi patetica? Viceversa, a chi non è capitato di provare sentimenti benevoli non ricambiati o che, addirittura, suscitano l’ostilità della persona che ne è destinataria? Nei nove racconti che compongono la raccolta si narrano, appunto, relazioni d’amore e d’amicizia sbilenche: il termine è usato dall’autrice in Compromessi, storia dell’incontro fra un tredicenne non omologato ‒ che ama i libri e cerca il confronto con gli adulti estranei alla sua famiglia ‒ e un libraio trentottenne introverso e irrisolto. Fra i due nasce una comunicazione e, per un momento, un legame significativo, nonostante la grande differenza d’età. La disparità, lo sbilanciamento caratterizzano tutte le storie della raccolta, in una carrellata a volte amara e a volte divertente di relazioni per un verso o per l’altro non paritarie: per età, per condizioni sociali ed economiche, per la diseguale intensità dei rispettivi sentimenti. Si tratta talvolta di relazioni in bilico fra l’essere troncate e il proseguire stancamente, come nel racconto Più di Xavier. O di un legame incrinato che un evento esterno ricompatta (Inquilini). In alcune storie prevale l’aspetto sentimentale, oggetto della narrazione sono l’amore e il disamore; in altre sono in primo piano la sfera erotica, il desiderio, la seduzione, come nel racconto I calzettoni (“Penso al tiepido, che è il destino del caldo, al caldo che diventa inesorabilmente tiepido e che quindi, forse, è una chimera”, riflette malinconicamente Elisa, la protagonista e voce narrante, a proposito della passione e della sua inevitabile parabola); in altre ancora, incontriamo personaggi intenti alla dissezione degli amori passati che diventa occasione per riflettere sulla propria personalità, sui propri limiti. Alcuni racconti sono brevi e folgoranti, quasi fotogrammi che, in controluce, lasciano trasparire il passato e intuire il futuro dei personaggi, sui quali l’autrice posa uno sguardo indulgente, pur mostrandoli in tutta la loro (nostra) povera umanità. L’amore ‒ quante volte l’abbiamo sentito dire? ‒ è un tema abusato e quindi ormai poco interessante. Ma ciò varrebbe anche per la guerra, la violenza, l’amicizia, il tradimento, i legami familiari: di che altro si parla, a partire dai poemi epici? Cos’altro si è narrato nei secoli, se non la commedia umana nelle sue sfaccettature? La raccolta di Elena Rui, attraverso il tema più antico e scandagliato di sempre, indaga con eleganza e consapevolezza aspetti svariati dell’Occidente contemporaneo: la precarietà diffusa; la scelta di vivere in un Paese diverso da quello di origine e di adattarsi alle differenze culturali (Presagi, in cui una giovane musulmana emigrata in Francia si trova costretta a scegliere fra la lealtà verso il marito e il proprio lavoro); l’innamoramento ai tempi dei social (Audiofilia). Un libro che piacerà agli appassionati del narrare breve ma che anche i lettori che prediligono il romanzo (o addirittura il romanzone) potrebbero apprezzare.
Rosalia Messina
Il link alla recensione su 84 Charing Cross: https://tinyurl.com/mr4yahyr
“Nulla d’importante tranne i sogni” (Arkadia Editore, Collana Eclypse) segna il ritorno in libreria della scrittrice Rosalia Messina e, come già la critica di settore ha riscontrato, può essere considerato il libro della maturità dell’autrice. Al centro di queste pagine troviamo il rapporto tra due sorelle e la passione totalizzante della protagonista per la scrittura, ma anche la Sicilia, che svolge un ruolo tutt’altro che marginale.
Rosalia, da quale punto di osservazione sull’umanità e sulle dinamiche familiari nasce questa storia?
Come tutte le storie che invento, anche “Nulla d’importante tranne i sogni” nasce dalla mia attitudine a osservare ciò che mi accade intorno, i fatti minuti di cui è intessuto il quotidiano e che sfuggono a chi non è portato a immaginare i retroscena di un dialogo colto al volo, di un episodio curioso nel quale ci si imbatte per caso.
Continua…
L’attenzione scevra da pregiudizi nei confronti della realtà che scorre sotto i nostri occhi ci rivela che la narrazione tradizionale della famiglia ‒ ne parlavo proprio stamattina con un’amica psichiatra davanti agli scaffali di un supermercato ‒ è falsissima. Conflitti sopiti che da un momento all’altro possono esplodere e sfociare in violenza, equilibri che si reggono sulla rinuncia alle proprie aspirazioni da parte di uno dei componenti o sul senso di colpa e causare malattia del corpo o della mente: non sono, queste, rarità da cronaca nera o fantasie di scrittori. In tutti i romanzi che ho scritto, affetti, difficoltà di comunicare e malessere costituiscono grovigli spesso inestricabili.
La sicilitudine – come le piace chiamarla – con i profumi, i colori, i sapori, la parlata, il paesaggio, ha un largo spazio in tutte le pagine del romanzo. Ha voluto in qualche modo omaggiare la sua terra d’origine?
La Sicilia è la terra che conosco meglio. Ci sono nata e ho abitato lì per la maggior parte della mia vita. La trovo meravigliosa e terribile, affascinante e spaventosa: è la Sicilia di Tomasi di Lampedusa, con i suoi eccessi nel clima, nel paesaggio e nel temperamento dei suoi abitanti. I miei personaggi non possono che essere siciliani nei pregi e nei difetti, sopra le righe sempre.
Da scrittrice e da lettrice, cosa pensa del ricorso al dialetto nei dialoghi?
Un pizzico di dialetto, secondo me, rende i dialoghi più veri. Un eccesso può stancare e rendere difficile la comprensione. Spostarsi dalla narrazione alla traduzione in nota stanca il lettore, lo distoglie dal filo degli eventi raccontati, lo fa uscire dall’atmosfera della storia.
Tra i grandi scrittori contemporanei e non siciliani, chi a suo parere dimostra una particolare vitalità destinata a non tramontare?
Domanda alla quale non so rispondere, davvero. Si pubblicano, a quanto leggo, circa ottantamila titoli l’anno, in Italia. Pur essendo una lettrice bulimica, scopro sempre opere che mi sono sfuggite, che non soltanto non ho letto, ma di cui neppure ricordo di aver sentito parlare. Annoto titoli che mi piacerebbe leggere, trovandone il tempo, e mi ritrovo con liste chilometriche. In una situazione del genere, fare prognosi sul tempo di sopravvivenza degli autori non mi riesce.
In chiusura, una curiosità… Da qualche settimana cura una rubrica televisiva dal titolo “Una tisana, un libro” su Canale Europa Tv. Come sceglie le opere di cui parlare e chi o che cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Deve trattarsi di libri che mi sono piaciuti e che devono anche prestarsi a essere raccontati nel brevissimo tempo che occorre a sorseggiare una tisana. Quindi si tratta di romanzi con un tema predominante di facile individuazione; sintetizzare il contenuto di trame molto complesse con tematiche plurime può essere fuorviante.
Lisa Bernardini
Il link all’intervista su La Voce del Nisseno: https://tinyurl.com/mv4sp33t
Nata a Padova nel 1980, laureata in Lingue straniere, vive in Francia da diciotto anni. Ha insegnato Italiano ad
Albi, Tolosa e Parigi. Ha frequentato il Master di Editoria della scuola EMI di Parigi e uno stage presso l’agenzia letteraria Astier-Pécher. Ha seguito corsi di editing, tra gli altri, con Stefano Izzo e Giulia Caminito. Nel 2013 la sua raccolta di racconti Fiale ha vinto il “Premio Malerba” ed è stata pubblicata l’anno successivo dalla MUP di Parma. Nel febbraio del 2021 Garzanti ha pubblicato il suo primo romanzo La famiglia degli altri che ha riscosso un buon successo di pubblico e critica. Con Arkadia Editore ha pubblicato Affetti non desiderati (2024).
La settimana letteraria che chiude questo mese di aprile punta molto sulle emozioni e le condizioni del vivere male, quasi fosse prerogativa per sbarcare il lunario dell’esistenza: da”Locus Desperatus” di Michele Mari (Einaudi) alle difficoltà di Fàlfal sull’essere ebrei di Guido Lopez (Mursia), per giungere a non desiderare gli affetti imposti dalla matrice della vita di Elena Rui, per Arkadia. Meraviglia in casa Morellini, che piazza un pokerissimo con i titoli sul gossip di Roberto Alessi, sulla forza delle donne di Sara Rattaro, sui fatti e sui sogni di Simona Moraci, su “Il desiderio del bene” di Donatella Brusati e sulla meraviglia a quattro mani di Mariangela Traficante e Paola Bongio riguardo “In viaggio con le storie”. Sicilia d’autore per Il ramo e la foglia edizioni con il ritorno di Giusi D’Urso (libro copertina) e il suo enigmatico “Se camminare fa troppo rumore“ e conclusione il 30 aprile con due nomi da scintille: Ron Rash con “Il custode” (La Nuova Frontiera) e il libro controcopertina di Francesca Fagnani che in “Mala. Roma Criminale” (SEM), ci racconta cosa è accaduto dopo l’omicidio di Piscitelli/Diabolik capo ultrà degli irriducibili della Lazio.
Noi? Ci rivediamo a maggio.
Le uscite di martedì 23 aprile
Michele Mari, Locus Desperatus, Einaudi
Atutti, prima o poi, è toccato separarsi da qualcosa che reputavamo soltanto nostro: ma senza ciò che ci appartiene sapremmo ancora dire chi siamo davvero? Il protagonista di questo romanzo abita un appartamento arredato con grande gusto e altrettanta paranoia, due caratteristiche da cui è difficile liberarsi. Soprattutto nel momento in cui si riceve un’improvvisa richiesta di sfratto, che sembra avere una genesi ultraterrena… Del resto, una casa stregata può essere una maledizione, oppure l’occasione per comporre un inventario del proprio passato.
«Ridotto così, ero re: delle mie cose, delle mie collezioni, dunque di me, che in quelle collezioni avevo sistematicamente trasferito ogni mia più intima particola».
In filologia, il locus desperatus indica un passo testuale corrotto e insanabile, per il quale il filologo è costretto a gettare la spugna contrassegnandolo con la cosiddetta «croce della disperazione». E a dare l’avvio a questa storia è proprio una piccola croce, disegnata nottetempo con un gessetto su una porta. Un mattino, uscendo dal suo appartamento, il protagonista nota quel segno appena sopra lo spioncino dell’ingresso di casa: chi può essere stato a farlo, e che significato ha? L’uomo cancella la croce, ma il giorno seguente, e poi quello ancora successivo, il segno ricompare implacabile. Il mistero s’infittisce quando al residente viene imposto uno scambio: qualcuno prenderà il suo posto, e lui dovrà giocoforza trasferirsi. Ma cambiando abitazione sarà costretto a cambiare anche identità: tutte le cose dentro l’appartamento, infatti, dovranno a loro volta scegliere. O fuggiranno insieme a lui, oppure passeranno a un nuovo proprietario – macchiandosi di alto tradimento. Perché ogni oggetto amato ha un’anima, e dunque una sua volontà. Da sempre le case, nella storia della letteratura così come nella vita, sono il luogo dove gli avvenimenti più banali si mescolano a quelli fatidici. L’abitazione al centro di Locus desperatus, però, assomiglia alla Hill House immaginata da Shirley Jackson, o alla Casa Usher di Poe: un’entità senziente, con un suo carattere ben preciso. Un luogo dove l’inconscio di chi ci abita, dopo una lunga frequentazione, è divenuto tutt’uno con i libri, le stampe, gli oggetti e i ricordi d’infanzia. E chi meglio di Michele Mari poteva raccontare lo struggimento e le ossessioni per i feticci accumulati nel corso di un’esistenza, ingaggiando un duello con la propria memoria affettiva? L’autore di Verderame e di Leggenda privata ci consegna una stramba discesa agli inferi e insieme una spietata tassonomia dei ricordi. Un romanzo tormentato e divertente sul senso ultimo che diamo agli oggetti: «Senza le mie cose io non sarei stato più io, e senza di me loro non sarebbero state più loro».
Le uscite di giovedì 25 aprile
Guido Lopez, Fàlfal. Essere ebrei è difficile, pericoloso, ma stimolante. Un racconto inedito, due recensioni e due carteggi, Mursia
“Fàlfal” è uno fra i tanti racconti inediti o quasi conservati nell’archivio di Guido Lopez, di tutti il più attuale: un apologo scritto con ogni probabilità dopo la crisi del 1967, quando, di fronte alla Guerra dei Sei Giorni, si disintegrò il rapporto fra la sinistra e Israele. «Cento anni fa, nel 1924, nasceva a Milano da famiglia ebraica di origine toscana Guido Lopez. Visse gli anni migliori della giovinezza dapprima discriminato, italiano fra gli italiani, poi perseguitato ed indi fuggiasco nell’isola elvetica, circondata dalla burrasca nazifascista. In questo libro proponiamo alcuni testi inediti o poco editi reperiti nella cesta dell’archivio di persona, oggi riconosciuto di particolare interesse storico, che affrontano il tema dell’antiebraismo e della Shoah. Un racconto, due carteggi e due recensioni. Il racconto, Fàlfal è un inedito assoluto, in parte dattiloscritto e in parte a penna, ironico e grottesco, scritto fra gli anni ’60 e gli anni ’70, ma drammaticamente attuale, non solo per il popolo ebraico, ma in genere per tutti gli alloctoni, o meglio i presunti tali, solo perché hanno usi, costumi e modi di essere diversi dalla conformità, dal conformismo (dall’introduzione)»
Le uscite di venerdì 26 aprile
Libro copertina, Se camminare fa troppo rumore di Giusi D’Urso, Il ramo e la foglia edizioni
Attraverso una narrazione che oscilla tra lucidità e delirio, una donna ricostruisce la sua vita di fatiche e traumi in una città che sente ostile: Pisa. Il racconto frammentato si dipana tra tempi e spazi che si sovrappongono, risolvendosi solo nelle pagine finali. Se camminare fa troppo rumore di Giusi D’Urso esplora le difficoltà di diventare adulti in una famiglia segnata dalla follia e dal patriarcato. La protagonista affronta una battaglia contro sé stessa, gli ostacoli e la città, rivelando le storture di una società indifferente al disagio psichico e al dramma esistenziale. La casa diventa il luogo dei rapporti malati, in un romanzo che narra di un’esistenza nell’ombra, mai illuminata dal sole.
Elena Rui, Affetti non desiderati, Arkadia
Miriam ha accettato un appuntamento con un cliente appena conosciuto che l’ha corteggiata sfacciatamente in negozio e ora bisogna che la serata vada a buon fine, perché uscendo di casa ha lasciato le chiavi all’interno e non saprà dove dormire fino al ritorno del marito. Patrizio è a Nizza per un week-end che dovrebbe servire a fargli ritrovare l’ispirazione artistica e riavvicinarlo al compagno Ludovico, ma non riesce a tenere a bada la propria aggressività neppure in vacanza. La cena romantica fra Anna e François è finita in una lite e, per l’ennesima volta, François le ha rinfacciato i suoi trascorsi sentimentali con frasi oscene e insultanti. Lidia è riuscita a trovare il coraggio di lasciare il marito, ma la scoperta che il monolocale dove si è installata è infestato dai topi mette a dura prova la sua determinazione. Amina fa i salti mortali per conservare il suo posto di addetta alle pulizie in un hotel parigino ma suo marito Karim, benché disoccupato, non desidera altro che vederla a casa con i bambini. L’amore, per tutti i personaggi di questi racconti, è un’esperienza faticosa, una prova da superare, uno specchio deformante teso a tradimento dall’altro. Impossibile riconoscersi nell’immagine che restituisce. Perché è proprio nei rapporti più intimi che si rivela tutta la nostra inadeguatezza.
Roberto Alessi, Tentazioni&Castighi. Il gossip è la prima forma di democrazia, Morellini
Fedele al motto “Il gossip è la nuova forma di democrazia”, Roberto Alessi, giornalista tra i più ben informati in Italia e direttore di Novella2000, racconta l’Italia dei vip tra miserie e nobiltà, feste faraoniche e grandi sole, amori assoluti e squallidi tradimenti, ma con la leggerezza della tolleranza, perché solo chi non ha mai peccato può scagliare la prima pietra. In rassegna quello che non si è mai saputo sui nomi che hanno riempito le cronache di quotidiani e di televisioni degli ultimi vent’anni.
Ritratti di donne 2 a cura di Sara Rattaro, Morellini
Dopo il grande successo di Ritratti di donne, una nuova raccolta: 26 autrici raccontano 26 donne straordinarie, da Sibilla Aleramo a Tina Turner. La raccolta è un omaggio alle grandi donne del passato, ma è anche un invito a tutti noi a riflettere su come possiamo continuare la loro eredità. Le storie che leggerete dimostrano che il cambiamento è possibile, che le sfide possono essere superate e che i sogni possono diventare realtà.
Le storie raccontate rappresentano una varietà di epoche storiche, culture e campi di attività. Da sovrane che hanno governato imperi, a scienziate che hanno illuminato il mondo con le loro scoperte, ad artiste che hanno realizzato i loro sogni, queste donne hanno infranto barriere e aperto nuove strade. Hanno dimostrato che il genere non è un ostacolo alla realizzazione delle proprie ambizioni.
Simona Moraci, Come pesci sugli scogli, Morellini
Messina, 1998. Save frequenta il quinto anno del liceo scientifico. Figlio di un pescivendolo, un uomo violento che appare quasi come un fantasma a tormentarlo, è preso in giro e vessato da un gruppetto di compagni, tra cui spicca Luca. Chiara, al terzo anno, ha invece una famiglia che la ama e sogna di fare la scrittrice. Save ha un amico, Claudio, ai margini anche lui perché timido e sovrappeso. Claudio sa delle violenze subite da Save e lo ospita spesso a casa, dove vive con la tata, Rosa. Chiara e Save si scontrano e si incontrano a scuola e tra loro nasce una storia d’amore.
Tutti personaggi sono legati da un unico filo che si sviluppa attraverso “nodi” del tempo, una serie di eventi che cambiano il corso della storia. Un omaggio a Schrödinger e alla sua teoria che fa da struttura narrativa al romanzo.
Donatella Brusati, Il desiderio del bene, Morellini
Le vicende parallele di due ragazzi nati agli albori del Novecento e costretti a una vocazione forzata. Marcello proviene da una poverissima famiglia piemontese di pastori alcolisti, Francesco è figlio di un armatore genovese e di una contessa che, per punire il marito seduttore, costringe alla tonaca il figlio da lui prediletto. Malinconico e fragile il primo, avventuroso e dalla debordante bellezza il secondo, si incontreranno in Vaticano, dove Francesco, divenuto cardinale, avrà come assistente nella traduzione delle encicliche papali Marcello. Nascerà un’amicizia che neppure il comune amore per Raffaella, giovane insegnante socialista amica d’infanzia di Marcello, riuscirà a incrinare. Una storia d’amore, di amicizia, di guerra e di fede che attraversa il Novecento.
Mariangela Traficante e Paola Bongio, In viaggio con le storie, Morellini
Dall’autrice del long seller “Luoghi e libri”, una nuova opera che mescola letteratura e viaggio, stavolta coadiuvata da Paola Bongio. Un viaggio alla scoperta dei luoghi della vita e delle storie di sette grandi autori di letteratura per l’infanzia: Andersen, Carroll, i fratelli Grimm, Hergé, Lingren, Lionni, Rodari.
Per ognuno di essi Paola Bongio racconta la vita, le opere e perché leggerli oggi; Mariangela Traficante offre spunti di viaggio, dalla Oxford di Lewis Carroll alla Verbania di Rodari.
Le uscite di martedì 30 aprile
Ron Rash, Il custode, La Nuova Frontiera
Blackburn Gant è afflitto dalla poliomielite fin dall’infanzia e vive una vita solitaria come custode del cimitero locale. Lavorare tra le tombe si adatta alla sua personalità introversa, ma quando il suo amico Jacob Hampton parte per la guerra e affida la sua giovane moglie incinta, Naomi, le loro vite prendono una svolta inaspettata. Naomi Clarke, sedicenne emarginata, lavora come cameriera nell’albergo locale finché non incontra Jacob. Il loro amore proibito scuote la comunità, in particolare i ricchi genitori di Jacob. Isolati e vittime di una società che denigra le differenze, Blackburn e Naomi trovano conforto l’uno nell’altro. Tuttavia, un oscuro inganno mina irrimediabilmente le loro vite, rivelando che nessun segreto può rimanere nascosto per sempre.
Libro controcopertina, Mala. Roma Criminale di Francesca Fagnani, SEM
La pace è finita e ora le gang sono in guerra. Sotto il manto della grande bellezza, nel sottosuolo perso e dannato di Roma scorre un fiume di violenza. Sequestri, pestaggi, torture e omicidi si susseguono. Lo scontro infuria, invisibile agli occhi dei più. È così da quando, il 7 agosto 2019, Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, capo degli Irriducibili della Lazio e ai vertici della “batteria di Ponte Milvio”, viene freddato da un sicario che gli spara alla testa, mentre se ne sta seduto su una panchina al parco degli Acquedotti. Ma Diabolik è solo la punta dell’iceberg di quella rete di organizzazioni criminali che governano sul territorio: connection tentacolare che comprende il cartello di Michele ’o Pazzo, la malavita storica e quella emergente, e poi il sodalizio, spietato e potente, degli albanesi, che sono cresciuti all’ombra di Piscitelli e sono diventati i Signori del narcotraffico. Così, la vendetta è l’innesco di un conflitto senza quartiere per il controllo delle piazze di spaccio, dal litorale ostiense a Tor Bella Monaca: un business gigantesco in cui tonnellate di coca muovono milioni. In queste pagine, voci urlano prima di spegnersi nel buio, armi sparano in pieno giorno, la droga invade le strade, i soldi si prestano a strozzo e i debiti si saldano sempre: a qualunque costo e spesso nel peggiore dei modi.
Salvatore Massimo Fazio
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