Venerdì 12 luglio, alle 20, la panchina rossa nel Parco giochi di via Marina, a Sorso, dedicata alla memoria di Zdenka Krejcikova, uccisa nel paese dall’ex compagno, e di tutte le vittime di violenza, ospiterà la presentazione del romanzo di Ruggero Roggio “L’ultima parola l’hanno scritta prima”, pubblicato da Arkadia lo scorso giugno. Ad accompagnare l’autore nella presentazione saranno il sindaco Fabrizio Demelas e il parroco di San Pantaleo don Luca Collu. «Un evento culturale – sottolinea il sindaco – che arricchirà di contenuti significativi il ricco calendario delle manifestazioni estive di Sorso». Coordina l’incontro Chiara Canu, dottore di ricerca in letteratura, con il ruolo di esplorare gli aspetti letterari del romanzo, anche avvalendosi delle animazioni della compagnia teatrale “Abbisumeu” di Agostino Pinna.”Non vince chi ha più braccia da mostrare ma chi ha più cuore”, è lo slogan scritto sulla panchina rossa antiviolenza «e perciò – spiega l’autore – ho chiesto che questo fosse lo spazio della presentazione del mio libro, quale riflessione sui temi della società patriarcale e del femminicidio. Non in forma teorica, ma, purtroppo, considerando le tragiche, concrete esperienze sofferte negli anni nel nostro territorio. Evitando che quei fatti tragici si appannino, quasi scompaiano, finendo dimenticati, mentre da queste tristi esperienze si deve avere la forza per la costruzione di una società migliore». La memoria ha il compito di ricordare i personaggi del romanzo nelle loro trasfigurazioni mentre il territorio che li accoglie è delineato con precisione: la pineta, la Riviera di Sorso, il centro commerciale costiero ormai in stato di abbandono. Nel romanzo le vittime – Zdenka Krejcikova, Vicky Dany, Andrea Satta e Alina Cossu – riemergono come dai sogni e nella finzione letteraria parlano in prima in prima persona. Una miriade di personaggi contorna e prepara i ricordi delle voci narranti, mostrando situazioni e aspetti dimenticati, nascosti, del nostro territorio. «Nessun giudizio su chi, sopraffatto da demoni indicibili si è macchiato di crimini terribili – dice l’autore. Li lascio alla coscienza dei loro incubi consapevole della paura che ho dei miei». “L’ultima parola l’hanno scritta prima” è un romanzo che provoca, sollecita la memoria collettiva chiamando la comunità al dovere del ricordo.
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Il lavoro, se è frutto di una profonda passione, si rispetta di più. Lo si tiene ben stretto perché è tutto: vita, rifugio, riscatto e soddisfazione. Non si contano le ore, la fatica, l’impegno. Ogni cosa è ripagata con il giusto valore del sacrificio. Senza di esso si fa poca strada ed i barlumi di insolita fortuna, che toccano i più sfacciati e sfaccendati, si spengono dinanzi alla grandezza di alcune situazioni che richiedono una certa preparazione. Stare dietro al proprio lavoro, con costante abnegazione, porta anche a sfilacciare alcuni rapporti sociali, almeno quelli poco significativi e passeggeri. Se, invece, a rompersi definitivamente sono i legami familiari, allora la questione è più dolorosa. Le incomprensioni, addirittura le invidie, guastano i sentimenti genuini che ruotano attorno ad una famiglia. L’amore è il primo a essere messo in discussione. Le liti e l’astio lo trasformano in qualcosa di pericoloso. Si diventa estranei, indifferenti, arrabbiati, per il successo di un parente stretto. Quest’ultimo non cade dal cielo per grazia ricevuta. Dietro ad ogni conquista c’è un lavoro di dedizione e devozione quotidiana. Certo, qualcosa si perde per strada, a qualcosa bisogna rinunciare per realizzare i propri sogni, ma al disfacimento di un legame familiare non si è mai preparati e pronti. È pur sempre un fallimento. In Nulla d’importante tranne i sogni di Rosalia Messina vivi una lontananza affettiva. Rosamaria Mortillaro, famosa scrittrice siciliana, ha un rapporto difficile con la sorella Annapaola, che rende complicate le riconciliazioni. Il legame tra le due, poi, si spezza definitivamente. Rosamaria, detta Ro, quando scopre di essere gravemente ammalata, progetta una vendetta nei confronti della sorella e della figlia di lei, Giada. La natura delle persone cambia a seconda delle situazioni che sono costrette ad affrontare, Quale prevale nei momenti decisivi? Il romanzo è interessante. La narrazione si nutre di diversi formidabili colpi di scena che spiazzano il lettore. La scrittura è verace, sentita, profonda. La storia fa riflettere, e molto anche.
Lucia Accoto
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Abituati alla Russia di Putin, trasparente nel rievocare i fasti zaristi e impudente nel mostrare i muscoli contro l’Occidente, fa un certo effetto ricordare che c’era un’URSS impenetrabile fino ai primi anni Novanta.
Allora, i pochi stranieri ammessi entro i confini godevano della normalità, negata invece ai cittadini russi, costretti a code interminabili per acquisire qualsiasi cosa, anche essenziale.
Le affrontavano pazientemente, diligentemente, con fatalismo. Quella del 1980 è una Russia che ritorna in mente a chi è avanti negli anni, perciò, ma che non ti aspetti, se sei nato dopo la Perestrojka.
La ritroviamo nel reportage di Montserrat Roig dal titolo La guglia d’oro, pubblicato a Barcellona nel 1985 e proposto in una recente edizione italiana da Arkadia Editore (Cagliari, settembre 2023, collana “Xaimaka”, 252 pagine), tradotto da Piero Dal Bon. Un libro dedicato ai figli Roger e Jordi, con l’augurio che potessero vivere in un mondo senza confini. Oltre trent’anni fa, l’URSS era un orso possente in dormiveglia, con le zanne ritratte. Invece, la Russia di oggi non nasconde affatto le sue armi nucleari, anzi, minaccia di usarle.
Scrittrice e giornalista spagnola, nata a Barcellona nel 1946, scomparsa nel 1991, Montserrat Roig ha scritto romanzi, racconti, libri di viaggi e articoli, per i quali ha ricevuto diversi premi. Impegnata nelle lotte femministe e anti-franchiste, ha militato in diverse organizzazioni, come il Psuc.
Nella biografia proposta sul sito Arkadia, si legge che è stata grande la sua capacità, in anticipo sui tempi, di unire la realtà e le testimonianze dirette alla letteratura. Questo ha impresso un forte realismo alla sua opera creativa, mentre le risorse della finzione hanno umanizzato la cronaca giornalistica. Valori che si ritrovano in questo reportage di esperienze personali ed echi colti della storia e cultura russe.
Nel 1980, venne ospitata a Leningrado – la San Pietroburgo di ieri e di oggi – per scrivere un libro sulla città durante l’assedio nazista. Nel soggiorno, incontrò i superstiti del terribile assedio da settembre 1941 a fine gennaio 1944, conobbe gli abitanti e ne rimane affascinata. I russi sentono molto tutto quello che è successo nei novecento giorni di accerchiamento.
Scrisse d’esser stata a Leningrado per quasi due mesi, di avere visto la neve, la pioggia e anche le “famose notti bianche”. Ringraziava i responsabili della casa editrice Progresso di Mosca, che l’avevano invitata e si erano prodigati in attenzioni. Si augurava che capissero “il piccolo scherzo” sulla storia del suo primo interprete, Nikolai, che ha fatto crollare non intenzionalmente i suoi tanti pregiudizi iniziali:
“Con lui i russi hanno cambiato aspetto, sono diventati esseri umani e l’Unione Sovietica un Paese uguale al mio”.
Il 1980 fu l’anno delle Olimpiadi di Mosca. Per alcuni mesi, una linea telefonica diretta con l’Unione Sovietica consentiva di telefonare da qualsiasi cabina. Venne interrotto a metà 1981 e tornò complicato comunicare con l’Urss.
Nella premessa, invita chi dovesse attendersi un libro sul “paradiso” sovietico a non proseguire nella lettura. Dietro front anche per chi sperasse nelle riflessioni di un’intellettuale disincantata sui tradimenti dell’URSS. “Non parlerò di economia, né di progressi sociali, ma nemmeno di gulag e di ospedali psichiatrici. Se ne fanno carico ogni giorno i giornali occidentali. Questo libro è la storia di una passione. Nel 1980 mi sono innamorata della città di Leningrado. Se qualcuno di voi la condividerà un poco con me, sarò soddisfatta”.
La passeggera che volava tremando per la paura di volare raggiunge Mosca il 17 maggio 1980, a bordo di un velivolo Aeroflot con appena cinque posti occupati. A terra l’attende Nikolai: il suo interprete (a disagio con lo spagnolo), la sua guida (quando aveva voglia di lavorare), il suo “controllore”. I connazionali le avevano raccomandato di stare in guardia dagli interpreti, “tutte spie del KGB”, ma chi l’aveva detto conosceva l’Unione Sovietica solo dai romanzi di spionaggio e soprattutto non conosceva Nikolai, refrattario a qualsiasi regola, attento a scansare la fatica e disposto solo a parlare di sé e della propria vita, dicendosi:
“Un po’ zingaro, un po’ ebreo, un po’ aristocratico”.
Più che rivelarle il mondo e l’anima russi, fa in modo che le scopra da sola.
La descrizione leggera, amena dell’accompagnatore anticipa il tono brillante di Montserrat. È davvero piacevole e in qualche modo utile, per i lettori, seguire il suo soggiorno nella Santa Madre Russia. E non abbiamo ancora detto di un altro incontro, un’altra conoscenza: lo Tsinandali, squisito vino bianco georgiano che l’accompagnerà per l’intero “viaggio di iniziazione”.
Tre i capitoli del libro. Prima parte: Il secondo Rasputin (la città delle pietre). Seconda: Pietroburgo. Terza: Le creature dell’inferno (la città delle persone), testimonianze sull’assedio.
La guglia d’oro dell’Ammiragliato, che si eleva in fondo alla strada, spicca verso il cielo all’arrivo in treno a Leningrado. Un impatto deludente: la prima sensazione che prova è di tristezza. Anche Puškin, quando veniva a studiare nel Liceo di Tsarskoye Selo, considerava Pietroburgo uniforme, amministrativa, impersonale e glaciale. La Prospettiva Nevskij le sembra stretta e meno solenne del previsto. Una patina grigia avvolge la città, plumbea e fredda.
Avrà modo di ricredersi su tanto e ne riferirà con calore e affetto, intenerita dalle cose apprese-osservate e dalle persone indimenticabili incontrate. Provava una grande nostalgia di se stessa, perduta per le strade di Dostoevskij; seduta nella Piazza delle Arti, a riflettere sotto la statua del giovane Puskin; affascinata dalle facciate neoclassiche dell’architetto Rossi indorate dai raggi di sole, dalla guglia che puntava verso il cielo in gesto di sfida. Le mancava Nikolai, che a modo suo le aveva insegnato a comprendere il Paese. E il Tsinandali, Restavano solo le sensazioni. Per due mesi, aveva sognato di vivere senza frontiere.
Felice Laudadio
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Freme l’attesa, a San Gavino Monreale, per la sesta edizione del Festival Letterario del Monreale organizzato dal Comune con la direzione artistica di Francesca Spanu e Giovanni Follesa,
Il tema di quest’anno sarà “Giustizia e verità”,
«Quest’anno, pur nell’ambito del format principale del Festival, che rimane “Fuoriclasse e Fuoriserie abbiamo deciso di declinare il programma sul tema “Giustizia e verità”, due virtù che non sempre coincidono – Francesca Spanu e Giovanni Follesa. Purtroppo, assistiamo talvolta a esiti processuali che divergono dalla realtà dei fatti e dunque dalla verità, come ha dimostrato in modo eclatante il caso di Beniamino Zuncheddu, che sarà nostro ospite. Inoltre, non mancherà l’attenzione a quanto la cultura possa fare nelle carceri, luoghi che dovrebbero rieducare e non semplicemente punire, e al valore dei beni culturali nella società moderna.»
Per il neoeletto sindaco Stefano Altea: «Tra le cose buone ereditate dall’amministrazione precedente vi è il Festival del Monreale che, con il tempo e il giusto supporto, è cresciuto esponenzialmente. È intenzione della nuova amministrazione far crescere ulteriormente tutti gli eventi culturali e stimolarne di nuovi. Il palinsesto della sesta edizione del nostro festival è molto ricco e interessante: siamo certi che incontrerà il favore del pubblico locale e non solo».
Teatro del Festival sarà come in passato la corte di Casa Mereu.
Mercoledì 17 luglio ci sarà un’anteprima curata dell’associazione Materialia, partner del festival. Presentano Alberto Ibba (che introdurrà tutte le serate) e Manuela Ennas.
Si comincerà alle 18.45 con la tavola rotonda “Identità e futuro: il valore dei beni culturali nella società moderna”, a cura dell’associazione Materialia. Interverranno Arianna Murru (conservatrice dei beni architettonici e ambientali), Efisio Carbone (funzionario del settore musei dell’ISRE), Roberto Ibba (storico dell’Università di Cagliari), Giancarlo Spanu (esperto di comunicazione e marketing), Giorgio Pia (professore associato di Scienza e tecnologia dei materiali all’Università di Cagliari). Coordinano Emanuela Cruccu e Marta Cappai.
Alle 19.30, il collettivo Elias Mandreu parlerà della sua opera “Mantene s’odiu” (Piemme) con Daniele Mocci. L’ultimo incontro della serata sarà alle 20:30 con Emanuele Aldovrandi e il suo romanzo “Il nostro grande niente” (Einaudi). Con l’autore dialogherà Giorgio Pia.
Giovedì 18 luglio alle 19.00, nella Casa Mereu, ci sarà la presentazione del saggio “La Sardegna in Età punica” (Condaghes) di Nicola Dessì. Converseranno con l’autore Francesca e Carlotta Spanu.
Alle 19.45 Adriano Corona presenterà il romanzo “Stiamo vicini che qui non si tocca” (Amicolibro) in dialogo con Carmen Salis e Leonardo Uda. Alle 20.45 sarà la volta di Daria Bignardi e del suo “Ogni prigione è un’isola” (Mondadori). L’autrice sarà affiancata da Giovanni Follesa e Francesca Spanu. Alle 22.30, spazio alla tavola rotonda dedicata al libro “Io sono innocente” (De Agostini) di Mauro Trogu e Beniamino Zuncheddu. Oltre agli autori interverranno Maria Francesca Chiappe (giornalista e scrittrice), Irene Testa (garante regionale dei detenuti) e le avvocate Rossana Palmas e Francesca Spanu. Modera Andrea Pau.
Venerdì 19 luglio, alle 18.45, spazio alla tavola rotonda “Occasioni di rinascita: didattica e lettura in carcere”, con gli interventi di Cristina Cabras (professoressa associata di Psicologia sociale all’Università di Cagliari), Cristina Ornano (presidente del Tribunale di sorveglianza presso il Tribunale di Cagliari), Matteo Pinna (presidente dell’Ordine degli avvocati di Cagliari), Manuela Saba (agente penitenziaria), Fabio Varone (componente della Camera penale di Nuoro), Angelo Mazza (scrittore e docente di scrittura al carcere di Badu ’e Carros). Modera Giorgio Pia.
Alle 19.45 è prevista una presentazione-spettacolo: Jeff Biggers parlerà del suo libro “In Sardinia: an unexpected journey in Italy” (Melville House Publishing) con Rossella Perra. Parteciperà il coro Paulicu Mossa di Bonorva.
Alle 20.45 sarà la volta di Nicoletta Verna e del suo “I giorni di vetro” (Einaudi). L’autrice sarà affiancata da Francesca Spanu.
L’ultimo appuntamento della serata, alle 22.30, sarà riservato al dialogo tra Luca Briasco e Andrea Fulgheri sul tema “I sognatori: Stephen King, Paul Auster, Cormac McCarty”.
Gli eventi di sabato 20 luglio cominceranno alle 18.45 con la presentazione di “Jump” (Il Maestrale), il nuovo romanzo di Angelo Mazza. Al suo fianco ci sarà il giornalista di La7 Marco Piccaluga. Alle 19.45, Daniele Congiu presenterà “Erano gli anni” (Arkadia) in conversazione con Alessandra Ghiani. Alle 20.45, Sara Bilotti parlerà del suo romanzo “La punizione” (HarperCollins) con Rossella Perra e Francesca Spanu. Alle 22.30, chiuderà la serata Massimo Carlotto con il suo nuovo romanzo “Trudy” (Einaudi). L’autore dialogherà con Francesca Spanu.
L’ultima serata del Festival, domenica 21 luglio, comincerà alle 19.00 con Vito Di Battista che presenterà “Il buon uso della distanza” (Collana Universale Gallucci) con Andrea Fulgheri.
Alle 20.00, Paolo Restuccia presenterà “Il sorriso di chi ha vinto” (Arkadia) con Fabio Marcello. Alle 21.00, Piergiorgio Pulixi porterà all’attenzione dei lettori “Per un’ora d’amore” (Rizzoli) in conversazione con Paolo De Angelis e Rossella Perra. Chiuderà la sesta edizione del Festival la festa a tema anni ’90.
Per quanto riguarda i laboratori Il 19 e il 20 luglio, nei locali di C’ENTRO in via Santa Croce, Luca Briasco terrà il laboratorio di scrittura “Il diavolo nel manoscritto: accorgimenti per chi si accosta alla scrittura”.
Antonio Caria
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Bellissima e sicilianissima, la prima quindicina metà del mese di luglio con i nostri consigli di lettura. Iniziamo con un amico che non dimenticheremo mai, un uomo che è oro ciò che scrive e come lo scrive. È giusto parlarne al presente perché Gianluca Vittorio non è mai morto. Giostre. Caleidoscopiche vite di G (Algra), è il suo libro postumo curato da Sara Gentile, che è sua madre, e dall’italianista Dario Stazzone, ed è il #librocopertina. Altra catanese in libreria è Roberta Castelli che torna, sempre con Frilli, con il nuovo giallo alle pendici dell’Etna Indagine sotto il vulcano, e si aggiudica il #librocontrocopertina. Pubblicato sempre dall’editore genovese è I delitti del castello. Il maresciallo Bonanno indaga a Villabosco del nisseno Roberto Mistretta, già in libreria da qualche settimana. Doppietta per NN Editore con Solvej Balle e il suo Il volume del tempo e Brian Panowich e il suo Nient’altro che ossa. Arkadia editore pubblica L’ultima parola l’hanno scritta prima di Ruggero Roggio, Oltre la porta socchiusa di Lucia Guida. Con Donne di tipo 1 di Roberta Casasole, Feltrinelli, Demoni del siciliano Lirio Abbate che ripercorre, per Rizzoli, il potere malato di Roma, e Abarat Vol.1 di Clive Barker edito da Fanucci, vi auguriamo un ottimo caldo di letture. Ritorno di grido anche per il presidente di Etnabook Cirino Cristaldi con Ousmanne Olman e per la blogger di MessinaToday Eliana Camaioni con Nostra Signora da Messina, ambedue in libreria grazie all’editore etneo Algra. Lunedì 15 luglio Armando Editore pubblica quattro volumi. Due hanno per tema i media, La TV senza la TV. La piazza globale attraverso il web di Maurizio Gianotti; e Social media: rivoluzione culturale o impoverimento sociale cognitivo? del siciliano Sebastiano Tanasi. I siculi Francesco Augello e Teresa Messina pubblicano un libro sulla violenza di genere mentre Vincenzo Mastronardi e Annasofia Gasperini parlano di errori giudiziari.
Titoli già in libreria
Cirino Cristaldi, Ousmanne Olman, Algra
2035, il mondo è sconvolto dai cambiamenti climatici. Il mare ha inghiottito il 14% delle terre emerse. Adesso il monopolio energetico globale è della Suntech e il giovane giornalista Ousmanne Olman è convinto che questi avvenimenti non siano casuali. Così, ha inizio un’incredibile sequenza di eventi che lo porteranno a conoscere la “verità”, tra azione, sangue e amore.
Eliana Camaioni, Nostra Signora da Messina, Algra
Il furto di una Madonna Nera di fattura antichissima dai sotterranei del Louvre sarà l’inizio di una delicata indagine che il Sovrintendente De Blanche affiderà ad Alianna Braschi, che di quel Museo è adesso direttrice, chiedendole il massimo riserbo e di non coinvolgere la polizia. Al posto della Madonna, un biglietto con una frase sibillina, scritto dalla stessa mano che ne lascerà uno identico al Museo di Messina, sulla scrivania della stanza che era stata di Alianna, che verrà ritrovata a soqquadro assieme al cadavere del custode, il giorno di Natale.
Ma a Messina l’inchiesta si apre d’ufficio, affidata all’Ispettore Michele Maggiori, ed è un evento che ad Alianna stravolgerà la vita: al pizzino e al cadavere del custode, infatti, si aggiungerà il ritrovamento di un taccuino espressamente lasciato lì per lei da una misteriosa donna bionda, che si rivelerà essere un documento di inestimabile valore: è il diario personale che Cervantes scrisse di suo pugno, durante la convalescenza messinese, che svela importanti e segretissime informazioni esoteriche sulla Grande Madre, sulla patrona della città e sugli assetti energetici dello Stretto.
Un taccuino che scotta, ricercato da nemici importanti e spietati, disposti a uccidere pur di impedire che quei segreti possano essere rivelati.
E per la prima volta, Alianna si ritroverà da sola: non c’è più, a indagare con lei, Marco Stagnoli, col quale si è salutata per sempre. Una dolorosa decisione presa di comune accordo cinque anni prima, che aveva causato il trasferimento a Parigi di Alianna e l’addio definitivo alla propria città.
Ma sarà grazie a Luca, conosciuto in crociera, e all’eclettica Lea, che Alianna troverà supporto: da Barcellona di Spagna a Bali, passando per i sotterranei della Sagrada Familia e l’arte iniziatica di Gaudì, Alianna sarà sul punto di perdere tutto, rischiando anche la vita, a causa di un passato che tornerà con prepotenza e di pericolosi avversari che la seguiranno ovunque vada.
Con un epilogo inaspettato, Nostra Signora da Messina chiude la trilogia iniziata con Nessun Dorma e proseguita con Portami con te, regalando ai lettori un finale a sorpresa, e una Messina tutta da scoprire.
Roberto Mistretta, I delitti del castello. Il maresciallo Bonanno indaga a Villabosco, Frilli
L’estate in Sicilia è sempre un affare caldo, pregno di sudore e degli improperi a cui costringe i suoi abitanti. Ma il maresciallo Bonanno quest’anno ha già pronta la soluzione perfetta: una lunga vacanza a Siculiana, a godersi sole, salmastro e tranquillità, accompagnato dalla sua fidanzata, la bellissima assistente sociale Rosalia, e la figlia Vanessa. Ma come al solito, il destino sembra metterci lo zampino, nella forma di una troupe cinematografica: nel castello di Villabosco, cittadina medievale sui Monti Sicani, si girerà Amore temerario, un film che porterà nelle sale cinematografiche la tragica storia d’amore della principessa Costanza e del prode Andrea andato a guerreggiare. Bonanno, in quanto comandante del Nucleo Operativo dell’Arma, è incaricato di garantire la sicurezza di tutta la troupe e specialmente della meravigliosa attrice protagonista, Tania Tanasi, da tutti conosciuta come la dea. Il maresciallo deve rinunciare alla sospirata villeggiatura a Siculiana, dove lo aspettavano Rosalia e Vanessa, in un momento molto delicato: l’assistente sociale infatti si ritrova alle prese con gravosi problemi familiari, su cui si allunga l’ombra di una forza oscura che da sempre tiene stretta in una morsa soffocante l’isola. Proprio quando le riprese sono ultimate e Bonanno può ricongiungersi con le sue donne, il telefono squilla nella notte e una mano assassina lascia una scia di sangue tra la troupe. Qualcuno, sottovoce, richiama vecchie truvatura e antiche leggende che ancora aleggiano nelle oscure sale del castello e non vogliono essere disvelate, ma lo sbirrume di Bonanno sa che le storie non uccidono, sono gli uomini a farlo. Ancora una volta però nulla è come appare e ogni omicidio ne porterà un altro. Sarà proprio nelle antiche sale del castello, ricche di storie e segreti, che si svolgerà la nuova indagine del maresciallo Bonanno che, affiancato dai suoi fidati aiutanti, il brigadiere capo Attilio Steppani e il carabiniere scelto Giovanpaolo Cacici, dovrà farsi strada tra una serie di delitti sempre più sanguinosi e personaggi il cui volto non è mai esattamente come appare.
Ruggero Roggio, L’ultima parola l’hanno scritta prima, Arkadia
Quali sono i ragionamenti che un uomo elabora incrociando gli sguardi di altre persone? E cosa potranno pensare, di lui, gli uomini e le donne che gli capita di scrutare nel profondo dell’animo? Quali possono essere le sintesi che nasceranno da spezzoni di vita così diversi? Nel suo cammino il protagonista entrerà in contatto con una varia umanità – il professore, il vecchio, la badante, la casalinga, l’immigrato – e di ognuno di loro si formerà un’immagine, una storia, magari assolutamente diversa da quella reale. A tutto questo si aggiungerà la vicenda umana di una ragazza cieca, incapace di dare un senso compiuto alla propria vita, sempre alla ricerca di un riscontro all’inestinguibile desiderio di una prospettiva che le porti felicità e stabilità. Nello scorrere delle pagine di questo romanzi a incastri, in cui si ritrovano i temi centrali dell’esistenza, si sovrappongono quadri stilistici ed emozioni, in una composizione non comune, capaci di dipingere un’atmosfera a tratti onirica e a volte sognatrice.
Clive Barker, Abarat, Fanucci
Clive Barker ci regala una storia sulla lotta tra bene e male, luce e oscurità, una battaglia epica piena di magia e avventura, un fantasy dalle tinte dark. Primo di una trilogia. “Abarat è una creazione intrigante, che merita di essere paragonata a Oz. Il regista e scrittore Clive Barker ha creato una fantasmagoria assoluta, governata dalla logica dei sogni… Con due sequel già annunciati, molti lettori, come Candy, vorranno ‘affidarsi a Mama Izabella’ per essere portati in un posto dove valga la pena di viaggiare.”
Scrive Kirkus sul School Library Journal: “Nonostante una calma tutt’altro che credibile, quasi soprannaturale, di fronte alle situazioni più bizzarre, Candy è un’ottima protagonista, che mostra forza, vulnerabilità e la mancanza della forzata spavalderia di alcune eroine avventurose. Questo primo libro della serie getta le basi per quella che sarà sicuramente un’avventura epica e avvincente”.
Roberta Casasole, Donne di tipo 1, Feltrinelli
«E poi ci siamo noi, le donne di Tipo 1, con Sindrome Premestruale Perenne. L’amore ci sussurra all’orecchio dolci parole e noi gli gridiamo che non c’è campo. Donne che non hanno sbalzi di umore, perché sono sempre di pessimo umore. Noi siamo le elette»
Giovanna J. Giò è una donna di straordinaria bellezza e micidiale crudeltà. Ritiene di essere affetta da Sindrome Premestruale Perenne di tipo 1, patologia che la porta a disprezzare chiunque. Se infatti le donne di tipo 3, per via degli estrogeni sono ben disposte nei confronti del genere umano e degli uomini in particolare, e le donne di tipo 2 tengono a bada il disordine ormonale con shopping compulsivo e pinte di prosecco, le donne di tipo 1 – ceppo al quale appartiene Giovanna – non hanno sbalzi di umore, perché sono sempre di pessimo umore. La loro è, per l’appunto, una sindrome premestruale perenne. A intervalli regolari, Giovanna scrive lettere infuocate all’Inps perché questa “malattia” venga riconosciuta come invalidante: in tal modo lei potrebbe ricevere un assegno mensile, trascorrere il tempo leggendo i capolavori incompresi della letteratura americana e lasciare il suo posto di dottoranda mal pagata in un’università romana. Giovanna ha infatti due nemici giurati: il mondo intero e il professor Enrico Mazzetti. A 78 anni suonati, Mazzetti non vuole mollare la cattedra malgrado non sappia distinguere Bukowski da John Fante, per il quale Giovanna nutre un amore incondizionato e a cui racconta dentro di sé i propri piani di distruzione e di rinascita.
Libro copertina (e prima nazionale), Giostre. Caleidoscopiche vite di G di Gianluca Vittorio, a cura di Sara Gentile e Dario Stazzone, Algra
Gianluca Vittorio era un gigante, di stazza fisica certamente ma di cultura soprattutto. Un uomo che amava la lettura e scriveva divinamente. Al talento di Vittorio, tre volte in antologie con Morellini, e una volta in solitaria con Algra e sempre con Morellini in un e-book, va il nostro ricordo. Ma non solo. Nel luglio 2016 Gianluca viene scelto da una popolare birra al fine di scrivere mini racconti da applicare nell’etichetta della bottiglia così da poter leggere durante un rinfresco.
“Giostre” è un volume postumo, curato dalla mamma di Gianluca, Sara Gentile che il 5 luglio per l’apertura del cartellone di “Battiati estate 2024” dialogherà con il giornalista e scrittore Giovanni Coppola, in anteprima nazionale. L’evento sarà seguito dal concerto del Sicily Latin Jazz Quintet.
Non diciamo “ciao”, per lo scrittore Gianluca Vittorio è sempre un arrivederci e vi omaggiamo il nostro blog di tre anni fa, quando Gianluca scomparve.
Libro controcopertina, Indagine sotto il vulcano di Roberta Castelli, Frilli
Nella vibrante atmosfera di una Catania vestita a festa, i fratelli Cannizzo, Luigi e Giovanni, decidono di andare a pesca e prendono il largo, con l’intento di rientrare in mattinata. La notte promette bene, il mare è calmo e il cielo sfoggia uno splendido tappeto di stelle. Tuttavia, il destino ha in serbo per loro un evento che gli cambierà irrimediabilmente la vita. Nel frattempo, Mariolina e Manfredi, afflitti dall’insonnia, optano per una lunga passeggiata che li conduce fino al porto. Proprio lì, rinvengono un uomo dal volto tumefatto che giace in bilico tra la vita e la morte. Non ha con sé documenti e il viso sfigurato lo rende irriconoscibile. Ma non è l’unico mistero che la notte si porta dietro. Luigi e Giovanni Cannizzo, infatti, non rientrano come previsto e di loro si perdono le tracce. L’indagine che segue cade sulle spalle dell’ispettore Nicola Romano, desideroso di risolvere il caso per dimostrare a tutti il suo valore; specialmente alla bella Adele, medico legale e appassionata amante. In cerca di aiuto, si rivolge a Manfredi che, affiancato da Mariolina, si impegna a fondo per scoprire la verità dietro lo strano ritrovamento e la sparizione dei due pescatori. Mentre i giorni passano e le certezze vacillano, i protagonisti vivono immersi in una storia che scuote le fondamenta delle loro esistenze. Catania, con la sua imponente bellezza, regala meraviglia a un’inquietante vicenda dalle tinte noir.
Le uscite di venerdì 5 luglio
Solvej Balle, Il volume del tempo, NN Editore
“Abbiamo parlato all’infinito, Henry D. e io. Perdiamo la voce, le nostre corde vocali si stancano, facciamo pause, ci separiamo, e quando ci rivediamo la conversazione può continuare. Non è necessario ripetere, perché nessuno di noi due dimentica tutto durante la notte”
Per Tara Selter è il 18 novembre da 1144 giorni. Tutto si resetta prima dell’alba, senza che nessun altro se ne accorga. Fino a quando Tara non incontra Henry D., bloccato come lei nel 18 novembre. Non è più sola, e questo la riempie di rinnovata speranza. I due vivono insieme per un periodo, poi si dividono per tornare dalle proprie famiglie di cui soffrono irrimediabilmente la mancanza. Ma per Tara vivere col marito Thomas è sempre più difficile, stargli accanto non vuol dire condividere davvero ciò che le sta succedendo e può solo acuire la nostalgia. Intanto, però, Tara riceve la visita inaspettata di altre persone come lei e la loro presenza la convince a guardare la rottura del tempo in modo diverso, e ad assumersi il compito di migliorare il mondo che sta cadendo a pezzi. Nel terzo capitolo della saga, Solvej Balle racconta l’incontro con l’altro, con gli altri, che può portare a inattesi cambi di prospettiva sulla vita. Perché forse un eterno presente non è una trappola ma un miracolo, un’occasione di conoscenza e salvezza, un’opportunità unica per compiere il bene.
Le uscite di martedì 9 luglio
Lirio Abbate, Demoni, Rizzoli
«La nostra storia, come tutte le storie che si rispettino, ha un protagonista e un avversario. Solo che in questo caso non ci sono eroi, sono tutti cattivi, tutti “brutti forte” – come li definisce Massimo Carminati. Sono demoni»
Roma brucia, potrebbe essere questo un titolo alternativo per l’inchiesta di Lirio Abbate sulla nuova mappa del potere criminale nella Capitale. Un incendio che cova da tempo sotto le ceneri di un equilibrio malavitoso complesso e precario, divampato sulle pagine di cronaca con l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, Diabolik, nell’agosto del 2019. A cinque anni di distanza, Abbate ricostruisce, carte alla mano, la dinamica dello scontro di potere che ha portato a quel «morto ammazzato», individua le forze in campo, dai nuovi e feroci clan albanesi alle storiche famiglie affiliate alla camorra che a Roma hanno un ruolo centrale da decenni. Così, passando al setaccio documenti processuali, intercettazioni telefoniche e ambientali, chat decriptate, emerge il quadro di un fronte criminale violento e spietato, alimentato da un fiume sempre in piena, quello del traffico di droga; un fronte che dispone di eserciti e falangi pronti a uccidere e torturare per segnare il territorio, vendicarsi, conquistare un posto al tavolo di chi comanda davvero. Tra vecchie e nuove conoscenze della storia criminale romana, Lirio Abbate, con la tenacia del cronista vecchia maniera e la vivacità del grande narratore, isola il fermo-immagine di una guerra in corso nelle strade della Capitale. Restituisce un nome e un volto ai protagonisti di questo scontro, ai demoni che infestano Roma.
Le uscite di venerdì 12 luglio
Lucia Guida, Oltre la porta socchiusa, Arkadia
Alice Bellucci, impiegata quarantenne single, viene coinvolta in un grave incidente automobilistico che le causa una perdita parziale della memoria. Quasi contemporaneamente viene licenziata così da essere costretta a ripensare completamente la propria vita. Al suo recupero psicofisico partecipano la sorella, il cognato e il nipote che diventano autentici punti di riferimento. E poi arrivano Carlo, affascinante e sfuggente, con cui intrattiene un’amicizia platonica destinata in breve tempo a esaurirsi, e Paride, imprigionato in un rapporto sentimentale disfunzionale con una donna impegnata e anche lui alla ricerca di un baricentro affettivo più stabile. Sebbene nessuno dei due desideri ulteriori coinvolgimenti emotivi, tra loro nasce una forte intesa. Ma le ambiguità che galleggiano sullo sfondo della relazione presto la inquinano irreversibilmente. Alice si ritrova ancora una volta sola e alla ricerca di una stabilità economica oltre che affettiva. Un romanzo sulla vita, sulla ricerca del proprio destino e della felicità in un mondo spesso contrario e nemico.
Brian Panowich, Nient’altro che ossa, NN Editore
«La vita quassù non è per tutti. Queste montagne? Questa terra? Non è solo roccia e suolo. È una cosa viva, che respira. E quando ha fame? Mangia la carne tenera e non lascia nient’altro che ossa. Figlio, ci sono ossa su tutta questa montagna, intorno a te, fino a dove riesci a vedere. Probabilmente sottoterra ci sono più ossa che vermi. Diavolo, persino quelli nati e cresciuti qui si ritrovano nelle fauci della bestia. È la vita»
Nelson “Nails” McKenna è solo un ragazzino quando, quasi senza volerlo, diventa uno scagnozzo di Gareth Burroughs, il temuto boss che alla fine degli anni Ottanta controlla il territorio di Bull Mountain. Dieci anni dopo, Nails aggredisce uno sconosciuto in un bar per soccorrere una ragazza. L’uomo muore, e ci sono troppi testimoni perché Nails possa scampare alla legge. Gareth quindi lo costringe a fuggire in Florida, per ricominciare da zero. Mentre viaggia verso un destino incerto, la storia di Nails si intreccia con quella di Dallas, la ragazza che ha difeso: come Bonnie e Clyde, i due scappano insieme, e lui riscopre in sé un sentimento che credeva perduto. Ma lasciarsi alle spalle Bull Mountain è impossibile: lo sa bene anche Clayton, figlio di Gareth, che parte in cerca dell’amico Nails nel timore che il padre lo abbia condannato a morte certa, sacrificandolo pur di conservare intatto il suo potere sulla montagna. Nient’altro che ossa è un romanzo dal ritmo serrato che racconta le origini del clan della famiglia Burroughs, già protagonista di Bull Mountain e Come leoni. Brian Panowich torna con un crime ricco di colpi di scena, e celebra la forza dei legami che si scelgono, quelli capaci di prevalere sul sangue, abbattere i pregiudizi e aprire la strada a una nuova libertà.
Le uscite di lunedì 15 luglio
Maurizio Gianotti, La tv senza la tv. La piazza globale attraverso il web, Armando Editore
La tv al tempo del web 2.0 racconta gli esperimenti che, a partire dai primi anni 2000, Maurizio Gianotti ha fatto per realizzare programmi televisivi in diretta attraverso il web. Per molto tempo c’è stata diffidenza. Poi con la pandemia c’è stato un grande cambiamento. Bloccati in casa dal lockdown molti, per continuare a realizzare programmi, si sono dovuti collegare dalle proprie abitazioni. È arrivata così la sinergia tra tv e web.
Sebastiano Tanasi, Social media: rivoluzione culturale o impoverimento sociale cognitivo?, Armando Editore
Nel testo viene indagata la realtà dell’informazione attraverso i social network analizzando l’evoluzione del fact checking ma mettendo in luce anche potenziali effetti collaterali della democrazia social. Il “lettore modello”, coincide totalmente con la sua controparte social? Più informazione si traduce necessariamente in più conoscenza?
Francesco Augello e Teresa Messina, Crisalide. Dentro la violenza di genere, Armando Editore
Un’indagine a tutto campo sul femminicidio, frutto della collaborazione di due autori che intrecciano analisi storica, giuridica, sociologica e psicologica. Con un approccio multidisciplinare, il volume svela le radici culturali e le dinamiche mentali della violenza di genere.
Vincenzo Mastronardi e Annasofia Gasperini, Errori e pregiudizi in ambito giudiziario, Armando Editore
Il libro, avvalendosi del contributo di molti magistrati (tra cui Luigi Lanza, Ferdinando Imposimato, Paola Di Nicola Travaglini, Alberto Cianfarini…) analizza gli errori di valutazione decisionale legati al pregiudizio e mira a far prendere consapevolezza di esso nell’attuazione di strategie di mediazione penale e di giustizia riparativa.
Salvatore Massimo Fazio
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Lo scrittore e gastronomo Giovanni Fancello e la giornalista Sara Chessa hanno pubblicato per Arcadia “Grazia Deledda e il Cibo. Da Omero ai giorni nostri”. La collaborazione è nata quasi per caso. Sara Chessa infatti era rimasta affascinata da libro “Durches” scritto da Fancello: “Ci siamo conosciuti e siaom diventati amici”, racconta il celebre gastronomo ai microfoni di Radiolina. L’opera, scritta a quattro mani, è frutto di un lavoro dettagliato sulla bibliografia di Grazia Deledda: “Abbiamo estrapolato tutte le citazioni di cibo e poi abbiamo cercato di assemblarla e di capire dove è stata la rivoluzione Deleddiana”.
Grazia Deledda e la cucina sarda
La Sardegna appare per la prima volta nella storia della gastronomia nazionale nel 1909, in un testo di un medico milanese, Vittorio Agnetti, che scrive una serie di ricette regionali italiane, tra cui sei ricette sarde. In realtà Grazia Deledda già nel 1891 descrive la cucina sarda: “Racconta di cibo e come trasformarlo”, spiega Fancello. La scrittrice sarda già prima del 1909 scrisse 17 ricette: “La cucina sarda era sconosciuta per chi non conosceva Grazia Deledda”, racconta Giovanni Fancello ai microfoni di Radiolina.
Grazia Deledda e il cibo
Perché da Omero? E’ Grazia Deledda che lo cita spesso. Osservando la Nuoro di fine 800, il Premio Nobel riconosce gesti omerici, come spiega il gastronomo ai microfoni di Radiolina. Nella prefazione Giovanni Fancello spiega come Grazia Deledda cita ricette del 1700-1600 a.c. babilonesi, come il sanguinaccio di pecora, che veniva realizzato dai babilonesi come avviene in Sardegna. La prima presentazione del libro “Grazia Deledda e il Cibo. Da Omero ai giorni nostri” si è svolta il giorno di San Giovanni ad Alghero, città dove Fancello vive. Prossimamente verranno programmate nuove date.
Giovanni Fancello: appuntamenti a Siddi
Il celebre gastromo sarà tra gli ospiti di Appetitosamente, il Festival Regionale del Buon Cibo in programma a Siddi il 27 e 28 luglio 2024: “Terrò una relazione sugli avanzi e su come possono essere riutilizzati per non buttare niente e poi un’altra sul gatò”, racconta Fancello, che ha spiegato come il celebre dolce sardo si scriva in diversi modi, anche a causa delle influenze piemontesi. Per quanto riguarda il cibo da riutilizzare, Fancello ha spiegato come nella cucina tradizionale sarda l’avanzo non esista: “E’ una cucina studiata per non far avanzare niente”.
Francesco Abate
Il link al podcast su Radiolina: https://tinyurl.com/4tjapxkz