I giorni pari di Maria Caterina Prezioso
Arkadia Editore, 2024 – Le storie di Sara e Silvana, segnate dalla guerra e dalle leggi razziali decretate da Mussolini, si intrecciano per crearne una sola, commovente e coinvolgente, nella Roma sconvolta dagli orrori del secondo conflitto mondiale. La vita di due giovane ragazze, Sara e Silvana, negli anni che seguirono l’emanazione delle leggi razziali fasciste e l’entrata in guerra dell’Italia è narrata nello straordinario I giorni pari (Arkadia Editore, 2024), ultimo lavoro della scrittrice Maria Caterina Prezioso, in questi giorni in tutte le librerie. Nata a Roma, l’autrice ha scritto per il teatro, ha pubblicato raccolte poetiche e diversi romanzi e collabora con la rivista Satisfiction. Il mondo affettivo e familiare di Sara e Silvana rimarrà sospeso negli anni tragici della fine del ventennio, e tra atrocità e morte le due giovani adolescenti scopriranno le loro identità negate e violate in un lungo viaggio verso il riconoscimento di sé stesse. I giorni pari è un libro che non lo si lascia se non alla fine; un racconto toccante che rimanda ai grandi temi narrativi di Elsa Morante e di Lia Levi.
Il romanzo si apre con l’8 dicembre 1940 nel ghetto ebraico di Roma, raccontando della famiglia di Sara e di quanto le loro vite fossero cambiate dopo le leggi razziali.
Dall’oggi al domani. Una strana inversione di marcia e all’improvviso eravamo poveri, brutti e per certi versi pure cattivi.
Hitler aveva invaso la Polonia ed era iniziata la Seconda Guerra mondiale, attribuendo la responsabilità del conflitto al giudaismo internazionale. Mancavano tre anni al rastrellamento nel ghetto con la tragica deportazione nei campi di sterminio; chi era potuto fuggire all’estero lo aveva già fatto prima, ora lasciare l’Italia era divenuto non solo difficile ma complicato.
Sara aveva appena quattordici anni quando era stata allontanata dalla scuola, il suo pianoforte venduto e il papà Gino, che a fatica dopo la spoliazione dei beni degli ebrei, riusciva ad avere la farmacia nel centro di Roma. Il pensiero frequente era solo quello di sfuggire alla SS e per farlo bisognava separarsi, nascondersi altrove.
Sara verrà ospitata in una famiglia bisognosa a Sperlonca, con quattro figli maschi da sfamare; “La guerra porta sempre miseria”. Un rifugio che le avrebbe salvato la vita.
Con una piccola valigia per non dare nell’occhio ebbe inizio il suo viaggio, mentre intorno nulla sarebbe stato più come prima.
Sono state compiute azioni orribili, ma ci sarà sempre qualcuno disposto a far finta che tutto questo non sia realmente accaduto.
Dall’altra parte della città, Silvana era tanto diversa da sua sorella Flora, un anno e poco più, ma prendeva dalla vita tutto quello che questa le offriva. Nei condomini in Val Melaina, la borgata di operai, artigiani e disoccupati edificata per volere di Mussolini, venivano ricercati i comunisti e gli ebrei. Il padre Domenico arrivava dalla Calabria e per molti era un ebreo per via del suo cognome; era stato in America ma senza aver fatto fortuna, e la nostalgia nel cuore lo riporta in patria per poi partire volontario allo scoppio della Prima Guerra mondiale.
Silvana, ridotta pelle e ossa senza un briciolo di fame, in quel dicembre del 1940 affronterà il suo primo viaggio verso l’ospedale, al Forlanini, il sanatorio di Roma, una vera cittadella indipendente, “una terra di mezzo, una terra tra la vita e la morte”. I numeri pari non sono stati propiziatori a una vita tranquilla e serena, e Sara e Silvana, l’una da proteggere, l’altra cagionevole, saranno l’una come l’altra sia pur così distanti nell’alternarsi delle loro vicende, tra gli amori, le situazioni familiari, la Resistenza, la ferocia nazista e Roma liberata, nei loro percorsi interiori nel sentire gli eventi drammatici della storia, nell’avere coraggio e mantenere viva la speranza.
Con la sua scrittura coscienziosa e sensibile, Maria Caterina Prezioso ci regala una storia che si intreccia e finisce col divenire una storia unica. Una trama che racconta le nostre ferite ancora sanguinanti, la vita di due giovani donne che sapranno coinvolgere e commuovere.
Teresa D’Aniello
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