Marco Patrone


Atlante della nostalgia – Marco Patrone

L’adolescenza e i suoi stravolgimenti, la scoperta del confine labile tra la vita vissuta e quella fortemente immaginata, l’età adulta fra rimpianti, occasioni perdute, recupero affatto sterile di ricordi: è in libreria in questi giorni Atlante della nostalgia, terzo libro di Marco Patrone, anche stavolta, come il precedente Kaiser, per i tipi di Arkadia. Mette le mani avanti, Patrone, noto curatore del blog Recensireilmondo, invitando il lettore a non sovrapporre le voci dei protagonisti dei suoi quattordici racconti alla sua figura: ma è innegabile che in buona parte dei racconti il protagonista porti il suo nome, Marco, o possegga qualche tratto che gli appartiene. Di questa presunta e giocata permeabilità tra chi scrive e chi agisce nelle pagine del libro, poco importa: molto più interessante, invece, è il risultato. I suoi protagonisti attraversano incertezze adolescenziali nel primo dei quattro atti di cui si compone la raccolta, tra sogni alcolici e pulsioni sessuali mal governate. Non ancora pronti alla vita, si ritrovano presto già adulti a dover affrontare situazioni più grandi di sé, quando le loro storie minime, personali, vanno a intrecciarsi con la Storia, trovandosi coinvolti nell’attentato al Bataclan. Nel momento in cui si insinua la consapevolezza che il tempo di certe illusioni è andato perduto, della loro caduta (un dentista può fare la rivoluzione?) avviene la scoperta di un mondo in cui agire è quasi impossibile e rimane la sola possibilità di essere agiti, adattandosi: emblematico è in questo senso La fabbrica e la città, molto facilmente il brano migliore della raccolta, ma vanno segnalati anche il programmaticamente intitolato Racconto morale e altri racconti a trama e finale multiplo, prove di metascrittura. Dopo due romanzi, il già citato Kaiser e Come una ballata di Tom Petty (Morellini), Marco Patrone sceglie stavolta il racconto breve che ben si adatta alla materia fluida, volatile dei suoi protagonisti, colti in un punto di arrivo che è solo temporaneo. C’è un tratto che li unisce tutti ed è la difficoltà e la malinconia del portarsi verso la vita adulta, dopo la leggerezza di un’adolescenza mai compresa nel momento in cui la si vive. Crescere e maturare implica interrompere sogni, amicizie fraterne, rapporti d’amore, progetti grandiosi e porta la nostalgia del bel titolo, che in questo libro si fa corrente sotterranea e collante, non esercizio di stile ma consapevolezza. Patrone, con una scrittura asciutta, essenziale ma estremamente attenta al dettaglio, ne fa uso accorto: nelle ultime pagine, quando la sensazione è che molto sia perduto, ci fa percepire, invece, che anche questa condizione è temporanea e trasfigurabile. E concede ai suoi protagonisti – e al lettore stesso – la possibilità di aprirsi ad altro.

 

Anna Vallerugo

 

Il link alla recensione su Gli Amanti dei Libri: https://bit.ly/3Hmua9c



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