Falcone, Abbadessa e Ardita, novembre con tripletta sicula in copertina
Le letture consigliate da Salvatore Massimo Fazio
Blog Numerose le sfumature colorate da leggere in questo grigio e piovoso novembre, iniziando da libro copertina – “Leuta” di Mario Falcone per Arkadia – e arrivando ai libri Controcopertina in ex aequo, ovvero “La suggeritrice” di Emanuela Ersilia Abbadessa per Neri Pozza e “Il coraggio del male” di Sebastiano Ardita, pubblicato da Bonfirraro. Tra gli attesissimi: Dario Stazzone, Paolo Di Orazio, Paolo Nori e Paolo Scardanelli
Con novembre il grigio del cielo si colora di libri, di genere diversi, seppur sembra che si associno tutti a un tema: l’imprevedibilità della vita. E da questo assunto (e ancora una volta stupisce la forza della scrittura di autori siciliani) partono Mario Falcone, autore di “Leuta” (Arkadia), libro copertina, mentre la controcopertina in ex aequo va a Emanuela Ersilia Abbadessa con “La suggeritrice” (Neri Pozza) e al magistrato Sebastiano Ardita con “Il coraggio del male” per Bonfirraro. Numerosi sono i volumi che vi consigliamo, tra questi anche qualche flashback ottobrino che abbiamo letto a rubrica chiusa lo scorso mese come “L’eco d’altri scritti” (Algra) di Dario Stazzone, volume in memoria di Vincenzo Consolo e “Il coraggio di Bradamante e altre storie” di Flavia Catena, pubblicato dalla panormita Kalós. Incuriosiscono dopo diversi anni il ritorno di Paolo Di Orazio, il poliartista romano, torna per D Editore; il nuovo di Paolo Nori per Mondadori; Luciana De Palma, con uno studio breve ma potentissimo “Virginia Woolf, le parole, il tempo, la visione”, per Qed e l’ormai affermatosi con Carbonio, enigmatico quanto forbito nuovo giallo di Paolo Scardanelli. Infine un plauso alla continuità di Armando, Arkadia, Iperborea e Oligo delle quali proponiamo, per CE, tre titoli di livelli eccellenti… ma non ci dilunghiamo, invitandovi a conoscere gli oltre trenta titoli scelti per le vostre letture novembrine.
Libro copertina, Leuta di Mario Falcone, Arkadia
Enrico Criaco, scrittore di successo, dopo cinquant’anni torna a Leuta, una piccola isola adagiata nella pancia del Mar Mediterraneo tra Malta e Lampedusa, dov’è nato e cresciuto. Enrico rientra per mettere in ordine la sua vita, ma soprattutto per riconnettersi con un doloroso passato che, appena diciottenne, lo ha costretto ad andare via portandosi dietro e ingarbugliando strada facendo i tanti nodi non ancora sciolti della sua esistenza. Convinto che Leuta può essere il suo buen retiro per gli anni che gli restano da vivere, Enrico gode dell’affetto di ciò che rimane della sua famiglia e degli amici ritrovati. Nonostante il successo che continua a riscuotere come scrittore, Enrico è un uomo stanco e disilluso in perenne conflitto con se stesso. La fatica di rimettere insieme i cocci di una vita di successi, errori, scelte sbagliate, rinunce, abiure e dolorose perdite, però, si scontra con una serie di eventi che imprimeranno ai suoi progetti iniziali una svolta non prevista che lo costringerà, ancora una volta, a fare i conti con l’imprevedibilità della vita. Il libro copertina esce venerdì 15 novembre.
Le uscite di mercoledì 13 novembre
Rán Flygenring Hjörleifur Hjartarson, Il libro segreto degli elfi d’Islanda, Iperborea
Racconti, illustrazioni, fumetti e disegni nascosti in un libro divertente e imprevedibile sul popolo delle fiabe della tradizione islandese: gli elfi
«Gli elfi sono esseri invisibili – nella maggior parte dei casi. Però possono farsi vedere, se gli va. Sanno assumere le sembianze di creature diverse e se gli prende il ghiribizzo sanno pure fingere di essere vostra madre, con i problemi che vi lasciamo immaginare. Noi, gli autori di questo volume, non li abbiamo mai visti.» Parte del folklore locale dal Medioevo ai giorni nostri, per gli islandesi gli elfi sono esseri sacri e leggendari da temere e venerare, ingraziarsi e soprattutto mai offendere o provocare: possono essere buoni e generosi o pericolosi e vendicativi, dimostrandosi sempre sui prodigi del cosiddetto «popolo nascosto»: amori poibiti favoriti da una mano invisibile, Natali finiti in tragedia, falci magiche, pecore scomparse nel nulla e uomini trasformati in balene. Progressisti su tematiche sociali e questioni di genere, gli elfi possono rivelarsi anche degli agguerriti ambientalisti: provateci voi a costruire una strada se loro si oppongono. Pescando dall’enorme patrimonio folklorico a disposizione e accostandovi pagine a fumetti, stralci di giornali inventati, illustrazioni a colori e figure nascoste in filigrana, Hjörleifur Hjartarson e Rán Flygenring raccontano con ironia e rigore filologico un fenomeno che chiunque voglia davvero capire l’Islanda, i suoi misteri e l’originalità della sua cultura non può ignorare. O forse sì, ma a suo rischio e pericolo.
Arndís Thorarinsdottir, Salto Mortale, Iperborea
Dall’Islanda una storia tenerissima e senza filtri di sfida e di crescita, con protagonisti un giovane ginnasta che insegue la perfezione e il suo fratellino autistico
Álfur è un ambizioso ginnasta di dodici anni che vive in Islanda. I suoi sogni sono partecipare alle Olimpiadi e andare in Sud America insieme al suo migliore amico Ragnar. Ma mentre Ragnar eccelle in tutto quel che fa e sembra avere una vita perfetta, Álfur è sempre insoddisfatto di sé e timoroso del giudizio degli altri. Quando la squadra di ginnastica è invitata in Brasile e lui ha paura di non superare le selezioni per partire, a suo fratello Eiki, che ha quasi quattro anni, viene diagnosticata una forma di autismo. Álfur non può e non vuole credere ai genitori: per lui sono loro a non capire il suo adorato fratellino e a farlo sentire ingiustamente «diverso». Trovandosi di colpo solo e incompreso ad affrontare tutte le sue insicurezze e ansie di perfezione, Álfur va a cercare in segreto la misteriosa zia Harpa, ex campionessa di ginnastica artistica che dopo una clamorosa caduta alle Olimpiadi ha tagliato i ponti con il mondo ed è sparita nel nulla. Toccante, irriverente e pieno di umanità, Salto mortale è il racconto di una delicata sfida famigliare e del legame tenero e profondo tra due fratelli. È una storia di crescita e scoperta sulle complessità della vita, sui limiti che tutti abbiamo, e sui salti mortali che non possono sempre riuscire perfettamente, ma da cui possiamo imparare a rialzarci.
AA. VV., The Passenger: Londra, Iperborea
Londra città aperta. È la sua forza e la sua maledizione. Aperta e cosmopolita, con una popolazione multietnica che la connette ai quattro angoli del pianeta; aperta agli affari e all’Europa, come insistono i suoi sindaci pre e post Brexit; e aperta ai flussi della finanza globale e agli investimenti immobiliari di miliardari felici di parcheggiare i loro soldi in una grande metropoli di lingua inglese, dove lo stato di diritto e leggi clementi garantiscono loro anonimato e sicurezza – per non parlare del glamour. E così le case più esclusive della città finiscono in mano a superricchi stranieri, i «solo» ricchi si accontentano di un gradino più basso, subentrando ai benestanti e spingendo sempre più in fuori tutti gli altri, in una reazione a catena che inasprisce una drammatica crisi abitativa dovuta alla carenza di alloggi: da decenni Londra attira nuovi abitanti, ma non costruisce le case per ospitarli. Il caro-affitti strangola non solo la popolazione a basso reddito, ma anche tutto quello che rendeva la città una vera capitale: gallerie, teatri, locali, ristoranti. E poi ci sono gli choc esterni, il triplice colpo di crisi finanziaria, Brexit e pandemia che avrebbe abbattuto qualsiasi città, ma che per Londra, centro di scambi e commerci, punto di incontro dell’umanità, è stato un affronto personale, ad civitatem. Eppure Londra sopravvive e, in angoli inaspettati della sua vastità, lontano dal richiamo turistico di Buckingham palace, fiorisce: nelle comunità sudasiatiche a due passi da Heathrow, dove seconde, terze generazioni creano generi musicali che diventano globali; nei campi di calcio della Londra Sud nigeriana, dove crescono i talenti della nazionale inglese; nelle gallerie che nascono in zone periferiche, dove artisti un tempo poco considerati vengono riscoperti e rivalutati; nei ristoranti fuori dai confini porosi del centro, dove mescolanze e combinazioni inedite vengono testate prima di diventare nuove tendenze. E nell’eterna girandola di quartieri che si atrofizzano di gentrificazione (una parola, se non un fenomeno, inventata a Londra e per Londra) e altri che diventano insospettabili centri di creatività, Londra respinge e accoglie, cambia e si trasforma. E, fedele a se stessa, rimane aperta.
Luca Giommoni, Nero. Il complotto dei complotti, effequ
Nero è un giovane disoccupato ed esperto di complotti che cerca di superare le distorsioni del presente. Nel farlo deve affrontare le difficoltà poste dagli organi di controllo burocratici, i quali preservano la disuguaglianza sociale e nascondono l’orrore. Riuscirà Nero, rappresentante di chi si ritrova ingabbiato in un lavoro inutile e in ambizioni performative, a prendere consapevolezza dell’ironia del proprio destino?
Marco Panella, Io sono Elettra, Rai Libri
La storia d’amore mai raccontata tra Guglielmo Marconi e la sua nave, il nuovo romanzo di Marco Panella, che accende una luce su una relazione inedita, intima e profonda tra l’inventore della radio e il panfilo Elettra, la sua amata compagna di viaggio e sperimentazione. Dalla costa livornese fino alle traversate oceaniche, Panella racconta la passione di Marconi per il mare e il suo legame speciale con la nave Elettra, da lui rinominata e trasformata in uno strumento di ricerca e innovazione. “Io sono Elettra” è una storia di intuizioni pionieristiche, conquiste scientifiche e la ricerca di una compagna d’avventura, con l’Elettra che assume la veste di una presenza viva e vibrante, essenziale per le scoperte di Marconi e per i viaggi che hanno segnato il progresso delle telecomunicazioni mondiali. Nel 1919, quando Guglielmo Marconi – ormai figura di spicco della scienza e dell’imprenditoria internazionale – incrocia per la prima volta lo sguardo sul panfilo Rovenska, è un colpo di fulmine. La rinomina Elettra e da quel momento la sua vita sarà per sempre intrecciata alla nave, compagna di imprese storiche come la prima trasmissione radiofonica transoceanica. Attraverso uno stile coinvolgente e poetico, Marco Panella ci conduce in un viaggio emozionante nella vita del celebre inventore, esplorando le tappe della sua affermazione e i momenti di intimità e solitudine, con il mare come sfondo e l’Elettra come fedele alleata.
Le uscite di giovedì 14 novembre
Paolo Di Orazio, Nuovi delitti, D Editore
A35 anni dalla pubblicazione di “Primi delitti”, libro cult dello splatterpunk, Paolo Di Orazio torna in libreria con il seguito della raccolta che sconvolse la società al punto da catturare l’attenzione della politica e causare un’interrogazione parlamentare. In questo nuovo libro, Di Orazio riprende i suoi demoni bambini e li proietta nella sfera adulta, ampliando i temi sconvolgenti della prima raccolta e indagando la perversione e il male.
Le uscite di venerdì 15 novembre
Rebecca Harding Davis, Una legge tutta sua, Bibliotheka edizioni
L’inizio è all’apparenza quello di un romanzo gotico, con una seduta spiritica ben presto smascherata. Segue un intermezzo con quadri di genere che combinano curiosamente realismo e aspetti quasi idilliaci. Lo sviluppo successivo ricorda invece il popolare romanzo d’appendice, con sorprendenti colpi di scena. In questa trama così articolata si inseriscono motivi di ordine etico e sociale, per esempio la consuetudine di porre forti limiti alla personalità giuridica della donna sposata, che non può disporre dei propri mezzi economici perché affidati legalmente al marito.
Il carattere proto-femminista del romanzo, pubblicato nel 1878, ha come protagonista la giovane Jane Swendon, dotata di un senso di giustizia superiore alle convenzioni sociali. La storia anticipa di diversi decenni alcune idee espresse dal cinema progressista degli anni ’30 e ’40 del Novecento. Si pensi ai film di Frank Capra È arrivata la felicità, Mr. Smith va a Washington o Arriva John Doe, in cui l’onesta semplicità della gente di provincia viene contrapposta alla vacuità dell’élite sociale e intellettuale delle grandi città e alla corruzione della politica. Antesignana del realismo americano, pur nella permanenza di elementi dell’eredità romantica, Rebecca Harding Davis è stata riscoperta negli anni ‘70 dalla scrittrice femminista Tillie Olsen, che ha messo in luce il valore letterario e il significato sociale delle sue opere. Il suo racconto più noto è Life in the Iron-Mills, pubblicato nel 1861 in The Atlantic Monthly e apprezzato da Louisa May Alcott e Ralph Waldo Emerson. I temi ricorrenti della scrittrice sono le questioni sociali e politiche del suo tempo, la guerra civile americana, la questione razziale, la classe operaia e la condizione delle donne.
Tove Ditlevsen, Trilogia di Copenaghen: Infanzia-Gioventù-Dipendenza, Fazi
Oggi considerata un’antesignana di scrittrici quali Annie Ernaux e Joan Didion, Tove Ditlevsen come loro è riuscita a rendere la sua vita un’opera d’arte, trasformando il personale in universale e rivelandoci sempre qualcosa di noi mentre, con una chiarezza e una sincerità cristalline, racconta di sé. La piccola Tove vive con i genitori e il fratello in un quartiere operaio di Copenaghen; non desidera altro che scrivere poesie, ma il padre è convinto che le donne non possano essere scrittrici. È in questa fase che germoglia in lei la sensazione di trovarsi fuori posto che l’accompagnerà per tutta la vita. Abbandonata la scuola molto presto, a quattordici anni Tove compie i primi passi nel mondo del lavoro e assaggia finalmente un’agognata libertà, che porta con sé nuove amicizie e i primi maldestri incontri con gli uomini. Ma lei ha fame di poesia, di amore, di vita vera. E la vita vera comincia: a vent’anni Tove è già una poetessa conosciuta, sta scrivendo il suo primo romanzo ed è la moglie di un editore più grande di lei. Non ha idea di quante battaglie ancora l’aspettino. Tove Ditlevsen, tra le voci più importanti della letteratura danese del ventesimo secolo, in quest’opera autobiografica racconta la storia di una vita tormentata, costantemente segnata dalla tensione tra la vocazione di scrittrice e il suo ruolo di figlia, moglie e madre. Impeccabile ritrattista di una femminilità punteggiata di chiaroscuri, ci ha generosamente aperto le porte delle molte stanze da lei abitate negli anni, lasciandoci pagine indimenticabili, destinate a restare. Prefazione di Claudia Durastanti.
Ezio Sinigaglia, AcroBatiCa, Déclic
Una serie di racconti alfabetici che narrano le vicende più disparate e da cui emerge l’abilità dell’autore di destreggiarsi stilisticamente tra i vincoli di forma autoimposti. AcroBatiCa è un gioco di lingua tra sensualità e ironia.
Giorgio Manganelli, Il gatto di casa è un agente d’altri mondi. Nei territori del mito moderno, Graphe.it
Chi conosce Giorgio Manganelli solo dalle sue opere più note farà una piacevole scoperta incontrandolo come giornalista. Nel volume sono raccolti in ordine cronologico circa quaranta articoli usciti sul Giorno, il Corriere della Sera, il Messaggero e altre testate dal 1973 al 1990, anno della morte. Un filo conduttore esiste, benché forse non sia stato frutto di un progetto preordinato: il fantastico nel quotidiano, l’UFO a Milano, le «cose magiche che agiscono fra noi». Questo libro può essere consultato come l’enciclopedia di un pantheon che non ha ancora perso smalto, un saggio di buona letteratura o – soprattutto – per ricavarne un momento di puro godimento intellettuale. I titoli dei contributi da soli valgono la lettura. Si potrebbe affermare: un caso quasi unico di libro che appaga anche solo col sommario. Molti sono i varchi tramite cui entrare nel mondo letterario del poligrafo Giorgio Manganelli, detto anche Manga da chi ne è cordialmente sedotto. Potremo assumerlo come romanziere sperimentale o cronachista odeporico, apprezzarlo come critico o esperto di letteratura anglo-americana, identificarlo come curatore o traduttore, analizzare i suoi giudizi di consulente editoriale o beneficiare dei suoi arguti corsivi. Ebbene: colui che i molti maggiormente ammirano è proprio l’autore di corsivi, vale a dire gli articoli dedicati ad argomenti di attualità o problemi artistico-letterari, spesso redatti con piglio polemico, altre volte con stile di più leggera ma graffiante ironia. La ragione va ricercata nel fatto che Manga vi si trova a proprio agio, come se gli tornasse spontaneo generare il flusso di fantasia analogica e i singolari conflitti semantici che li guarniscono, facendo dei corsivi minuscole ma inappuntabili beffe. (Dall’introduzione di Antonio Castronuovo)
Stefania Colafranceschi, Maria e le levatrici. Percorsi iconografici natalizi tra Oriente e Occidente, Graphe.it
Per comprendere una cultura, non c’è via più diretta delle immagini che ci ha trasmesso. Che cosa ci rivela la rappresentazione della Vergine, secolo dopo secolo, ritratta nel momento in cui dà alla luce Gesù? Quali fonti hanno marcato le fasi della sua evoluzione rappresentativa, insieme alle varianti più significative? L’Autrice ripercorre l’iconografia antica fino ai giorni nostri, analizzandola tanto dal punto di vista dogmatico (la postura, la presenza di elementi simbolici) quanto sul piano storico, come specchio della percezione del mistero della maternità nel tempo, incrociando l’arte con le fonti testuali, facendo ricorso quindi a testimonianze interdisciplinari frutto di un’ampia ricerca. Accanto alla figura di Maria, un archetipo che attraversa l’arte degli ultimi duemila anni, vengono prese in esame le altre presenze femminili, espressive della cura del Bambino nel giorno della sua nascita. Corredato da una ricca bibliografia e un corposo apparato di note, questo secondo volume della collana fa seguito all’analogo studio dedicato al ruolo di san Giuseppe nell’iconografia natalizia. Un’occasione di riflessione inedita sui significati del Natale, per arricchire il proprio percorso culturale e spirituale, e offrire ad altri la stessa opportunità.
Le uscite di mercoledì 20 novembre
Giovana Madalosso, La suite, edizioni e/o
Èuna mattina apparentemente normale quando Maju, una tata, sale su un autobus con Cora, la bambina di cui si prende cura, e scompare. Il rapimento, un atto tanto impulsivo quanto estremo, innesca una catena di eventi che sconvolgeranno ogni aspetto della vita di chi la circonda. Il rapimento non nasce da una premeditazione, ma da una combinazione di frustrazione e desiderio di liberazione dalle gabbie invisibili in cui sente di essere intrappolata. Fernanda, la madre di Cora, è una dirigente di successo, frustrata perfezionista, talmente presa dalla sua crisi personale che inizialmente non si accorge della scomparsa della figlia. Il suo matrimonio con il marito, Henrique, è teso e lei trova conforto in una relazione extraconiugale, allontanandosi ulteriormente dalla famiglia. Henrique, apparentemente presente ma emotivamente distante viene sopraffatto dalla complessità della loro vita domestica e rimane emotivamente alienato. Mentre Maju naviga per le strade di San Paolo con Cora, l’“armata bianca” di tate, termine coniato da Fernanda, sembra osservare ogni sua mossa, aumentando il suo senso di paranoia e di urgenza. La narrazione di Madalosso scava in profondità nella psiche umana, esaminando i temi del senso di colpa materno, delle aspettative della società e della ricerca dell’identità personale. Ricco e stratificato, La suite è un racconto struggente e avvincente che cattura l’essenza della vita urbana moderna e cosa sono disposte a fare le persone per recuperare un senso di controllo e di significato nella loro vita.
Le uscite di giovedì 21 novembre
Tsitsi Dagarembga, Nevrosi, Pidgin
Nevrosi racconta la vita in un villaggio rurale della Rhodesia, corrispondente all’attuale Zimbabwe, dal punto di vista di una bambina che sogna di emanciparsene. È un romanzo che esplora la sottomissione nelle sue diverse forme (razziale, di genere, di classe) e la nevrosi della condizione postcoloniale. Nevrosi, oltre a essere un classico della letteratura africana, è stato inserito nel 2018 dalla BBC tra i 100 libri che hanno plasmato il mondo, oltre a essere stato consigliato da Doris Lessing. Traduzione di Stefano Pirone.
Le uscite di venerdì 22 novembre
“Lucy”, Legami, Add editore
Dalla collaborazione tra add editore e “Lucy” – la rivista letteraria dedicata alla cultura, all’arte e all’attualità, fondata e diretta da Nicola Lagioia – nasce «Legami», dedicata al tema delle relazioni. In questo primo numero troviamo articoli, rubriche, infografiche, reportage fotografici nonché testi, fra gli altri, di Annie Ernaux, Nicola Lagioia, Antonella Lattanzi e Christian Raimo. La rivista uscirà due volte l’anno, a maggio e a dicembre.
Annie Ernaux e Rose-Marie Lagrave, Una conversazione, Oligo
Una conversazione intima tra il premio Nobel 2022 Annie Ernaux e la sociologa Rose-Marie Lagrave, in cui le due ripercorrono le proprie esperienze personali richiamando i punti in comune: della stessa generazione, entrambe sono originarie della Normandia e provenienti da una famiglia modesta, hanno visto nell’istruzione un primo strumento di ascesa sociale. Questa lettura è un’occasione per addentrarsi ulteriormente nell’opera di Ernaux attraverso la lente sociologica propria di Lagrave, a conferma anche dello stretto rapporto tra le due discipline.
Le uscite di lunedì 25 novembre
Giulio Milani, Codice Canalini. Ingrate patrie lettere!, Transeuropa
Un libro che è una commistione di memoir, pamphlet, manuale e biografia incentrato sulla figura di Massimo Canalini, fondatore e editore di Transeuropa, casa editrice che contribuì a lanciare diversi giovani autori, con la sua visione unica dell’arte e della letteratura.
Stephen Buetow, Domenico Bove, Rocco Mario Bove, La cura della solitudine, Armando
Questo libro innovativo fornisce una nuova analisi concettuale della solitudine, una condizione associata a gravi conseguenze per la salute, tra cui l’aumento della morbilità e la morte precoce. Sostenendo che la connessione sociale non è l’unica risposta, esplora i percorsi per trasformare la solitudine in una sana capacità di star soli. La prima parte del libro attinge alle discipline umanistiche e artistiche, tra cui la psicologia, la filosofia e la letteratura, per analizzare il problema comune e potenzialmente grave della solitudine. La seconda parte del libro analizza come l’assistenza sanitaria centrata sulla persona possa aiutare le persone a trasformare la solitudine in una condizione sana. Questo libro stimolante offre a studenti, medici e operatori di diversi settori dell’assistenza sanitaria e sociale un nuovo modo di pensare, ricercare e praticare con le persone sole.
Vincenza Palmieri, Eleonora Grimaldi e Francesco Miraglia, I Malamente. Le nuove marginalità. Ragazzi messi alla prova, Armando
Cosa si può e si deve fare per evitare il ricorso incondizionato alle case famiglia, l’accanimento diagnostico e per impedire che ai giovani a rischio vengano somministrate terapie psicofarmacologiche spesso non necessarie? Il libro dà uno spaccato esaustivo della legislazione inerente i giovani che vengono inquadrati dalla società come rei o malati. I “Malamente” sono ragazzi fuori dai margini dell’ascolto, allontanati da una scuola che rinuncia ad attivare un adeguato recupero didattico mirato, costretti o decisi ad avviarsi verso una carriera di devianza prima e di malattia dopo.
Fabrizio Peronaci, Alberica Filo Della Torre: uno scandalo italiano. Il figlio della contessa e la malagiustizia, Armando
Una contessa strangolata nella sua villa, un assassino scaltro e imprendibile, i gioielli scomparsi e uno 007 sulla scena del crimine. Fu il delitto-show che segnò un’epoca, noto come “giallo dell’Olgiata”, il comprensorio extralusso alla periferia nord di Roma dove il 10 luglio 1991 fu uccisa la contessa Alberica Filo della Torre, moglie di un affermato costruttore. Un terzo di secolo dopo Manfredi Mattei, primogenito della nobildonna, affida il suo j’accuse alla penna del giornalista investigativo Fabrizio Peronaci. Una galleria degli orrori ambientata ai tempi di Tangentopoli e scandita da errori nelle indagini, protagonismo degli inquirenti, spreco di denaro pubblico e innocenti messi alla gogna. Avvincente come un romanzo e circostanziato come un dossier-denuncia, questo libro evidenzia le distorsioni del sistema giudiziario e impone una seria autocritica al mondo dell’informazione.
Le uscite di martedì 26 novembre
Isabella Lucy Bird, In viaggio sulle montagne rocciose 1873, Lorenzo de’ Medici Press
In edizione integrale, il diario di viaggio che Isabella Bird scrisse durante un lungo percorso a cavallo che la portò ad attraversare le Montagne Rocciose nel 1873. Il coraggio di una grande esploratrice che seppe mostrare alle donne dell’Ottocento una via verso l’emancipazione che coniugava amore per la natura, orizzonti inesplorati e passione per l’umanità. Costruito attraverso le lettere inviate alla sorella, il diario di Isabella Bird rappresenta un documento unico, attraverso l’occhio femminile, sulla rude vita della frontiera negli Stati Uniti dell’Ottocento, fra paesaggi mozzafiato, animali feroci e personaggi pittoreschi. Allo stesso tempo, il racconto di Bird è godibile anche come un pregiato romanzo dell’epoca Vittoriana, con tutta la capacità di osservazione di una notevole scrittrice.
Le uscite di giovedì 28 novembre
Thomas Browne, Il curioso bestiario di Sir Thomas Browne, WoM Edizioni
Browne, acuto osservatore della realtà, reinterpreta misteriosamente gli «animali fantastici» – tra i quali il basilisco, la fenice, la salamandra – delle leggende urbane e rurali del XVII secolo con l’arguzia e l’umorismo che lo contraddistinguono. Le incisioni sono a opera di Leonardo Marenghi.
Le uscite di venerdì 29 novembre
Luciana De Palma, Virginia Woolf, le parole, il tempo, la visione, Qed
Virginia Woolf ha rivoluzionato in maniera unica e straordinaria il modo di intendere e praticare la scrittura. Stravolgendo a ogni nuovo romanzo le precedenti soluzioni stilistiche, la scrittrice inglese ha continuato a sfidare le convenzioni letterarie in cerca di un punto di congiunzione quanto più possibile solido e onesto tra la realtà vissuta e quella raccontata. In queste pagine, attraverso la lettura critica di tre suoi romanzi significativi, si tenta di portare alla luce l’evoluzione della parola che nell’opera di Virginia Woolf da iniziale strumento espressivo diventa luogo di rivoluzione e scoperta e infine prospettiva di visioni ampie e complesse in cui l’esistenza, fluida e magmatica, possa essere colta nella sua dinamica essenza.
Maria Caterina Prezioso, I giorni pari, Arkadia
Italia 1940-1955. Sara e Silvana, una specchio dell’altra. Due storie che si alternano per poi forse incontrarsi solo anni dopo. Anni vissuti l’una all’insaputa dell’altra. Anni feroci in Italia e nel mondo. Quelli del fascismo, della Seconda guerra mondiale, della sconfitta e della rinascita. Nel mezzo una Nazione allo sbando. Sara è una ragazzina ebrea che, scampata alla Shoà, troverà rifugio nel piccolo borgo di Sperlonga. Silvana, invece, è una ragazzina di Val Melaina, una borgata di Roma, immersa in una giovinezza delicata e povera che la porterà al Forlanini, il Sanatorio di Roma, luogo in cui tenterà di sopravvivere e diventare una donna. Attraverso le loro voci conosceremo gli altri personaggi, alcuni realmente esistiti altri di fantasia, le rispettive famiglie, le avventure di una stagione, la giovinezza vissuta nel periodo della guerra e gli accadimenti del periodo successivo. Come al cinema scorreranno i titoli di coda che racconteranno quale sia stato il destino di ciascuno dei protagonisti, quelli che ce l’hanno fatta e quelli che si sono arresi. Dalle loro voci ascolteremo uno spaccato di quegli anni, di un’intera stagione che, per quanto si voglia provare a dimenticare, ritorna spesso con un’attualità sconcertante.
Luca Fassina, Gusto/Disgusto. Il cibo diventa cult: dal Cinema alla tavola, Oligo
Dalla prefazione dell’autore Luca Fassina: “Esistono innumerevoli film in cui si parla di cibo, spesso utilizzato in modo grottesco per suscitare forti emozioni, così che molte scene sono diventate i simboli di altrettante pellicole. Da Alberto Sordi col suo celeberrimo «Maccherone mi hai provocato e io te distruggo» (“Un americano a Roma”), a Paolo Villaggio che addenta un ustionante pomodorino – «E questo me lo pappo io» (“Il secondo tragico Fantozzi”) – fino a Tom Hanks che ripete come fosse un ritornello «La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita» (“Forrest Gump”). Il modo di mostrare il cibo nei film cambia a seconda dei contesti sociali e storici, ma alcuni tratti restano comuni in quanto universali. Questo libro non ha la pretesa di essere un’enciclopedia del cinema food-oriented, ma vuole incuriosire il lettore esplorando l’argomento da diversi punti di vista e riproponendo le ricette più famose apparse sul grande schermo. In questo scritto parlo di come il cibo sia un protagonista utile, se non necessario, alla narrazione cinematografica. Fonte di gioia, estasi o rappresentazione del grottesco, tanto nell’abuso quanto nella sua mancanza, vedremo come il cinema abbia utilizzato il cibo per coinvolgere lo spettatore nella narrazione, a volte sino a disgustarlo. Il panorama è vastissimo e, dovendo compiere delle – dolorose – scelte, ho cercato di estrapolare gli aspetti più iconici, quelli per me maggiormente significativi. Nelle pagine che seguiranno, potrebbe venirvi l’acquolina in bocca, in altre potreste non aver voglia di continuare a leggere, ma comunque preparatevi a gustare i migliori momenti del cibo sul grande e piccolo schermo”.
Libro Controcopertina 1/ La suggeritrice di Emanuela Ersilia Abbadessa, Neri Pozza
Palermo, 1955. Ormai infranto il sogno di diventare una solista, la vita di Franca scorre sempre uguale. Il suo lavoro è accompagnare al pianoforte le alunne di una scuola di danza diretta da un’ex étoile russa, e le note, che potrebbero uscire piene di senso dalle sue dita esperte, sono ridotte lì a semplice ritmo martellante, stancamente ripetuto. Soltanto a sera, nella sua stanza, Franca si riappropria della musica, di ogni sussurro, di ogni languore di cui la sua esistenza è priva. Poi, un giorno, nella scuola di Madame entra una giovane che pare un giunco, flessibile quanto gracile, la pelle diafana che somiglia alla porcellana. E quando le mani di Franca iniziano a muoversi sulla tastiera, quel corpo prende vita, si libra in volo, le braccia sono ali, i piedi non emettono suono al contatto con la terra, il movimento nasconde e sublima la fatica. La ragazza, Cristiana, diventa cigno, e Franca ne resta incantata. In breve tra le due si crea un legame strettissimo: Cristiana adora Franca, e Franca nel prendersi cura di quella creatura dal talento straordinario, nel suggerirle la via fra gli scogli della vita, trova una luce che non l’ha mai sfiorata prima. L’amicizia fra le due donne è limpida, senza segreti, fino al giorno in cui Carlo, professore di Storia e appassionato d’opera, irrompe in quell’equilibrio. E sarà Franca, ancora, a trovare le parole giuste per la competizione che si insinua tra loro. Una competizione a cui Cristiana non sa neppure di partecipare. Con La suggeritrice, Emanuela E. Abbadessa torna in libreria con una storia piena di grazia, che racconta la fatica e lo splendore dell’amicizia, lo sforzo luminoso di rinascere come sé stessi. Il libro è in vendita dal 5 novembre
Libro Controcopertina 2/ Il coraggio del male di Sebastiano Ardita, Bonfirraro
“Il coraggio del male” è un romanzo avvincente che si immerge nelle dinamiche complesse e affascinanti del mondo giovanile italiano durante un periodo storico cruciale, in un’Italia degli anni ’80, segnata dalle rivolte terroristiche, dalla trasformazione degli agenti di Custodia in Polizia penitenziaria e dalla crescente influenza della mafia sulle istituzioni. Stella, una giovane donna in bilico tra la ribellione e il terrorismo, incarna la lotta contro un sistema che percepisce come oppressivo e ingiusto. Dinnanzi a lei, Domenico, un agente di custodia che vive una pressione costante tra il suo dovere istituzionale e il sentimento nascente per Stella. I due protagonisti rappresentano il cuore pulsante di una storia in cui le loro scelte si intrecciano con le dinamiche di potere, corruzione e giustizia. In un crescendo di tensioni personali e politiche, Stella e Domenico si trovano a lottare su fronti opposti, legati da un destino che li porta a confrontarsi con la propria identità e le proprie paure più profonde. Mentre le rivolte esplodono e la mafia stringe la sua morsa sulle istituzioni, i protagonisti affrontano scelte impossibili, in bilico tra il tradimento di se stessi e il desiderio di libertà. Con uno stile incisivo e coinvolgente, Sebastiano Ardita ci offre una panoramica sulla triste realtà dei reclusi e il difficile equilibrio tra lo Stato, la mafia e il sistema carcerario. Il romanzo svela le complessità del rapporto tra legge e ribellione, mostrando quanto sia sottile il confine tra il bene e il male. Attraverso una narrazione che non lascia respiro, il lettore è trascinato in un crescendo di colpi di scena e dilemmi morali che mettono a dura prova l’integrità dei personaggi. In un’epoca in cui le rivolte e la questione penitenziaria tornano al centro dell’attenzione pubblica, Il coraggio del male offre un’opportunità unica per esplorare da vicino un mondo complesso, fatto di sofferenza, coraggio e scelte drammatiche. È un invito a riflettere sul significato della giustizia e del potere, in un contesto dove spesso i valori si confondono. «Il vero coraggio non è non temere il male, ma affrontarlo quando sembra invincibile». Il libro sarà in vendita da venerdì 15 novembre
Sugli scaffali, i titoli già in libreria
Paolo Scardanelli, Belletti e il lupo, Carbonio
Milano, gennaio 1982. Una fitta nebbia, insieme al fumo del suo immancabile mezzo sigaro, avvolge il commissario Belletti intento a ispezionare la scena di un crimine avvenuto nella notte: un palazzo in costruzione in un’area isolata e senza alcuna attrattiva dalle parti di corso Lodi, dove l’operaio trentaquattrenne Andrea Costa è volato giù dal decimo piano. Non si tratta, però, di un incidente sul lavoro, la vittima “c’ha un buco nella schiena… L’hanno sparato”, ha specificato subito l’appuntato scelto Anastasi Pietro. I conti non tornano quando emerge che il Costa, pur essendo un eccellente carpentiere metallico dal lauto stipendio, conduceva una vita modestissima: si spostava su un’auto decrepita e malandata e pranzava sempre con la schiscetta preparata dalla remissiva moglie che faceva vivere al limite della sussistenza. Ricchezza esibita e lusso smodato marcano, invece, il brutale assassinio della promettente modella Loredana Talarico, trovata morta in un residence nell’elegante e centralissima zona di Porta Nuova, qualche giorno dopo il fattaccio del cantiere. I casi s’incrociano e sovrappongono; casi di gente povera e anonima che uccide per poche lire e molto rancore, e casi di gente facoltosa e influente che non fa differenza tra auto sportive, champagne pregiati e esseri umani, capace di comprare tutto, anche la Giustizia stessa.
Dritëro Agolli, Ascesa e caduta del compagno Zylo, Bibliotheka Edizioni
“Ascesa e caduta del compagno Zylo” è un romanzo satirico scritto da Dritëro Agolli che ha come soggetto principale l’incompetenza dei funzionari di una dittatura comunista. Gli incompetenti e vanesi funzionari della dittatura albanese ai tempi di Enver Hoxha vengono raccontati attraverso gli occhi di Demka, un uomo che ha rinunciato al sogno di diventare scrittore per guadagnarsi da vivere scrivendo report e brillanti discorsi per i dirigenti di spicco del partito. È questo il filo conduttore di Ascesa e caduta del compagno Zylo, il capolavoro dello scrittore albanese Dritëro Agolli presentato per la prima volta nella sua versione integrale, nella nuova traduzione di Julian Zhara e con un testo in appendice che ricostruisce la storia del testo e delle censure che ha subito. Il personaggio del titolo, Zylo, è il capo di Demka, rappresenta l’archetipo del burocrate comunista incapace e vanitoso, con ambizioni grandiose ma capacità limitate, silurato proprio mentre si favoleggia di una sua nomina ad ambasciatore. Innamorato solo del proprio ruolo, nel suo sfrenato e vacuo attivismo si alterna tra ministeri e teatri, villaggi contadini e spiagge riservate alla nomenklatura rievocando, senza saperlo, i personaggi di Gogol, di Kafka e di Kundera. In questo capolavoro di ironia, da cui è stato tratto il film omonimo diretto da Fatim Koçi, tutto è malizioso, abilmente dosato, alato”, ha scritto il quotidiano francese Le Figaro. “La dinamite si nasconde sotto un fiore”. Il libro, che ha riscosso un grande successo fin dalla sua prima pubblicazione, è considerato un pezzo fondamentale della letteratura albanese del XX secolo.
Fiamma Chessa, Anarchia a tavola, Edizioni Malamente
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Anarchia a tavola non è un semplice libro di ricette: scritto da Fiamma Chessa, figlia di Aurelio – anarchico, giornalista e storico – questo saggio è stato reso possibile grazie alle esperienze condivise dall’autrice con le persone incontrate durante i viaggi col padre, ma anche con le persone con cui condivide il sogno di rendere possibile un futuro migliore.
Lothar T. Payne, L’apparizione di Baozhai, Fanucci Editore
«Sono il tuo sogno? Accidenti, sai davvero parlare alle donne». «Ma no» protesta lui. «Cioè, sì, il fatto è che sto sognando. Ti sogno ogni sera. Tutto questo non è vero». «Mi sogni ogni sera? Be’, grazie. Però ti garantisco che tutto questo è vero, verissimo» insiste la ragazza
Providence, 1906. Howard Phillips Lovecraft ha solo sedici anni, ma mostra già il potenziale per diventare il “solitario di Providence”: scrive poesie, racconti e autopubblica bollettini scientifici; è un ragazzo attivo, appassionato di chimica, astronomia, ama leggere i romanzi di Poe e Wells così come alternare escursioni a piedi e in bicicletta nei paraggi della sua città. Agli occhi degli altri è un tipo strambo, uno che salta la scuola e fa visita a un alienista a causa dei suoi terribili mal di testa, ma a lui non interessa. Spesso si rifugia nei sogni, dove scopre cose che gli altri non vedono: pianeti sconosciuti, luoghi tenebrosi, creature terrificanti. E poi c’è lei, Baozhai Carter, di origini cinesi e inglesi, occhi a mandorla e aria sbarazzina, linguacciuta e con coraggio da vendere. Peccato si tratti solamente di un’apparizione onirica, o almeno di una sua parte, eppure è così intrigante da sembrare reale. Nei suoi sogni, Howard la incontra e vive le sue avventure, la aiuta a risolvere misteri e a tirarsi fuori dai guai. Finché, un giorno, Baozhai bussa alla sua porta…
Un’amicizia che presto si rivelerà essere la chiave per salvare il mondo reale, sempre più intrecciato a quello dell’incubo, in una lotta priva di confini tra sogno e realtà, dove la scienza meccanica e l’amore saranno le uniche armi per non cedere alla follia. Attraverso il meccanismo del “sogno lucido”, il giovane H.P. Lovecraft riesce a vivere storie fantastiche e orrorifiche al tempo stesso, scoprendo notte dopo notte che un gioco più grande dell’umanità sta per compiersi e porterà a un’invasione aliena di immani proporzioni. I mostri di Cthulhu sono pronti a prendere il nostro pianeta…
Lothar T. Payne è il nom de plume di un collettivo composto da Lucia Perrucci, Jacopo Olivieri, Christian Antonini e Christian Hill, uniti dalla passione per Lovecraft e la sua produzione letteraria, ma il segreto della sua vera natura è svelato nel secondo capitolo della serie Gli incubi di Howard Lovecraft. L’apparizione di Baozhai è il primo volume a entrare nel catalogo Fanucci Editore.
Joyce Carol Oates, L’incidente in bicicletta, Il Saggiatore
Ci sono volte in cui il silenzio cela dolori impossibili da dire, come quello che colpisce la famiglia Hansen in un pomeriggio di giugno. Durante una festa in giardino Arlette scopre che sua figlia ha rischiato la morte a pochi chilometri da casa, senza che nessuno si rendesse conto dell’assenza. L’incidente in bicicletta diventa perciò un punto di rottura, di squilibrio nella serenità di questa famiglia, mostrandone tutte le fragilità, i sensi di colpa, le ansie. Pubblicato inizialmente sul «New Yorker», Oates esplora con lucidità la complessità dei rapporti umani.
Liz Moore, Il dio dei boschi, NN Editore
Èl’estate del 1975 quando Barbara Van Laar, adolescente problematica, scompare da Camp Emerson, il campo estivo fondato dalla sua ricca famiglia nel parco delle Adirondack. La notizia fa subito scalpore: anni prima anche suo fratello Bear è sparito nei boschi in circostanze misteriose, e non è mai stato ritrovato. La giovane investigatrice Judyta Luptack comprende subito che tutti nascondono qualcosa: gli uomini della famiglia, che ai tempi di Bear hanno tardato a chiamare i soccorsi; la madre dei ragazzi, incapace di riprendersi dal dolore; il capitano della polizia, che ancora una volta ha fretta di trovare un colpevole, e Tracy, l’unica amica di Barbara al campo e l’unica a conoscere i suoi movimenti segreti. Mentre le indagini procedono, passato e presente si intrecciano, mettendo in luce tradimenti, menzogne, conflitti e giochi di potere. In questo sontuoso romanzo, Liz Moore mescola thriller e dramma familiare, raccontando una comunità dove ricchezza e benessere diventano gabbie che imprigionano affetti, desideri e ambizioni. Con uno stile limpido e ammaliante, Il dio dei boschi si addentra nelle contraddizioni umane come nel folto di una foresta impenetrabile, e ci consegna un ritratto memorabile della giovinezza, dell’amicizia e delle seconde possibilità che la vita concede quando si ha il coraggio di cambiarne le regole. Questo libro è per chi affida un desiderio inconfessato a una stella cadente, per chi ha amato Dio di illusioni di Donna Tartt, per chi durante una tempesta ha trovato rifugio tra i rami di un abete, e per chi ricorda con affetto quel momento della vita che è come prendere fiato prima di parlare: un’ultima, dolce pausa prima di rivelare al mondo la propria natura.
Dario Voltolini, Dagli undici metri, Baldini+Castoldi
Com’è che il destino di ciascuno di noi si compie? E quanto contano il talento, l’esercizio, l’istinto e il caso nella traiettoria della nostra esistenza? In questo romanzo di formazione, Voltolini racconta la storia di un ragazzo nato per correre ma che contro ogni previsione sceglie di fare il portiere.
Giuseppe Maria Gnagnarella, Il mare e una storia, Crocetti Omar Editore
“Il mare e una storia” è il decimo libro di Gnagnarella, un lungo e prestigioso passato in Rai, docente di Scienze della Comunicazione alla Sapienza e all’Università’ Salesiana, Consigliere di Amministrazione alla Luiss, “Abruzzese dell’anno” nel 2006, premio “Penne pulite” nel 1999 e “Gentleman di San Siro” nel 1998. Tre dei suoi libri di storia contemporanea sono presenti nel catalogo della prestigiosa New York Public Librery. Il mare, l’Inter, le Brooks Brothers, Parigi, i figli e l’amore sono le bussole di Gnagnarella, ma il mare è la sua “cattedrale della libertà”, col mare dialoga, ma soprattutto il mare sa ascoltare “qualunque cosa condivido col mare, so che mi aiuterà a raggiungere una meta importante” ripete a tutti. Il mare Adriatico, dove ha imparato a nuotare con il babbo e dove ha conosciuto i primi batticuori, il mar di Sicilia dove ha ritrovato l’intesa col figlio, l’Argentario, dove si è innamorato delle acque fredde e profonde, la Bretagna e la Galizia, Tromso per magiche nuotate a mezzanotte, il fascino romantico di Cape Cod e del Maine, l’Oceano Indiano dove a occhi aperti sogna di entrare nel futuro con i nipotini. Per Edoardo ogni nuova giornata al mare è la giornata dei nuovi progetti, dell’ottimismo. “Il mare e una storia” è un libro dolce, molto intimo: pagine racchiuse tra la foto di copertina (un angolo dell’amata Nizza di Gnagnarella) e la cruda verità delle parole di Karen Blixen “la cura per ogni cosa è l’acqua salata: sudore, lacrime o il mare”. Il libro si chiude con le risposte di Gnagnarella al Questionario di Proust. “L’ho fatto per presentarmi ai Soci dell’Aniene che mi ospitano per la prima volta con simpatia e tanta disponibilità” spiega l’autore.
Mircea Cărtărescu e Antonio Moresco, Dentro lo stesso sogno. Conversazioni, Wojtek
Grazie alle domande poste da Salvatore Toscano agli scrittori Mircea Cărtărescu e Antonio Moresco durante il Flip 2023 (Festival della letteratura indipendente di Pomigliano d’Arco), è scaturita una conversazione ispiratrice e ricca di spunti di riflessione che ruota attorno alla figura dello scrittore e al ruolo che la letteratura deve avere a vantaggio dell’uomo e del mondo.
Giuliana Zeppegno, L’indignata, TerraRossa
Il contesto in cui si svolgono le vicende del libro di Giuliana Zeppegno è quello dell’occupazione della Puerta del Sol a Madrid tra il 2011 e il 2014, durante la quale hanno avuto luogo manifestazioni anticapitaliste, femministe ed ecologiste mosse da un ideale egualitario. La storia ruota intorno a Teresa, che è scomparsa, e i suoi amici. L’indignata è allo stesso tempo un giallo e un romanzo di denuncia che pone l’attenzione sui problemi e le responsabilità del nostro presente.
Philippe Charlier, Fantasmi yokai, L’Ippocampo
Questo libro raccoglie le più vivide rappresentazioni dei fantasmi della tradizione giapponesi, gli yurei, che nutrono l’immaginario del Sol Levante e che tutt’oggi ritroviamo nella produzione artistica nipponica.
Paolo Golinelli, Eretici a Milano. Quando la gente cominciò a voler dire la sua, Mursia
«Se tu fossi passato per la città in quei giorni, non avresti udito parlare d’altro che di questa contesa: da una parte coloro che giustificavano la simonia, dall’altra quelli che la condannavano fermamente. La città intera era presa e sconvolta da questa lotta»
«È necessario che anche le eresie ci siano» (I Cor. XI, 19). Partendo da questa frase di san Paolo, si ripercorrono i movimenti religiosi che interessarono l’Europa nel secolo dell’anno Mille. Si trattò di un risveglio delle coscienze che coinvolse gruppi sempre più numerosi di persone, che per la prima volta presero posizione contro la Chiesa feudale e un clero ritenuto indegno del ministero che professava. Questo è particolarmente evidente in Milano, una città in piena crescita economica e politica, dove si manifestò il movimento della Pataria, che fu il segno più palese di una nuova autoconsapevolezza delle persone, foriera di conseguenze per i secoli che seguirono. L’essere “eretici” è per l’Autore la base per migliorare la società, con il non conformismo, la partecipazione e le scelte consapevoli.
Alessandro Bastasi, Qof, Arkadia
“Volevo una birra chiara, me l’hanno portata scura. Non protesto, la cameriera è carina, al di là dell’atteggiamento ombroso, a tratti scostante. Bruna, occhi neri, unico neo un naso troppo importante, preferisco quelli piccoli, alla francese. Seduto a un tavolino nel dehors, mi infilo in bocca una manata di patatine fritte. Una folata di vento spazza via le foglie che l’autunno fa cadere dagli alberi del viale. Dalle automobili, ferme a causa di un incidente trecento metri avanti, gas di scarico e clacson provocano le reazioni stizzite dei passanti. Io sorseggio la mia birra seguendo con lo sguardo la silhouette della cameriera bruna, i lunghi capelli scomposti dal vento, si muove a scatti, il vassoio con gli aperitivi e gli stuzzichini in equilibrio precario sulla mano destra sollevata sopra la spalla. Chissà perché non usa entrambe le mani, c’è pericolo che il vassoio precipiti sul marciapiede, ed è quello che a un tratto succede, due bicchieri rotolano via, rovesciando liquido, ghiaccio e cannucce sulla carreggiata, pizzette calpestate dall’anfibio di un ragazzo tatuato dal cranio rasato, che solleva il piede, osserva la suola, se ne esce con una bestemmia. «Fanculo, stronza!», esclama. Il rossore trasforma in fuoco il pallore del viso della ragazza, la quale sbatte il vassoio su un tavolino accanto al mio, lancia un’occhiata feroce verso di me, digrigna i denti e scompare all’interno del locale. Ce l’ha con me, anche se ne ignoro la ragione. Rimango immobile, gli occhi fissi sulla porta a vetri. La ragazza non esce. La immagino discutere con il titolare, o con il gestore. L’ho visto prima, un tizio grosso, le guance cadenti velate di barba corta grigia. Il vento si gonfia, il traffico riprende, il fruscio delle zip delle felpe, i cappucci sulla testa per difendersi dalle raffiche. Io me ne strafotto. Bevo la mia birra e mi avvio verso casa”.
Francesca Cheyenne Roveda, Avevamo i capelli lunghi, Mursia
«Gli anni vissuti respirando l’aria di un’aula le avevano forgiate e allenate a essere quello che sarebbero diventate. Nella compartecipazione di gioie e sofferenze si era creato un legame indissolubile, della cui forza non erano consapevoli, mentre lo vivevano»
Irene ha raggiunto quell’età in cui si percepisce vecchia senza essere diventata adulta. Nel bilancio della sua vita sente di aver combinato poco o nulla: confinata in uno sperduto borgo della campagna veneta, vive ossessionata dall’ordine e dalla pulizia. Un’inaspettata rimpatriata di classe, però, diventa l’occasione per ritrovarsi con le amiche perse di vista dai tempi del liceo: Beatrice, con una famiglia all’apparenza perfetta, e Rebecca, ex promessa del mondo dello spettacolo e ora alle prese con una brutta malattia. Il destino che le ha fatte incontrare di nuovo, a distanza di decenni, sembra avere in serbo per loro un finale che, forse, può ridare speranza a chi guarda ormai la vita con amara disillusione. Dalla Postfazione: «Avevamo capelli lunghi significa ≪come eravamo≫ e ≪quando eravamo≫: le tre protagoniste, amiche da ragazze, si ritrovano ormai donne, in quell’età dei cinquanta, avanzata per ripetere follie (ed errori) di gioventù, ma non troppo per non poter essere ancora spalancata su sogni e progetti. C’è molto di autobiografico: l’autrice ha vissuto direttamente o indirettamente ogni pagina e questo ne fa un’opera sincera e autentica. Scrivere e servito a Francesca per trovare uno strumento di rigenerazione, dopo una profonda esperienza personale che l’ha portata a un passo da rendere questo libro non più che appunti postumi; dunque, come un’araba fenice, ora lo ha concluso, ripercorrendo anni e fatti che non sono poi così lontani nel tempo ma assai nello spirito. Eppure siamo qua, a riguardarci, a confrontarci e a guardare avanti. Migliori? Peggiori? Diversi, sicuramente più consapevoli di noi stessi.»
Dichiara l’autrice: «Ho scritto questo libro di getto, in due/tre mesi al massimo. È stato in parte un atto catartico: c’è molto di autobiografico, ma in una veste romanzata. Volevo che vi si riconoscessero quante più persone possibile e nessuna in particolare, me compresa, grazie al meraviglioso artificio della finzione».
Peter James, Pensavano fossi morta . La storia di Sandy, Timecrime
Finalmente svelato il mistero che ruota attorno alla moglie del detective Roy Grace. Un must anche per gli appassionati della serie televisiva. Il suo nome è Sandy. Forse la conoscete come l’amorevole moglie del detective sovrintendente Roy Grace. Ma in lei c’è molto di più di quanto sembri: una donna con un passato oscuro, un presente complicato e un futuro incerto. Fino al giorno della sua scomparsa. La sua sparizione ha messo in moto una ricerca a livello nazionale ma senza alcun risultato, così tutti si sono convinti che sia morta. Dove è finita Sandy? E perché è scappata? Cosa può spingere una donna a lasciarsi ogni cosa alle spalle e svanire nel nulla? Riuscirà Roy Grace a trovare le risposte alle domande che lo hanno tormentato al punto da mettere a repentaglio la propria carriera investigativa? Torna il famoso detective di Brighton, protagonista della serie tv Le indagini di Roy Grace, e questa volta dovrà risolvere un caso che lo ha tormentato per anni. Una perla per gli appassionati delle serie investigative.
Camilla Cederna, Le pervestite, Nottetempo
Camilla Cederna è stata una grande scrittrice e giornalista. “Le pervestite” raccoglie le sue cronache dell’Italia di fine anni Sessanta, un periodo storico denso di avvenimenti e tensioni sociali. La capacità che contraddistingue il suo modo di fare giornalismo è stata quella, partendo dagli aspetti del costume di una società, di riuscire a raccontare un Paese intero.
Paolo Nori, Chiudo la porta e urlo, Mondadori
In questo libro, Nori attraversa l’avventura poetica di Raffaello Baldini. E non diversamente da quanto è successo con Dostoevskji e Achmatova, l’immaginazione di Baldini confluisce in quella di Nori: i morti che «non dicono niente e sanno tutto», le persone che invece di calarsi gli anni se li crescono, il fermarsi lì di una donna dinanzi alla circonvallazione per guardare «che passa il mondo».
Sally Rooney, Intermezzo, Einaudi
Nonostante siano fratelli, Peter e Ivan non hanno molto in comune. Peter fa l’avvocato a Dublino, ha trent’anni, è uno che ha un posto nel mondo. Eppure adesso che il padre non c’è più, prende sonniferi per dormire e si divide fra due relazioni con donne diverse. Ivan è un campione di scacchi e si è sempre considerato un underdog e il contrario di tutto ciò che è il fratello. Entrambi però con la morte del padre saranno costretti a costruire nuovi equilibri. Traduzione di Norman Gobetti.
Dario Stazzone, L’eco d’altri scritti, Algra
Questo saggio si concentra su alcuni aspetti del fitto dialogo intertestuale sotteso dai romanzi e dai racconti di Vincenzo Consolo ricorrendo alle nozioni di intertestualità, paratestualtà, metatestualità, ipertestualità e architestualità elaborate da Genette. Nel palinsesto consoliano sono insistite alcune citazioni di scrittori e pittori, parte del repertorio dell’autore e oggetto di questo studio.
Flavia Catena, Il coraggio di Bradamante e altre storie, Kalós
Ispirati al folklore siciliano e alle leggende tramandateci dallo scrittore ed etnologo Giuseppe Pitrè, i tredici racconti che compongono questa raccolta affrontano il tema della memoria, dell’amore familiare, della fede e della ricerca di sé. Prendendo spunto da una credenza, da una tradizione o da un’usanza, il reale e il fantastico si mescolano per dar vita a storie originali, dove uomini e spettri abitano lo stesso mondo, provano gli stessi sentimenti; dove paura e coraggio agiscono insieme per il superamento di una difficoltà dove la nostalgia non è una zavorra, ma una spinta verso il futuro.
Salvatore Massimo Fazio
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