Teatro Senza Quartiere: sabato al TsE di Cagliari ironia in scena con “Fashion Victims” di Giovanni Follesa
Una commedia nera sulla vita durante il lockdown dove quattro personaggi diversissimi si raccontano e svelano le loro fragilità e segrete inquietudini, in un bilancio delle rispettive esistenze tra successi e rimpianti
Un vivace affresco della società tra humour nero e verità inconfessabili con “Fashion Victims” di Giovanni Follesa – liberamente ispirato a “Fashion Victims – Pamphlet inutile sulla morte da Coronavirus” (Arkadia Editore 2020) scritto dall’autore insieme con Fabrizio Demaria – in cartellone sabato 5 giugno alle 20:30 al TsE di Is Mirrionis in via Quintino Sella a Cagliari per la Stagione 2020-2021 di “Teatro Senza Quartiere” organizzata dal Teatro del Segno nell’ambito del progetto “TEATRO SENZA QUARTIERE/per un quartiere senza teatro” 2017-2026. Focus sugli effetti collaterali della pandemia con la pièce interpretata da un istrionico Giuseppe Ligios per la regia di Sonia Borsato: un racconto per quadri sulle molteplici declinazioni dell’inquietudine e le differenti reazioni al diffondersi della malattia, quasi una moderna “peste” di fronte alla quale perfino la fiducia nell’infallibilità della scienza e nei progressi della medicina è stata messa in dubbio, fino a negare l’utilità dei vaccini. “Fashion Victims” già nel titolo allude ironicamente ai dogmi della moda, ma soprattutto al trionfo dell’apparire nella moderna civiltà dell’immagine: non senza malizia Giovanni Follesa, noto giornalista e scrittore approdato alla drammaturgia, traccia i ritratti di quattro personaggi emblematici che riflettono, ciascuno a suo modo, sul rispetto delle regole – quelle sancite da una serie di decreti per prevenire i contagi durante un’emergenza sanitaria ma anche e soprattutto quelle del vero “distanziamento sociale” basato sul censo e sull’educazione, sulle tradizioni familiari e la vicinanza o meno con la fama e il potere. Giuseppe Ligios incarna infatti Foffo, irriducibile dandy alle prese con un tragico dilemma: come vestirsi in occasione del fatidico ultimo incontro e come organizzare la propria uscita di scena in grande stile? – mentre con note di squisita eleganza e una punta di inconsapevole crudeltà contempla idealmente le moderne derive e l’imbarbarimento dei costumi, cercando consolazione tra i pezzi classici e irrinunciabili del suo guardaroba. La femminilità negata sotto un austero abbigliamento, simbolo di quello è ormai diventato il suo habitus mentale, è la caratteristica di Marina, cresciuta in un clima marziale e divenuta quasi inevitabilmente un’impiegata dell’agenzia delle entrate, cui fa pendant – in un gioco di contrasti – l’estrosa Samantah, parrucchiera dei vip: più che una professione, una vocazione, fin dai segni rivelatori dell’infanzia, in cui fame d’affetto e sogni di gloria trovavano una singolare e paradossale forma di espressione. La galleria dei personaggi si chiude con Gabriele – un “eremita” metropolitano, volontariamente esiliatosi dal mondo per sfuggire al contagio, per poi scoprire che, forse, il vero senso della vita è altrove. In scena nevrosi e manie, lievi e profonde idiosincrasie di singoli individui costretti a fare i conti con se stessi, in un bilancio di successi e fallimenti, che date le circostanze potrebbe diventare quello definitivo: rimorsi o rimpianti, esitazioni e paure si concentrano nel tempo sospeso, dominato dall’ansia e dall’incertezza del futuro, che mette a nudo le fragilità dell’animo umano. “Fashion Victims” propone interessanti spunti di riflessione sulla capacità dei singoli e della collettività di fronteggiare gli imprevisti e le insidie della sorte: un evento nefasto mette alla prova il temperamento dei personaggi, inducendo ognuno di loro a attuare comportamenti coerenti con la loro personalità e educazione, il loro status sociale e la propria idea di sé. La prospettiva di dire addio alla comoda e piacevole, ancorché movimentata esistenza trascorsa nel lusso e negli agi fa nascere in Foffo, autentico principe dell’eleganza, il pensiero di organizzare perfino le proprie (eventuali) esequie, affinché nulla sia lasciato al caso e all’improvvisazione. L’ipotesi di una fine imminente – della propria vita terrena se non dell’umanità – getta una luce diversa sugli avvenimenti come sulle piccole e grandi tragedie del quotidiano, l’atteggiamento dei personaggi muta e le loro azioni assumono un significato e un’importanza differenti; le decisioni si fanno più impulsive, o più ponderate; lo stato d’animo oscilla tra rabbia e rassegnazione nella consapevolezza che nulla sarà più come prima. Cadono (almeno per alcuni) le maschere dietro le quali è stato possibile conquistare una certa tranquillità, un equilibrio e un posto nel teatro del mondo, riaffiorano i ricordi e i rimpianti, i sogni infranti, le occasioni perdute, le rinunce e i sacrifici, i compromessi, le remore e gli ingiustificati timori, le rivendicazioni e la voglia di riscatto, insieme con il peso di tutte le limitazioni volute o subite alla propria libertà. “Fashion Victims” non offre soluzioni né sentenze, ma deliberatamente (si) interroga, privilegiando la chiave dell’ironia, sulle conseguenze di un’epidemia moderna e della sua diffusione planetaria, puntando i riflettori su donne e uomini che rappresentano soltanto una piccola parte della popolazione (per quanto significativa, se non altro dal loro punto di vista) per descrivere, attraverso i loro sguardi, quale sia stata o potrebbe essere la risposta – una delle tante possibili – dell’umanità davanti alla catastrofe. Biglietti: intero 13,00 euro – ridotto 10,00 euro (under25 / over65 / residenti Is Mirrionis / abbonati CeDAC). Info e prenotazioni: cell. 3914867955 (anche WhatsApp) – e-mail: biglietteria.teatrotse@gmail.com – teatrodelsegno.com
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