Nella giornata delle donne copertina alle donne con “Le affatturate”, Rina edizioni
I consigli per la lettura di Salvatore Massimo Fazio
BLOG Un momento doloroso, con le guerre sempre in prima linea, non fanno dimenticare una guerra che le donne combattono da sempre, per i loro diritti. Nella settimana dall’8 al 14 marzo unica copertina dedicata alla donna con l’antologia che esce proprio l’8 marzo per i tipi di Rina Edizioni dal titolo “Le affatturate”, firmato da 22 eccellenti penne della letteratura femminile
Settimana che sia apre nel giorno che vengono ricordate donne vittime di un massacro: l’8 marzo! Giorno, che è diventato festa delle donne, che seppur tanti in tanti dibattiti si è discusso del dubbio che incendia pareri e modi di pensare, rimane sempre un momento che spinge ad altissime riflessioni. Le donne, così decidiamo di onorarle: a loro l’intera copertina con 22 eccellenti “penne” donne scelte per l’antologia pubblicata da Rina Edizioni, dal titolo “Le affatturate“, in uscita proprio oggi martedì 8 marzo.
Libro copertina a “Le affatturate”, autori vari, Rina edizioni
In quest’antologia composta da ventidue racconti scritti da autrici italiane tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, si indagano le conseguenze dell’amore e degli effetti sull’animo femminile attraverso i racconti delle affatturate, donne stregate o sotto l’incantesimo di Eros, e l’incoerenza delle reazioni emotive. È sorprendente il tratto moderno con cui le autrici di quest’antologia affrontano temi come l’aborto, il suicidio, la violenza fisica. In riferimento alla questione russo-ucraina vorremmo esprimere la nostra solidarietà allo scrittore Paolo Nori che la scorsa settimana, forse per eccesso di preoccupazione, è stato censurato (per qualche ora) riguardo le quattro lezioni da tenere per un corso su Dostoevskij all’Università Bicocca di Milano. Lo stesso ateneo ha giustificato la necessità di rimandarlo per “evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna”, a causa del delicato momento russo/ucraino… Dopo qualche ora ci hanno ripensato. Meglio così che si sia sistemato tutto per il verso giusto.
Le altre uscite di martedì 8 marzo
Miguel Bosé, Il figlio di Capitan Tuono. Memorie di una vita straordinaria, Rizzoli
Una storia che si svolge in un passato rarefatto, che attinge ai ricordi della nostra infanzia e della nostra giovinezza e che dimostra ancora una volta che nella contraddizione, nel dolore e nella gioia di vivere, Miguel Bosé ci capisce, ci accompagna e ci rappresenta. Pochi personaggi nel mondo della musica e dello spettacolo sono iconici come Miguel Bosé, in grado davvero di segnare un’epoca, o meglio di attraversare i decenni con uno stile unico: volando, cadendo e rinascendo ogni volta in una diversa incarnazione. Polverizzando sempre i pregiudizi. In Il figlio di Capitan Tuono Bosé si mette per la prima volta a nudo senza reticenze e ci racconta la storia della sua infanzia e della sua adolescenza, una storia che inizia con il respiro di racconti senza tempo, con lui e le sue sorelle in balia di un padre onnipotente – il celebre torero Luis Miguel Dominguín, abituato al fatto che la sua volontà fosse legge – e di una madre travolgente di leggendaria bellezza – la splendida Lucia Bosé. Generoso e audace come non lo abbiamo mai visto, Bosé ci offre il volto meno noto di personaggi memorabili, da un Picasso vulnerabile e crepuscolare al bellissimo e maledetto Helmut Berger, senza dimenticare il suo padrino Luchino Visconti, Romy Schneider, Amanda Lear e altre figure tra le più significative dell’arte e della cultura del secolo scorso. E, destinata a rimanere con noi anche dopo la fine del libro, la Tata, autentico spirito benefico, che ci ricorda donne coraggiose disposte a tutto pur di proteggere creature indifese. Una storia che si svolge in un passato rarefatto, che attinge ai ricordi della nostra infanzia e della nostra giovinezza e che dimostra ancora una volta che nella contraddizione, nel dolore e nella gioia di vivere, Miguel Bosé ci capisce, ci accompagna e ci rappresenta.
Laura Marzi, La materia alternativa, Mondadori
A tenere insieme, in un cortocircuito fertile, una riflessione necessaria sul modo in cui facciamo scuola oggi in Italia e il ritratto di una giovane donna anticonvenzionale sono l’intelligenza, la dolcezza e l’autoironia del personaggio a cui Marzi regala corpo e voce. Mario Desiati: «Una nuova voce della narrativa italiana che lascerà il segno». I ragazzi che non fanno l’ora di religione si chiamano Hossein, Amal, Safia, Michele, Meng e sono bengalesi, egiziani, italiani, cinesi. La protagonista di questa storia insegna loro una materia che si definisce a partire dal suo contrario, una materia che ai consigli di classe non conta nulla, che non ha programmi e, nel caso dell’istituto professionale in cui ci troviamo, non ha nemmeno un’aula. Nelle sue ore sparpagliate tra mensa, aula video e palestra, si inventa uno spazio in cui parlare con i ragazzi di sesso, di rapporti di potere tra uomini e donne, di discriminazione, razzismo, pornografia. Si appropria di questa zona franca, questo spicchio di far west tra le ore di inglese e matematica, per mettere in discussione le loro idee sull’identità di genere, l’orientamento sessuale, il consenso. E per farsi ascoltare da questi adolescenti, che a volte non sanno nemmeno l’italiano e magari dopo la scuola spacciano o fanno da genitori ai loro fratelli, li provoca, li spiazza, chiede la loro opinione, ascolta la loro musica, racconta di sé e della sua visione del mondo. Se in classe è appassionata e intransigente, fuori dalla scuola la sua vita è caotica e piena di crepe; abita in un monolocale di diciotto metri quadri e pratica con convinzione la materia alternativa all’amore: cerca gli uomini quando è triste e si annoia, da loro vuole il gioco, la tenerezza, il piacere, rifugge dalla religione della coppia e non crede che fare un figlio e costruire una famiglia possa dar senso a una vita. La seguiamo per un anno scolastico dentro e fuori dalla classe – tra un collegio docenti, un flirt nato in un negozio di casalinghi e un tentativo di spiegare il sessismo ad Amal e Nadir – in un momento cruciale della sua esistenza, in cui è costretta a guardare in faccia alcuni dei suoi nodi irrisolti.
Sally Rooney, Dove sei mondo bello, Einaudi
«”Dove sei, mondo bello” è il miglior romanzo di Rooney, fino ad ora» (The New York Times), «Incalzante. Il dialogo non perde un colpo e la prosa incendia la pagina» Anne Enright, The Guardian. Alice ha scritto due romanzi di enorme successo, ma per trovare compagnia deve andare su Tinder. Eileen lavora per una rivista letteraria, però non ci paga l’affitto. Simon ama da sempre la stessa donna, ma da sempre ne frequenta altre. Felix passa in birreria il tempo libero dal lavoro di magazziniere, ma la sua è una fuga. Alice, Eileen, Simon e Felix si parlano, si fraintendono, si deludono e si amano e, mentre attraversano il cerchio di fuoco dei trent’anni, si chiedono se esista davvero, al di là, ancora, un mondo bello in cui sperare. In un bar di un paesino irlandese sulle coste dell’Atlantico una giovane donna aspetta un uomo che ancora non conosce. Lei si chiama Alice e di mestiere scrive romanzi. «E ci fai dei soldi, giusto?» le chiede lui, il suo Tinder date, poco piú tardi. Si chiama Felix e con la letteratura non ha niente a che fare; per vivere sposta merci in un magazzino gelido. Il loro primo incontro è un completo flop, eppure Alice, reduce da un crollo psicologico, lo invita ad accompagnarla nel suo prossimo tour promozionale a Roma. Dei soldi Felix non dovrà preoccuparsi, ci penserà lei, con i proventi di un lavoro che giudica «moralmente e politicamente inutile», il solo che voglia fare. Frattanto a Dublino la sua amica Eileen, come lei ventinovenne, per pochi spiccioli sistema la punteggiatura di articoli non suoi per una rivista letteraria su cui un tempo ha pubblicato un unico pezzo degno di nota, e per il resto scorre le pagine social dell’uomo che l’ha lasciata e cerca di rimettere insieme i cocci di ambizioni e speranze dimezzate mentre, ai margini del suo scontento, Simon, un consulente politico bellissimo e cristianamente promiscuo, chiede di essere guardato. Con Alice Eileen condivide la sensazione che «ci troviamo nell’ultima stanza illuminata prima delle tenebre, testimoni di qualcosa». Le vivide mail che le due donne si scambiano affrontano i temi della contemporaneità minacciata, dal contrasto fra la società dei consumi e la miseria della moltitudine al crollo della civiltà nella tarda Età del bronzo, dalla perdita del senso del bello con l’avvento della plastica agli effetti corrosivi della fama sulla cultura. Ma, mescolato all’armamentario pubblico dell’impianto intellettuale millennial, si fa strada proditoriamente, quasi felicemente, l’urgenza del privato desiderio. «Ecco che nel bel mezzo di tutto, con il mondo messo com’è, l’umanità sull’orlo dell’estinzione, io mi ritrovo qui a scriverti un’altra mail a proposito di sesso e amicizia. C’è altro per cui valga la pena vivere?» domanda Alice. Ci sono i corpi, in questa dimensione, ci sono il dissacrante, anti-cliché Felix, e l’accogliente, inarrivabile Simon, c’è perfino l’illusione di una comunione vivifica che sappia sciogliere i solipsismi. «E di cosa parlano, i tuoi libri?» vuole sapere Felix da Alice al loro primo incontro. «Oh, non so, disse lei. Delle persone».
Le uscite di giovedì 10 marzo
Acharya Balkrishna, Crescere con lo Yoga… per un domani migliore, Bonfirraro
Crescere con lo yoga è il nuovo libro di Acharya Balkrishna, celebre guru indiano di origini nepalesi, già pubblicato in India, in America e in altri paesi europei, approda in Italia, edito dalla casa editrice Bonfirraro. Sarà disponibile dal 10 marzo in libreria e in tutti gli store on line. Dopo il successo del primo libro pubblicato da Bonfirraro editore, Un pratico approccio alla scienza ayurvedica Una guida onnicomprensiva per uno stile di vita sano, di questo poliedrico autore indiano, la casa editrice, con questo nuovo libro destinato ai bambini, conferma l’interesse e la curiosità per queste tematiche. Un libro affascinante e completo sullo Yoga per bambini, scritto con un linguaggio semplice con circa 300 illustrazioni colorate, contiene molti esercizi fai-da-te spiegati in modo graduale. «Dobbiamo solo copiare le posizioni degli alberi, degli animali, degli uccelli, e così via. Praticare lo Yoga renderà forti e intelligenti i ragazzi, e li aiuterà a non ammalarsi mai», sostiene l’autore. Un lavoro che nelle intenzioni di Acharya Balkrishna serve per avvicinare anche i bambini all’antico sistema di conoscenza dello Yoga che deriva dalle grandi tradizioni sante… Sicuramente, questo libro susciterà notevole interesse tra i bambini ad abbracciare la conoscenza dello Yoga nella loro vita in modo fluido, e adottare come stile di vita in modo sistematico. Al centro degli studi dell’autore c’è il grande desiderio di diffondere la conoscenza dello Yoga a partire dalla giovane età per far crescere dei bambini attraverso il benessere e la rigenerazione della mente e del corpo, con gli esercizi psicofisici dello Yoga che mirano ad abbassare i livelli di stress della frenetica vita quotidiana. «Questo secondo libro di Balkrishna conferma il sodalizio di questo autore indiano con la nostra casa editrice, che pubblica in Italia i suoi libri di successo in tutto il mondo», afferma l’editore Salvo Bonfirraro.
Simone Marcelli Pitzalis, Questo è il corpo. Rituale dei giorni nuovi, effequ
La protagonista di questa storia – raccontata da una voce narrante di genere non binario che si interroga continuamente sull’identità e sul corpo – è Veronica, una ragazza transgender che alloggia in un capannone insieme ad altre persone, alla periferia di una città italiana dai tratti subtropicali, in cui vivono specie animali e piante bizzarre. Un giorno Veronica viene trovata in stato catatonico e nessuno sa perché, né si rinvengono sul suo corpo segni di una probabile aggressione. Mentre si cercano i motivi di quanto successo, il mistero del martirio vissuto da Veronica è nelle mani delle Matrone, sacerdoti di un culto che promette di preparare un mondo nuovo.
Alfredo Speranza, Rattatata, Nutrimenti
Finalista e menzione speciale al Calvino 2021, nel suo romanzo d’esordio Alfredo Speranza racconta in modo ironico e surreale una storia di sopravvivenza in una Roma poco nota e differente da quella narrata in La grande Bellezza di Sorrentino. I personaggi di questo romanzo vivono a Porto Giordano e ci vengono presentati dal protagonista, lo Scrittore: le anziane e inseparabili sorelle Lidia e Faustina; Bruno lo sfasciacarrozze; Pryma la badante venuta dalla Costa D’avorio; Carina e suo marito Bacchisio; Pedrelli il cameriere del bar in cui si incontrano tutti gli intellettuali o pseudo tali. È proprio a Porta Giordano che ha luogo una potente epica dei ratti in lotta per la sopravvivenza e mossi dagli stessi motivi che da sempre muovono gli umani.
Jurij Tynjanov, La morte del Vazir-muchtar, Sangue e diplomazia in Persia, Settecolori edizioni
Il più grande romanzo storico del modernismo russo. Jurij Tynjanov: “Senza la rivoluzione non avrei compreso la letteratura. Là dove finisce il documento, comincio io”. Vazir Muchtar è il titolo ufficiale persiano di Alexsandr Griboedov, ministro russo in Persia, già autore di una commedia famosa e discussa, Che disgrazia l’ingegno, nonché figura interessante quanto enigmatica del panorama letterario moscovita. Nel 1828, prestato alla politica nonostante lo si sospetti di “sentimenti e amicizie liberali”, Griboedov torna in patria da Teheran con in tasca il Trattato di Turkmanchay, primo, ipotetico passo di un protettorato russo su quelle regioni. In quel momento la sua fama di diplomatico è all’apice, ma “l’acre odore di fatalità” aleggia intorno a lui e lo spinge di nuovo verso Teheran, dove il suo destino si compirà sanguinosamente. La morte del Vazir-Muchtar è dunque la storia di quest’uomo, dei suoi amori, delle sue indifferenze, delle sue audacie, delle sue avventure, ma è anche una fantastica sfilata di esseri umani, l’alta società pietroburghese e quella letteraria, i militari e i funzionari, i commercianti e gli spioni e, una volta passato il confine, gli eunuchi e i disertori, la corte dello Scià e i principi pronti a sgozzarsi l’un l’altro… Con una narrazione caleidoscopica che unisce la caricatura alla poesia, Tynjanov delinea un eroe tragico all’interno di una società russa che affronta la sua decadenza con inutili soprassalti di forza, il tutto nella soffocante e ambigua atmosfera del tradimento, del rinnegamento, della servilità.
L’autore
Jurij Tynjanov (1894-1944). Esponente, con Jakobson e Slowskij, del Formalismo russo, esordì nella narrativa nel 1925 con il romanzo biografico “Kjuchlja”, incentrato sulla figura di W. Kjuchel´beker, idealista e stravagante decabrista. Suo è anche “Il giovane Pushkin”, da cui Eisenstein avrebbe voluto trarre un film, e a cui Tynjanov lavorò per tutti gli anni trenta e fino alla morte. Insieme con “La morte del Vazir Muchtar” questi romanzi compongono un’ideale trilogia in cui l’Ottocento zarista di Nicola I illumina di nuovi colori le illusioni e le tragedie del bolscevismo.
Il libro si sarebbe aggiudicato la copertina che ricordiamo questa settimana abbiamo scelto di dedicare tout-court alle donne.
Diane Cook, Un mondo quasi perfetto, SEM
Un grande romanzo sul cambiamento climatico che stiamo vivendo. Bea, si rifiuta di assistere passivamente al lento aggravarsi della condizione di salute della figlia Agnes – di soli cinque anni – ma già pericolosamente consumata dallo smog e dall’inquinamento. Per questo motivo Bea, Agnes e altre diciotto persone si offrono come cavie volontarie per vivere nello Stato delle Terre Vergini: l’ultima fascia di terra incontaminata e protetta. Si tratta di un ultimo estremo esperimento per verificare se l’essere umano è in grado di vivere in armonia nella natura senza sottometterla e distruggerla. All’interno di questa nuova dimensione le cavie dovranno imparare a sopravvivere in una terra imprevedibile e pericolosa; presto Bea si renderà conto che salvare la vita di sua figlia significa perderla in un modo diverso.
Marco Rovelli, La doppia presenza, Arkadia
Sara è una diciottenne nata e cresciuta a Rozzano, nell’hinterland milanese. I suoi genitori sono venuti dal Bangladesh, ma di quel luogo lei sa ben poco. Eppure non è totalmente italiana: gli altri non l’hanno mai fatta sentire tale, e adesso sta prendendo coscienza piena di questa sua doppia natura. Una doppia assenza, o forse una doppia presenza. Quella di Sara è un’identità multipla e complessa, con cui deve avere a che fare, come tanti suoi coetanei, chiamati impropriamente “G2”, seconda generazione di immigrati; dove, invece, loro non sono immigrati, ma nati in Italia, e dunque italiani. Sara ha un rapporto molto stretto, e insieme conflittuale, con suo padre Arun che da quando è arrivato in Italia dopo un viaggio faticoso ha sempre lavorato duramente. Ma lei di questa durezza nulla sa: non del suo lavoro, non del suo viaggio, e nemmeno della sanguinosissima guerra civile in Bangladesh nel 1971. La sua vita ruota intorno all’amore contrastato per Lorenzo e alla passione per il teatro. E sarà proprio a partire da questo che comincerà lentamente a fare i conti con la sua cultura, con tutto il rimosso che pure sta dentro di lei, e, insieme, con la sua natura di donna.
Tibor Déry, Il signor A.G. nella città di X, il Saggiatore
Non c’è un treno che porti a X. Dopo l’ultima stazione si può solo camminare lungo un’unica strada senza fine, attraverso una terra desolata, e, anche quando saranno apparse le prime vestigia di un’umanità in rovina, non si sarà ancora arrivati. Il forestiero A.G. è giunto sin lì quasi per mistero, forse fuggendo da qualcosa: davanti ai suoi occhi appare ora niente più che una distesa di edifici diroccati, relitti bellici e detriti industriali; una città impermeabile alla curiosità umana perché ignota ai suoi stessi abitanti. Ma è solo avanzando che l’anima del luogo gli si manifesterà in tutta la sua contraddittorietà, come un enigma che si complica subito prima di poter essere svelato. A X i cittadini infatti conducono un’esistenza priva di passioni, non conoscono il reale valore di lacrime e risa e la loro unica aspirazione è la morte, vissuta come un trapasso gioioso, celebrato in un’annuale processione in musica. A X la sola istituzione dotata di autorità è un tribunale nel quale i processi non vengono mai conclusi. A X la libertà è un caos senza definizione, per cui i suoi abitanti credono che l’appagamento cieco dei propri bisogni equivalga alla piena emancipazione. Tra loro c’è anche Elisabetta, la donna di cui A.G. si innamora. L’uomo vorrebbe condurla via da quella vita grottesca, ma per lei la fuga è inconcepibile; ogni volta che lui sembra averla convinta, Elisabetta all’ultimo rinuncia. A.G. dovrà dunque infine scegliere: tra amore e solitudine, tra prigionia e libertà. Con A.G. Tibor Déry ha creato un novello K., un antieroe intrappolato nelle maglie plumbee di una città-mondo dai contorni metafisici. Scritto durante una prigionia politica sotto il regime stalinista di Rákosi e in seguito censurato, Il signor A.G. nella città di X è un gioiello nascosto della letteratura del Novecento. Un’opera senza tempo, che riesce a dare un corpo all’angoscia di essere circondati da una realtà che non si comprende più; ma nella quale, in ogni momento, alberga sempre una speranza di libertà.
L’autore
Tibor Déry (Budapest, 1894 – Budapest, 1977) è stato uno dei maggiori scrittori ungheresi, più volte esiliato e imprigionato come oppositore politico dei regimi totalitari che governarono l’Ungheria. Tra le sue opere pubblicate in Italia ricordiamo Niki. Storia di un cane (Einaudi, 1957), Lo scomunicatore (Feltrinelli, 1969) e La resa dei conti e altri racconti e romanzi brevi (Feltrinelli, 1979).
Pierre Bourdieu, Le regole dell’arte. Genesi e struttura del campo letterario, il Saggiatore
Un esordiente è sempre un eretico poiché introduce un elemento di novità in un campo che ha le sue regole e tradizioni. Per la letteratura occidentale, il XIX secolo ha segnato il momento in cui questa dinamica si è resa più evidente, perché è allora che essa ha assunto quella conformazione di «campo di produzione» autonomo che si è mantenuta stabile fino ai giorni nostri: l’idea che non esistano enti esterni che dettino di che cosa si debba scrivere e che, invece, il riconoscimento e la consacrazione di un artista letterario siano materie esclusivamente di dibattito interno, appannaggio di critici, intellettuali e editori. Da lì in avanti la letteratura è di- ventata un gioco chiuso in se stesso, comprensibile davvero solo a chi vi partecipa.
In “Le regole dell’arte”, Pierre Bourdieu sistematizza e mette in pratica due dei suoi più noti strumenti metodologici per indagare i rapporti tra arte e uomo: quello di «campo», inteso come principio di organizzazione sociale, e quello di «habitus», ovvero l’insieme delle disposizioni e pratiche rappresentative di un gruppo. Partendo dalla pittura del Quattrocento e procedendo poi con un’approfondita analisi della letteratura francese dell’Ottocento, Bourdieu mostra come non sia sufficiente conoscere le origini sociali e le disposizioni individuali di un autore per poterne comprendere le scelte artistiche, ma che ogni artista si muove sempre all’interno delle possibilità espressive del proprio campo.
In quest’opera seminale, Bourdieu mette in discussione in modo nuovo la concezione sacrale di una cultura che si vuole raccontare come pura, ed evidenzia le norme sociali implicite che regolano i modi in cui essa viene prodotta e ricevuta. Il suo è il tentativo di descrivere in modo definitivo il complesso rapporto tra arte e società e il ruolo dello studioso in esso: un obiettivo ambizioso che, fra le sue pagine, si fa rivoluzionario.
L’autore
Pierre Bourdieu (Denguin, 1930 – Parigi, 2002), filosofo e sociologo, è stato uno degli intellet- tuali più rilevanti del XX secolo. Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Meditazioni pasca- liane (Feltrinelli, 1998), La distinzione (il Mulino, 2001), Il senso pratico (Armando, 2003) e Il domi- nio maschile (Feltrinelli, 2014).
Poker per La nave di Teseo
Andreï Makine, L’amico armeno
Attraverso la storia di un’amicizia adolescenziale Andreï Makine svela, con un racconto classico e magnifico, un episodio indimenticabile della sua giovinezza. Il narratore tredicenne vive in un orfanotrofio in Siberia durante i giorni del morente impero sovietico. A scuola, difende il nuovo arrivato, Vardan, dai bulli e lo accompagna a casa, in un quartiere malfamato e popolato da ex prigionieri, avventurieri e da una piccola comunità di famiglie armene, trasferitesi lì, a 5000 chilometri dal loro Caucaso natio, per stare vicini ai loro cari imprigionati nel carcere del paese. In questo “regno d’Armenia”, come viene ironicamente chiamato, spiccano figure magnifiche: la madre di Vardan, Chamiram; sua sorella, Gulizar, bella come una principessa; Sarven, il vecchio saggio. Vardan però passa molto tempo a letto, a causa di una misteriosa malattia; ma con il suo amico coltiva un sogno: trovare il tesoro di un monastero abbattuto, che potrebbe far arricchire tutta la comunità e permetterle di abbandonare quel luogo inospitale. Quello che per loro è un gioco attira però l’attenzione delle autorità sovietiche e le conseguenze saranno gravi per tutti.
Remo Binosi, L’Attesa
Due donne, separate per ceto ma unite da un destino, in una storia intensa che è già un classico del teatro contemporaneo. «I personaggi sono empatici, emozionanti, veri e si prova per Rosa e Cornelia grande simpatia: soffri con loro, le ami con dolcezza, le adori, partecipi prima con una, poi con un’altra, poi con tutte e due… e alla fine non ti sorprendi di pensare che forse potrebbero essere la stessa persona» (Michela Cescon). 1784, Veneto: Cornelia, aristocratica di vent’anni avviata a un nobile matrimonio, vive reclusa in un’enorme tenuta immersa nella campagna, con l’onta di aspettare un figlio prima delle nozze. La sua solitudine è alleviata dalla serva Rosa, una donna semplice con una saggezza pragmatica figlia dell’educazione contadina, che irrompe nella sua vita per farla risalire dagli abissi. Cornelia e Rosa si confessano i reciproci segreti in un crescendo di affetto che si trasforma lentamente in un’attrazione, e metterà a dura prova le promesse che avevano fatto.
Guido Tortorella, La Società dei rimandati a settembre
Giacomo e Marco hanno quarant’anni e sono amici dai tempi della scuola; si rincontrano a Milano nel 2017 e passano una serata assieme come tante altre. La mattina dopo, al risveglio, scoprono però di essere stati catapultati indietro, negli anni novanta, e si ritrovano nei loro corpi da adolescenti. Dopo un primo momento di euforia, con sgomento scoprono che nulla è come ricordavano, e che non è facile affrontare una vita da liceali con la mentalità di un quarantenne. Inoltre le loro personalità si sono ribaltate, Giacomo si adatta ben presto all’assurdità della situazione e la accoglie come una seconda occasione per rimediare alle scelte sbagliate. Marco, invece, che aveva avuto una vita di successo, disperato all’idea di dover cominciare tutto daccapo, prima diventa uno scapestrato irresponsabile, poi, rifiutando di darsi per vinto, comincia a indagare sulle circostanze che lo hanno riportato indietro dal futuro… sarà proprio questa indagine a fare capitare i due amici in mezzo a un piccolo, misterioso, gruppo di sconosciuti che li aiuterà a scoprire la chiave dell’enigma.
Diego Marani, Nuova grammatica finlandese
Trieste, settembre 1943. Un uomo viene ritrovato sul molo privo di sensi e portato a bordo di una nave militare tedesca. Quando riprende conoscenza scopre di aver perso la memoria, non ha con sé documenti né altro che lo possa identificare, solo un nome sulla casacca blu da marinaio: Sampo Karjalainen. Il medico di bordo che lo ha salvato, di origine finlandese, è convinto si tratti di un compatriota e per lunghi giorni si prende cura di lui, rimettendolo in forze e insegnandogli la propria lingua. Quindi lo indirizza a Helsinki, alla ricerca del proprio passato. Qui, aiutato da un enigmatico pastore luterano e da una tenera infermiera, Sampo affronterà il lato oscuro della sua identità, in un paese ancora ignoto eppure così affascinante.
Le uscite di lunedì 14 marzo
Gabriele Esposito, Tutto finisce con me, Wojtek Edizioni
Nel suo romanzo d’esordio Gabriele Esposito racconta la storia di un giovane uomo, in carriera e con la mania del controllo, al cui risveglio scopre di trovarsi in un mondo senza umani. In un primo momento angosciato, vive il resto della giornata in una condizione di euforia e di esaltazione che perdura fino al mattino seguente quando risvegliandosi scopre che le persone sono tornate al loro posto. Momenti di solitudine, che il protagonista inizia ad apprezzare, si alternano alla vita di sempre finché i due mondi non tendono a sovrapporsi: nel mondo-con-gli-altri ci sono la morte, il tradimento, il divorzio; nel mondo-senza-gli-altri ci sono presenze rarefatte come il cane, il mendicante, la ragazza Instagram. E il protagonista dovrà scegliere in quale mondo stare.
Salvatore Massimo Fazio
Il link alla segnalazione su SicilyMag: https://bit.ly/36I3frK