Gianfranco Cefalì rivisita gli invisibili di Vincenzo Soddu – Arkadia – Evergreen
Vincenzo Soddu
Invisibili
Arkadia
Gli evergreen
Qualche settimana fa ero al telefono con un caro amico. Medico, anestesista in un reparto Covid. Terapia intensiva. Mi parlava con la voce tagliata dalla malinconia di un suo paziente, ventotto anni, intubato. Mi diceva, con le parole che salivano e scendevano di tono tra speranza e realtà, che stavano facendo di tutto per salvarlo. Abbiamo proseguito nel parlare del suo lavoro, più che altro era lui che parlava, io ascoltavo in silenzio non sapendo alle volte nemmeno cosa rispondere o quali parole usare per essergli d’aiuto o almeno di conforto. Ad un certo punto mi ha detto, senza enfasi, senza orgoglio, senza sentirsi speciale, che appena finisce il suo turno, spesso di otto o dodici ore, si spoglia di tutta la bardatura che oramai abbiamo imparato a conoscere, esce dall’ospedale e di sua spontanea volontà comincia a telefonare alle famiglie dei ricoverati. Li aggiorna, gli dedica del tempo, in qualche modo cerca di curare anche loro. Empatia. Vocazione. Umanità. Tre caratteristiche fondamentali per un medico, e mi verrebbe da dire… per chiunque. E un insegnante? Ecco, queste stesse tre caratteristiche dovrebbero essere proprie di questa categoria, tutta. Quella che vi ho raccontato è la verità, meglio, dovrei dire un racconto della verità. Avrei potuto abbellire il tutto, renderlo più tragico aumentando il pathos, usando le descrizioni precise che mi sono state fatte, ingigantendo qualcosa e tralasciando altro. No, non c’era la necessità di tutto questo. Solo sincera realtà ed emozioni che devono restare dentro. Dicevo realtà. In questo libro Vincenzo Soddu ci porta dentro la scuola, e ha un grande pregio, non ci presenta supereroi, non ci porta davanti professori che salgono sui banchi e invitano a cogliere l’attimo, non ci sono giovani geni ribelli che devono essere domati da professori misantropi che hanno abbandonato tutto e tutti in nome di non si sa bene cosa, non c’è un lieto fine in cui tutti ottengono quello che vogliono o quello che hanno sempre desiderato. Ci porta davanti agli uomini, con le loro storie, le loro debolezze, i loro fallimenti. Ci porta davanti a dei ragazzi, ragazzi normali, problematici, inquieti. Ci porta dentro un’umanità che ha il sapore della vita, in cui i professori non sono perfetti, commettono errori, cercano di rimediare, ma non sempre tutto scorre liscio e inequivocabile. Luogo, quello della scuola, pieno di idiosincrasie, simpatie, conflitti. Tutte contingenze che si svolgono nell’incoerenza di una situazione che molti osservatori esterni non conoscono e molte volte sminuiscono perché non la si vuole capire e approfondire. L’autore ci porta dentro le storie dei ragazzi, questi sì, i veri protagonisti del libro, ragazzi reali, con problemi reali, ci parla di integrazione, famiglie disgregate, abbandoni e conquiste. Lo fa senza la retorica dell’eroe e del successo. Il professore cerca di cambiare i destini di una classe intera e si concentra sulle situazioni più difficili, lo farà attraverso un percorso che per primo porterà lui stesso al centro dei suoi pensieri e dopo convoglierà le sue forze sulle situazioni più difficili da affrontare. Il suo percorso sarà irto di ostacoli, non lineare e sarà costellato da fallimenti e tentativi reiterati per cercare soluzioni dove sembra non ce ne siano. Ci porterà dentro la sua testa, ci farà pensare come lui, ci farà districare all’interno di quel labirinto che sottende ai ragionamenti umani, al suo percorso di vita, getterà uno sguardo sul mondo della scuola, con un occhio quasi clinico nell’affrontare e spiegare piccole e grandi azioni e scopi che si cercano di seguire o fermare all’interno del corpo docenti. Così assisteremo alla vita travagliata, scossa, di un insegnante in cerca di valori e significati in una vita che sembra essere destinata alla mediocrità e che saprà in qualche modo riscattarsi, ma saremo anche dentro a quei piccoli e grandi conflitti tra gli uomini, conflitti da cui non sono esenti anche tutti i professori, ci porterà dentro un’aula con ragazzi svogliati e stanchi, ribelli e perfetti, e conosceremo professori zelanti e buoni, indifferenti, assenti, normali, brutti sporchi e cattivi. Empatia. Vocazione. Umanità. Ritorniamo all’origine perché nel romanzo troviamo questo, e lo troviamo con la sincerità e la genuinità di un autore che nelle note conclusive del libro ci tiene a rimarcare che ha fatto di tutto per non rientrare nella sua opera. Infatti per chi non lo sapesse Vincenzo Soddu è un insegnante. La sua scrittura è sicura, precisa. Parte immaginifica per esigenze legate al professore protagonista e si dipana nel corso del libro in maniera sempre più concreta con lo scontrarsi del personaggio con i suoi problemi e quelli dei suoi ragazzi, andando di pari passo con la necessità, l’urgenza di una maggiore pragmaticità nell’affrontare le difficoltà che lui si porta dietro e che scoprirà nei suoi alunni. La lettura di questo libro è stata una scoperta, dopo aver letto il suo ultimo romanzo, “Oltre il mandorleto”, sempre edito da Arkadia. Anche in quel testo la scuola ha un ruolo centrale, ma il punto di vista, essendo ambientato principalmente a cavallo tra gli anni Settanta, ci presenta una scuola diversa, con strutture difformi, in cui il focus è un altro, ben più importante e preoccupante come può esserlo il rapporto dei ragazzi con l’eroina. Ma una caratteristica rimane comune, quella degli esseri umani, come sempre sono loro, con le loro storie, i protagonisti di Vincenzo Soddu.
L’autore
Nato a Cagliari nel 1962. Laureato in Lettere, nel 1987 ha iniziato a lavorare nel mondo della scuola. Contemporaneamente si è dedicato a ciò che ama di più: scrivere, spaziando dai brevi saggi storici ai racconti della memoria. Dal 2012 si occupa del blog “Libriedintorniblog”, che aggiorna febbrilmente. Nel 2013 ha esordito nella narrativa con La neve a Gaza. Una storia palestinese (Caracò), romanzo incentrato sui difficili temi della guerra e dell’integrazione, che lo ha portato a lavorare a stretto contatto con le associazioni di volontariato. Nel 2015 ha pubblicato Un’isola da bere. Percorsi letterari nella Sardegna del vino, dei liquori, del caffè (Cuec), sesto numero della rivista “Mieleamaro”, un’avventura letteraria accompagnata dal profumo del vino. Nel 2017 è uscito Siria. Lezioni e parole (Miraggi Edizioni), scritto insieme ai suoi alunni. Nel 2018 ha pubblicato Invisibili (Arkadia Editore), romanzo sui valori più profondi che ispirano il mestiere dell’insegnante, e nel 2020 il romanzo Oltre il mandorleto (Arkadia Editore), in cui l’autore racconta il difficile “mestiere” di essere giovani in una periferia cittadina degli anni Settanta, dove l’unica legge è quella della sopravvivenza. Attualmente lo scrittore vive e lavora nella sua città natale.
Gianfranco Cefalì
Il link alla recensione su Letto, Riletto, Recensito: https://bit.ly/2RK7o7B