La giovane filmaker Greta Scacchi, mentre guarda le immagini di un video, si accorge di un dettaglio che mette in pericolo la sua vita. La ragazza è accusata di omicidio dal dirigente di Polizia Tommaso Del Re e viene trascinata in una serie di eventi che coinvolgono l’insegnante di cinema Rossella Gardini, una coppia di fratelli che ritornano dal suo passato, Farid e Anissa Akram, il piccolo Nadir, l’inquietante Ahmad, il barista Tong, mentre sullo sfondo si staglia minaccioso il Biolab, un laboratorio in cui si studiano armi chimiche e di distruzione di massa. Per Tommaso Del Re sarà ancor più difficile dipanare la matassa, ostacolato da quelle che definisce le “alte sfere”. In un susseguirsi di colpi di scena e azioni rocambolesche far emergere la verità diverrà arduo ed estremamente pericoloso.
Introduzione
Quante ramificazioni può avere una storia? Creare intrecci con alberi in rotta di collisione che altrimenti non si sarebbero mai incrociati . Una storia sulla forza e la fragilità delle relazioni umane che spesso offuscono i pensieri e finiscono per essere soffocanti a tal punto che si smette di respirare come un incubo perturbante simile alla morte. Un viaggio inaspettato tra sogno e realtà in cui la finzione regna sovrana, per questo cercare i brandelli di verità inseriti come frammenti sparsi all’interno della narrazione, per il lettore una sfida ardua ma intensa, poiché nulla sarà più come prima .
Aneddoti personali
Per anni per me Paolo è stato solo una voce, che ho sentito tante volte ascoltando la radio, non avrei immaginato di potergli un giorno dare un volto e soprattutto recensirlo con un thriller godibile che mi ha appassionato e colpito perché non mi sarei mai aspettato un romanzo di questo genere ma con elementi ironici perché Paolino è l’emblema del divertimento. Ho odiato dei tic e modi di fare del commissario protagonista ma ho amato moltissimo come l’autore abbia raccontato delicatamente la solitudine e la fragilità, una vera coccola per l’anima. Con tutto il cuore spero di abbracciare presto Paolo e in attesa per Natale mi godrò la seconda indagine di Tommy e Greta che come lui mi è entrata nel cuore.
Recensione
La luce filtra come fosse uno spiraglio mentre nella sala scendono le tenebre, è come se si facessero toccare solo da chi le sa guardare. Così l’occhio si abitua lentamente all’oscurità e diventa uno sguardo percettivo che si annida nella profondità dell’animo arrivando a dar voce persino alle ombre. Le squarcia come se fossero brandelli di cuore e rimane inerme ad ascoltare l’assordante lamento. In questo sfondo spettrale la bocca deglutisce sangue e sudore mentre un odore di morte pervade inesorabile in tutta la stanza. L’autore ha, infatti, scritto un thriller molto sensoriale che sembra giocare a dadi con il binomio assenza presenza richiedendo perciò come imprevisto la partecipazione completa del corpo distaccato talvolta persino dalla propria anima di cui lo scrittore come piccole gocce di rugiada ne legge i pensieri e li trascrive in un cielo cosparso di nuvole cui dare forma. Che colore ha il proprio sangue? Questa è la domanda che attanaglia per tutta la narrazione come una vecchia foto sbiadita dal tempo ma rimasta indelebile nella memoria. Una storia che segue la mutazione dei corpi, la lenta evoluzione degli stessi e il veloce decadimento. Spesso però questo stanche membra sono colte nell’attimo in cui non riescono a nascondere la fragilità della propria nudità. Ed è proprio in quel momento che si attua l’ardua sfida cioè interpretare il confine tra verità e menzogna. Come la narrazione di un film gli eventi sembrano muoversi in un ritmo calibrato tra pause suadenti e avvincente dinamismo. La verità però è sopravvalutata per questo il lettore si troverà in mano semplicemente uno spicchio di luna. Un romanzo che si delinea come un patrimonio genetico schiena contro schiena, in un corpo a corpo dall’esito incerto. L’autore racconta la tragedia esistenziale che colpisce inesorabilmente Greta Scacchi una giovane filmaker che si ritrova come beffa del destino le credenziali di una famosa attrice, ma la sua vita è tutt’altro che finzione, il suo dolore è così reale al punto tale da mettere in discussione però ogni emozione in tutte le alterità. La giovane studia cinema e filma video per un grande progetto che spera le possa far aprire le porte della scuola di cinematografia. Vuole raccontare in un documentario la città di Roma in diverse angolazioni e in un susseguirsi di fotogrammi e volti che ne traccino il cosmopolitismo . L’ammaliante bellezza della capitale ha in serbo però uno scacco inaspettato . Greta filma un delitto o presunto tale ma oltre a scuotere la sua coscienza questo è il motivo per cui la sua esistenza s’intreccerà con quella di Tommaso Del Re un commissario pragmatico burbero e profondamente solitario. Nessuno vince o si salva da solo ma basta uno sguardo per riconoscere sul volto e sulla pelle lo stesso dolore. I personaggi diventano una calamita attrattiva che vibra al solo contatto. All’improvviso senza un motivo apparente muore Rossella l’ex fidanzata di Greta e lei si ritrova all’interno di un vortice penetrante e ossessivo al limite della follia. Può l’amore dimostrare la propria innocenza? Se solo i battiti del cuore potessero parlare! In questa lunga corsa verso la verità Greta ritroverà due compagni di classe ex fiamme del suo povero cuore già martoriato da mille battaglie. L’antica fiamma però non si è mai spenta ma è verità o soltanto un miraggio? Il romanzo è tracciato in due linee temporali costituito da capitoli lunghi con uno stile variegato che alterna l’utilizzo crudo e chirurgico della parola ad un tratto più delicato nella descrizione della sfera emotiva . In questo thriller socio ambientale lo scrittore racconta il volto multietnico della società ed emerge un risvolto politico, un seme giustamente protettivo nei confronti delle culture minoritarie. Ci si sofferma sui significati antropologici dei termini straniero e razza intrecciandolo con il lato oscuro della scienza e la bramosità del potere. Un romanzo che analizza il potere della rimembranza che scaturisce da foto e immagini e la forza distruttiva e giudicante della parola. Una lotta estenuante tra certezza e dubbio tra tecnologia ed emozione in cui la notte sembra mangiare voracemente il giorno. Può cambiare tutto tranne i motivi per cui si compiono le azioni, restano, infatti, i più antichi del mondo. Alla fine in questo cinema spoglio senza pubblico alcuno restano soltanto gusci di noce intrisi di una commovente e profonda malinconia che si ritrova ancora una volta il riflettore puntato.
Francesco De Filippi
Il link alla recensione su La Casa delle storie: https://bitly.ws/34sxq
Quando leggi questo libro, in un mondo che brucia e divora in maniera precisa molti dei suoi abitanti, ti chiedi, visto che il male è così evidente, dove stia il bene.
Quando leggi questo libro, in un mondo che brucia e divora in maniera precisa molti dei suoi abitanti, ti chiedi, visto che il male è così evidente, dove stia il bene. Ed è lì, esattamente nei gesti, a volte fatti di gentilezza e rischio, a volte eclatanti e furiosi, che risiede il bene, la possibilità di ricacciare qualche demone all’inferno, e di rendere questo mondo, così oscuro, un poco meno doloroso. Greta Scacchi, con il suo carico di vita e libertà e giovinezza, dopo aver sventato un losco affare di una multinazionale, ritorna a occuparsi di umanità fragile, indifesa e ferita, come lei, come tutti noi. Greta continua a essere una filmaker, con il suo terzo occhio meccanico attento ai particolari, e di tanto in tanto collabora ai programmi su crimini e delitti insieme a Tommaso Del Re che, dopo il coinvolgimento della moglie nell’omicidio di Rossella Gardini, ha lasciato la polizia ed è diventato consulente di Net Crime. Tommaso, grazie a vecchi amici e contatti, spesso ha notizie immediate su eventi delittuosi e così può mandare in onda eventi in anteprima, coniugando la sua vita precedente con un nuovo inizio, meglio retribuito e meno faticoso. Rispetto al momento in cui li abbiamo conosciuti, però, i due sono più disillusi, più feriti, e Greta è un po’ più arrabbiata ma più lucida. Ogni tanto fanno sesso per confortarsi, tenendo lontana ogni possibilità di relazione stabile, che Greta vede come una forma isterica di prigionia. Del resto Greta ama in maniera appassionata solo chi non si nasconde dietro obblighi e doveri, e Tommaso è troppo ancorato all’idea di maschio cis etero dominante per farla innamorare. Ogni tanto Greta vede anche Irene, e non intende rinunciare alla possibilità di soddisfare l’attrazione verso le donne che le piacciono. A volte le relazioni che si fingono stabili sono catene. E Greta, cresciuta libera con due genitori senza obblighi reciproci, non è fatta per subire catene. L’inizio è nei corpi di Daria e Carla, e in seguito, anche il cerchio magico che si chiude. Due ragazzine, con l’intero corpo dipinto, due adolescenti di 15 e 16 anni, con scaglie dorate di vernice addosso, acrobate intrecciate e sospese in aria, nel tentativo di sfidare la pesantezza del corpo, che ci richiama verso la terra, ancorato a bisogni da soddisfare, ineludibili. Greta le filma ed è affascinata dalla possibilità, per quei corpi, di farsi leggeri, diafani quasi, e di dimostrare che oltre la forza di gravità esiste la levità, la possibilità di diventare pura luce. Questo momento è un inizio, e per qualcuno, anche una fine. Le due ragazzine risultano scomparse, la macchina che guidavano senza patente viene abbandonata e ritrovata nel Tevere, un loro amico, il bellissimo e corrotto Casemiro Rosco, trovato morto nel suo appartamento dopo, sembra, un festino finito male. Il legame tra Daria, Carla e Casemiro, oltre la loro sfacciata bellezza e il desiderio di trovare lavoro nel mondo dello spettacolo, è il coro della Chiesa della Perfezione di Tutti i Santi, e la palestra dove si allenavano insieme. Turbata dal dolore del fratello di Daria, Fulvio, e convinta che tra l’omicidio e la sparizione ci sia un legame, Greta, anche contro lo scetticismo di Tommaso, inizia a indagare. Incontra preti che non riescono a venire a patti con la propria sessualità e il proprio desiderio, ambizione, cattiveria, e follia. I demoni spesso si nascondono in luoghi abbaglianti, proprio nel posto in cui nessuno immagina che si trovino. Altra voce narrante è L’Uomo che non crede in niente, esperto di vite da togliere e persone da sacrificare per denaro. Lui è una persona rotta dentro, è sopravvissuto a stupri e umiliazioni e divenuto un carnefice attento e metodico, che ogni tanto riceve la visita di un’allucinante bambina dai capelli bianchi, che lo guarda mentre compie i suoi delitti su commissione, e non pronuncia una sola parola, né di biasimo, né di approvazione. Spesso, quella visione allucinatoria è la sua unica compagnia emotiva. Presto si capisce il legame tra l’Uomo che non crede in niente, la scomparsa di Carla e Daria, il fascino perverso che i loro giovani corpi possono esercitare nelle ossessioni umane di chi ricerca il Potere e le sue implicazioni. Greta si muove in una Roma annoiata dalle sue stesse tragedie (ne ha viste troppe, cosa sono mai due giovani che non tornano a casa) e tenta di approfondire il legame tra Casemiro, le ragazzine e due giovani preti, Pierre e Guido, prelati della Chiesa della Perfezione di Tutti i Santi, che amano la musica e ricevono sostanziose donazioni da Ariannina Colestrasi, figura di spicco di un’industria farmaceutica, che Greta già conosce per la sua folle ambizione e la sua noncuranza verso ogni vita che non sia la propria. Le indagini di Greta, la sua rabbiosa e cocciuta empatia con il dolore suscitata dalla scomparsa delle due ragazzine, la porterà dentro un’oscurità senza scampo. Un gorgo denso come sangue, un corpo infetto che divora chi gli si avvicina, spinto da sentimenti che, qualunque sia il nome che scegliamo di dargli, sono sempre il contrario dell’Amore. E sullo sfondo Roma, sudata, violenta, opaca, arresa e ipocrita, ingannatrice e sfatta, crudele e indifferente, con il suo ultramillenario splendore ridotto in briciole eppure ancora vivo, ancora capace di incantare. E infine il sangue, la possibilità di vita che racchiude quando è rivestito di involucri di pelle, e la possibilità che, qualora questi involucri vengano bucati e lacerati, si faccia cessare, questa vita, è il protagonista evidente di questo secondo capitolo della storia di Greta, che ha lo stesso nome di un’attrice quasi dimenticata e di lei ha la bellezza lunare e la capacità di cambiare la direzione degli sguardi quando entra in una stanza. “Greta fatica a staccare l’obiettivo dai corpi nudi delle due ragazze che volteggiano a sei metri da terra, appese al tessuto aereo agganciato al soffitto. C’è una tale grazia nei loro movimenti che insistere a filmarle con la sua telecamera la fa sentire bene. Le acrobate si tengono allacciate per le gambe sinistre, intrecciate l’una all’altra all’altezza delle ginocchia. Le gambe destre invece sono libere nell’aria, piegate a formare un angolo acuto. Greta reprime a malapena un urletto di paura quando le due ragazze si lasciano andare a testa ingiù verso la pedana sotto di loro, sorrette solo dai tessuti. Sembrano beffarsi della forza di gravità. I polpacci e le caviglie svettano verso le dita dei piedi scalzi. I corpi sono tinti di giallo, arancione e azzurro, che dissimulano seni e pube ma fanno risaltare la muscolatura tesa nello sforzo di mantenere la posizione dei teli, oltre le spalle il collo disteso spinge le nuche ingiù e i capelli lunghi cadono verso il pavimento. Nell’Alchemico, il locale affittato per il lancio dell’integratore dimagrante SlimBurn, le bollicine arrivano ai tavoli ormai calde, le tartine sanno di aglio, mentre le due acrobate si librano a pochi centimetri dal soffitto di pannelli fonoassorbenti come in cielo aperto”.
Marilena Votta
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Intervista a Paolo Restuccia, colonna portante della Scuola Genius e autore del secondo romanzo sulle indagini della giovane filmaker Greta Scacchi.
È uscito il nuovo romanzo di Paolo Restuccia, Il sorriso di chi ha vinto, Arkadia Editore. Siamo di fronte al secondo capitolo delle avventure della giovane filmaker Greta Scacchi (il primo è Il colore del tuo sangue). Greta si trova di nuovo invischiata in un mistero e di nuovo si trova a scoprire inquietanti verità sulla industria farmaceutica BioLab. Il tutto sempre con riottoso coraggio e aiutata dalle sue tante telecamere che le permettono di vedere quello che gli altri neanche guardano. Al suo fianco c’è di nuovo Tommaso Del Re che però non è più un poliziotto ma un autore televisivo! Il romanzo è anche più affascinante del precedente, perché l’autore è riuscito a dominare con più chiarezza le tante visioni che ama far apparire a Greta. Sabato 2 dicembre lo presentiamo al Palazzo del Freddo, a Via Principe Eugenio 65, a Roma, alle 19.30.
Abbiamo cercato di scoprire qualcuno dei segreti di Paolo Restuccia.
Il sorriso di chi ha vinto è la seconda avventura della filmaker Greta Scacchi, cosa ti affascina di questo personaggio tanto da avergli dedicato due romanzi?
Da molti anni pensavo a come raccontare la vita di qualcuno che fosse al di fuori degli stereotipi della nostra letteratura, non solo di genere, e somigliasse alle ragazze e alle persone che incontro e conosco nella mia vita. Non la solita figura di poliziotto e carabiniere, ma nemmeno un borghese o una borghese che raccontano gli interni dei loro spaziosi appartamenti al centro di Roma o di qualche altra città italiana, magari parlando dei traumi che non riescono a superare. Ci ho provato prima con un romanzo con protagonista un militare di oggi, un alpino, poi con un deejay, e adesso con la filmaker Greta. Quando scrivo di lei però trovo che scorra più forte l’energia della vita che vedo intorno a me. Forse perché è giovane e libera, fragile ma determinata, testarda e spesso incosciente. Si fa male ma non si ferma mai, rischia, mette in gioco anche il suo corpo, perché non sopporta il male di vivere e le terribili ingiustizie in cui è immersa come forse tutti noi.
Dobbiamo aspettarci una terza avventura?
Vedremo, il mio rapporto con la scrittura è sempre un poco strano, non so mai bene cosa e se verrà fuori quando comincio a scrivere qualcosa. D’altronde anche in questo caso non mi aspettavo di terminare così presto una nuova narrazione di Greta Scacchi. In un certo senso a farmi accelerare stavolta sono stati una serie di eventi che mi sono accaduti, che hanno lasciato il segno, storie intime, private, ma che mi hanno sospinto in modo insolito, tragicamente liberatorio, poi c’è stato lo stimolo che è venuto dal mio editore, Arkadia, in fondo se Riccardo Mostallino Murgia e Patrizio Zurru non mi avessero detto che erano pronti a pubblicare presto Il sorriso di chi ha vinto forse la pigrizia e il dispiacere avrebbero ripreso il sopravvento.
Greta si trova sempre coinvolta in sparizioni e omicidi, siamo di fronte a una versione postmoderna della Signora in Giallo?
Mi piacerebbe, non tanto per le storie che ho trovato sempre quasi delle commedie in cui moriva qualcuno in famiglia ogni volta che lei andava a trovarli. Tanto che mi pare evidente che la soluzione di tutti i suoi telefilm è che l’assassino è sempre lei, che poi conduce un’assurda inchiesta per far incolpare un innocente. Mi piacerebbe soprattutto perché a interpretarla c’è stata una grande, simpatica attrice che è davvero difficile da dimenticare, come Angela Lansbury. Ma tra Jessica Fletcher e la filmaker Greta Scacchi c’è una differenza sostanziale. Greta non fa indagini, non conduce inchieste, non aiuta la polizia. Diciamo che se fosse per lei se ne starebbe tutto il tempo tranquilla a realizzare i suoi video.
Greta ha spesso delle visioni… abbiamo tra le mani un romanzo a metà tra il giallo e il fantastico?
A questa domanda darò una risposta ambigua! Le visioni, cioè i sogni notturni di Greta e quelli a occhi aperti dell’altro personaggio importante della storia, l’uomo che non crede in niente, sono dei veri e propri incubi oppure sono il riemergere di qualche ricordo inconscio o soltanto rimosso e dimenticato? Credo che sarà il lettore a scoprirlo e a decidere.
Quanto c’è di te in Greta Scacchi e nelle sue visioni?
Molto. Le sue visioni sono in gran parte le mie. E anche il suo desiderio di riportare a casa le due ragazze scomparse, le acrobate della storia. Riportare a casa, salvare, temere che il nostro mondo si perda e si corrompa senza che noi possiamo fare qualcosa per tentate di impedirlo: questa è la spinta che sta dietro ai sogni di Greta. E anche ai miei, sogni e incubi.
Quali sono gli scrittori che ti hanno influenzato?
Molti, da sempre, sono un lettore fedele. Uno dei più determinanti per me come lettore è stato Friedrich Dürrenmatt, e poi senza dubbio Georges Simenon e Agatha Christie per le vicende poliziesche ma anche Carlo Lucarelli (che considero il più bravo tra gli italiani che scrivono gialli e noir). Molto James Ellroy, tantissimo Murakami Haruki per il modo di inserire elementi visionari in un tessuto realistico, passando quasi senza parere dalla realtà alla fantasia. E potrei continuare a lungo, perché amo molto il fantastico e quindi José Saramago, Julio Cortázar. Secondo me, nella scrittura, più leggi e più diventi originale, più acquisisci stilemi e frasi che poi puoi fare tuoi. Quindi, anche se non li ho sicuramente raggiunti nella loro bravura, almeno non mi sono limitato a copiarli, non credo si possa dire che qualcuno li riconosce in quello che scrivo. E poi in questo romanzo, a ispirarmi ci sono state delle inchieste di cronaca, per esempio quelle di Andrea Purgatori. Avrei dovuto incontrarlo quest’estate in un festival a Cabras, gliel’avrei detto, ma non venne, era già malato. Credo sia stato un giornalista davvero eccezionale. Spesso illuminante.
Qual è stata la parte più difficile nella scrittura di questo romanzo?
Riuscire a realizzare il finale che desideravo, che anche qualunque lettore credo avrebbe voluto, senza rendere i personaggi e le vicende poco verosimili. Riuscendo a mantenere senza tradirli le premesse e gli sviluppi della storia, insomma senza barare. E poi c’è una scena che riguarda un omicidio piccolo piccolo, un delitto quasi involontario, di una sola pagina, che mi ha immalinconito perché rappresenta la sfortuna tragica degli innocenti, qualcosa che mi atterrisce.
Perché un lettore dovrebbe leggere Il sorriso di chi ha vinto?
Perché è un libro scritto onestamente (lasciamelo dire) e se piace non è perché applica delle formule già viste mille volte. Perché è costruito con amore artigianale, parola dopo parola, perché indaga il bene e il male, spero senza troppa presunzione, e poi pure per la frase che dice a un certo punto Tommaso Del Re e che mi ha stupito scrivere all’improvviso, senza che ci avessi mai pensato prima: «Con tutto quello che ho visto da poliziotto, se incontro Dio lo arresto per omissione di soccorso».
Chi sono i cattivi di questa storia?
Cattivi terribili, che fanno cose orribili solo perché pensano di avere così più potere e ricchezze, sono presi paro paro dalle cronache e infilati, trasformati, nella mia storia. E, come nel film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, a volte dietro la maschera del male ci sono volti noti, rispettati e anche molto ricchi, che non si accontentano delle loro fortune.
Non vorrei fare spoiler… ma che cosa dobbiamo aspettarci che accada tra Tommaso Del Re e Greta?
La tua passione per le storie rosa è risaputa, non vorrei che il terzo romanzo fosse un episodio dei Bridgerton, comunque a leggere bene i due romanzi già scritti, si scopre che è già successo molto, cosa vuoi che possa accadere ancora, che si sposino?
Lucia Pappalardo
Il link all’intervista su Storygenius: https://bitly.ws/33VKj
Anche questa settimana tornano le nostre news letterarie con un bel po’ di novità in libreria. Prima tra tutte, il nuovo romanzo di Riccardo Romagnoli, edito da Alessandro Polidoro Editore, Cuore in esploso, tra arte, lussuria e ricerca vitale. Torna in libreria anche Antanas Sileika con Underground, edito da Del Vecchio, una storia d’amore tra spie e rivoluzione, ambientata in Lituania. Il ramo e la foglia invece propone La destinazione di Serena Penni, un intimo romanzo fatto di luci e ombre, di nostalgia e tradimenti. Per nottetempo invece troviamo un noir imbevuto di misticismo e sette oscure: è Gli ultimi giorni di Brian Evenson. Restiamo sui thriller con il nuovo romanzo in uscita per Arkadia Editore: Il sorriso di chi ha vinto di Paolo Restuccia, un libro dove indagine e spettacolo si fondono insieme. Non ci spostiamo di genere ma voliamo in Giappone con il thriller cult di Murakami Ryū, Audition, in libreria per Atmosphere Libri. Per rimanere in Oriente: esce a breve un interessante saggio a cura di Giorgia Sallusti per Asterisco Edizioni: Genere e Giappone. Femminismi e queerness negli anime e nei manga. Per Laurana editore invece troviamo un folgorante romanzo on the road, condito anche da ironia e tragedia: Dove il fiume muore di Giovanni Battista Menzani. Ed infine, per Keller, esce a breve un dolcissimo e spensierato romanzo su due amici trentenni, un po’ particolari: Leonard e Hungry Paul di Rónán Hession.
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Il nuovo romanzo di Paolo Restuccia è quasi un sequel del precedente con ancora il personaggio di GReta Scacchi protagonista. Un noir ambiguo, ambientato in una Roma spietata e sprezzante
Tra gli argomenti invocati a volte dai lettori nel lodare e consigliare i libri c’è la lettura insaziabile, divorante, veloce: come pregio, come marchio di valore per antonomasia, come qualità di scrittura – tutto questo non solo non difetta a Il sorriso di chi ha vinto, nuovo romanzo pubblicato da Paolo Restuccia con Arkadia nella collana Sidekar (in libreria dal 17 novembre e costa 17€ – un numero che non impensierisce né l’autore né gli editori), ma è forse la sua caratteristica più incisiva, per una storia torbida e ad effetto quanto basta per incasellarlo egregiamente nel thriller e ancor più nel noir. Non significa affatto che il romanzo sia (come usa dire) scorrevole, quindi che il tessuto del testo scorra banale – significa viceversa che, per costruzione e intreccio, innestati su un impianto compositivo, anche sonoro, diretto e avvolgente, il libro avvince il lettore e lo costringe a fare i conti con vicende personaggi ambienti o milieu evocativi di fatti e momenti (storicizzati come ancora attuali) che riguardano ognuno di noi, in un confronto serrato, dopotutto ostico e ineludibile, a cui è perlomeno difficile sottrarsi. Ciò che colpisce, del libro e dell’abilità dell’autore, è presto detto. Il romanzo ripropone alcuni personaggi del precedente Il colore del tuo sangue (Arkadia 2022). Torna innanzitutto Greta Scacchi, film-maker giovanissima e indipendente, non solo sul lavoro, bisessuale, la cui caratteristica è guardare la realtà sempre attraverso l’obiettivo della sua GoPro, telecamerina portatile, professionale sì ma estremamente maneggevole: inquadrando la realtà con l’occhio digitale Greta riesce a vederla, riesce a cogliere dettagli e prospettive che a occhio nudo si perdono nel caos. Greta Scacchi porta il nome dell’attrice impostole da sua madre che ha una somiglianza pazzesca con la star degli schermi: la stessa somiglianza non si è replicata nella figlia videodetective, la genetica in lei ha dirottato altrove. Ritorna Tommaso Del Re, poliziotto sospeso che ora è consulente per un canale-tv di cronaca criminale: è ossatura investigativa nel libro la loro ambigua collaborazione, in ciascuno dei due dettata da esigenze di verità dissimili. Torna Irene Russo, make-up artist, partner a singhiozzo di Greta Scacchi. Si palesa all’orizzonte un poliziotto che porta per cognome il nome di un noto liquore. Emergono figuri e figure che nutrono la vicenda nera, nerissima, di questo secondo capitolo, cui immaginiamo segua un terzo e forse altri ancora. C’è nel romanzo (parlavo più sopra di impianto compositivo anche sonoro) qualcosa di orecchiabile. La vicenda narrata, il caso che avvince a sé l’investigazione di Greta Scacchi e dell’amico ex-poliziotto e noi a loro, mostra subito inquietanti somiglianze con la scomparsa (avvenuta oramai quaranta anni fa) di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori – in un certo senso riproduce anche, la riproposizione dei due cold cases, una sorta di gerarchia di importanza che i due casi hanno avuto fin da subito e hanno tuttora nell’attenzione degli investigatori, dei media e del pubblico: più centrale il caso della Orlandi; solo in un secondo momento, e a ruota, rivalutato il caso della Gregori, all’inizio mal individuato. Le due acrobate scomparse nel romanzo di Restuccia sono l’una entusiasta di calarsi in un oblio nero, l’altra più recalcitrante. La loro sorte è al centro del libro. Il romanzo insegue un sogno di riscatto e di risarcimento, un tentativo umanissimo all’insegna del: tutto è bene ciò che finisce. Sì, ma come?L’orecchiabilità però non finisce qui: spesso, nel tessuto della scrittura, oppure in certe scelte quali altrettante soluzioni di nominazione di personaggi, sembra di riconoscere parole che provengono da versi di canzoni o rimandano a ritornelli di canzoni, in una generale sonorità pop dunque popolare che serve (in ogni caso concorre) a situare il romanzo in un tessuto espressivo medio e in una fascia media di destinazione editoriale. Non lo si intenda come diminutio, ma per segnalare che il romanzo restituisce (come usa dire) con esattezza un certo contenitore socioculturale e anche artistico medio cioè condiviso e nutriente per le masse, che è il campo di indagine del libro. Un elemento che lega esemplarmente l’origine reale della vicenda e questa sua riformulazione corrente, in cui ogni oscurità è chiarita e ogni irresolubilità è resa solubile, è il corpo: i corpi come oggetti, estetici ed estetizzati, e la loro artificializzazione contro natura attraverso una cosmesi cieca e violenta. La violazione dei corpi. Come commercio ordinario. Come prassi diffusa. Ciò che inquieta è il genere di vicenda raccontata stavolta. Molto più nera. Molto più torbida. Molto più spiazzante. Molto più occulta. Vengono fuori: una Roma spietata e sprezzante in barba alla sua oggettiva bellezza che tuttavia è malevola di fatto perché si rivela ingannatrice; un clero corrotto o nei casi migliori ingenuamente irretito ad un livello esoterico; un mondo di corruzione e malaffare che durante la narrazione non poche volte evoca film come Suburra, col vizio e una ferinità dilaganti che escludono ogni ravvedimento, cioè escludono proprio che oltre al malvagio possa esserci altro. Siamo in una Roma che si offre allo sguardo di noi oggi nella sua entità di maceria eccellente, di sublime reperto stratificato e pieno di zone buie in cui si annida inevitabilmente ogni sorta di male, col vantaggio inequivocabile che offre di angoli nascosti che tornano comodi per dissimulare la vita cimiteriale di alcuni individui (non pochi – si insinua: predominanti). A questo si aggiunga il dato implicito della doppiezza, e dell’occultamento attraverso l’aperta esposizione, in molti casi. L’elemento del doppio, dopotutto, è nella stessa costruzione del libro: due filoni principali corrono affiancati a lungo, mediati ogni tanto, con cadenza più regolare di quanto sembri, dai sogni di Greta che sono il riaffioramento di ricordi lontani e di esperienze perdute. Sempre, nel salto da un filone all’altro o nel tuffo dentro un sogno, il laccio è offerto da un dettaglio, da un passaggio descrittivo, da un’inferenza tematica. In chiusura la convergenza delle due rette parallele configura il coronamento perlomeno letterario di una ipotesi. Gli estremi del mondo di sotto e del mondo di sopra si toccano. L’intrico della vicenda si infittisce in modo tale, e il coraggio disarmato della protagonista di guardare in faccia i fatti e affrontarli a viso aperto, sorretta da un senso di giustizia che non ha però (lodevolmente) nulla di volontariamente eroico o di proclamatorio, ma è sentito in modo asciutto e laico (in un mondo infestato di religiosità ambigua, dilagante, ottusamente fideistica, o esoterica se non demoniaca), è un coraggio che si fa talmente temerario, senza protezione, senza schermi, però arguto, che lo scioglimento (ci mettiamo dalla parte dell’autore) non poteva che essere amletico. Il romanzo porta a casa il suo risultato di storia nera e avvincente che insegue un riequilibrio. È peraltro feroce e privo di cautele nello spiattellare la malvagità nella sua efferatezza realistica, non mente su nulla, non edulcora nulla, e mostra inevitabilmente un mondo dominato dal potere che è proverbialmente maschile in cui le donne sono usate o androgizzate. È un romanzo, mentre sta nel suo recinto di genere, non mente sul marcio che ci infesta senza reticenze. È un libro che in ogni caso non dimentica di far quadrare la costruzione, di chiudere tutte le strade aperte, di assicurare un bilancio finale che perlomeno nell’invenzione romanzesca risani e ripari. Torna utile a questo scopo anche il disclaimer in coda al libro con cui l’autore lo licenzia, tenendoci a svelare qualcosa che il lettore da sé ha capito subito: il riferimento alle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori che il libro vuole a tutti i costi riportare a casa, in quel desiderio di riparazione di esistenze spezzate, di vite interrotte (di cui già si diceva), che in un passaggio è apertamente enunciato. C’è dunque anche il noto gioco tra il dentro e il fuori, tra vita e scrittura, tra realtà e sogno o incubo, che è il tessuto osmotico, il tracciato su cui tutti viaggiamo precariamente, in bilico. È vero, un autore ha sempre difficoltà a separarsi da una propria opera. Cerca quindi di trattenerla più che può, proprio come tutti noi non vorremmo mai separarci dalle persone care, e vorremmo tenerle per sempre con noi in un cerchio magico inossidabile che nulla possa spezzare. Nel desiderio tutto umano di riuscire a conseguire questo miracolo che è una chimera, questo libro è molto onesto.
Daniela Matronola
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BLOG Parafrasando Ercole Patti è veramente un bellissimo novembre per chi ama la lettura. Già nelle prime due settimane sono usciti libri straordinari, e sono numerose le meravigliose penne – quali Scotti, Ereditato, Eve Ensler, Murakami, Angelou, Zardi, Simonelli, Mancuso, Gil, Geraci, Rennani, Valeria Trabattoni – anche per le due settimane che chiudono il mese
Già nella precedente “puntata” di “Massimo volume”, pubblicata due settimane fa, avevo annunciato che novembre sarebbe stato un gran mese per le uscite librarie sia di autori contemporanei, sia di classici riproposti con nuove edizioni. Forse il periodo più importante mai realizzato ad oggi dal nostro blog, grazie alle pubblicazioni di case editrici indipendenti. Bastano pochi nomi per dare il via alle danze letterarie che consigliamo per le due settimane a seguire: in copertina il regista Rai Paolo Restuccia, il quale torna nuovamente nella collana Sidekar di Arkadia con “Il sorriso di chi ha vinto“, nuovo romanzo che ha bruciato le tappe di prenotazione nei bookstore on line e fisici; in controcopertina un altra penna eccellente, quella di Alessio Rega autore di “La tela di Svevo” pubblicato da Les Flaneurs Edizioni. Arkadia pubblica anche “Babbo di Pinocchio” di Paolo Ciampi mentre Les Flaneurs pubblica “L’ultimo treno da Kiev“ della magistrale Stefania Nardini. Tra i classici, Gammarò/Oltre Edizioni piazza il grande colpo con Guido Gozzano e il suo “…ma lasciatemi sognare!” curato da Maria Teresa Caprile; lo stesso vale per Graphe.it edizioni che pubblica “Sommamente invitante è la tastiera“ di Giorgio Manganelli.
Già in libreria
Guido Gozzano “… ma lasciatemi sognare!” a cura di Maria Teresa Caprile, Gammarò/Oltre edizioni
Con Guido Gozzano comincia all’inizio del Novecento una stagione del tutto nuova per la poesia italiana, non più scritta da nobili chiusi nelle loro biblioteche come Leopardi e Manzoni o da professori eruditi come Carducci e Pascoli e neppure da uomini di mondo in cerca di successo come d’Annunzio. No, Gozzano è un ragazzo di famiglia della buona borghesia che ama la lettura condotta da autodidatta, e che cerca nella scrittura di esprimere i suoi stati d’animo: spesso combattuti tra il desiderio della vita semplice in una natura ancora non intaccata dagli uomini e la sua insoddisfacente condizione intellettuale; e per uscire da questo perdurante malessere, ravvivato da un tono ironico fino ad allora quasi assente dalla letteratura italiana, non rimane che la fuga nel mondo dei sogni, raccontati con parole e immagini chiare e coinvolgenti. Nella sua breve vita, Gozzano (1883-1916) ha pubblicato solo due raccolte complete di poesie: La via del rifugio (1907) e I colloqui (1911) che qui ora presentiamo affidate alle cure di Maria Teresa Caprile, con un saggio introduttivo di Vincenzo Gueglio e una presentazione di Francesco De Nicola, che precisa le caratteristiche di questa edizione, ricca di note su personaggi, situazioni storiche e vocaboli oggi non più in uso, ma del tutto priva, tranne qualche breve osservazione alla conclusione di ciascun testo, di interpretazione o classificazione delle poesie di Gozzano che ciascun lettore, come ci sembra indiscutibile, valuterà secondo la sua sensibilità e formazione.
Stefano Mancuso, Fitopolis, la città vivente, Laterza
Da specie generalista capace di vivere dovunque, nell’arco di poche generazioni abbiamo subìto una trasformazione e ci siamo ridotti a vivere in una sola e specifica nicchia ecologica: la città. Una rivoluzione paragonabile soltanto alla transizione da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori avvenuta 12.000 anni fa. Questo mutamento, da un punto di vista della reperibilità delle risorse, è di certo vantaggioso. Ma è altresì pericoloso: la specializzazione di una specie è efficace soltanto in un ambiente stabile. In condizioni ambientali mutevoli diventa pericolosa. La vita in città presuppone un flusso continuo ed esponenzialmente crescente di risorse e di energia, che però non sono illimitate. A ciò si aggiunge la crisi climatica che può cambiare l’ambiente delle nostre città in modo netto, oltre che a mettere in pericolo la nostra stessa sopravvivenza. Ecco perché è diventato fondamentale riportare la natura nel nostro habitat. Le città del futuro dovranno trasformarsi in fitopolis.
Le uscite di mercoledì 15 novembre
Giorgio Manganelli, Sommamente invitante è la tastiera, Graphe.it edizioni
Fra le quarte di copertina d’autore che disseminano la storia editoriale italiana, quelle di Giorgio Manganelli si possono considerare un piccolo tesoro unico nel genere. Manganelli scrive le quarte a modo suo. Sta proprio qui il valore (e il gusto) di questa raccolta, materiale per bibliofili, lettori esigenti e per chiunque trovi un’intima soddisfazione incontrando una pagina letterariamente perfetta e umanamente complessa, come fu il suo autore.
«Le quarte di copertina di Manganelli, funamboliche aggiunte ai suoi testi, sono quei preziosi marchi, timbri, segnali e segni che rendono i suoi libri inimitabili e unici»: scrive così Lietta Manganelli nella nota di lettura che accompagna la presente raccolta. Per favorire, quindi, la conoscenza di tali «preziosi marchi, timbri, segnali e segni» nasce questo libro, di cui una prima versione era uscita nel 2019 per i tipi di Aragno con il titolo di Quarte di nobiltà. In questa nuova edizione sono presenti più testi del Manga (sia quelli scritti per i suoi libri che le quarte vergate per altri), sono state riviste e aggiornate tutte le note bibliografiche e inseriti degli indici (a cura di Massimiliano Pagani). Quasi a voler sottolineare le emozioni che si provano ad avere tra le mani il proprio libro, abbiamo arricchito il testo con un breve percorso iconografico. […] Forse da qualche parte Giorgio Manganelli starà commentando con un suo classico «sgrunt!» questa iniziativa, ma a noi piace pensare che colui che «seppe – più di ogni altro – nobilitare la quarta», per citare la prefazione di Luigi Mascheroni, sia lieto di questo nostro omaggio. Del resto, anche per noi, sommamente invitante è la tastiera. (dalla Nota dell’editore al libro)
Marco Simonelli, Bestiario, Industria & Letteratura
In “Bestiario” di Marco Simonelli gli animali giocano a travestirsi fino ad assomigliare agli esseri umani. Una carrellata di ibridi, uno studio sulle dinamiche sociali (e sul loro fallimento) nel rispetto (nel tradimento) dei bestiari medioevali: in versi rigorosi e feroci, con un’attenzione laica e profana alla realtà.
Paolo Zardi, La meccanica dei corpi, Neo
Cosa regola i nostri corpi? Le spinte, le attrazioni e le prevaricazioni esercitate tra questi ultimi? In La meccanica dei corpi, Paolo Zardi racconta queste forze. Una ragazza lavora nella grande città, decisa a smarcarsi dalle origini di provincia. Un uomo che ha tutto ma gli manca comunque qualcosa. Un vecchio prossimo alla morte riceve la visita di fantasmi del passato, e anche fax in bianco e telefonate di nessuno. Una donna assiste alla trasformazione di suo marito in un estraneo. Due amici, durante una cena casalinga, attraversano il tempo.
Maya Angelou, Lei che mi ha liberata, Le plurali
Maya Angelou, tra le più importanti autrici afroamericane e venuta a mancare nel 2014, arriva finalmente nelle librerie italiane con Lei che mi ha liberata, un romanzo autobiografico, in cui viene narrata la vita dell’autrice attraverso il rapporto con la madre. Sullo sfondo, gli Stati Uniti del Ku klux klan, del proibizionismo e delle lotte per i diritti civili degli afroamericani.
Le uscite di giovedì 16 novembre
Ryü Murakami, Audition, Atmosphere libri
Su insistenza del figlio Shigehiko, Aoyama, quarantaduenne regista e produttore di documentari che ha perso la moglie dopo una grave malattia, decide di risposarsi. Accetta perciò di organizzare, con la collaborazione dell’amico Yoshikawa, una falsa audizione per trovare la compagna ideale. Finisce per innamorarsi della ventiquattrenne ex ballerina Asami, travagliata da un’infanzia infelice, per la quale sviluppa un’ossessione. La sua scelta, apparentemente perfetta, segnerà l’inizio della sua sofferenza. Dal romanzo è stato tratto l’omonimo film cult di Miike Takashi.
Le uscite di venerdì 17 novembre
Libro copertina, Il sorriso di chi ha vinto di Paolo Restuccia, Arkadia
Che fine hanno fatto Daria Gentile e Carla Ferrara, due ragazze giovanissime scomparse senza un motivo plausibile nel centro di Roma? E il giovane attore Casemiro Rosco è morto per un abuso di droghe oppure è stato ucciso? E che ci fa la tonaca di un sacerdote cattolico nel suo appartamento? È coinvolto forse uno dei preti della Chiesa della Perfezione di tutti i Santi? Magari proprio il maestro che dirige una scuola di musica e un coro di giovani? A questi interrogativi cercano di rispondere la filmaker Greta Scacchi e Tommaso Del Re, un dirigente di polizia sospeso dall’incarico che collabora con il canale televisivo Crime Net. Mentre l’indagine va avanti, un uomo sta allestendo una cappella in cui presto si consumerà qualcosa di indicibile e, sullo sfondo degli eventi, ritorna protagonista l’azienda farmaceutica Biolab. Nel nuovo romanzo di Paolo Restuccia convergono tutti gli elementi per un thriller ricchissimo di colpi di scena e incalzante come le sequenze di un film.
V (Eve Ensler), Io sono un’esplosione. Una vita di lotta e di speranza, il Saggiatore
Io sono un’esplosione è il viaggio di un’attivista attraverso le ferite del nostro tempo, con l’obiettivo di ritrovare una connessione, come individui, a un più alto obiettivo comune. Nel corso della sua quarantennale esperienza di lotta, V (il nome che Eve Ensler si è attribuita dopo aver abbandonato quello del padre violento), si è occupata dei temi più diversi: dalle molestie e gli abusi degli uomini sulle donne, vissuti in prima persona, alle tragedie dell’AIDS e del Covid-19, fino al cambiamento climatico e alla vittoria di Trump in America. In tutti questi casi, la sfera pubblica si intreccia indissolubilmente con quella privata; ecco perché i suoi racconti prendono spesso le mosse da storie personali: la sua di figlia abusata, quella di altre donne violentate durante i conflitti per le risorse minerarie della Repubblica democratica del Congo, quelle di chi ha perso il lavoro durante la pandemia oppure di coloro che hanno contribuito a far cadere il muro di Berlino. In questo incessante movimento dall’io al noi, Io sono un’esplosione prende la forma di una raccolta di prose, poesie, sogni, lettere e piccoli saggi: le mille forme in cui lo sguardo critico di V si è posato sul mondo, eviscerando e mettendo sotto analisi le sue storture.
In modo intimo e introspettivo, ma allo stesso tempo coraggioso e risoluto, questo libro insegna a creare una spinta irrefrenabile al cambiamento, ad amare e a sopravvivere all’amore, a fare i conti con i propri demoni e riprendere possesso del proprio corpo. Perché se riconosciamo che il male e il dolore personale sono collegati, lottare per qualcosa diventa un modo per curare le ferite più profonde e riscoprirsi liberi.
Antonio Ereditato, Lettera agli scienziati del futuro, il Saggiatore
Di cosa si occuperà la scienza domani? Come cambierà il modo di condurre esperimenti e ricerche? Che caratteristiche dovrà avere chi si occuperà del sapere in futuro? Antonio Ereditato, uno dei più importanti fisici italiani, scrive una lettera sulla scienza del futuro, per capire quali saranno le scoperte di domani, e i dilemmi etici che affronteremo. Ereditato racconta cosa potremmo trovare guardando al centro delle galassie, avvicinandoci alla velocità della luce, decodificando con precisione i segreti del dna; che impatto avranno le intelligenze artificiali e le nuove tecnologie; e come dovranno essere le scienziate e gli scienziati del futuro: curiosi, intraprendenti, coraggiosi e un po’ folli. Raccontando anche la sua esperienza al CERN e la storia del laboratorio, Ereditato traccia una strada per la scienza di domani, e anticipa quello che scopriremo.
Stefania Nardini, L’ultimo treno da Kiev, Les Flaneurs
Irina è una “badante” ucraina ex professoressa di Lettere. Una tra le migliaia di donne costrette a emigrare per sopravvivere alla fame. Siamo negli anni di Kučma, tra il 1992 e il 2005, prima della “rivoluzione arancione” e il suo paese è allo sbando: quasi nessuno percepisce uno stipendio. La corruzione dilaga a tutti i livelli. Madre di una figlia a cui vorrebbe donare un futuro diverso, per procurarsi un passaporto e un viaggio in Italia, dovrà passare attraverso un perverso sistema in cui a farla da padrone sono le mafie. Le hanno promesso un lavoro da domestica. Ma non ha scelta. È il prezzo da pagare dopo il crollo del Muro di Berlino, quando l’Ucraina del post comunismo diviene una “terra di nessuno” e un Eldorado per il capitalismo selvaggio. Irina arriverà da clandestina, in un’Italia dove quelle come lei sono un supporto indispensabile per molte famiglie. Sarà l’inizio di un viaggio anche dentro sé stessa. E l’incontro con Rosa, giornalista femminista e sua datrice di lavoro, la metterà di fronte a un mondo sconosciuto che la storia le ha omesso. La sua rigidità sovietica sopravviverà all’urto con la cultura occidentale? Assorbirà da Rosa, i principi di emancipazione e autodeterminazione? Chi sceglierà di diventare infine Irina: una madre della patria, come voleva la dittatura, o una figlia della libertà? Una storia di ordinaria umanità, che si snoda attraverso l’Europa per scavalcare le frontiere delle nostre sicurezze. Un romanzo sorprendente, a tratti crudo e a tratti struggente, che si rivela uno strumento utile per leggere il dramma di un paese la cui tragedia è sotto i nostri occhi.
Francesca Scotti, Scintille, effequ
ÈCapodanno. Lea, Stefano, Rebecca, Giulia, Flavio e Aya sono riva all’acqua. Hanno tutti tredici anni e non sanno nulla del loro futuro. Il primo giorno dell’anno va avanti lento in mezzo a sfide da adulti e giochi da bambini, in quella terra di mezzo che è la preadolescenza. Ogni protagonista divide con gli altri una scintilla di Elettra, e la più Elettra di tutte è la misteriosa Aya, preziosa e perfetta bambolina che va sempre tenuta per mano e che non parla quasi mai. Tra piccoli e grandi conflitti questo terzo episodio è come la scintilla di una stella filante a Capodanno, un momento prima di spegnersi.
Carlo D’Amicis, Il grande cacciatore (e altre violenze), TerraRossa
Quanto misura la distanza che divide l’umano dal disumano, il tragico dal comico, la generosità dall’egoismo? Secondo le due protagoniste di questo beffardo racconto di Carlo D’Amicis la distanza è minima, come quella che c’è tra i rispettivi appartamenti: un’infermiera vocata al soccorso, apparentemente ingenua, e una ex playmate, apparentemente smaliziata, si contendono il pianerottolo, i ruoli di vittima e carnefice e un fidanzato ossessionato dagli alieni e dalla caccia. Fino a quando tra di loro irrompe la semplicità di un cane, a mostrare la voragine che si è aperta tra la natura e i contorti sistemi usati dagli umani per sentirsi amati e un po’ meno soli.
Le uscite di martedì 21 novembre
Officina Saggiatore, Piccolo manuale illustrato per cercatori di font, il Saggiatore
Calibri o Helvetica? Times New Roman o Garamond? Come e perché scegliere una font rispetto a un’altra? Come sono state creati e qual è la loro storia culturale che si intreccia con i marchi, i loghi, le pubblicità iconiche e gli utilizzi più comuni? Un piccolo manuale, accompagnato dalle illustrazioni di Giacomo Agnello Modica, ricco di curiosità e informazioni che soddisferanno i cercatori più esigenti, gli appassionati e tutti i curiosi. Perché chiunque prima o poi si è trovato o si troverà di fronte a una scelta… di carattere!
Paul Auster, Baumgartner, Einaudi
Tutta l’esistenza di Seymour Baumgartner è stata definita dall’amore provato per la moglie Anna. Ma ora Anna non c’è più e Baumgartner si addentra nei settant’anni tentando in qualche modo di vivere senza di lei. Dopo un romanzo-mondo come 4321, Paul Auster torna in libreria con un libro apparentemente lineare e racconta la vita di un uomo alla fine dei suoi giorni che si interroga sulle cose essenziali.
Le uscite di mercoledì 22 novembre
Maria A. Geraci, Comprendere il mondo dei bambini giocando, Armando
Questo libro è una guida pratica, diretta e utile per aiutare i genitori a comprendere i momenti di difficoltà dei bambini e aiutarli a superarli con gli strumenti e l’approccio giusto. Nella società di oggi, sempre più spesso i genitori, presi dalla frenesia della vita, dalla corsa alla carriera e da obiettivi da raggiungere, in breve tempo hanno difficoltà nel comprendere i propri bambini, nel dedicargli del tempo ed entrare nel loro mondo. Esiste la possibilità di rallentare e di ritagliarsi tempo prezioso con i propri figli? Sì, attraverso il gioco! Questo è il modo più naturale per entrare in relazione con i bambini, comunicare con loro ed essere presenti come genitori. Comprendere e ascoltare i bisogni dei propri figli sono aspetti fondamentali, che possono esprimersi sia durante i momenti di gioco sia nella vita di tutti i giorni. È fondamentale, quando un bambino manifesta comportamenti preoccupanti, collegare il problema attuale con altri aspetti della sua crescita, o meglio storia, che potrebbero spiegare le cause e aiutare a costruire una soluzione. Ecco che, da semplice manifestazione ludica, il gioco può trasformarsi in terapia. Il gioco, così, diventa uno strumento efficace per conoscere i vissuti del bambino, per esplorare i pensieri e i sentimenti e per apprendere comportamenti più adattivi. Per giocare, quindi, è necessario, anzi indispensabile, avere consapevolezza delle proprie competenze e abilità genitoriali e vivere il gioco come piacere condiviso. Il coinvolgimento dei genitori nel percorso è fondamentale ed è finalizzato ad apprendere nuove modalità comportamentali e comunicative attraverso l’uso di strategie che accompagneranno il bambino al superamento delle difficoltà e al mantenimento dei risultati nel tempo.
«Da mamma, oltre che terapeuta, rispondo che bisogna imparare a fare il “lavoro più difficile al mondo” per non cadere nella trappola di pensare che i bambini crescano da soli. La play therapy cognitivo-comportamentale coinvolge il bambino nella terapia attraverso il gioco. In questo modo il bambino è un partecipante attivo e i problemi della resistenza e del mancato coinvolgimento possono essere affrontati più facilmente».
Carlos Gil, La fine del marketing. Umanizzare il vostro marchio nell’era dei social media, Armando
In una società post-pandemica, come possono i marchi adattarsi alla nuova era del marketing senza alienare i loro clienti? Come possono le aziende rimanere rilevanti in un’epoca in cui un influencer di TikTok ha più impatto di un’azienda da miliardi di dollari? La risposta è essere umani. Nell’eco sistema digitale frammentato e rumoroso di oggi, molte persone apprezzano il valore di un marketing autentico e di una comunità coinvolta piuttosto che il numero di “mi piace” su un post o le offerte del loro marchio preferito. La fine del marketing rivoluziona il mono in cui i marchi, le agenzie e i marketer dovrebbero affrontare i consumatori di oggi avvalendosi di esempi che coinvolgono celebrità come DJ Khaled, Kim Kardashian, Ja Rule e Kany e West, e organizzazioni come Marriott, Wendy, Airbnb e Zoom. Il libro di Gil si presenta come un manuale pratico e snello per chiunque voglia avvicinarsi a un nuovo modo di promuovere il proprio marchio.
Il libro si impegna nell’illustrare, con esempi e casi di studio, un marketing diverso, vicino ai tempi correnti, non più “verso qualcuno”, bensì “attraverso qualcuno”. Da questo punto di vista, sì: possiamo dire che il marketing, per come lo conosciamo, “è morto”. La strategia promozionale che si basa sul bombardamento pubblicitario ai danni del potenziale cliente non basta più a garantire il successo di un marchio, per quanto agguerrito.
Le uscite di giovedì 23 novembre
Valeria Trabattoni, I FiL Food. Il mondo nel piatto, Mursia
“I FiL Food” è un invito a esplorare con curiosità, gentilezza e coraggio il tuo “io” per scoprire la ricchezza di un universo in continuo divenire. Ed è la possibilità di usare la relazione con il cibo per accedere a questo mondo
Il cibo è solo cibo. O forse no. Cosa c’è sul piatto quando mangiamo pur essendo sazi? O quando cerchiamo nel cibo ciò che questo non può darci? Cosa si cela dietro la riluttanza a lasciare un boccone nel piatto? La nostra relazione con il cibo rivela molto di ciò che siamo: le nostre credenze più radicate, l’attitudine verso la vita, ciò che inconsciamente crediamo di meritare. Tutto il nostro mondo è lì, dentro al piatto in cui mangiamo. La pratica del mindful eating ci guida alla riscoperta dei sapori e ci invita a tornare a vivere con serenità e gioia il rapporto con il cibo e con noi stessi. Proposto con un linguaggio semplice e con parole che si rivolgono direttamente all’anima del lettore, questo saggio è un intreccio di filosofia, cucina e spiritualità.
Fabio Rennani, Appuntamento ignoto. Una indagine per Innocenti, Mursia
«Adele ha sempre odiato dover dipendere da eventi che non può controllare. Vediamoci alle dieci, nel piazzale dentro il parco. È il messaggio arrivato stamattina. Non ha risposto subito, ma poi ha deciso di seguire la follia da cui è stata pervasa in quest’ultimo periodo»
Adele Conti è una donna bella, intraprendente e risoluta, manager di successo di una grande azienda romana. Ha però un segreto, anzi, più di uno. E, quando il suo cadavere viene ritrovato nel parco vicino a casa in una piovosa notte di novembre, la ricerca del suo assassino scoperchia il pozzo nero di bugie, inganni e tradimenti che hanno accompagnato gli ultimi mesi della sua vita. Chi era davvero Adele Conti? In una Roma autunnale splendida e violenta, le indagini dell’ispettore Claudio Innocenti e della criminologa Patrizia Valle si articolano tra false piste e improvvise rivelazioni che coinvolgono a vario titolo tutti i protagonisti della storia, ognuno dei quali ha nell’armadio piccoli o grandi scheletri che Adele aveva scoperto prima di essere uccisa.
Le uscite di venerdì 24 novembre
Libro controcopertina, La tela di Svevo di Alessio Rega, Les Flaneurs
Svevo ha settantatré anni e vive nel suo buen retiro a Molfetta, in Puglia: qui si dedica alla pittura, anche se è costretto ad accontentarsi di commissioni di arte sacra che provengono da politicanti che disprezza. In occasione della presentazione della sua nuova Madonna, Svevo incontra per la prima volta dal vivo Anna, talentuosa giovane arpista utilizzata come modella inconsapevole per il suo quadro. Nei dodici mesi in cui si frequentano, Svevo si lascia sconvolgere dalla freschezza e dall’ambizione della ragazza, dando il via a un viaggio sentimentale fra l’Italia e la Corsica (dove i due andranno alla ricerca del figlio di Svevo, da lui mai conosciuto e riconosciuto), che costringerà entrambi a guardarsi dentro guardando nell’altro.
Cosa sceglierà Svevo quando si renderà conto di essere d’ostacolo alle ambizioni di Anna, e di aver ricoperto la sua giovane esistenza di un velo di malinconia? E Anna sarà all’altezza di raccogliere la lezione del suo troppo amato maestro, dedicandosi all’anticonformismo e alla ricerca della libertà?
Filippo Morelli e Cesare Paris, Filmaccia. Cento film italiani da evitare dal 2000 ad oggi, Bibliotheka
L’irriverente catalogo firmato dai critici Filippo Morelli e Cesare Paris punta nomi quali: Dario Argento, Walter Veltroni, Luciano Ligabue, Roberto Benigni, Ferzan Özpetek, Leonardo Pieraccioni, Silvio Muccino e Mario Martone
Dal 2000 a oggi il cinema italiano ha prodotto un’infinità di pessimi film. Non solo pellicole trash e imbarazzanti pastrocchi, ma anche opere spesso incensate dalla critica o idolatrate dal pubblico, che, a un esame più attento e a una lettura più analitica, rivelano crepe strutturali evidenti e profondissime. Di questi “capolavori al contrario” i critici cinematografici Filippo Morelli e Cesare Paris hanno fatto un attento esame selezionandone cento. È nato così “Filmacci. Cento film italiani da evitare dal 2000 a oggi”, in libreria dal 24 novembre per le edizioni Bibliotheka (360 pagine, 18 euro, versione ebook a 4,99).
È una parte cospicua, anche se non esaustiva, della peggio gioventù della nostra settima arte. Un viaggio trasversale in un oceano di bruttezza che ha cercato di non tralasciare nulla, per quanto possibile: film che non sono stati visti nemmeno da chi li ha girati accanto a cinepanettoni in totale disarmo; esordi di autori oggi considerati maestri a braccetto con stanche parabole comiche di registi con pochi argomenti. E, ancora, pellicole indipendenti e lacrima movie, horror senza capo né coda, le grottesche maschere divenute – senza motivo – star del tubo catodico e spinte a forza nel grande schermo.
Per questo Morelli e Paris non risparmiano nessuno e tra le pellicole messe sotto esame ci sono anche opere firmate da Dario Argento e Walter Veltroni, Luciano Ligabue e Roberto Benigni, Ferzan Özpetek e Leonardo Pieraccioni, Silvio Muccino e Mario Martone. Senza dimenticare Ezio Greggio, Christian De Sica, Sergio Castellitto, i fratelli Vanzina, Neri Parenti, Roberta Torre, Alessandro Siani, Asia Argento, Federico Moccia, Paolo Genovese, Jerry Calà e Fabio de Luigi.
“Per entrare in questo libro non basta essere un brutto film – scrivono gli autori -. C’è bisogno di una spinta in più che trasformi il semplice disprezzo in ammirazione sgomenta. Bisogna essere sublimi”.
Riley Black, Gli ultimi giorni dei dinosauri. Come un asteroide ha dato inizio al nostro mondo, il Saggiatore
Era un giorno come tutti gli altri, 66 milioni di anni fa, quando la vita organica sulla Terra cambiò per sempre. Un mondo rigoglioso e colorato, ricco di biodiversità e affascinante complessità fu spazzato via, in parte immediata- mente, in parte nei giorni successivi. Questa è la storia di quel momento: Riley Black racconta gli ultimi giorni di vita dei dinosauri prima dello schianto del celeberrimo asteroide e prima dell’estinzione di massa, e ricostruisce tutti gli eventi che l’hanno seguita: scopriamo cos’è successo la pri- ma ora, il primo giorno, il primo mese, il primo anno dopo l’impatto, e come la vita è riuscita a rinascere dalla distruzione totale. La grande forza del libro sta nel passo narrativo che l’autrice dà a un resoconto scientifico accurato e preciso, ma anche incalzante e avvincente, che ci consente di immergerci nei boschi, pianure e foreste del Cetaceo, ma che arriva fino ai giorni nostri e ai modi in cui quel catastrofico evento preistorico influisce ancora sull’organizzazione dei nostri ecosistemi.
Lettere d’amore, Carteggi di scrittori del Novecento, il Saggiatore
L’amore non ha bisogno di parole, eppure non esisterebbe- senza le parole: parole sussurrate o gridate, parole che rivelano il sentimento o che faticosamente lo celano, parole trepidanti, parole arrabbiate, parole estatiche, parole tradite, parole fredde, parole infuocate. Parole che spesso devo no raggiungere chi è lontano e che per secoli sono state affidate a missive, cartoline e telegrammi; a fogli di carta stropicciati e consumati, piegati e strappati.
Quest’opera raccoglie le Lettere d’amore che diciotto scrittrici e scrittori del Novecento hanno inviato da ogni angolo del mondo. Dalla solennità della prosa di Gabriele D’An- nunzio all’enfasi di Salvatore Quasimodo, dal sentimentalismo di Erich Maria Remarque alle associazioni inconsuete di Franz Kafka, dalle reticenze di Colette all’erotismo di James Joyce, fino al calore di Edith Wharton, queste epistole raccontano un lato privato e inconfessabile del loro mondo e della loro personalità. Nei turbamenti e nelle incertezze li scopriamo così fragili, esposti, contraddittori, impulsivi, ridicoli nell’amore esattamente come lo siamo noi, come noi trascinati da forze che, a differenza di quando compongono le loro poesie e i loro romanzi, non possono e non sanno controllare.
Scrive nella prefazione Massimo Onofri che «quello dell’amore è un discorso impossibile: non può essere analizzato, ma solo enunciato». E in effetti questa raccolta è soprattutto il tentativo di rispondere, attraverso i palpiti dei grandi autori, alla domanda che ha accompagnato l’essere umano sin dall’inizio della sua storia: è possibile, sarà mai possibile, spiegare l’amore a parole?
Daniel Arasse, Il dettaglio. La pittura vista da vicino, il Saggiatore
Apartire dal Rinascimento e fino agli ultimi decenni del XIX secolo l’opera pittorica è stata concepita per essere guardata a distanza: il pittore deve seguire una precisa economia del dettaglio, mentre l’osservatore è tenuto a rispettare il punto di distanza ragionevole dal quale apprezzare la bellezza e l’armonia della composizione. Daniel Arasse, smontando il principio della distanza classica, dimostra che nell’ordine generale di ogni quadro s’annidano dettagli che sfuggono a quest’ordine fino ad annullarlo. Il libro, qui in una nuova edizione prestigiosa che ne valorizza la ricchezza delle immagini, permette di vedere per la prima volta molti capolavori a tutti noti, e da tutti ripetutamente visti, a una distanza ravvicinata. Improvvisamente, attraverso un dettaglio, spunta una nota ironica o un’allusione erotica in un dipinto d’argomento sacro; affiora la critica politica o la testimonianza umana ed esistenziale in un quadro apparentemente convenzionale; o, ancora mediante l’uso del dettaglio, il pittore può rivelare le sue più autentiche scelte stilistiche. Gli elementi segreti che si colgono solo se si guarda da vicino, le piccole parti che suscitano stupore, deviando dalla lettura generale del quadro e mettendo in discussione le teorie consolidate degli storici dell’arte, sono spesso quelle parti che incuriosiscono e incantano l’osservatore costituendo le vere occasioni di godimento della pittura.
Paolo Ciampi, Il babbo di Pinocchio, Arkadia
Èla notte di San Lorenzo, una notte di festa nel cuore della torrida estate fiorentina, la città come sempre presa d’assalto dai turisti. Due uomini si siedono sulla stessa panchina, osservano il mondo che passa intorno a loro, cominciano a chiacchierare. Chi parla è un giornalista dei nostri anni, che avrebbe preteso di più dal suo lavoro e comunque dalla vita. Ma possibile che l’altro sia Collodi? Perché no? Sono tante le cose che possono succedere nella notte di San Lorenzo a Firenze, se si ha voglia di crederci. Soprattutto se si vagabonda fino all’alba, nei luoghi che furono di Collodi e poi di Pinocchio. Fino a scoprire la Firenze che era nella Firenze che è. Oppure l’uomo dietro lo pseudonimo Collodi, Carlo Lorenzini, una creatura fragile e notturna, segnata da innumerevoli delusioni annegate nell’alcol. Eppure capace di regalare sorrisi e sogni, con il suo sguardo ironico e la battuta pronta che da sempre è nello spirito dei fiorentini. Un viaggio in una Firenze insolita, nell’esistenza del grande scrittore e della sua principale creatura, Pinocchio, capace di regalarci ancora oggi, in tempi così complicati, un esempio autentico di vita.
Salvatore Massimo Fazio
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Scrittore, autore e regista radiofonico. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi, 2014) e Io sono Kurt (Fazi, 2016), oltre a diversi racconti in riviste letterarie e raccolte. Docente di laboratori di scrittura, ha contribuito alla pubblicazione di numerosi autori contemporanei. È regista del programma satirico “Il Ruggito del Coniglio” di Rai Radio 2. Precedentemente ha condotto il programma “Radiodue 3131”, di cui ha curato la regia, ed è stato impegnato in diversi altri format di grande successo (“Dentro la sera”, “A che punto è la notte”, “Luna permettendo”, “Buono Domenico”, “Permesso di soggiorno”). È autore di interventi specialistici sulle materie radiofoniche e televisive. Presiede a corsi di formazione per autori e animatori della radiotelevisione della Svizzera italiana. Fin dalla fine degli anni ’80 si è dedicato all’insegnamento della scrittura per radiodrammi, racconti e romanzi, prima negli Istituti di Scienze della Comunicazione, poi nella Scuola Omero, oggi nella Scuola Genius. Tra i suoi interessi ci sono anche le traduzioni dall’inglese all’italiano (Story e Dialoghi, di Robert McKee; Guida di Snoopy alla vita dello scrittore, a cura di C. Barnaby e M. Schulz). Con Arkadia Editore ha pubblicato Il colore del tuo sangue (2022) e Il sorriso di chi ha vinto (2023).
Una nuova storia di mistero e indagine con protagonista l’affascinante Greta Scacchi: dal 17 novembre sarà in libreria il nuovo libro di Paolo Restuccia “Il sorriso di chi ha vinto”, seguito ideale del romanzo “Il colore del tuo sangue”, entrambi editi da Arkadia. Il libro. Che fine hanno fatto Daria Gentile e Carla Ferrara, due ragazze giovanissime scomparse senza un motivo plausibile nel centro di Roma? E il giovane attore Casemiro Rosco è morto per un abuso di droghe oppure è stato ucciso? E che ci fa la tonaca di un sacerdote cattolico nel suo appartamento? È coinvolto forse uno dei preti della Chiesa della Perfezione di tutti i Santi? Magari proprio il maestro che dirige una scuola di musica e un coro di giovani? A questi interrogativi cercano di rispondere la filmaker Greta Scacchi e Tommaso Del Re, un dirigente di polizia sospeso dall’incarico che collabora con il canale televisivo Crime Net. Mentre l’indagine va avanti, un uomo sta allestendo una cappella in cui presto si consumerà qualcosa di indicibile e, sullo sfondo degli eventi, ritorna protagonista l’azienda farmaceutica Biolab. Nel nuovo romanzo di Paolo Restuccia convergono tutti gli elementi per un thriller ricchissimo di colpi di scena e incalzante come le sequenze di un film.
Paolo Restuccia è uno scrittore, autore e regista radiofonico. Ha pubblicato i romanzi “La strategia del tango” (Gaffi, 2014) e “Io sono Kurt” (Fazi, 2016), oltre a diversi racconti in riviste letterarie e raccolte. Docente di laboratori di scrittura, ha contribuito alla pubblicazione di numerosi autori contemporanei. È regista del programma satirico “Il Ruggito del Coniglio” di Rai Radio 2. Precedentemente ha condotto il programma “Radiodue 3131”, di cui ha curato la regia, ed è stato impegnato in diversi altri format di grande successo (“Dentro la sera”, “A che punto è la notte”, “Luna permettendo”, “Buono Domenico”, “Permesso di soggiorno”). È autore di interventi specialistici sulle materie radiofoniche e televisive. Presiede a corsi di formazione per autori e animatori della radiotelevisione della Svizzera italiana. Fin dalla fine degli anni ’80 si è dedicato all’insegnamento della scrittura per radiodrammi, racconti e romanzi, prima negli Istituti di Scienze della Comunicazione, poi nella Scuola Omero, oggi nella Scuola Genius. Tra i suoi interessi ci sono anche le traduzioni dall’inglese all’italiano (Story e Dialoghi, di Robert McKee; Guida di Snoopy alla vita dello scrittore, a cura di C. Barnaby e M. Schulz).
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