Incipit necessario: come sa chi mi segue da tempo scelgo di recensire, gratuitamente e solo per passione, solo i libri che hanno incontrato il mio gradimento altrimenti evito per non demolirli con una recensione negativa, il motivo più comune di non apprezzamento è la non conoscenza della sintassi, della concordanza temporale e dei sinonimi (sono da anni anche correttrice di bozze ed editor…)
Per il secondo anno consecutivo ho voluto elencare in dettaglio i titoli di tutti i libri da me recensiti perché possa essere un input, uno stimolo a leggerli…
Al Salone del Libro di Torino a maggio e al Book Pride qui a Genova ho conosciuto nuove case editrici che mi hanno poi fatto dono di loro opere, cartacee o in pdf, ne ho ritrovata qualcuna del passato e ne ho persa qualche altra per strada senza sapere perché…ognuna di loro ha un suo angolo nel mio sito, eccole:
https://danielaedintorni.com/category/arkadia-editore/
https://danielaedintorni.com/category/edizioni-le-assassine/
https://danielaedintorni.com/category/edizioni-leima/
https://danielaedintorni.com/category/fratelli-frilli-editori/
https://danielaedintorni.com/category/golem-edizioni/
https://danielaedintorni.com/category/graphofeel-edizioni/
https://danielaedintorni.com/category/iacobelli-editore/
https://danielaedintorni.com/category/mon-edizioni/
https://danielaedintorni.com/category/morellini-editore/
Moltissime/i autrice e autori, ormai fidelizzate/i come amo definirle/i, mi hanno proposto, nel corso di questo anno che sta per concludersi, le loro nuove opere perché hanno apprezzato le mie recensioni precedenti e ne desideravano un’altra, sempre grazie per la fiducia…
Come potete vedere dalla tabella sottostante da gennaio a dicembre 2023 ho recensito 140 libri, che fa una media di 1 recensione ogni 2,6 giorni; 91 di autrici, 43 di autori, 2 antologie e 4 scritti a due mani.
Il mese in cui ho recensito più libri e ebook è stato gennaio (ero ancora in convalescenza per l’operazione alla schiena…) con 17 recensioni e poi giugno, luglio, ottobre e novembre con 13.
Il mese in cui ho recensito più autori è stato giugno con 7, quello in cui ho recensito più autrici è stato gennaio con 14.
Quest’anno, su suggerimento di un’autrice, ho ricominciato a pubblicare le mie recensioni su Goodreads oltre che sul mio sito e su Amazon; purtroppo non sempre il libro da me recensito è presente su quella piattaforma.
mese
autrice
autore
antologia
Scritti a due mani
Numero di recensioni nel mese e media
Gennaio
1. La spada di ghiaccio, di Romina Resto
2. Annabella Abbondante, di Barbara Perna
3. La violenza, di Marise Ferro
4. la governante di Madame de Lempicka, di Clara Zennaro
5. Il mistero di Anna, di Simona Lo Iacono
6. La ragazza in giardino, di Marise Ferro
7. le colpe di Maria, di Silvana Meloni
8. la tigre di Noto, di Simona Lo Iacono
9. donne musulmane, di Giuliana Cacciapuoti
10. mondi à la carte, di Gabriella Vergari
11. sono coniglio, partigiano, di Elisabetta Violani
12. la tasca sul cuore, di Chiara Forlani
13. Le Romantiche, di Marise Ferro
14. Il procuratore muore, di Luisa Valenzuela
1. Gentilupo, fiaba di Simone Morini
2. Il ritorno di Virgilio, di Hermann Broch
3. io che da mio padre ho preso solo gli occhi chiari, di Massimo D’Aquino
17 recensioni in 31 giorni, una recensione ogni 1,8 giorni
Febbraio
1. vasi di alabastro, tappeti di Bukara, di Angelica Gorodischer
2. verso una nuova vita, di Silvana Sanna
3. il secondo piano, di Ritanna Armeni
4. la scrittrice obesa, di Maria Salabelle
5. la mentalità della sardina, di Olivia Crosio
1. Caruggi di piombo, di Marvin Menini
2. il grande Hans, di Daniele Grillo
3. favole per Irene, di Enrico Zoi
4. lo zampacchione giallo, di Enrico Zoi
9 recensioni in 28 giorni, 1 recensione ogni 3,1 giorni
Marzo
1. Trenta giorni e cento lire, di Ester Rizzo
2. Streuse, di Marinella Fiume
3. La portalettere, di Francesca Giannone
4. Versi mortali a Camogli, di Adelaide Barigozzi
5. il campo delle ossa, di Chiara Forlani
1. né il fiore né il baratro, di Giovanni Rossi
2. la banda delle figurine, di Mario Barale
3. il tesoro di Hitler, di Achille Maccapani
4. sotto le stelle di Genova, di Marco Di Tillo
5. aperitivo all’arsenico a Roma, di Dario Falleti
10 recensioni in 31 giorni, 1 recensione ogni 3,1 giorni
Aprile
1. ballata per galline vecchie, di Elisa Genghini
2. la donna emancipata, di Jenny d’Hèricourt
3. Indagine su Alda Merini, di Margherita Caravello
1. favole ciniche, di Han Ryner
2. longevità fatale, di Attilio De Pascalis
1. Morgana, di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri
6 recensioni in 30 giorni, 1 recensione ogni 5 giorni
Maggio
2. Ogni cosa torna, di Patrizia Gariffo
3. E’ madre chi…di Cinzia Pennati
4. Mi limitavo ad amare te, di Rosella Postorino
5. Stai zitta, di Judy Brown
6. qualcosa di me, di Isabella Nicora
7. la tela di cloto, di Monica Vanni
1. i due volti della verità, di Rocco Ballacchino
2. in viaggio con la zia Colomba, di Renzo Bistolfi
1. pioniere, di Pina Caporaso e Giulia Mirandola
10 recensioni in 31 giorni, 1 recensione ogni 3,4 giorni
Giugno
1. l’enigma svedese, di K. G. Silisso
2. l’hotel, di Dana Maria Stifren
3. un diamante rosso sangue, di Clara Negro
4. anime sperse, di Pina Ligas
5. la mia itaca, di Anna Valeria Frigerio
6. la prof Aglietti non era Robert Capa, di Gabriella Vergari
1. delitti al buio, di Emiliano Bezzon
2. c’era una volta all’Asinara, di Giampaolo Cassitta
3. la pagina più bella, di Luc Dietrich
4. Bacci Pagano, una storia da carruggi, di Bruno Morchio
5. Ghost Medical Team, di Vincenzo Carrozza
6. L’uomo che portava a spasso i libri, di Carston Henn
7. il professore di Kabul, di Mario Grasso
13 recensioni in 30 giorni, 1 recensione ogni 2,3 giorni
Luglio
1. la miniera maledetta, di Tyline Perry
2. melodia perfetta per note stonate, di Nora Brant
3. Ouessant, l’isola delle donne, di Annalisa Comes
4. giallo siciliano, di Nuccia Isgrò
5. la barbiera, di Antonietta Muscas Podda
6. la trama di Elena, di Francesca Sensini
7. la bellezza rimasta, di Roberta Zanzonico
8. la banda dei colpevoli, di Sarah Savioli
9. la carrozza della santa, di Cristina Cassar Scalia
10. il suono del vento, di Cristina Origone
11. il sussurro della pioggia, di Cristina Origone
1. i silenzi della Bassa, di Massimo Fagnoni
2. il rumeno di Porta Venezia, di Mauro Biagini
13 recensioni in 31 giorni, 1 recensione ogni giorni
Agosto
1. i delitti di Varese, di Laura Veroni
2. il silenzio della terra, di Cristina Origone
3. Una felicità semplice, di Sara Rattaro
4. la ragazza dei colori, di Cristina Caboni
5. Umor Vitreo, d Paola Musa
6. la ragazza dell’Opera, di Adriana Valenti Sabouret
7. Il delitto di via Etnea, di Roberta Castelli
8. la traccia del pescatore, di Roberta Castelli
9. la bambina di cera, di Roberta Castelli
10. Pasticci di famiglia, di Daniela Graglia
1. perché la minestra si fredda, di Santiago Pumarola
2. Nero come la neve, di Marco Della Croce
12 recensioni in 31 giorni, 1 recensione ogni giorni
Settembre
1. Folisca, di Miriam D’Ambrosio
2. Il tuo silenzio è di stella, di Alessandra Corrà
3. Soli tra le stelle, di Elena Biondo
4. telefona, qualche volta, di Maria Concetta Distefano
5. Nulla d’importante tranne i sogni, di Rosalia Messina
6. Il calzolaio di Milano, di Claudia Maria Bertola
7. sui tuoi fianchi, di Arianna Ciancaleoni
8. nove giorni e mezzo, di Sandra Bonzi
9. Nelle loro mani, di Hilda Lawrence
1. il mare delle illusioni, di Sebastiano Martini
2. Vino rosso sangue, di Fabrizio Borgio
3. il maresciallo Bonanno, di Roberto Mistretta
12 recensioni in 30 giorni, 1 recensione ogni giorni
Ottobre
1. l’incastro perfetto, di Lavinia Brilli
2. Tunnel, di Maria Masella
3. I salmoni aspettano agosto, di Elena Panzera
4. Come pezzi di carta sull’acqua, di Sara Morchio
5. Verde mare, blu profondo, di Daniela Mencarelli Hofmann
6. La regina dei colori, di Valeria Corciolani
7. Bonnie Parker, di Arianna Destito Maffeo
8. Stella Benson, di Francesca Cosentino
9. Il dubbio dell’avvocato, di Laura P. Cavallo
10. Sono stata nella giungla, di Francesca Piazza
1. Nomi, cose, musiche e città, di Giovanni Granatelli
2. Vite senza gloria, di Giovanni Cacciatore e Giuseppe Pizzo
3. A Salina il vento cambia, di Giovanni Cacciatore e Raffaella Catalano
13 recensioni in 31 giorni, 1 recensione ogni 3,8 giorni
Novembre
1. Con te non ho paura, di Sara Rattaro
2. La stagione dei papaveri, di Flaminia Festuccia
3. Tonto, di Silvana Sanna
4. Ristretti nell’indifferenza, di Emma Zordan
5. L’anno dei destini incrociati, di Bea Buozzi
6. Tutte le cose che ho perso, di Katya Maugeri
7. Il fiore di Fahranaz, di YAPRAK ÖZ
1. Vite sbagliate, di Marco G. Dibenedetto
2. Il levarsi della luna, di Gian Luca Paganelli
3. Modus in rebus, di Riccardo Ferrazzi
4. Le ombre della sera, di Bruno Morchio
5. Bradipismi, di Stefano Serri
6. Due racconti, di Maurice Maeterlinck
13 recensioni in 30 giorni, 1 recensione ogni 2,5 giorni
Dicembre
1. Io sono Nannarella, di Carla Cucchiarelli
2. Come d’aria, di Ada D’Adamo
3. Scrivere per non morire, di Tommasina Soraci
4. La numismatica detective, di Linda Scaffidi
1. I delitti di Manfreda, di Roberto Mistretta
2. Avrai sempre una casa, di Piero Malagoli
3. Il canto dell’upupa, di Roberto Mistretta
4. Il babbo di Pinocchio, di Paolo Ciampi
5. Nel rimorso che proveremo, di Piero Malagoli
6. Rosario Livatino, di Roberto Mistretta
1. Accùra, antologia a cura di Roberto Mistretta
2. Natale a Genova, a cura di Sabrina De Bastiani e Daniele Cambiaso
12 recensioni su 31 giorni, 1 recensione ogni 2,6 giorni
91 autrici
43 autori
2 antologie
4 libri scritti a due mani
140 su 365 giorni, 1 recensione ogni 2,6 giorni
Daniela Domenici
Il link alla segnalazione su Daniela e Dintorni: https://bitly.ws/385hQ
Le ragioni che ci portano alle scelte delle letture sono varie tanto quanto occasionali ed in questo caso una limpida recensione da parte di un critico di lungo corso ha acceso in me la curiosità che mi porta a segnalare questo “Il mare delle illusioni” (Edizioni Arkadia pagg.100 euro 13) di Sebastiano Martini, avvocato civilista nato nel 1978, operante a Parma e non nuovo ad esperienze letterarie.
Il protagonista, Gregorio Boni è, nel modenese, un ricco imprenditore del settore delle piastrelle e la fabbrica è governata dal fratello, maggiore di nove anni. Da bambino un incidente lo ha privato della mano sinistra che non ha mai voluto sostituire con un arto artificiale.
Ovvio che la sua condizione gli abbia portato una esistenza un po’ problematica ma si è adattato e ha intrapreso per l’azienda un percorso di rappresentanza che lo porta con continuità in giro per il mondo.
La sua vita sentimentale segue una sorta di rito che lo trova a provocare tenerezza per, dopo breve tempo, essere regolarmente abbandonato. Anche all’inizio di questa storia Chiara, che sembrava l’approdo definitivo dopo qualche anno di convivenza, lo abbandona.
Gregorio ha 46 anni, si trova per lavoro a Viareggio all’Hotel Principe di Piemonte e decide di prolungare il soggiorno a tempo indeterminato. Mantiene i contatti commerciali con i clienti e tranquillizza il fratello sulla bizzarra soluzione.
Letture, passeggiate, sporadiche iniziative per mantenere i rapporti con i clienti della sua azienda lo portano a diventare una presenza consueta e ben accettata nell’albergo, soprattutto col personale che ormai apprezzandolo lo considera parte della comunità.
Un giorno è incuriosito dalla presenza costante, settimanale, di un uomo che tutti i mercoledì siede nella sala di attesa a leggere. Lo avvicina e scopre che si chiama Valerio Pepe, è proprietario dell’albergo e di altri hotel di prestigio che visita per puntuali metodici controlli.
Familiarizzano, Valerio gli insegna il backgammon e si incuriosisce sulla situazione che riguarda Gregorio, gli pare di vedere in lui un senso di estraniamento come se l’albergo fosse diventato un approdo in attesa di una ripartenza per qualche misteriosa direzione.
La frequentazione diventata confidenziale spinge Gregorio a confidare che l’anno prima durante una passeggiata notturna ha incontrato sulla spiaggia una donna che ballava da sola in compagnia di una bambina.
Avevano familiarizzato e lei lo aveva messo al corrente della sua situazione: era una sous-chef di un ristorane famoso di cui non fa il nome e nel prosieguo della serata ci sarà anche un bacio promettente. Gli nega il telefono ma promette che l’indomani lo raggiungerà al Principe.
È un anno che aspetta dopo inutili ricerche e comunica al nuovo amico che tornerà a casa. Ma la storia non è finita. Quindi non spoiler ma capacità dell’autore con sopraffina raffinatezza di parlarci del valore della memoria, delle regole (?) della attrazione, della solitudine, del valore dell’amicizia (anche apparentemente superficiale), dei giochi di ruolo, dell’assunzione della responsabilità, delle scelte che sembrano ma non sempre sono definitive, della grazia sommessa che se siamo attenti possiamo trovare nelle situazioni e nei momenti più impensati, della speranza comunque.
Un vero e proprio gioiello narrativo che con ironica attenzione ci viene proposto con uno stile raffinatamente poetico. Insomma siamo proprio dentro un film dell’inarrivabile ed indimenticabile Eric Rohmer.
Magia della letteratura e, naturalmente, del cinema. E bravo avvocato, e non solo, Martini.
Ariodante Roberto Petacco
Il link alla recensione su il Corriere Apuano: https://bitly.ws/XD4t
Un libro davvero originale, molto misterioso, delicato e commovente questo di Sebastiano Martini, avvocato e scrittore parmense, che è stato candidato al premio Strega. I primi complimenti vanno alla trama perché ammanta di mistero la vicenda di Gregorio, il protagonista che ci viene descritto e svelato dall’autore goccia a goccia; fin quasi alla fine ignoriamo il motivo per il quale abbia deciso di vivere in un hotel che, nello specifico, è il Principe di Piemonte in fondo alla passeggiata di Viareggio verso il Lido di Camaiore. Perfetta la caratterizzazione di Valerio, che diventerà un amico per Gregorio grazie a un gioco molto particolare e difficile, e anche delle varie persone che lavorano, a diverso titolo, all’interno dell’hotel. E’ un libro che definirei dall’atmosfera rarefatta, permeato da un andamento lento, da profondi silenzi e dal paesaggio di Viareggio fatto di palme, amate dal protagonista, di brezza marina e di passeggiate: complimenti!
Daniela Domenici
Il link alla recensione su Daniela e Dintorni: https://bitly.ws/UsYY
Potrebbe tornare alla mente quel mare di verghiana memoria a voler affacciarsi sul balcone della stanza del Boni qui presente. Un orizzonte cobalto, orfano di paese, che si fa patrimonio e rifugio per viandanti con l’occhio accorto e l’orecchio disposto all’ascolto. Orfano di patria ci appare anche il nostro protagonista, tale Gregorio Boni appunto, la cui inspiegabile decisione di lasciar dimora e parenti ce lo fa somigliare in qualche modo a un altro errante di cinematografica memoria. Penso a Viktor Navorski “The Terminal man” l’uomo che, a causa di un colpo di stato avvenuto nel suo paese, decise di trascorrere il resto della sua vita nel nonluogo per eccellenza. Sempre di scelte che cambiano un’esistenza stiamo a parlare dunque, sempre di nonluoghi e apnee sospese, in questo caso tra le camere di hotel, al bivio tra mare e terra, in una Viareggio che di cartolina per turisti conserva solo la veste estiva. Quando veniamo accolti nella sua stanza vista riviera il Boni ha già deciso. Saldato il conto del pregresso e smaltite le formalità per la sua nuova residenza, al nostro non resta che il tempo della riflessione. Si dia quindi inizio allo scavo nella psiche, senza farsi ingannare da codesta solitudine che è tale solo in apparenza: l’albergo in quanto dogana di vite si conferma nucleo di storie che attendono solo di quell’occhio accorto e quell’orecchio disposto all’ascolto citato in apertura. Non siamo quindi al cospetto di un inquieto Pessoa, semmai un Jep Gambardella (seppur caratterialmente distante) in contemplazione accorta sul litorale di una Grande bellezza, palcoscenico di dialogo corale in cui le amarezze si stingono al vaglio dei propri errori. «Nessuno forse dovrebbe rimanere troppo a lungo solo», pensa l’uomo mentre le sue giornate si adagiano su una sequenza di piccoli riscatti del cuore (una passeggiata sul lungomare, un piatto di pesce nel ristorante della zona, un libro concluso alla luce di un tramonto) e le piacevoli incursioni di Valerio Pepe, proprietario dello stabile, con il quale una volta alla settimana si compie il metaforico rituale di una sfida a backgammon ed è in questo assistere “alle piccole cose” che avviene il momento letterario. Si nutre una voglia autentica di sedersi ai divani di quella reception, un po’ in disparte, per non disturbare una performance che si compie nell’eleganza dei particolari, nel gioco/rispetto dei silenzi. C’è un moto di quieto appagamento che accompagna questo bisogno costante del nostro di alzar la mano offesa a tener distante un prima che le cui schegge sono ancora ficcate nella carne. In quel suo “preferirei di no” nel richiamo all’azione non fatichiamo a riconoscere la naturale insicurezza dello stare al mondo ed in quella silente malinconia di un esilio ponderato che Martini compie il prodigio di rivelarci una presa di posizione necessaria, le cui ragioni ci verranno svelate piano, come un’immagine che riaffiora nella marea mattutina di una spiaggia deserta. Martini ha il pregio di saper accoglierci tra le parole. Le strutture sintattiche volano leggere, mai pretenziose, col piglio di chi sa scrivere interiorizzando la sofferenza del gesto e lasciando a noi solo il godimento del testo che, se non fosse scrittura “potrebbe essere un tango, una milonga forse”, cita l’autore stesso. Ben venga dunque la musica a riempire i corridoi, se le sue note hanno codesta eleganza, se il respiro può caricarsi di tale ossigeno e la cura rivelarsi, nel quieto accettarsi.
Stefano Bonazzi
Il link alla recensione su Satisfiction: http://bitly.ws/HHIk
Breve ma intenso è “Il mare delle illusioni” di Sebastiano Martini, un romanzo che, come fa intuire il titolo, ci porta a riflettere sulla realtà e sulle infinite possibilità di interpretarla. Protagonista è Gregorio Boni, che a un certo punto della sua vita decide di rimanere ospite fisso di un Grand Hotel in una famosa località di villeggiatura e soltanto nelle ultime pagine del romanzo scopriamo il motivo di questa strana scelta, quando si confida con Valerio Pepe, proprietario dell’hotel e coprotagonista. Importante a questo proposito è il suo ruolo, in quanto gli dà utili suggerimenti, coi quali lui forse potrà risolvere il suo problema. Gregorio è un uomo solo e disilluso dalla vita, ha avuto vicissitudini varie ed è pirandellianamente consapevole che ognuno di noi custodisce “un segreto, un vizio, una debolezza” che nasconde all’altro. Filo conduttore del romanzo è la solitudine, che lui “gestiva con disinvoltura oramai” in qualunque luogo andasse. Tuttavia, Gregorio è consapevole del fatto che “Nessuno forse dovrebbe rimanere troppo a lungo da solo” e questo suo pensiero in un certo senso lo salva. Messaggio di fondo di questo romanzo, che si legge tutto d’un fiato non solo per il contenuto ma anche per lo stile accattivante della narrazione, è la necessità di nutrire sempre e comunque illusioni: quel mare di “illusioni” provate da Gregorio, e quindi anche dal lettore, non fa che ingigantire le aspettative, ma è proprio grazie a esse che non ci arrendiamo e troviamo la forza di andare avanti. Ciò che rende interessante il romanzo è anche la struttura circolare, infatti Sebastiano Martini inizia la storia con la descrizione di un grosso incendio sulle colline circostanti l’hotel e termina con la visione di un canader che, dopo aver fatto rifornimento d’acqua, “sorvola basso le palme del lungomare, ne scuote le chiome, prima di alzarsi di nuovo verso le colline”.
Sembra proprio che l’autore, con questo finale, ci dica che tutte le cose si risolvono, anche le più problematiche.
Maria Lorello
Il link alla recensione su PuntoZip: https://bit.ly/3KTCalT
E’ stato di recente pubblicato, per l’editore Arkadia, il nuovo romanzo di Sebastiano Martini intitolato “Il mare delle illusioni”. Interamente ambientato a Viareggio, il romanzo è stato presentato al Premio Strega 2023 dal noto critico letterario Giovanni Pacchiano, della cui motivazione si riporta di seguito uno stralcio: “Il romanzo di Sebastiano Martini è un piccolo gioiello che naviga con eleganza fra il limpido stile e l’aura malinconica di una lunga attesa. Costruito in flashback, ‘Il mare delle illusioni’ ha una grazia sommessa che incanta, e non comune finezza di scavo psicologico. ‘Nessuno forse dovrebbe rimanere troppo a lungo solo’, pensa Gregorio. E se sono veri i versi dell’immenso Giorgio Caproni sull’uomo che di notte, solo, spinge il cancello e ‘solo – rientra nei suoi sospiri’, è anche vero che l’ultima pagina del romanzo ci riserverà una confortante sorpresa”.
La scheda
Gregorio Boni ha quarantasei anni e vive in un albergo, un grande hotel affacciato sul mare di Viareggio. Da oltre un anno conduce un’esistenza isolata in una sorta di esilio volontario. Le sue uniche relazioni sono quelle con il personale e il proprietario dello stabile, Valerio Pepe, con il quale una volta alla settimana consuma il rito di giocare una partita a backgammon. Nessuno conosce il suo segreto, la circostanza da cui è originata la scelta di fermarsi in quel preciso luogo ad attendere ogni giorno che un determinato evento accada. Gregorio però sa che quella circostanza ha un nome. Nel suo nuovo romanzo Martini porta in scena, in un albergo di lusso sul litorale della Toscana, la precarietà dell’esistenza attraverso il racconto di personaggi disillusi che tuttavia non smettono di immaginarsi un futuro migliore, un’altra vita, nuove possibilità. Una storia trasversale, nella quale si intrecciano le vite dei personaggi e le atmosfere dei luoghi, abilmente narrata, ordita come un tessuto prezioso. Un romanzo che indaga sul destino di ognuno, sul significato dell’attesa e che pone il lettore nella condizione di interrogarsi se tutto, in questo mondo, sia davvero governato dal caso.
L’autore
Sebastiano Martini è nato Parma nel 1978, città dove vive e lavora. Avvocato civilista, esercita la professione forense da circa quindici anni. Ha pubblicato i romanzi Covadonga (Edizioni Leucotea, 2019), La notte dell’acqua alta (Edizioni Ensemble, 2020), Stato passivo (Edizioni Ensemble, 2021).
Il link alla segnalazione su Versilia Post: https://bit.ly/3mrk8j2
(di Patrizio Nissirio) (ANSA) – ROMA, 04 APR – SEBASTIANO MARTINI – IL MARE DELLE ILLUSIONI (Arkadia, pp.104, 13 euro) Un uomo solo e in attesa di non si sa cosa (o chi) davanti alle spiagge un po’ retrò della Versilia, in un grande albergo anch’esso dal sapore d’altra epoca: è questo Il mare delle illusioni di Sebastiano Martini, avvocato e scrittore di Parma dalla penna raffinata, giunto alla sua quarta prova narrativa.
Gregorio Boni abbandona l’azienda di famiglia per trasferirsi per un anno al Principe di Piemonte – hotel storico di Viareggio che esiste davvero, ma la vicenda è frutto di fantasia, precisa l’autore – dove passa le giornate senza che nulla, o quasi, accada.
I suoi unici contatti umani sono gli impiegati dell’albergo, fino a quando non conosce il proprietario, Valerio Pepe. I due fissano un appuntamento settimanale per una partita a backgammon e nel frattempo sviluppano qualcosa che somiglia a un’amicizia. La partita diventa così l’orizzonte temporale di Gregorio, impegnato solo nel misterioso trascorrere del tempo e nel silenzio delle sue giornate. Anche Pepe è un uomo sostanzialmente solo e forse per questo riesce a decifrare lo strano mondo del suo inusuale ospite, trovando il coraggio di fargli domande.
Martini, con una lingua elegante e asciutta già incontrata nei suoi La notte dell’acqua alta e Stato passivo, torna a raccontare esistenze irrisolte fatte di dettagli piccoli ma simbolici, figure che si spostano al margine degli eventi dopo esserne state travolte. Un’azione centellinata che però coinvolge come un romanzo d’avventura.
Insieme a Gregorio Boni, nella sua stanza d’albergo o nella hall, il lettore si immedesima nella sua attesa, un susseguirsi di giorni quasi tutti uguali che fino alla fine del romanzo appare inspiegabile, un piccolo mondo dove ogni minuscolo cambiamento è oggetto di riflessione, aspettativa o delusione.
Nelle ultime pagine si capirà il senso di quella permanenza in albergo: con un finale agrodolce ma aperto, finalmente, al futuro.
Il mare delle illusioni è stato proposto al Premio Strega da Giovanni Pacchiano, per il quale “il romanzo di Sebastiano Martini è un piccolo gioiello che naviga con eleganza fra il limpido stile e l’aura malinconica di una lunga attesa.
Costruito in flashback, Il mare delle illusioni ha una grazia sommessa che incanta, e non comune finezza di scavo psicologico”. (ANSA).
Patrizio Nissirio
Il link alla recensione: https://bit.ly/40Kg4cg
Ci sono momenti nella vita in cui ci si sveglia dal dolce torpore delle disillusioni e s’iniziano a vedere le cose con chiara nitidezza, l’impatto è uno schianto violentissimo. In quel preciso istante ci si accorge che arrivare e partire appartengono a due coniugazioni diverse e anche il tempo ha sempre corso una gara a sé, per questo nonostante la fatica, l’impegno e il sudore esso sarà al singolo uomo sempre imprendibile. Come possono afferrarsi gli istanti le emozioni le parole se il vento che scompiglia e confonde, il calore di un abbraccio persino la rabbia nelle parole hanno perso il colore della vitale consistenza? Nell’incredibile paradosso che è la vita, la verosimiglianza tra ogni forma vivente si coglie nell’attraversamento del vuoto . Ḕ così che s’inizia a raccontare la nuda imperfezione che resta catturata nella ragnatela dell’attesa. Inizio e fine sono due punti equidistanti che mai s’incroceranno pur facendo parte dello stesso insieme. Un indefinito principio che ammalia e seduce un finale incerto e oscuro che è irrimediabilmente sospeso e l’unica certezza che resta è il tragitto. Quella certezza che muta ancora e diventa consapevolezza. Fare dei giri immensi per poi ritornare dove si è stati bene, in cui sembra essersi stanziata la rimembranza di una casa. Un ultimo battito del cuore come coperta di paglia, poi più nulla. L’autore in questo racconto lungo ci presenta la nuova incarnazione del ciclo verghiano. Il protagonista è uno sconfitto che però tende a proteggere il suo baratro come fosse qualcosa da cui è difficile separarsi. Nella sua modernizzazione il vinto parte da una condizione economica agiata e anzi essa diventa un’arma per non affrontare apertamente la mediocrità della sua solitudine. Gregorio e il fratello Massimo portano avanti l’azienda famigliare, le loro esistenze, però non sono modellabili come la ceramica e il lettore li conosce nel momento in cui non sono quasi più padroni del loro destino. In questo soffocamento esistenziale ognuno dei membri della famiglia Boni attua un piano di fuga. Chi in una nuova relazione, chi in un albergo. La storia, infatti, si svolge all’interno di un hotel. L’unico elemento veritiero è Viareggio tracciata in una nostalgica bellezza suggestiva per narrare l’umana decadenza. Circondarsi di bellezza per celare bugie brandelli di verità relegati in un pugno di amare illusioni. Il protagonista si rifugia nel Grand Hotel Principe di Piemonte e il lettore inizia con lui un viaggio tortuoso per scoprire gli arcani segreti di uno c’era una volta. Da tutto il personale dell’hotel Gregorio è visto come l’uomo del mistero nonostante gli riconoscano un sorriso contagioso, un carattere affabile e una propensione all’ascolto che muta in spinosa e ruvida difesa nell’’ esatto istante in cui la sua sfera emotiva si sente intaccata. La narrazione a un certo punto potrebbe essere prigioniera di quella stasi aleatoria che è rugiada poetica rappresentativa e intrisa di monotonia e malinconia per tracciare una fase del rapporto uomo – natura. Una natura matrigna che arde proprio mentre il figlio incerto del domani si sgretolerà davanti al suo implacabile sguardo. Nonostante la diversa percezione, lo sguardo di entrambi si addolcisce perché la ripartenza inizia da uno stesso punto: esaminare le proprie ceneri. In questo percorso intimistico l’autore è conscio, però, di dover inserire un elemento perturbante che scuota l’altalena dei ricordi. Esso è il gioco che riacquista in queste pagine la funzione pedagogica e la concezione di una ricostruzione identitaria che faccia dialogare l’adulto e il bambino. Il gioco in questione è il backgammon. Gregorio inizia una sfida con Valerio, qui proprietario dell’albergo e partita dopo partita, mossa dopo mossa, proprio come Barbaglia con Bobby Fisher e Boris Spassky si delinea una linea narrativa dalla direzione inaspettata. I dadi del destino segnano a un certo punto una vittoria, un riscatto mentre nell’aria riecheggia quel verso di Battisti che chiede Hai mai visto un uomo piangere? E le redini del cuore gli sussurrano quel nome ancora una volta. Lo stile si dimostra lirico e ricercato ed è il valore aggiunto del testo anche grazie al sapiente utilizzo dei flashback. Il tratto è impregnato delle tematiche care a Giorgio Caproni importate nella prosa. Una diatriba sussurrante di voci che armonizzano il racconto e fino all’ultimo non si sa quale ascoltare perche da una parte c’è lo spazio circoscritto di un rifugio mentre dall’altra un infinito da scoprire. Entrambe le voci nascono dalla stessa sorgente, un’onda ammaliante che ha il contorno di una donna e un delicato bacio che s’infrange tra le rocce avendo il sapore di un addio. Se si sta diffondendo la visione di un mare fuori come simbolo di speranza, Martini ci ricorda che mare e scrittura non hanno un ruolo catartico e consolatorio. Lo sguardo di un uomo come il volo di un albatro possono avere l’illusione di combaciare anche solo per un istante e conservarne il ricordo ma la linea della terra e del cielo li separerà per sempre e alla fine forse in quest’atto si cela anche il fine ultimo del vivere in cui l’essere umano ritrova l’idillio perduto, ricomincia a camminare per la via lasciando sulla spiaggia l’orma dei suoi passi.
Francesco De Filippi
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