Giovedì 11 febbraio 2021 Arkadia manderà in libreria “Il lato sbagliato del cielo”, il nuovo libro di Laura Baldo, volume n. 115 della collana “Eclypse”. Già nella dedica ai genitori – e “a tutti coloro che, almeno una volta, si sono sentiti dal lato sbagliato”– l’autrice menziona il termine chiave di questo suo romanzo storico, terza prova letteraria dopo “Qualunque sia il tuo nome”, edito nel 2019 da Harper Collins Italia, e “La salvatrice di libri orfani”, uscito l’anno scorso da Alcheringa. La parola è “angeli” e compare subito dopo nella prima delle citazioni messe in esergo a ciascuna delle quattro parti che compongono il romanzo. È tratta nientemeno che dal “Paradiso Perduto” di John Milton: la manciata di versi dà il tono alle pagine che verranno. Anche le citazioni che la seguiranno sono tolte da alcune delle cime più elevate – e impervie – della letteratura: da Emil Cioran a Emily Dickinson, passando per Virgilio. Rivelano le fonti a cui si è abbeverata l’autrice e almeno una parte del suo pantheon letterario.
Un Angelo Caduto
Ma ecco che già alla prima pagina ci viene presentato il protagonista, l’Angelo Caduto. È un giovane militare tedesco che porta il nome di Rainer Fiehler. “È Oberscharführer, sergente maggiore, nelle Waffen-SS. Un grado che si è guadagnato sul campo, in tre sanguinosi anni sul fronte orientale”. Lo scoppio di una granata l’ha precipitato in un altro girone di quell’inferno che è la Seconda guerra mondiale. È rimasto ferito a Varsavia, contesa tra l’Armata Rossa che punta a Berlino e la Wehrmacht che tenta in tutti i modi di ostacolarne l’avanzata. Tra i due fuochi si consuma l’Esercito Nazionale clandestino polacco che ha dato vita all’insurrezione. Si combatte strada per strada. Rainer si è bruciato le ali ma ha salvato la pelle e soprattutto l’ha salvata a un bambino che si trovava, come lui, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Questo è quello che mi sento di anticipare senza il timore di rivelare troppo della trama. Ripresosi, per quanto possibile, dall’esplosione, Rainer si ritrova a fare la guardia al campo di concentramento di Flossenbürg, nel gennaio del 1945. I lettori di ALIBI Online conoscono da qualche mese i reportage di Laura Baldo. Ha esordito con quello sulla Polonia (che già rivelava nell’abbrivo della prima puntata la motivazione della ricerca e il taglio storico degli articoli) per passare ai tesori millenari dell’Iran e poi alla Baviera dei campi di concentramento. La quinta e ultima puntata di questo reportage verrà pubblicata domani, mercoledì 10 febbraio. La seconda tappa era dedicata proprio a Flossenbürg e chi come me leggerà l’articolo e il libro (non importa in quale ordine) ritroverà in un versante molti elementi presenti nell’altro, come il riferimento alla scritta “Arbeit macht frei” e la descrizione del campo. “Non manca niente, tutto è perfettamente ordinato e simmetrico”. Naturalmente l’approccio dell’autrice è diverso, ma identica è la passione che vi riversa e la cura dei dettagli. Laura si è a lungo preparata, prima e dopo il viaggio in Baviera, leggendo e studiando. I lettori de “Il lato sbagliato del cielo” se ne accorgono subito: l’atmosfera del campo è resa con vivida precisione, tutt’altro che asettica.
Rainer e Lucjan
Subito dopo viene introdotto il deuteragonista, il giovane polacco Lucjan Krasinski. La vicenda raccontata nel romanzo è lo sviluppo del rapporto tra i due personaggi e quindi qui non ne dirò molto di più, per non rovinare la sorpresa. Mi accontento di sottolineare l’insistenza con cui l’autrice si sofferma sugli occhi, gli sguardi e tutto quello che ruota attorno al vedere e al non vedere. “I suoi occhi sono grigi come le gelide pianure della sua patria, ma niente li offusca”, scrive nella presentazione di Lucjan. E poche righe più sotto aggiunge, annotando il primo scambio tra i due: “Lo sguardo del ragazzo polacco stranamente non contiene odio, né sfida, eppure c’è comunque un’emozione, qualcosa che non riesce a decifrare e che lo disturba”. La guerra li ha messi su fronti opposti, ma molto li accomuna (come Monaco rasa al suolo sarà accomunata a Varsavia distrutta): la giovane età, la famiglia in qualche modo dispersa, il sentirsi a disagio davanti alla violenza. Rainer si barcamena tra rassegnazione e paranoia, pur conservando una certa capacità di stupirsi. Più impetuoso è l’approccio alla vita (a quel barlume di vita che resta quando si è prigionieri in un campo di concentramento) di Lucjan. Rainer lo cerca con gli occhi perché il ragazzo polacco è lo specchio di cui ha bisogno per vedere se stesso. In lui Rainer cerca una risposta che possa riempire il senso di vuoto che prova. Angelo della Morte o Angelo Custode? Rainer e Lucjan arrivano forse a comprendere che le domande sono sempre più importanti delle risposte. Le risposte sono spesso impossibili da trovare, ma questo fallimento, invece che un impedimento, deve essere uno sprone a porre le domande a se stessi come agli altri. Tra lavoro forzato, appelli ed esecuzioni sommarie, avanza l’ultimo inverno di guerra a Flossenbürg. Il silenzio di morte è interrotto dal confabulare dei prigionieri, dai discorsi tra gli ufficiali, ma anche dalla musica: dalla Polonaise in re maggiore di Beethoven, al valzer della “Traviata”, dai successi di Zarah Leander a quelli di Franz Lehár (e non poteva mancare Wagner!). Lascerò ai lettori scoprire il ruolo che hanno nella storia gli altri personaggi: il piccolo Krzysztof, la testarda Ilse “con gli occhi scuri e una graziosa spruzzata di lentiggini sul naso”, il raffinato ma inquietante Helmut Krüger, “gli occhi verdi mobili e attenti come quelli di un rettile ne tradiscono la vera natura”. Posso solo dire che, insieme ai protagonisti, faranno compagnia ai lettori anche dopo che questi avranno finito “Il lato sbagliato del cielo”.
Saul Stucchi