Alla scoperta degli scrittori di Puglia: Gecchi Ventura
È a lui che oggi abbiamo rivolto le nostre domande. 52 anni, terlizzese, un romanzo all’attivo e altri tre libri già nel cassetto. «La realtà è solo uno dei mondi possibili, e nemmeno il più plausibile»
Gioachino Ventura, detto Gecchi, 52 anni, terlizzese. Un romanzo all’attivo e altri tre libri già nel cassetto. È lui oggi il protagonista delle nostre interviste agli scrittori di Puglia.
Fai lo scrittore per hobby o per mestiere?
Per passione, che è un po’ più di “hobby”.
Qual è la frase più bella che hai scritto?
La realtà è solo uno dei mondi possibili, e nemmeno il più plausibile.
È quella più bella che hai letto?
La realtà è solo uno dei mondi possibili, e nemmeno il più plausibile.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
La grande Storia, principalmente il periodo delle due guerre mondiali e poi quella minimalista della vita di tutti i giorni, quei piccoli, insignificanti accadimenti che fanno di ciascuno di noi un eroe del nostro tempo.
Potendo scegliere, quale scrittore vorresti essere?
Beh, la domanda è scontata per un narcisista come il sottoscritto, me stesso! Ma no, scherzo. Vorrei essere uno scrittore dalla produzione smisurata, di quelli come Camilleri ad esempio, che non faticano come me a tirare fuori e mettere sul foglio ogni singola, maledettissima, faticosissima riga.
E quale personaggio?
Questa è una domanda difficile per uno scrittore, di solito li creo i personaggi ma se proprio devo, qualcosa del tipo eroico, di quei personaggi immortali che sono rimasti nell’immaginario collettivo di tutti noi…non so, Ulisse per esempio.
Raccontaci brevemente l’opera di cui sei più orgoglioso.
E questo è un colpo basso, è come chiedere a un padre quale sia il figlio preferito. Finora ho scritto quattro libri, ma ne ho pubblicato uno solo per cui, per non far torto agli altri, indico “La lunga ombra. Cronache del Reich” edito da Arkadia Editore.
È un romanzo di ambientazione storica dove a un certo punto la storia per come la conosciamo cambia direzione. Nella fattispecie siamo in piena Seconda guerra mondiale quando sul fronte russo le cose cambiano. Dagli avamposti sperduti della Wehrmacht arrivano notizie confuse. I russi sembrano impazziti. Vagano senza meta nella terra di nessuno e cadono come mosche sotto il tiro dei cecchini. A volte si sbranano a vicenda. Insomma, l’Armata Rossa collassa, vittima di un’epidemia che riduce l’Unione Sovietica a una landa desolata popolata da zombi. Superato lo sconcerto iniziale, i tedeschi realizzano che quel che è accaduto è un miracolo visto che alla data dei fatti, l’8 settembre 1943, stavano ripiegando su tutti i fronti. Capiscono che a quello scoglio insuperabile che era l’Armata Rossa si sono sostituite orde di zombi barcollanti. Per nulla impressionate, le truppe naziste riprendono il controllo e col Trattato di Tunisi la Seconda guerra mondiale ha termine. È il 2 ottobre 1943.
Con l’Europa saldamente nelle mani di Hitler e l’epidemia contenuta a oriente, nel resto del mondo c’è poco da festeggiare. Inizia a serpeggiare un dubbio atroce e molti iniziano a parteggiare apertamente per quelle creature tanto terribili. Sono loro, di fatto, l’unica forza in grado di opporsi allo strapotere del Terzo Reich. Da qui poi partirà una sorta di caccia al tesoro che coinvolgerà tre distinti gruppi. S’inoltreranno nella Russia zombificata per impadronirsi del virus, che a detta del Führer rappresenta l’arma definitiva. In realtà gli zombi sono una scusa e il libro amalgama, spero bene, storia, scienza, geopolitica ed economia, disegnando scenari non del tutto sconosciuti e dannatamente attuali.
Elena Albanese