Garibaldi. La Spada dei Mille – Pietro Picciau
“Garibaldi. La Spada dei Mille” di Pietro Picciau, edito da Arkadia è un’opera, incentrata sulla maturità del nizzardo, è il secondo volume della trilogia dedicata alla sua vita. Il 26 marzo del lontano 1842, Giuseppe Garibaldi a Montevideo, in Uruguay, convolò a nozze con Anita, suo primo grande amore. Inizio da questa memoria storica, sicuramente felice per i protagonisti, per passare ad altri ricordi, quelli di un Garibaldi sofferente di artrite reumatoide a Caprera nel lontano 1873. Sposato con Francesca Armosino, sua terza moglie, circondato dai figli, sempre fiero nonostante gli acciacchi, il Generale si abbandona ai ricordi. Ad un misterioso naufrago inglese, egli rivelerà le gesta ancora vivide e forti di quegli anni in cui l’Italia era “una vaga idea, un disegno ancora tutto da inventare”. Un paese da costruire, un sogno che il Generale condivideva con i suoi sessantotto compagni. Con costoro attendeva sulla Speranza notizie della rivoluzione, “uniti da un sentimento speciale: tornare in Italia con i cuori gonfi di patrio orgoglio”. Ho apprezzato la grande cura che Picciau riserva all’uomo prima che al personaggio storico. Sbaglio comune è infatti quello di considerare il passato come tale e i suoi personaggi come altro da noi. Un errore enorme, causa della spersonalizzazione del discorso storico, spesso visto solo come questione fine a se stessa, come dibattito accademico relegato ad un determinato ambiente. E invece no, la storia parla, comunica, insegna (o almeno dovrebbe). Al pari, i suoi personaggi, fatti di carne e ossa, pensieri, emozioni, gioie e dolori. Commovente l’approdo a Nizza al rientro dall’Uruguay, tra la folla esultante nella quale il Generale riabbraccia sua madre, felice “nel vedere accanto a sé la famiglia al completo, riunita“. Ma gli impegni lo sottraggono presto agli effetti. Si deve fare l’Italia in un paese che richiede cambiamenti per liberarsi dall’oppositore straniero. Al cospetto del re sabaudo, il nizzardo vivrà emozioni contrastanti. Garibaldi non riuscì a distogliersi dalla mente lo sguardo e l’espressione del re. Quel che aveva detto non coincideva con la mimica del volto, come se le parole, nell’attimo stesso in cui venivano pronunciate, smentissero il pensiero. Nonostante questo, in nome dell’unificazione d’Italia, il nizzardo dovrà mettere la sua spada al servizio dei Savoia e scacciare gli invasori austriaci dalla Lombardia e dal Veneto, i francesi di Napoleone III dallo Stato Pontificio e i Borboni dal Regno delle Due Sicilie. Deluso dall’esperienza torinese, dal tergiversare sui fatti che non arrivano mai, Giuseppe Garibaldi è costretto a destreggiarsi tra la diffidenza verso il ministro della guerra Carlo Sobrero il quale lo riteneva con disprezzo “uno sciabolatore” e la divergenza di pensiero con Mazzini. Quest’ultimo “continuava a pensare alla rivoluzione repubblicana da combattere tutti insieme” e per questo “veniva considerato da Garibaldi un visionario. Per l’eroe nizzardo e il suo pugno di legionari la sola cosa che contava era la sconfitta degli austriaci.” Intanto il numero di volontari cresceva e Garibaldi che aveva uomini e armi fremeva per ottenere una guerra tutta sua. Finalmente, con l’ordine di partire per Bergamo, Garibaldi si mise in viaggio con i suoi uomini in camicia rossa. Non più corsari ma volontari uniti dalla volontà di unificare l’Italia. “Noi”, sosteneva il Generale “non vogliamo fare altro che combattere contro l’esercito di Radetzky.” Chiunque legga quest’opera avrà, a mio parere, l’impressione di vivere le scene di un film in quanto la narrazione accattivante, incalzante ed accurata, materializza nell’immaginazione del lettore gli eventi che furono. Garibaldi, una leggenda, vissuto tra intrighi e colpi di scena, dalle grandi gioie e i grandi dolori. Inviso a tanti, tra i quali Cavour ma acclamato dal popolo, Garibaldi nel 1860 sbarcò in Sicilia a capo dei mille e consegnò il Regno delle Due Sicilie a Vittorio Emanuele II. Eroe umano, eroe leale e morale, dalla rigida mentalità. Persona pratica determinata a realizzare il bene della Patria. Una Italia unita, una Italia libera.
Trama
Isola di Caprera, 1873. Giuseppe Garibaldi rievoca a un misterioso naufrago inglese le sue straordinarie imprese di guerrigliero. Lasciata l’America del Sud e tornato in Italia, nell’estate del 1848 l’”Eroe dei due mondi” è pronto per nuove battaglie. Non più come corsaro ma alla testa di un esercito di volontari, le camicie rosse. Il nizzardo ha un sogno, condiviso con i suoi seguaci: unificare l’Italia. Per riuscirci – dopo aver messo la sua spada al servizio dei Savoia – deve scacciare gli invasori austriaci dalla Lombardia e dal Veneto, i francesi di Napoleone III dallo Stato Pontificio e i Borboni dal Regno delle Due Sicilie. In un incalzante susseguirsi di scontri, fughe, amori e tragedie, come la morte della moglie Anita, la fama del prode assume i contorni della leggenda. Acclamato dal popolo, ma visto con sospetto dal primo ministro del Regno di Sardegna, Cavour, e dal capo della Giovine Italia, Mazzini, Garibaldi è oramai un mito in tutto il mondo quando nel 1860 realizza le imprese che lo renderanno immortale: lo sbarco in Sicilia a capo di mille camicie rosse e la consegna del Regno delle Due Sicilie a Vittorio Emanuele II.
Claudia Babudri
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