Franciscu Sedda


Anticipazioni. In esclusiva un estratto dal nuovo saggio di Franciscu Sedda

Nel Codice invisibile l’eredità nascosta di Atzeni

Il messaggio subliminale dello scrittore scomparso ai sardi

Da domani esce in tutte le librerie il nuovo e atteso saggio di Franciscu Sedda (professore associato di Semiotica del Dipartimento di Lettere, lingue e beni culturali dell’Università degli Studi di Cagliari) dedicato a Sergio Atzeni. Il volume dal titolo “Il sogno del falco. Il Codice nascosto nell’opera di Sergio Atzeni” (Arkadia editore, pagine 157, euro 16) propone una lettura innovativa e per certi versi inattesa del corso artistico ed esistenziale del grande scrittore isolano di cui a settembre ricorrono i 25 anni dalla scomparsa. Vi proponiamo in anteprima un estratto del prezioso lavoro che attraverso un’analisi dei romanzi dell’autore esplora alcuni nodi fondamentali della sua poetica e della sua simbologia sino a rivelarne un codice scritto con l’inchiostro simpatico.

Conversioni, esplosioni

Il primo fatto – la conversione dalla “fede” comunista a quella cristiana – testimonia di una ricerca interiore e di una disponibilità a cambiare portata a livelli profondi, radicali. Tanto da mettere in imbarazzo molti fra gli interpreti della vita e dell’opera di Atzeni. Il secondo fatto – l’esplosione creativa che precede e accompagna il momento della sua tragica scomparsa – rimanda invece a una coincidenza, tutta interna alle sue opere, satura di echi e di interrogativi. Nei giorni precedenti alla morte nelle acque di Carloforte, Atzeni aveva infatti dato il via libera alla pubblicazione del suo romanzo Passavamo sulla terra leggeri e aveva portato a una forma compiuta, potenzialmente definitiva, il racconto lungo Bellas mariposas. Queste due opere in modi apparentemente diversi confermano la prima conversione, quella al cristianesimo, ma la collegano indissolubilmente a un’altra conversione, innominata o forse addirittura indicibile.

Nuove allegorie

Per rendersene conto bisogna accettare di ascoltare, per davvero e finalmente, la voce dei testi e giocare il loro gioco fino alla fine, fino ad arrivare alle soglie di un nuovo inizio. Perché come in un’allegoria medioevale – un’illuminazione che richiede tanto una paziente e profonda conversione del punto di vista quanto la volontà di credere nel cambiamento del credere – dei piccoli segni-chiave, prima apparentemente insignificanti, a un certo punto si rivelano come parti di un codice che apre le narrazioni, ne stravolge i fatti, ne rivoluziona gli esiti, dando accesso a un senso secondo, nuovo, perturbante, profetico. Un senso che ci parla del necessario morire sotteso a ogni vero rinascere. Un senso che ci parla di come la creatività più radicale e rivoluzionaria sopravanzi il suo stesso creatore. Un senso che chiama in causa quell’altra conversione che non può più essere taciuta, perché ci parla di paure, contraddizioni, sogni, potenzialità fondamentali. Per l’esistenza di Sergio Atzeni. Ma ancor più per l’esistenza dei sardi in quanto sardi. Anzi, come vedremo, in quanto esseri umani sardi.



UN SAGGIO DI FRANCISCU SEDDA

La battaglia di Sanluri, una ferita per i sardi

La battaglia di Sanluri ebbe luogo il 30 giugno 1409 nella piana a sud del castello e dell’omonimo borgo fortificato. A scontrarsi furono, da un lato, le truppe del Giudicato di Arborea (“della nació sardesca, che ha avuto l’ardire di impadronirsi quasi interamente del cosiddetto Regno di Sardegna”) guidate da Guglielmo di Narbona e, dall’altro, i soldati di Martino I di Sicilia, erede della Corona d’Aragona.

«Si tratta di una memoria potente e dolorosa. La sconfitta inflittaci dai catalano-aragonesi oltre a reprimere le aspirazioni dei sardi diede il via alla deportazione di schiavi nostrani, sanluresi e di altri luoghi dell’isola, in terra iberica», spiega Franciscu Sedda, che in un saggio snello e scorrevole ha raccolto alcuni scritti – oltre al suo, quelli di Graziano Fois, Paolo Maninchedda e Alessandro Soddu – miranti a far luce sui presupposti e le implicazioni di un evento cruciale nella storia della Sardegna. Nel volume Soddu rilegge una serie di cronache medievali che raccontano dell’uccisione del giudice Ugone III d’Arborea, figlio di Mariano IV, nel marzo del 1383. Dal canto suo, Maninchedda cerca di ricostruire la consapevolezza dei protagonisti della battaglia di Sanluri circa la natura delle strutture di diritto pubblico del Giudicato, mentre Fois analizza con dovizia di dettagli lo scontro militare sfruttando gli strumenti dell’antropologia storica.

Puntualizza Sedda: «I traumi della memoria e della coscienza non si curano in un giorno, sempre che si riesca a curarli o non prevalga la paura di mettersi in discussione».

Fabio Marcello



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