Si apre all’insegna d’uno smarrimento totale e inquietante l’ultimo intensissimo romanzo di Elena Mearini: Corpo a corpo. Lo delinea magistralmente il secco incipit che dà l’avvio ad una vicenda tutta giocata su un caleidoscopio di emozioni ed agnizioni: “Non è mai il momento giusto, il tempo è tutto un errore. Qualsiasi cosa tu faccia, in qualche modo e per qualche ragione, sbagli”. È questa la constatazione/confessione di un protagonista alle prese con un dramma che il lettore potrà esplorare seguendo indizi via via sempre più palesi ma al contempo enigmatici: che svelano ed insieme velano una storia personale e corale rispetto ad un corpo a corpo che qui appare essere in bilico tra felice incontro e amaro scontro, passione e repulsione, attacco e distacco. L’io narrante, accennando solo brevemente ad un corpo senza vita, caduto a terra sul marciapiede sottostante alla sua abitazione e dopo aver detto di sentirsi: “risucchiare in un domani di manette e sbarre”, si dà alla fuga portando con sé un diario della propria partner defunta che si rivelerà rappresentare la narrazione dell’abisso in cui lui e la donna sono letteralmente precipitati. Il prosieguo è così una lenta e sofferta analisi che riguarda non soltanto la vicenda personale del protagonista ma una interessante riflessione sui modi con cui è possibile porsi nei confronti dell’altro da sé; specie quando il rapporto si fa via via più intessuto d’un odi et amo sempre difficile da gestire. Non a caso il protagonista, in cerca di soccorso, si rivolgerà ad un amico istruttore di pugilato: suo antico mentore, in grado di allenare i giovani non solo sul ring ma pure ad affrontarsi al meglio senza guantoni nella palestra della vita. E sarà con lui che l’io narrante rileggerà il diario di Marta, tentando di decifrare l’esistenza propria, della compagna e della sorella di lei: ulteriore presenza conturbante all’interno di un malessere a tre che Mearini esplora e ci fa esplorare attraverso una scrittura di grande espressività, visionarietà e forza metaforica, anche grazie ad immagini d’estrema poeticità (mai retorica o liricheggiante, però) e notevole forza evocativa. Particolarmente felice appare così questo cambio di testimone da parte dell’io narrante maschile (che è poi narrato da una donna: l’autrice) ad un parallelo io femminile. Ma qui rimaniamo comunque in una serie di ben congegnate scatole cinesi, perché chi parla in seconda battuta è una lei morta: resuscitata da un lui, che legge il diario della defunta estrapolandone e interpretandone brani, senza che però lei possa controbattere. Emergono quindi ‒ man mano che le pagine del diario e del romanzo scorrono ‒ ammissioni e ritrattazioni, attacchi e difese, scambi di ruolo tra vittime e carnefici; non tuttavia per il mero intento di depistare i lettori come in un classico thriller, ma giusto per farli divenire consapevoli di come non sia per nulla possibile separare nettamente il bene dal male, la colpa dall’innocenza, l’odio dall’amore. L’autrice esplora esemplarmente dunque, a mio avviso ‒ ben oltre la vicenda drammatica affrontata ‒, l’ambito problematico della fragilità esistenziale che un po’ tutti quanti accomuna e la difficoltà implicita in ogni rapporto interpersonale che implichi un profondo corpo a corpo. E per quanto un poco alla volta l’intrecciata vicenda narrata si dipani, resta sullo sfondo intatta l’indecifrabilità del gesto estremo, del pugno che può mandare kappaò o piuttosto farti mandare al tappeto. Rispetto a ciò, figura esemplare resta senz’altro quella dell’allenatore, che non giudica, condanna o assolve, ma invita semmai alla puntuale consapevolezza delle proprie mosse nell’arena della vita di relazione, in modo che i colpi inferti o subiti non abbiano a uccidere invano.
Francesco Roat
Il link alla recensione su Leggere:tutti: https://bit.ly/3yX4fTT
“Corpo a corpo” di Elena Mearini (Arkadia): incontro con l’autrice e un brano estratto dal romanzo
Elena Mearini si occupa di narrativa e poesia, conduce laboratori di scrittura in comunità e centri di riabilitazione psichiatrica. Nel 2009 esce il suo primo romanzo Trecentosessanta gradi di rabbia, (Excelsior 1881) con cui vince il premio giovani lettori “Gaia di Manici-Proietti”; nel 2011 pubblica Undicesimo comandamento (Perdisa pop) con cui vince il premio Speciale UNICAM – Università di Camerino e il premio giovani lettori “Gaia di Manici-Proietti”. Nel 2015 pubblica il romanzo A testa in giù (Morellini editore) e firma due raccolte di poesie: Dilemma di una bottiglia (Forme Libere editore) e Per silenzio e voce (Marco Saya editore). Nel 2016 esce Bianca da morire (Cairo Editore).
Il suo nuovo romanzo Corpo a corpo (Arkadia, 2023) è stato presentato al Premio Strega da Ilaria Catastini.
Corpo a corpo racconta un intreccio di vite complesse che si contrastano come in un ring. Amori distorti che diventano autentiche armi distruttive, il valore impagabile dei legami che nascono all’ombra della comune passione sportiva – in questo caso la boxe –, emblema simbolico dell’incontro-scontro della vita.
Abbiamo chiesto all’autrice di parlarci di questo suo nuovo libro…
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«Il volto dell’altro è un continuo svelarsi di mondi», ha detto Elena Mearini a Letteratitudine, «dal più affascinante al più terribile, ci osserviamo nel continuo scambio dell’esistere a più facce.
Innanzi all’alterità diveniamo impotenti perché incapaci di prevedere quale “colpo” ci verrà sferrato, se sarà il gancio della bellezza a farci girare su noi stessi oppure il montante di una bruttura a mandarci al tappeto.
Stare tra gli altri diventa un continuo saltellare sul ring dell’incontro, passare dallo spazio dell’attacco a quello della difesa tentando il pronostico della prossima mossa, cosa farà lui, come risponderò io.
In questo romanzo ho voluto raccontare il “corpo a corpo” di ogni relazione, il rischio del livido che consegue a una prossimità che non rispetta la distanza del respiro, il pericolo di un aggancio che stritola la vita e divora l’aria. Il troppo vicino diventa un luogo di smarrimento più irrimediabile del troppo lontano.
Il legame tra Stefano Santi, professore di liceo con un amore interrotto per la boxe e Marta, giovane donna ossessionata dalla perfezione della sorella tragicamente scomparsa, è l’esempio di quanto le distorsioni delle distanze e l’annullamento delle regole conducano a un incontro crudele.
La loro relazione diventa una boxe corrotta, fatta di guanti che nascondono chiodi nelle imbottiture. Marta vorrebbe dominare Stefano spacciando il controllo per devozione, Stefano vorrebbe rifondare una propria dignità spacciando il riscatto per amore.
Entrambi sporcano il bene con la dissimulazione ottenendo un male deforme e incontrollabile.
Stefano si ritrova assassino per errore, forse. Oppure assassino per giusto completamento di un male che lo ha colto dormiente. Quando i mostri arrivano preferiamo rifugiarci nel sonno per non affrontarli, ma il sonno non è ancora quello eterno e prima o poi accade il risveglio.
Sarà Mario, ex allenatore di boxe e proprietario di una palestra alla periferia di Milano, ad accompagnare Stefano nel travaglio della colpa.
Sarà lui ad offrirgli diciotto ore di rifugio e ascolto.
Lui a costringerlo a guardare il dritto e il rovescio di sé, il dentro e il fuori del mondo senza risparmio alcuno.
Chi ti consegna la vista totale ti mette di fronte alla reale e piena responsabilità dell’essere e dell’esserci».
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Un brano estratto da “Corpo a corpo” di Elena Mearini (Arkadia): incontro con l’autrice e un brano estratto dal romanzo
Incipit
Non è mai il momento giusto, il tempo è tutto un errore. Qualsiasi cosa tu faccia, in qualche modo e per qualche ragione, sbagli.
Devo bere qualcosa, apro il rubinetto della cucina, lascio che l’acqua scenda in gola, vada pure di traverso, non importa.
Mi bagno la fronte, improvviso un battesimo senza nome, vorrei non chiamarmi, non essere, evitare di portarmi appresso questo corpo che va a sbattere da ogni parte: lo stipite della porta, lo spigolo della credenza, l’anta dell’armadio.
A stento mi reggo in piedi, i suoi occhi mi si scagliano addosso, colpiscono forte e duro, un’alternanza di pugni e pietre. Mi ha guardato per una frazione di secondo, con il terrore di chi per la prima volta vede un uomo o il suo esatto contrario.
Non so dire chi tra noi fosse più distante dall’umano. Forse è proprio questo che accade, quando sei a un passo dal morire, oppure a un passo dall’uccidere.
Le chiavi dell’auto, il portafoglio, può essere che qualche luce sia rimasta accesa, in camera magari, e dalla cucina arriva il rumore della goccia che scende, ho chiuso male il rubinetto.
Il tempo è tutto un errore, non c’è mai quando deve, ti si pianta davanti quando dovrebbe levarsi di mezzo e lasciarti passare. Devo muovermi, sbrigare le gambe e il respiro.
La giacca di Marta sull’attaccapanni, infilo la mano nella sua tasca, un attimo soltanto. La fodera è fredda, sfilo la mano. Non resta più niente da dare né prendere.
Il diario, stavo dimenticando l’unica cosa che possa salvarmi o finirmi del tutto. Vado alla scrivania di Marta, apro il cassetto. Eccolo, la copertina blu e il racconto di un abisso che ci ha tolto ogni superficie. Non abbiamo avuto altro che il fondo su cui poggiare i piedi.
Esco di casa, quattro rampe di scale, raggiungo il garage con l’andatura pesta, come se i lividi di un’intera vita fossero affiorati ora tutti insieme. Loro sono un ricordo del dolore mentre io avvio l’auto e provo a tenere in vita l’ultimo residuo d’uomo che mi è rimasto nel sangue.
Esco su via Farini, nella strada parallela hanno già cominciato i lavori per la costruzione del nuovo parco, dicono che ci sarà il lago artificiale con le papere e la possibilità di noleggiare la barca a remi, fanno di tutto per farci dimenticare la città.
Dovrei anch’io inventarmi una pozza di acqua cristallina, metterla bene a punto e piantarla in mezzo al pantano che ho in testa. Forse mi aiuterebbe a scordare le rovine su cui poggio i piedi.
Il suono di una sirena che si avvicina, deglutisco l’asciutto che ho in bocca, mastico un deserto da quando sono uscito di casa, la saliva se n’è andata insieme con la ragione. Accelero, poi rallento di colpo per non attirare l’attenzione, la sirena incalza, si avvita a spirale nell’aria, stringo forte il volante, mi sento risucchiare in un domani di manette e sbarre.
Dallo specchietto retrovisore vedo le luci dell’ambulanza, mi aspettavo l’auto della polizia e l’affianco della fine. Invece no, è una croce rossa che va a piantarsi nel petto di Marta.
Qualcuno avrà visto il corpo a terra, sotto la nostra finestra, caduto in un punto del marciapiede che entrambi abbiamo calpestato un numero infinito di volte.
Incontriamo la fine e ci passiamo sopra senza nemmeno accorgercene.
Mi allontano dal quartiere, svolto alla sinistra del Monumentale, mi fermo al semaforo rosso, proprio a lato dell’ingresso. Lo scorso anno ho portato qui gli studenti, abbiamo fatto il giro delle tombe illustri, Manzoni, Quasimodo, poi Buzzati che adoravo durante gli ultimi due anni di liceo.
Ero emozionato, più dei ragazzi, la morte è un’assenza che ti scuote le spalle e ti costringe a vivere. T’arriva la spinta massima del dolore, della nostalgia, persino dell’entusiasmo o del ribrezzo, come adesso. Non sento altro, in questo momento, solo una violenta nausea per il cattivo odore della colpa che mi porto addosso.
Riparto, devo allontanarmi dalle telecamere, la città è piena d’occhi appesi ai muri, ai lampioni, alle insegne pubblicitarie e a chissà che altro.
Sarò il primo indiziato, sapranno già il mio nome, le mie generalità, l’insieme di lettere e numeri che mi fanno esistere. Prendo la Statale del Sempione, da qui è la via più veloce per raggiungere la periferia e il diradarsi delle luci, degli occhi, dei fastidi di chi sbircia da vicino e da lontano.
Devo nascondermi, buttarmi da qualche parte che nessuno vede, sparire come il mozzicone di sigaretta tra le griglie del tombino.
Ho fatto la sola cosa che avesse un senso, ingiusta ma necessaria, e il necessario sa essere terribile.
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“Corpo a corpo” è stato proposto da Ilaria Catastini al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:
«Corpo a corpo, di Elena Mearini, è un noir psicologico costruito come una sequenza di round, quasi fosse un incontro di boxe, sport che fa da sfondo e da elemento strutturale del romanzo e che lega l’allenatore di pugilato Mario, il protagonista Stefano e le due figure femminili, centrali nella trama ma di sfondo nel chiaroscuro della narrazione. Il ring che rappresenta la vita, con l’attacco e la difesa, lo stare in guardia, lo studio dell’avversario. Catturare il momento giusto per assestare il colpo, non fermarsi mai. Nel ring della vita si sfidano anche l’amore e la volontà di controllare l’altro; si sfidano il fato e la capacità di governare il proprio destino. È in questo ring simbolico della vita che Marta sfida in un corpo a corpo la sorella Ada, la ragazza perfetta e inarrivabile, andata incontro a un tragico destino. E un ring diventa il rifugio di Stefano dopo aver ucciso Marta; su quel ring altrettanto simbolico Stefano lotta con se stesso svelando al lettore, attraverso le pagine di un diario, il colpo di scena inquietante che metterà in luce la mente psicologicamente disturbata di Marta e il gesto sconsiderato e irreversibile di Stefano. Gli incidenti che cambiano il destino delle persone, individui che si crede di conoscere e che si rivelano diversi da come pensavamo: Corpo a corpo è un romanzo che riesce a cogliere una quantità di sfumature che non comprendono solo il noir, attraversando diversi generi letterari e che tiene il lettore sospeso in una condizione psicologica nella quale ognuno di noi potrebbe ritrovarsi.»
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“Corpo a corpo” di Elena Mearini (Arkadia, 2023): la scheda del libro
Corpo a corpo si svolge nell’arco di diciotto ore, all’interno di una palestra della periferia milanese, luogo in apparenza illeso dal tempo, rifugio di vite disfatte e rimesse assieme a colpi di pugni sopra il ring. Qui si rifugia Stefano, professore di liceo ed ex pugile promettente, dopo avere ucciso Marta, la compagna poco più che ventenne. Torna nel luogo che un tempo gli fece da casa e famiglia per raccontare la propria storia tragica a Mario, proprietario della palestra e suo ex allenatore. Durante la confessione, Stefano legge alcuni estratti del diario di Marta, perché “serve conoscere la voce di lei per arrivare alla disfatta di lui”. Marta che ha cercato di salvare la sorella Ada dalla condanna della perfezione. Ada che quasi clandestinamente si allena tirando di boxe perché sente che il suo corpo ha bisogno di esplodere, di non essere ingabbiato nei canoni della perfezione ma di essere autentico, Ada che poi si è uccisa e nessuno ha mai capito il perché. Marta che era troppo normale per essere vista, troppo brillante per non vedere l’insopportabile, troppo esigente per non impazzire. Ada e Marta, il bene e il male che non possono essere divisi, pena la nascita del terribile. Mario, attraverso le regole della boxe e il richiamo ad alcuni campioni del passato come Joe Louis, Willy Pep e James Walter Braddock – un vero e proprio omaggio alla storia del pugilato – e la concretezza dei fatti, aiuterà Stefano a comprendere “la cosa giusta da fare”, se cosa giusta esiste, a trovare un senso e una nuova strada alla sua esistenza irrimediabilmente segnata. Elena Mearini racconta il bene e il male presenti in ciascuno di noi con grande precisione e crudezza; la metafora pugilistica si rivela perfetta per consentire al lettore di entrare pienamente nelle dinamiche emotive dei protagonisti. E sarà proprio la forza della parola e del racconto a svelare la verità su questa vicenda familiare particolarmente intensa e coinvolgente.
Massimo Maugeri
Il link alla recensione: https://bit.ly/40tBZ6W
Corpo a corpo si svolge nell’arco di diciotto ore, durante lo scorrere e più, di una giornata di una palestra della periferia milanese, ad Arluno, luogo in apparenza fuori dal tempo, dove cerca appoggio e asilo Stefano, oggi giovane professore di Italiano al liceo, ex promessa del pugilato che qualcosa ha obbligato ad abbandonare i guantoni…
Come una belva ferita fa ritorno al suo antro, così Stefano Santi si rifugia in quella palestra , un tempo quasi sua casa e famiglia per confessare a Mario, proprietario della sala e suo ex allenatore, tutta la sua storia.
Durante la sua lunga e sofferta confessione, Stefano legge alcuni estratti del diario di Marta, perché “serve conoscere la voce di lei per arrivare alla disfatta di lui”.
Marta che, a suo dire, voleva a tutti i costi salvare la sorella Ada dalla condanna della sua perfezione. Ada che di nascosto si allenava sfogandosi e picchiando con la boxe alla ricerca dell’autenticità e per non esplodere, imprigionata nei canoni di un’assoluta eccellenza. Ada che, arrivata al culmine di ogni desiderata, ovverosia essere una stella della danza, si era uccisa ma nessuno aveva mai capito il perché, quali fossero i motivi di quel terribile gesto di disperazione. Drammatico e al contempo folle diario di Marta, ragazza ventenne che si sentiva troppo normale per essere notata, ma sempre pronta a riconoscere ogni eccesso altrui e immaginarne la sofferenza e troppo severa con se stessa per non rischiare di impazzire. Marta con l’intollerante convinzione di essere una mediocre e l’insofferente attaccamento nei confronti della sorella, vuole con le sue parole solo giustificare le sue azioni. Azioni lucide e deleterie con per vittime Ada e Stefano che lei, nella sua contorta e malata fissazione, è sicura di aver salvato da una vita perfetta, perché solo la mediocrità ha il diritto di sopravvivere… Ada e Marta, due sorelle che non avrebbero dovuto mai essere divise … e invece quell’orribile fatalità. Con la morte di Ada che ha scatenato solo angoscianti dubbi, rimorsi e ineluttabili conseguenze.
Mario, il pugile, la roccia, il vero punto fermo e stabile della narrazione, orecchio attento che non giudica o condanna ma tramite le ferree regole del suo sport e il richiamo ad alcuni campioni del passato come Joe Louis, Willy Pep e James Walter Braddock – quasi sull’ altare della storia della boxe – e la concretezza dei fatti, aiuterà Stefano, stretto nella morsa del tormento, a comprendere quale dovrà essere “la cosa giusta da fare”. Ma la sua scelta sarà davvero giusta? Potrà forse esserlo solo se il farlo gli servirà a dare un significato a un’esistenza ormai rovinata per quanto irrimediabilmente accaduto e a imboccare la strada dell’espiazione .
Elena Mearini che con la sua intensa e consueta capacità di scrittura, spesso ogni sua frase nasconde un pensiero e in questo suo romanzo affronta problematiche crude e scottanti , racconta del bene e del male insito in noi tutti. Per farlo si serve di una perfetta metafora pugilistica, la “nobile arte” utilizzata sia come libertà da parte delle donne che indirettamente come simbolo di lotta e implicità accusa all’eccesso di conformistica perfezione reclamato oggi dalla società. Quella costante pretesa di dover piacere a tutti, di voler essere migliore a ogni costo senza riuscire ad accettare i limiti di una ragionevole normalità, che costringe a trovare a ogni costo la colpa e sfogarsi su qualcuno da punire, rischiando di scivolare in rapporti di dipendenza che penalizzano e tolgono la libertà. Una costrizione che obbliga a coinvolgersi in qualcosa di pericolosamente malsano, in grado di ferire e far male. E di rischiare il diretto confronto conpersone con pregresse turbe mentali mai individuate , che magari nascondono i loro malessere o addirittura una peculiare patologia.
Con un complesso reticolo di vite che si avversano, affrontandosi come sul ring, Elena Mearini ci narra con coinvolgente ma tragico realismo, la crudezza del bene e del male, stavolta fulcro trainante del suo “Corpo a corpo” con le conseguenze di amori talmente snaturati da trasformarsi in fatali. Amori snaturati che conducono ineluttabilmente alla audistruzione, ma contemporaneamente esalta come impagabile e insostituibile, il valore di vere affinità elettive allacciate all’ombra della comune passione sportiva, in questo caso la boxe, assimilata al perenne lottare, insito nella vita di ciascuno di noi qui simbolico emblema dell’incontro-scontro della vita. Pian piano la trama, sovrapponendo il senso della vita al pugilato, sviluppa il suo colto intreccio di sentimenti e azioni in una speciale atmosfera descritta con linguaggio chiaro e preciso. E sarà proprio la lineare forza della parola e del racconto a svelare alla fine tutta la verità.
Proposto da Ilaria Catastini al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:
«Corpo a corpo, di Elena Mearini, è un noir psicologico costruito come una sequenza di round, quasi fosse un incontro di boxe, sport che fa da sfondo e da elemento strutturale del romanzo e che lega l’allenatore di pugilato Mario, il protagonista Stefano e le due figure femminili, centrali nella trama ma di sfondo nel chiaroscuro della narrazione. Il ring che rappresenta la vita, con l’attacco e la difesa, lo stare in guardia, lo studio dell’avversario. Catturare il momento giusto per assestare il colpo, non fermarsi mai. Nel ring della vita si sfidano anche l’amore e la volontà di controllare l’altro; si sfidano il fato e la capacità di governare il proprio destino. È in questo ring simbolico della vita che Marta sfida in un corpo a corpo la sorella Ada, la ragazza perfetta e inarrivabile, andata incontro a un tragico destino. E un ring diventa il rifugio di Stefano dopo aver ucciso Marta; su quel ring altrettanto simbolico Stefano lotta con se stesso svelando al lettore, attraverso le pagine di un diario, il colpo di scena inquietante che metterà in luce la mente psicologicamente disturbata di Marta e il gesto sconsiderato e irreversibile di Stefano. Gli incidenti che cambiano il destino delle persone, individui che si crede di conoscere e che si rivelano diversi da come pensavamo: Corpo a corpo è un romanzo che riesce a cogliere una quantità di sfumature che non comprendono solo il noir, attraversando diversi generi letterari e che tiene il lettore sospeso in una condizione psicologica nella quale ognuno di noi potrebbe ritrovarsi.»
Elena Mearini vive a Milano ed è autrice e docente di scrittura creativa e poesia. Dirige la Piccola Accademia di Poesia fondata nel 2020. Ha pubblicato una raccolta di poesia per LiberAria Editrice, Strategie dell’addio, e due per Marco Saya Editore, Per silenzio e voce e Separazioni. Nella narrativa ha esordito con 360 gradi di rabbia (Excelsior 1881), cui ha fatto seguito A testa in giù (Morellini Editore), Undicesimo comandamento (Perdisa pop editore), Bianca da morire (Cairo Editore, selezionato al Premio Campiello), e È stato breve il nostro lungo viaggio (Cairo Editore, selezionato al Premio Strega 2018 e finalista nella cinquina per il Premio Scerbanenco). Il romanzo I passi di mia madre è stato candidato al Premio Strega 2021 con la presentazione di Lia Levi. Nel 2019 ha pubblicato per Perrone Editore Felice all’infinito. Ha curato l’antologia Tra Uomini e Dei, storie di rinascita e riscatto attraverso lo sport (Morellini Editore) ed è presente in diverse antologie di narrativa, tra cui Lettere alla madre e Lettere al padre (Morellini Editore) e Nel mare di Lombardia (Les Flaneurs Edizioni).
Patrizia Debicke
Il link alla recensione su Liberi di scrivere: https://bit.ly/3lv0WQT
Implacabile e bellissimo.
Tagliente e provocatorio.
Poetico e straziante.
Introspettivo e filosofico.
Difficile definire “Corpo a corpo”, pubblicato da Arkadia Editore.
Ha i tratti del noir psicologico ma si spinge nel territorio della drammaturgia.
Racconta l’oggi deformando volutamente le nostre fragilità.
Elabora il conflitto e lo mostra nella sua ferocia.
Frantuma l’ideologia del sentimento puro e ci consegna frammenti.
Crea dissonanze affettive, emotività malate, rapporti di potere ossessivi.
Scrive un romanzo che mette in scena la tragedia del vivere in rimessa.
Decodifica il concetto di perfezione di una società aliena e voluttuosa.
Fa percepire “l’odore della colpa”, il delirio d’amore, la paura di essere invisibili.
La scrittura è precisa, il tempo è breve, solo diciotto ore in una palestra alla periferia milanese.
Stefano, Mario, Ada, Marta, vittime o carnefici?
Si muovono su uno scenario voluto da altri, schiacciati dal desiderio di liberarsi dalle maschere.
Sarà il lettore a cercare tra le righe l’attimo in cui forse si sviluppa la remissione del peccato.
Una cosa è certa, il libro ha il potere di travolgere le nostre coscienze, di interrogarci su Bene e Male.
Il ring ci invita a lottare trovando le forze di emergere dalla schiavitù dei segreti.
Maria Anna Patti
Il link alla recensione su Casa Lettori: https://bit.ly/3ZQMIrY
La casa editrice sarda Arkadia presenterà ben 3 romanzi per il Premio Strega, ambitissimo riconoscimento letterario a livello nazionale. È la prima volta che l’editoria isolana raggiunge un traguardo così importante. I titoli selezionati dalla giuria degli Amici della domenica sono: “Forse un altro” di Michele Zatta, produttore dell’amatissima serie tv “Mare Fuori” in onda su Rai 2; “Il mare delle illusioni” dell’avvocato Sebastiano Martini; “Corpo a corpo” della scrittrice e poetessa milanese Elena Mearini. Tre opere che dovranno confrontarsi con altri 80 titoli. Un record assoluto anche per il Premio letterario. La prima scrematura avverrà entro il 30 marzo, dopodiché si passerà alla cinquina finalista il 7 giugno e il 6 luglio verrà eletto il vincitore.
Il link alla segnalazione su Cagliaripad: https://bit.ly/3yoiK2G
Il ring in una palestra di boxe alla periferia di Milano in Corpo a corpo, il nuovo romanzo di Elena Mearini, diventa la metafora dell’esistenza concepita come un teatro della crudeltà dove il male che si annida negli uomini genera distruzione e annientamento Mearini racconta l’amore malato di Stefano e Marta e le tragiche conseguenze che si tingono di nero. Stefano è in fuga dopo aver ucciso Marta, donna che nella sua vita ha coltivato la crudeltà e non è mai stata in pace con se stessa, invidiosa della perfezione di sua sorella Ada, morta tragicamente. Stefano con il diario di Marta, che diventa la sua bibbia, si rifugia nella palestra del suo amico e maestro Mario e dopo molti anni sale di nuovo sul ring per capire quale senso dare alla sua fuga e alla sua esistenza devastata dall’arma distruttiva dell’amore distorto di Marta. Nella palestra ha inizio il corpo a corpo di Stefano con i suoi demoni e Mario, attraverso le regole della boxe, aiuterà il suo amico Stefano a fare chiarezza nel suo buio. Il bene e il male, la crudeltà dei gesti, la cattiveria di Marta, la disfatta di Stefano ma soprattutto l’esistenza con le sue ombre malvagie. Tutto questo è al centro del romanzo estremo di Elena Mearini che prima di tutto racconta due vite dilaniate (in cui non è facile capire chi sia la vittima e il carnefice) e la deflagrazione di un malessere di cui la vita è la sua stessa patologia. In Corpo a corpo Elena Mearini entra nella carne viva dei personaggi, scava nel buio che si portano addosso, mette in scena tutto il teatro della crudeltà delle loro nefandezze. Da una parte c’è Stefano che non sa uscire dal suo buio, perché non si avvale dell’oscurità per cercare la luce, Poi c’è Marta, donna ossessionata dalla perfezione di sua sorella Ada e nel suo diario annota tutte le sue distorsioni che la porteranno a confessare la sua crudeltà, che è l’amara verità di un triste e tragico epilogo. Quando Stefano, uomo in fuga con la coscienza dilaniata, sale sul ring con l’amico Mario la lotta con la sua coscienza si fa dura e la partita con il male che si porta dentro sembra persa e compromessa. Ernest Hemingway era convinto che uno scrittore deve sedersi alla macchina da scrivere è sanguinare. Elena Mearini nel suo nuovo romanzo inventa una storia che fa molto male e si conferma un’autrice da leggere sempre con attenzione e interesse. Quello che manca all’intreccio è proprio quel sanguinare al quale fa riferimento il grande scrittore americano. L’autrice avrebbe dovuto osare di più. Manca l’affondo nel taglio delle ferite dei personaggi. Perché di fronte al teatro della crudeltà uno scrittore non può essere lirico ma deve fare i conti con una lingua che dilania, senza alcuna pietà.
Nicola Vacca
Il link alla recensione su Zona di disagio: https://bit.ly/41SLRcd
In un’edizione del Premio Strega da record, con 80 libri proposti dalla blasonata giuria degli Amici della domenica, si aggiunge un altro primato: per la prima volta nella storia una casa editrice sarda (la cagliaritana Arkadia) porta tre opere in gara. Si parte con “Forse un altro” di Michele Zatta produttore della serie televisiva “Mare fuori” in onda su Rai2, “Il mare delle illusioni” dell’avvocato civilista parmense Sebastiano Martini e, dulcis in fundo, “Corpo a corpo” della scrittrice e poetessa milanese Elena Mearini a quattordici anni dal suo esordio “360 gradi di rabbia”.
Le storie
Tre opere diverse ma accomunate da una introspezione acuta grazie a cui interrogarsi e conoscersi meglio. Zatta nel suo “Forse un altro” fa dell’ironia marchio di fabbrica, riflettendo sul significato dell’esistenza e di un sentimento come l’amore che non smette di suscitare interrogativi, in primis, al protagonista Mike Raft. E se di interrogativi si parla, non mancano di certo ne “Il mare delle illusioni” di Martini e del suo Gregorio Boni autorelegatosi in una condizione di solitudine in un elegante hotel che si affaccia nel mare di Viareggio: un personaggio complesso, prossimo a celebrare il mezzo secolo di vita, che personifica la precarietà che ciascun individuo vive sulla propria pelle. Precarietà ma anche fragilità umana: elementi che affiorano completamente in “Corpo a corpo” di una Elena Mearini dalla scrittura evocativa, capace di partire dal noir psicologico per poi cogliere influenze e sfumature in differenti generi letterari. Differenti, ma al contempo simili, come i suoi personaggi: il protagonista Stefano, l’allenatore di boxe Mario e la figura femminile di Marta, tre caratteri con il proprio bagaglio di malinconie e insicurezze, che nel ring della vita sfidano continuamente un destino beffardo e mai del tutto comprensibile. Dalle 80 opere il Comitato direttivo del premio annuncerà il 30 marzo la dozzina che si giocherà la vittoria, il 7 giugno verrà invece proclamata la cinquina finalista mentre il 6 luglio verrà eletto il vincitore. Ora non resta che attendere, ingannando il tempo con la lettura.
Vive a Milano ed è autrice e docente di Scrittura creativa e poesia. Dirige la Piccola Accademia di Poesia fondata nel 2020. Ha pubblicato le raccolte di poesie Strategia dell’addio (LiberAria), Per silenzio e voce e Separazioni (Marco Saya). Nella narrativa ha esordito con 360 gradi di rabbia (Excelsior 1881), cui hanno fatto seguito A testa in giù (Morellini), Undicesimo comandamento (Perdisa Pop), Bianca da morire (Cairo, selezionato per il Premio Campiello) ed È stato breve il nostro lungo viaggio (Cairo, selezionato per il Premio Strega 2018 e finalista al Premio Scerbanenco). I passi di mia madre è stato candidato allo Strega 2021 da Lia Levi. Nel 2019 ha pubblicato Felice all’infinito (Perrone). Ha curato Tra uomini e dei. Storie di rinascita e riscatto attraverso lo sport (Morellini) ed è presente in diverse antologie di narrativa, tra cui Lettere alla madre, Lettere al padre (Morellini) e Nel mare di Lombardia (Les Flâneurs Edizioni). Per Arkadia Editore ha pubblicato Corpo a corpo (2023).