Terra di Stefano Albè
Arkadia, 2023 – Una trama dalle tinte noir ambientata nell’Iglesiente, terra di miniere abbandonate e conflitti sociali mai sopiti.
Stefano Albè in Terra, romanzo di recente pubblicato da Arkadia, racconta una storia che prende avvio dallo strano incontro fra Niccolò De Santis, professore di Neurologia molto stimato, e una persona misteriosa che riesce ad attirarlo a Cagliari per sottoporgli un caso clinico fuori dal comune.
Niccolò è un uomo stanco; il suo matrimonio con l’impaziente Agnese è soffocato da una patina di abitudine e stanchezza. In Sardegna conosce una realtà del tutto ignota, un borgo minerario, Montevecchio, ormai disabitato:
Gli edifici erano perlopiù abbandonati e diroccati, privi di vita, segnati nel loro intimo da un destino crudele. Un lento declino che aveva portato intere famiglie a cercare vita altrove, nuove strade da attraversare, nuove case da abitare. La fatica di decenni di lavoro, sangue e sudore versati sopra e sotto una terra tanto ricca quanto crudele, si era trasformata in ruggine, nei corpi degli abitanti e in tutto il borgo, svuotandolo da dentro come un verme che divora il frutto che lo ospita.
L’Iglesiente, con le sue miniere ormai chiuse da tempo, è una terra difficile da decifrare per un uomo che viene dal continente. In questi luoghi aspri Niccolò incontra persone singolari e ascolta racconti di vite difficili, come quella di Pietro Marceddu, riscattatosi a fatica da un passato pesante senza però essere mai approdato a un presente da uomo libero, come con amarezza dice a Niccolò:
I vecchi padroni sono scappati via ma ci sono i loro figli. Ci tengono in pugno in modo ancora più subdolo: i loro padri usavano il bastone, questi usano il computer.
Durante la trasferta in Sardegna Niccolò rivede per caso Enea Sanna, un giornalista legato a un fatto drammatico che, undici anni prima, ha cambiato in modo irreversibile la sua vita e quella di Agnese.
Con questi ingredienti l’autore costruisce un romanzo intenso che narra senza sconti la durezza delle condizioni di vita dei minatori e delle loro famiglie, le operazioni illecite di chi arriva da lontano per sfruttare senza rispetto il territorio dell’isola, la spregiudicata manipolazione ai propri fini degli esseri umani più fragili da parte di loschi individui.
In ogni pagina è presente la terra con plurimi significati: terra che nutre e che avvelena, terra che copre tutto, anche ciò che si vuole occultare, terra che si ama e si odia, da cui si vorrebbe fuggire e alla quale si resta legati; terra personificata, nei confronti della quale gli isolani delineati da Albè nutrono sentimenti molto forti ed esprimono un grande attaccamento.
Veniamo dalla terra e alla terra torniamo, è l’equazione più semplice e in fondo è la più vera e rassicurante.
Giungendo a vere dichiarazioni d’amore:
Amiamo questa terra. È la nostra sposa e non permetteremo più a nessuno di umiliarla.
Sotto la superficie terrestre c’è il mondo minerario che, nonostante l’attività estrattiva sia da anni terminata, non è morto e torna sempre, con i suoi misteri, nei discorsi e nei pensieri degli abitanti.
Su questo sfondo l’autore intreccia in una fitta trama diversi fili: la vicenda personale di Niccolò, alle prese con una diagnosi complicata sulla condizione peculiare di Gaia, una giovane e selvatica sordomuta; la morte di uno sconosciuto e le relative indagini; la storia d’amore fra Gaia e uno dei carabinieri che investigano per chiarire le circostanze della morte misteriosa. Ed è proprio Gaia che sembra essere al centro di tutte le trame oscure.
Il romanzo, fino all’epilogo, sorprende con colpi di scena e mutamenti di prospettiva, lasciandoci la sensazione, giunti alle ultime pagine, che le cose non potevano che andare come sono andate.
Rosalia Messina
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