Massimo Granchi è nato a Cagliari nel 1974. Vive a Siena. Scrittore, antropologo, comunicatore pubblico, è specializzato in media, storia, cittadinanza. Ha conseguito un dottorato in Istituzioni e Società. Ha fondato l’Associazione culturale “Gruppo Scrittori Senesi” di cui è presidente onorario, il “Premio Letterario Città di Siena” e il “Premio Letterario di Quartu S. Elena” di cui è direttore artistico. E’ ideatore e coordinatore del “Premio Letterario Toscana” e responsabile del settore cultura del “Circolo Peppino Mereu” di Siena. E’ stato vice presidente del “Club per l’Unesco” di Siena. Tiene corsi di scrittura creativa per bambini, ragazzi e adulti nelle scuole e all’università e laboratori rivolti ai detenuti nelle carceri. Massimo Granchi ha vinto numerosi premi letterari e, oltre a vari racconti, saggi e brevi articoli, ha pubblicato romanzi, raccolte di racconti e fiabe.
D – Iniziamo questa conversazione parlando dell’ultimo libro di Massimo Granchi, appena uscito qualche mese fa; che ne dici?
R – Cara Francesca, intanto vorrei ringraziarti per questo spazio. Il mio quinto romanzo è uscito il 31 gennaio 2025 per Arkadia Editore. Si intitola: “La memoria della vite” ed è la storia di un’amicizia tra due adolescenti che vivono nel quartiere Eur di Roma ai giorni nostri. Gabriel è un ragazzo di origine colombiana. Sole è figlia di un milanese e di una napoletana. Liliana, madre di Sole, è la terza protagonista della storia. E’ una donna emancipata che ha creato un’agenzia di badanti e vive un matrimonio insoddisfacente. Sogna di tornare a Procida, dove ha una casa al mare ereditata dai nonni. C’è, inoltre, un quarto protagonista, che è il loro condominio: un palazzo popolato di famiglie e personaggi dalle caratteristiche forti. Un drammatico incidente li cambierà, costringendo i protagonisti a percorrere traiettorie esistenziali inaspettate, a rivedere le priorità, ma soprattutto ad affrontare demoni nascosti dietro scelte ineluttabili. “La memoria della viote” è un romanzo sul significato delle relazioni umane, il coraggio, la speranza e la capacità di rinnovarsi.
D – Qualcosa sulle altre tue pubblicazioni?
R – Ho iniziato a scrivere racconti brevi quando ero molto giovane. Laura Murru, una mia professoressa di italiano alle scuole superiori, è riuscita a vedere oltre la mia scrittura. Fino ad oggi, ho pubblicato articoli, saggi, fiabe, raccolte di racconti, ma mi definirei soprattutto uno scrittore di romanzi di formazione.
D – Massimo Granchi è direttore artistico e presidente onorario di alcuni premi letterari, cosa ne pensa – dunque – dei premi letterari? Sono un buon mezzo, per un artista, anche non esordiente, per promuovere le proprie opere?
R – I premi letterari rendono possibile il confronto tra autori, offrono un’occasione per misurare le proprie capacità narrative e, soprattutto, nel caso dei premi più importanti, creano le condizioni per arrivare al grande pubblico e farsi maggiore pubblicità, che aiuta le vendite dei libri. I premi letterari, inoltre, se condotti con serietà, sono ambiti privilegiati di scoperta di nuovi talenti e di sostegno di quelli emergenti.
D – La società odierna recepisce in modo adeguato, secondo te, l’Arte?
R – Le forme artistiche oggi sono sempre più variegate, anche maggiormente fruibili grazie agli strumenti di veicolazione messi a disposizione dai social media. Tale processo di diffusione le mette a disposizione di chiunque voglia cimentarsi in nuove forme espressive. La scrittura ne è un esempio. In Italia scriviamo in tanti, ed è sempre più facile pubblicare. Questa fluidità del mercato editoriale può andare a discapito della qualità, per questo il ruolo dei professionisti di settore, come gli editori, per esempio, o gli agenti letterari, può essere determinante per garantire la qualità. Anche i consumatori finali possono fare la differenza. Noi tutti abbiamo il dovere, per noi stessi, di alimentare la nostra capacità critica attraverso la formazione, la conoscenza, lo studio, il confronto. Liberi di scegliere con consapevolezza.
D – Che importanza, e che valore, dai alla poesia nella tua vita, artistica, e personale?
R – La Poesia è ovunque. Si trova in un sorriso, un pensiero, un odore, una canzone. Il difficile è riconoscerla. Non basta la sensibilità. E’ necessario allenarsi alla bellezza, e questo è possibile solo vivendo le forme artistiche nelle loro molte espressioni. Io non mi reputo un poeta, purtroppo non so scrivere poesie, ma ho una mia visione poetica della realtà che alimenta la mia vena artistica. Cerco di compensare le mie mancanze attraverso le fiabe, per esempio, che, a mio parere, sono molto poetiche.
Francesca Rita Rombolà
L’intervista su PoesiaeLetteratura
In letteratura, segnatamente in narrativa, si verifica quanto accade nella realtà, le trasformazioni indotte dall’era digitale segnano il cambio di scenari nella rappresentazione del mondo. A noi, rispettivamente nelle vesti di lettori da un lato, di cittadini dall’altro, tocca il compito di coglierne le mutazioni, di rifiutarli o, peggio, di ignorarle. Al riguardo, il successo della formula del circolo di lettura, fiorito ovunque, in sostituzione del singolo recensore dell’opera, amplifica il concetto rendendolo intellegibile. Nel tumultuoso succedersi degli eventi, legati alla fase del postmodernismo, la funzione della cultura, in essa l’arte, si trasforma rapidamente, percepita al vaglio delle sensibilità soggettive, maturata nel confronto collettivo di idee. Premessa per introdurre, il testo emblematico, nel quale mi sono imbattuto di recente, a segnare il superamento della linea di demarcazione tra passato e presente. Anche qui, una indispensabile precisazione riguardante il netto stacco tra la narrativa degli ultimi decenni del Novecento con gli esiti delle innovazioni apparse negli anni due del terzo millennio. Ecco, quantunque in sintesi, delineato il quadro di riferimento di Nulla d’importante tranne i sogni, autrice Rosalia Messina, edito da Arcadia Eclypse. Per esplicitare la premessa, il romanzo sarebbe adatto a contenere un occhiello, Ritratto d’artista postmoderno. Non tanto e non solo, a esergo della personalità letteraria della Messina, quanto per le atmosfere, i contenuti, la scrittura, in sé fluente, nondimeno da mondare in funzione assertiva. Tra i più acculturati, chiunque si inalberasse, per il trasversale riferimento a Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane, si dia pace, quantunque il paragone sia improponibile, il disagio espresso dall’inarrivabile James Joyce, ha tanto da spartire con il disperante tentativo di palingenesi in atto nell’ambito letterario globale, nel novero del quale s’inscrive la Messina. A sceverare tra le righe del testo, per chi si muove nelle pieghe della narrativa del primo quarto di secolo del Duemila, sarà agevole cogliere il periodare insistito eppure irrompente, tutto imperniato sul fluire paratattico, dove le coordinate, in fila una dietro l’altra, rendono il flusso di coscienza, una sorta di rimorso sociale per la deriva in cui sono precipitati i personaggi in scena, con loro la Sicilia, metafora del mondo. Nell’attingere agli appunti vergati sul taccuino durante la lettura, la prima annotazione porta il segno del genere del romanzo, a catalogarlo psicologico si farebbe torto alla trasparente allegoria contenuta in favore degli aspetti sociali. E, pur tuttavia questa è una notizia, non siamo reiteratamente di fronte alla solita indagine sul più recente degli omicidi con il frusto poliziotto a caccia dell’assassino. In un’Italia in cui la giallistica ha agito da padrona, la potenza senza controllo della scrittura della Messina netta l’aria dalle scorie di esercizi intesi a lisciare il pelo al pubblico per il verso … imposto dal mainstream. Va da sé, riguardo all’osservazione precedente, l’iperbole della potenza senza controllo, lungi dal riproporre la nota pubblicità, vuole solo essere la premessa per attendere sulla soglia della successiva pubblicazione l’autrice, nell’attitudine di scoprire le potenzialità nascoste dietro l’angolo di Nulla d’importante tranne i sogni. In quella capacità di organizzare la debordante fantasia creativa, calzante con l’utilizzo dei registri linguistici, sicuramente da rendere più snelli, insistendo per plasmare il periodo in speditezza e incisività, è racchiuso l’approdo del genere narrativo attualmente in sperimentazione non contemplato nei manuali di narratologia, affermatosi in questi anni due del ventunesimo secolo. In più, da quell’unico sostantivo a campeggiare nella prima di copertina, sogni, s’intuisce nella sua insita polisemia, la quintessenza della narrazione. Da solo vale la lettura del romanzo. Sulla duplice ermeneutica poggia l’intero spartito semantico. A sua volta, fissato nel narrato attraverso due concetti chiave, uno tipico del nostro tempo, il desiderio sublimato in sogno, nel caso in ispecie quello di Dora Mariani, vissuta scrittrice, prestatasi a tenere a battesimo, nell’agone editoriale, la giovane promessa letteraria, Rosaria Mortillaro, detta Ro, vagheggia e insegue la voglia di portarla a letto. Da contraltare, sul fronte opposto, il sogno inteso nella sospensione dell’attività psichica superiore con l’immersione in impressioni visive, pensieri e sensazioni a latere delle immagini, proiezioni oniriche sedimentate durante il sonno. Nella finzione sarà Emir, figlio adottivo della protagonista, appunto Ro, a fungere da sognatore di traslucide fantasie rese dalla maestria dell’autrice tramite un retablo di colori, suoni, odori, con l’esito suggestivo di assegnare alle visioni la valenza della premonizione. Evitando di annoiare chi desiderasse godere della lettura, basti notare la leggerezza con la quale il testo adotta tre voci narranti. Senza sforzo palese, dall’io della prima persona, abilmente distribuito, a seconda delle esigenze del plot, tra diversi personaggi, almeno due, impiegando il meccanismo della missiva, si passa al racconto affidato al narratore extradiegetico, si perdoni il tecnicismo narratologico, da intendersi, fuori dalla cerchia dei personaggi. Altrimenti come dipingere il rarefatto e pur profondo dolore di Fosco Beltrami, nipote di Rosamaria Mortillaro, di fronte a un evento straordinario, del quale è vietato dire per non svelare il mistero, orchestrato per mezzo del climax, figura retorica a indicare l’apogeo degli eventi, uno dei tanti, a movimentare la scena del romanzo?A reggere l’intero plot, l’approccio imperniato sul radicale scontro tra le sorelle Mortillaro, Rosamaria la maggiore, Annapaola la piccola, in un contesto di situazioni in cui luoghi, persone, ambienti, atteggiamenti, pensieri ed emozioni hanno sapori, odori, di una Sicilia di commoventi bellezze paesaggistiche, in commistura con un inesprimibile nulla. Sullo sfondo della narrazione di Nulla d’importante tranne i sogni, la mescola tra la vocazione letteraria della protagonista, Ro, ovvero Rosaria Mortillaro, scrittrice di fama, con la crisi epocale della società attuale, trova il duplice sbocco sia nella scrittura, sia nei conflitti della quotidianità familiare, a loro volta riconducibili al buio interiore di ciascuno dei personaggi. Nella loro compulsante solitudine in una società di comparse, costoro si muovono nella nebbia del disorientamento, al pari dei soggetti evocati negli Anni perduti, a citare l’intramontabile Brancati, con il peso di una quotidianità da inferno dantesco. Nello sviluppo della trama l’azione si combina con il narrativo, dando luogo a più racconti, stanze, dentro un’unica cornice. Di un tale effluvio beneficeranno i lettori. In ogni pagina, troveranno atmosfere riconducibili alla delezione dei tempi. In favore della snellezza di esposizione, accenno per titoli a taluni argomenti, veri e propri topoi, all’origine dello spaccato narrativo della Messina, a mio parere giocato sulla istintualità, dalla danza della vita al limitare della fine, sceverata da Cioran nel Funesto demiurgo, alla Morte del sole, per usare la metafora di un saggio di Sgalambro, fino al rimpianto della religiosità perduta raccontata da Hillman nella Vana fuga dagli dei. Sì, nell’aura del romanzo s’avverte, nella disperazione irrimediabile della protagonista, Rosamaria Mortillaro, la deriva della società multimediale, privata dell’anima mundi. Nel concludere la nota, insolitamente oltre il limite di battute consentite dalla esiziale velocità imposta dall’attualità, la sensazione predominante è stata di essere dinnanzi a un processo di svolta della narrazione contemporanea, generatrice di una gamma di sensazioni afferenti alla disperante voglia di dare un senso alla postmodernità, con essa alla vita.
Angelo Mattone
La recensione su I Vespri
È un saggio, ma appassiona come un romanzo Rivoluzionari sardi in Francia. Personaggi e documenti, l’ultima fatica di Adriana Valenti Sabouret, autrice poliedrica e versatile, una siciliana trapiantata a Parigi che ha saputo coniugare la passione che naturalmente scaturisce dalle sue origini con una ricerca storica attenta e analitica delle pulsioni che origina la Storia.
Adriana Valenti Sabouret nel 2019 esordisce in Francia con il romanzo Le rêve d’Honoré, ma è con Arkadia editore che trova la sua casa naturale; dalla sua isola orizzontale, la Sicilia, passando per Parigi, arriva nell’isola verticale, la Sardegna. Ed è con Arkadia editore che pubblica i suoi romanzi più importanti: nel 2021 Madame Dupont; nel 2023 La ragazza dell’Opéra e nel 2024 Le nobili sorelle Angioy. Con Rivoluzionari sardi in Francia, uscito a dicembre del 2024 sempre con Arkadia editore, collana Historica, Adriana Valenti Sabouret, attraverso un lavoro di ricerca storica, utilizzando a volte fonti inedite, ci offre un tributo all’“isola verticale”, a quella Sardegna che ha saputo dare tanto alla storia passata e a quella presente e che non sempre ha ricevuto altrettanta generosità. Come si legge nella presentazione al saggio di Omar Omnis, Rivoluzionari sardi in Francia consente di collocare con più precisione, potremmo dire con una calibrata ricerca storica chirurgica, la Sardegna nello scenario europeo. “Ci offre uno spaccato del fermento ideale che muoveva queste persone e getta luce sulla complicata dialettica tra le personali convinzioni, le scelte fatte o non fatte, le conseguenze delle medesime e gli obiettivi dei loro interlocutori.”
In un’Europa a cavallo tra la fine del Settecento e i primi anni di un Ottocento inquieto, teatro di sconvolgimenti politici, guerre e rivoluzioni che muteranno per sempre il volto e il futuro del Vecchio continente, il saggio di Adriana Valenti Sabouret ci offre uno strumento prezioso di analisi del “passato” come un monito a questo nostro “presente” altrettanto e profondamente segnato da incertezze e paure, ma anche dalla necessità assoluta di prendere posizione.
La figura, in Rivoluzionari sardi in Francia, di Giovanni Maria Angioy in questa ottica è emblematica. Figlio della piccola nobiltà terriera sarda, si pose a capo di un movimento che reclamava per la sua “isola” uguaglianza sociale e progresso. E non ha molta importanza che nel 1796 il movimento venne sconfitto e Angioy esiliato, poiché sapientemente Adriana Valenti Sabouret riesce a dare nuova luce alla figura di Angioy, alla capacità che è solo dei grandi, di riuscire a tramandare quei valori fondamentali, essenziali alla crescita culturale, intellettuale, valori nei quali hanno creduto fermamente e che ancora oggi risultano vivi.
Maria Caterina Prezioso
La recensione su SoloLibri
Un romanzo in cui è facile perdersi alla ricerca di se stessi e del significato delle cose. Una donna, un diario, i ricordi di una famiglia e di una vita.
1997. Ethna Sarfatti, nata a Dublino e cresciuta a Firenze, dove il padre ha trasferito la famiglia per assumere il ruolo di insegnante alla International School of Florence, intende separarsi dal marito. Per meditare meglio sulla propria esistenza si ritira nel Castello di Sonnino, un hotel particolarmente suggestivo.
2004, casualmente, passando con il treno da quelle parti, Ethna rivede l’antica sede di quel soggiorno e, d’istinto, decide di tornarci. Forse per riallacciare le fila degli avvenimenti del passato e capire meglio qualcosa di se stessa, forse nella speranza di un incontro. La professoressa di musica e violoncellista matura l’idea che tornare a quel luogo sia l’occasione adatta per iniziare a scrivere il racconto di ciò che ha vissuto negli ultimi sette anni. E mentre compone musica per un quartetto jazz americano, inizia a mettere insieme le pagine della sua biografia, raccontando circostanze del passato e di un presente in parte inaspettato: dalla morte del padre alla scoperta di non esserne la figlia biologica, dalla storia d’amore dei propri genitori alla pletora di personaggi che fanno parte da tempo o si sono affacciati man mano nella sua vita. Si compone così il quadro di una vita minima e a suo modo unica, come lo è quella di ciascuno di noi.
L’AUTRICE
Anna Bertini ha vissuto per molti anni all’estero, dove ha studiato Scienza del Teatro, Drammaturgia, Educazione Musicale. Nel 2021 si è laureata in Letteratura Arte Musica e Spettacolo. Ha insegnato Lingua e letteratura italiana per stranieri, nella scuola primaria ha curato laboratori di scrittura, espressività musicale e teatrale, per anni si è occupata delle carriere di musicisti e dell’organizzazione di eventi musicali collaborando con le più prestigiose istituzioni del settore in Italia e nel mondo.
Scrive o ha scritto su “Exlibris20”, “Sdiario”, “Ewwa.org”, “Facciunsalto”, “La Stanza di Virginia”. Un suo racconto è uscito in castigliano sulla rivista letteraria venezuelana “País de Papel” e altre sue opere sono inserite in svariate antologie; l’ultima a cui ha contributo è Lato A (Arkadia Editore, 2023).
Per FusibiliaLibri ha pubblicato la raccolta di poesie Profusioni (2015) e Duende (2017), silloge di racconti dedicati alla memoria di Antonio Tabucchi; ha inoltre curato l’antologia Madame Europa. Per Caosfera ha pubblicato la seconda silloge poetica Fuori il silenzio ad ombra (2018).
Tra le opere edite c’è anche un libro illustrato per ragazzi, Angeli in bicicletta, realizzato in collaborazione con Laura Lotti, illustratrice, e con Francesca Pace, food blogger.
Nel 2020 ha pubblicato con Arkadia Editore il suo primo romanzo, Le stelle doppie, secondo premio Firenze Rive Gauche 2021, finalista Tre Colori Lenola Inventa un Film 2022.
Nel giugno 2024 è uscito per Kanaga Edizioni il saggio tratto dalla tesi di laurea I Primi due quadri della Bohème di Puccini.
La recensione su PuzzleBook
C’è una donna non più giovanissima, Alice Bellucci, con una certa predisposizione agli incidenti automobilistici e alle vicende sentimentali fallimentari. C’è un uomo, Carlo, ricco e affascinante, ma completamente preso dalle sue ossessioni. C’è un altro uomo, Paride, simpatico, interessante, ma invischiato in una storia d’amore sbagliata. E c’è la sorella di Alice, Betty, una…
C’è una donna non più giovanissima, Alice Bellucci, con una certa predisposizione agli incidenti automobilistici e alle vicende sentimentali fallimentari. C’è un uomo, Carlo, ricco e affascinante, ma completamente preso dalle sue ossessioni. C’è un altro uomo, Paride, simpatico, interessante, ma invischiato in una storia d’amore sbagliata. E c’è la sorella di Alice, Betty, una donna affettuosa ma estremamente impicciona e irritante. Ci sono infine altri, pochi, personaggi di contorno, nel romanzo di Lucia Guida Oltre la porta socchiusa. Alice è uscita piuttosto acciaccata da un grave incidente. Durante la lunga convalescenza e la riabilitazione si prende cura di lei la sorella Betty, che vorrebbe anche aiutarla a trovarsi un uomo col quale instaurare una relazione stabile, dopo il naufragio della sua ultima storia sentimentale. Betty ha un’ottima situazione economica e familiare, ama la vita mondana, è ottimista e piuttosto entrante. Alice invece tende all’insuccesso, nel lavoro come in amore, è combattuta se investire in nuovi amori o chiudersi piuttosto nel suo guscio. Vive in un appartamento, si cura dei gerani, ama stare sul divano avvolta in una confortevole coperta di pile. Quando esce dalla sua comfort zone le succede di infilarsi in un guaio dietro l’altro. Qual è l’uomo giusto per Alice? Roberto, il suo ex che non era mai presente quando lei aveva bisogno di lui; Carlo, che sembra corteggiarla e poi la scarica senza una parola, o Paride, che forse le piacerebbe, ma che è palesemente innamorato di un’altra? Lucia Guida, con uno stile asciutto ed elegante, scava nella psicologia dei suoi personaggi, in particolare in quella di Alice, l’unica cui è concessa la prima persona, e nelle dinamiche che indirizzano i rapporti tra le persone, mettendoci di fronte a personaggi a tutto tondo, ciascuno preso da sue fragilità o fissazioni, ciascuno impegnato a modo suo a creare relazioni con gli altri, e sa imprimere alle sue pagine una certa suspense relativa al destino di ciascuno dei protagonisti.
Marisa Salabelle
La recensione su Masticadores Italia
La giornalista ci racconta L’anno della Garuffa (Arkadia) candidato al premio Strega. Un romanzo che scava nelle verità taciute, parla degli anni di Piombo e affronta la ricerca della felicità
Ci sono anni che segnano la storia e anni che segnano le persone. Il 1978 è stato entrambi. L’Italia piomba nell’incubo con il rapimento di Aldo Moro, ma da qualche parte, in una città del Sud senza nome, un altro rapimento scuote un mondo fatto di facciate rispettabili e segreti inconfessabili. A raccontarlo è Monica, tredici anni, che osserva gli adulti e cerca di decifrarli con la lucidità disarmante di chi sta ancora crescendo. L’anno della Garuffa (Arkadia Editore) di Anna Di Cagno – giornalista, scrittrice e osservatrice attenta delle dinamiche sociali e umane – è più di un romanzo di formazione: è uno specchio impietoso di un’epoca in cui moralità e illegalità si confondono, dove il contrabbando è un male necessario e la verità è un lusso che pochi possono permettersi. Con una scrittura incisiva, l’autrice ci trascina tra i chiaroscuri di un’Italia contraddittoria, guidandoci attraverso gli occhi di una ragazzina che, nel tentativo di capire il mondo, finisce per capire se stessa. Un libro intenso e coraggioso che ha ottenuto un importante riconoscimento: è candidato al Premio Strega 2024.
Intervista Anna Di Cagno, autrice del libro “L’anno della Garuffa”
La tua protagonista, Monica, osserva gli adulti con una lucidità disarmante. Cosa ti ha affascinato nel raccontare il mondo attraverso lo sguardo di un’adolescente?
«L’idea che il bisogno di avere una “legge morale” è un’urgenza a quell’età. È quello il periodo in cui ci si forma come adulti, si è disposti a credere in qualcosa, ad avere degli ideali o dei sogni, e il contesto che hai intorno può fare la differenza».
Nel libro il rapimento di Aldo Moro e quello del piccolo Luca Barnaba si intrecciano in un parallelismo potente. Cosa volevi raccontare attraverso questo accostamento?
«Che i grandi eventi hanno sempre un corrispettivo “piccolo”, che anche dove gli Anni di Piombo non sono arrivati, la fiducia nel mondo dei “grandi” si è persa».
Il titolo, L’anno della Garuffa, richiama un colpo del biliardo italiano, un tiro difficile e imprevedibile. Come si collega questa metafora alla storia?
«Il biliardo è l’esempio classico che i professori usano a scuola per spiegare il principio di causa-effetto, è quindi il gioco logico per eccellenza. Ma è un gioco, e quindi come la vita ti devi aspettare tiri a effetto che invertono l’ordine delle cose. Monica lo capisce guardando come si comportano gli adulti che non sempre seguono questa legge della fisica».
Tra le pagine emerge un Sud Italia “minore” ma vivo e contraddittorio – anche se la città di Bari non è mai nominata – e ci si confronta con un mondo adulto corrotto, dove il contrabbando è visto come un “crimine bianco” e le menzogne sono all’ordine del giorno. È un ritratto di un’epoca passata o pensi che certi meccanismi siano ancora attuali?
«Credo che questo Sud “minore” oggi sia più specchio del tempo di ieri. Se la città che racconto nel romanzo ha come fragilità proprio quella di non essere abbastanza borghese, di non avere un ceto medio forte a far da filtro tra miseria e nobiltà, per citare Eduardo, oggi stiamo assistendo a qualcosa di simile: i ceti medi stanno perdendo ruolo e visibilità. E questo ricrea, sotto altre vesti, un’analoga polarizzazione».
Tra le altre protagoniste c’è la giornalista Maria Grazia che, come Monica, continua a fare domande scomode. Quanto c’è di autobiografico in questo personaggio?
«Molto poco, per fortuna. Maria Grazia comincia la sua carriera in un quotidiano dove è quotidianamente maltrattata da un caporedattore maschio e patriarcale, io ho cominciato in periodico, Cosmpolitan, sotto la guida di Patrizia Pontremoli e Franca Rossi, due donne meravigliose che hanno sempre creduto in me».
Le Pillole della Felicità, di cui si parla nel libro, sono solo un simbolo dell’ipocrisia degli adulti o rappresentano qualcosa di più profondo?
«Entrambe le cose. Sono il simbolo di qualcosa che non si può avere prendendo una scorciatoia, ma che richiede impegno e fatica (non c’è nulla di più faticoso della conquista della felicità) che diventa il simbolo per descrivere un mondo di adulti privilegiati, annoiati e viziati che circondano la giovane protagonista».
«Hai inserito nel romanzo espressioni dialettali e modi di dire del Sud. Quanto è stato importante per te rendere l’autenticità linguistica dei personaggi?
«In realtà non ho usato il dialetto, ma strutture sintattiche e grammaticali della mia terra origine che ritenevo fondamentali per ancorare nella concretezza i personaggi più belli del romanzo (la coppia di personale di servizio che vive in casa di Monica). Dire “ti esco le mozzarelle dal frigo” significa infrangere una regola della grammatica italiana ma, al contempo, non sapere di usare un francesismo!».
La moda e i marchi di quegli anni – Fiorucci, Wrangler – emergono nel romanzo quasi come simboli di identità e appartenenza. Che ruolo hanno nel definire i personaggi e il contesto sociale?
«La moda per teen-ager è nata in quegli anni grazie al genio di Elio Fiorucci: l’uomo che ha liberato tutte le bambine dai vestitini a punto smock e dalle orride scarpe a occhio di bue.
È stata una rivoluzione colorata e allegra, non poteva mancare nello scenario grigio e freddo degli Anni di Piombo».
Monica, alla fine, capisce di dover cambiare vita, di doversi allontanare per trovare la sua strada. È una scelta che trovi ancora attuale per molte ragazze di oggi?
«Allontanarsi dal proprio ambiente per capire meglio il mondo è per me attuale da sempre. Oggi però, forse, i ragazzi, e i genitori, sono più spaventati e si crea l’illusione che siano i social a farti scoprire realtà diverse e/o a darti l’opportunità di cambiare vita».
Come pensi che il tuo romanzo possa parlare ai lettori più giovani, che non hanno vissuto quegli anni turbolenti ma possono riconoscersi nelle sfide della protagonista?
«Io spero che possa servire innanzitutto a ricordare: abbiamo un passato recente di violenza e tensioni sociali terribili, il Terrorismo è stata una guerra civile in buona parte del nostro Paese. Io ricordo una prima adolescenza in cui la politica era importante: in casa, a scuola, in televisione. Oggi è diventata spettacolo e questo è un impoverimento per tutti. Poi le sfide di Monica sono quelle di qualsiasi adolescente dalla notte dei tempi: come si fa a diventare grande?».
Il viaggio, sia fisico che interiore, è un tema importante nel romanzo. Monica sente di dover andare via, di dover cercare la sua strada altrove. Cosa rappresenta per te il viaggio, e quanto conta nel percorso di crescita di un personaggio?
«Anche nel mio precedente romanzo dedicato a Gala Eluard Dalì (Morellini Editore) la protagonista fa un viaggio che diventa un percorso di crescita ed emancipazione. Quindi direi che per me quella del viaggio è una costante narrativa, sicuramente perché è una dimensione che considero fondamentale nella vita. Viaggiare ti cambia, inspessisce il tuo sguardo, ti mette alla prova, ti aiuta a dare la giusta misura alle tue idee».
Le amicizie femminili hanno un ruolo cruciale nel libro: tra alleanze, tradimenti e legami profondi, Monica e le donne che incontra si influenzano a vicenda. Cosa volevi raccontare sul mondo delle amicizie tra ragazze?
«Per me l’amicizia è pari all’ossigeno: non riesco a immaginare come si possa vivere, crescere, evolvere senza un’amica. L’amicizia è la prima forma d’amore che provi per qualcuno che non appartiene alla tua famiglia, ed è un sentimento unico perché si nutre di libertà, include altri rapporti e spesso li mescola creando innesti meravigliosi. Come si dice: gli amici dei miei amici sono amici… Credo sia l’unico sentimento che può legittimamente aspirare all’eternità».
Hai ottenuto la candidatura al Premio Strega. Cosa significa per te questa candidatura?
«Per me è già un premio. Un riconoscimento importante del lavoro che ho fatto, e la conferma di una cosa in cui credo profondamente: “La catena della stima delle donne”, ci sono arrivata tramite un passaparola da una donna all’altra che mi ha portato nelle mani di una donna – Ilaria Catastini – che ha apprezzato il mio romanzo tanto da proporlo».
Infine, c’è un personaggio del presente o del passato con cui vorresti partire? E dove vorresti andare?
«Vorrei parlare de L’anno della Garuffa con mia madre, perché è grazie a lei e alla sua passione per la politica e la cultura se ho un ricordo così nitido di quell’epoca. E poi vorrei andare in Sardegna, per scoprire una terra che conosco molto poco e che mi affascina».
Cosa non manca mai nella tua valigia?
«Un libro e una moka elettrica».
Isa Grassano
L’intervista su Amiche si parte!?
Un’epopea di affetti affascinante e ricca di profondità
Seguito de “Gli ingranaggi dei ricordi”, in queste pagine ritornano i giovani Felice e Maria Ausilia nel periodo del loro fidanzamento e poi del lungo matrimonio. Mentre la figlia Carla rievoca la malattia e la morte del padre, Kevin, suo figlio, studente universitario, dedica la propria tesi magistrale alle vicende della famiglia del nonno materno, ricostruendo intrecci tra casate più o meno nobili del napoletano e dell’avellinese e indagando sul legame di parentela tra il nonno Felice e il santo Giuseppe Moscati. In questa nuova puntata di una saga famigliare che si dipana nel periodo tra il dopoguerra e i giorni nostri, attraverso plurime voci narranti, conosceremo sempre più a fondo i personaggi di questo potente e sapiente affresco. Felice, giovane intelligente e volitivo ma dal carattere aspro; Maria Ausilia, che si rivela una ragazza e poi una donna molto determinata, con un sentimento ambivalente verso il fidanzato e poi marito, che ama ma con il quale ha un rapporto conflittuale. E poi Carla, molto legata al padre, del quale tuttavia non ignora i limiti e che segue con grande pietas durante la sua malattia. Infine Kevin, studente un po’ riluttante e scettico, ma impegnato con successo nel ricostruire la storia famigliare. Ancora una volta Marisa Salabelle riesce a costruire un’epopea di affetti affascinante e ricca di profondità.
Un estratto del romanzo di Marisa Salabelle
Carla
Pisa, 2019
Nel 2010 mio padre si ammalò: tumore al pancreas. Aveva 85 anni, non era giovane ma neanche poi tanto vecchio, avrebbe potuto vivere ancora cinque, dieci anni, e soprattutto io non ero pronta. Non ero pronta a perderlo. Era l’uomo che amavo, l’uomo della mia vita. Certo, avevo mio marito e mio figlio, e amavo moltissimo anche loro, ma con mio padre non c’era gara. E dire che non era neanche particolarmente amabile: non importa. Mi bastava vederlo là, sulla sua poltrona, le mani piene di macchie, il viso ancora bello, il neo in rilievo sotto l’occhio destro che era diventato un’escrescenza un po’ ripugnante, le labbra sottili, la sigaretta in mano, per sentirmi stringere il cuore.
A dispetto di quel che si dice, che negli anziani il cancro proceda con lentezza («Farà prima a morire di vecchiaia», diceva la saggezza popolare, come se poi di vecchiaia si morisse), il suo agì con determinazione e rapidità, riducendolo in pochi mesi a un mucchietto d’ossa e portandolo a finire i suoi giorni nella disperazione. Ero l’unica a potermi prendere cura di lui e di mia madre: mio fratello Piero, il primogenito, era morto giovane, in un incidente di moto, e mia sorella di mezzo, Gaia, viveva in Canada da molti anni. C’ero soltanto io, la piccolina di casa, e a me toccava assumermi l’onere. All’epoca lavoravo, insegnavo Storia all’Istituto Tecnico, e ovviamente avevo anch’io una famiglia, perciò il tempo che potevo dedicare ai miei genitori non era molto, ma cercavo di farmelo bastare. Prendevo gli appuntamenti, andavo in farmacia, facevo la spesa, accompagnavo mio padre alle visite mediche, e non passava giorno senza che facessi una scappata da loro, nella vecchia casa in cui avevo abitato anch’io, prima di sposarmi.
Da che ho memoria, erano sempre stati inseparabili: a parte quando erano al lavoro, erano insieme, simbiotici, appiccicati come cozze, e passavano il tempo a darsi sulla voce l’un l’altro. Infinite erano le ragioni per cui discutevano, dall’educazione dei figli a cosa preparare per cena, al nome della persona che avevano incontrato per strada e li aveva salutati, alle esatte parole che aveva pronunciato un politico alla televisione. Erano entrambi testardi e ognuno si accaniva sulla sua idea senza cedere di un millimetro, per quanto brillanti fossero le argomentazioni portate dall’interlocutore. Era il loro modo di stare insieme, un modo come un altro, che io avevo sempre trovato terrificante, ma che indubbiamente presentava notevoli vantaggi: tenere vivo il rapporto, avere sempre qualcosa di cui parlare, esercitare l’arte della retorica, scongiurare il pericolo di cadere nell’afasia e nella demenza.
Marisa Salabelle – Nata a Cagliari nel 1955, vive a Pistoia dal 1965. Laureata in Storia all’Università di Firenze, ha frequentato il triennio di studi teologici presso il Seminario arcivescovile della stessa città. Dal 1978 al 2016 ha insegnato nella scuola
italiana. Nel 2015 ha esordito con il romanzo L’estate che ammazzarono Efisia Caddozzu (Piemme), seguito nel
2019 da L’ultimo dei Santi (Tarka) e nel 2022 dal giallo Il ferro da calza (Tarka). I primi due romanzi sono stati finalisti al Premio letterario La Provincia in Giallo, rispettivamente nel 2016 e nel 2020. Con Arkadia Editore ha pubblicato la saga famigliare Gli ingranaggi dei ricordi (2020), La scrittrice obesa (2022) e La bella virtù (2025).
La bella virtù – Marisa Salabelle – Arkadia Editore – Collana: Eclypse – Prima edizione: febbraio 2025 – Pagine: 156 p., Brossura – EAN: 9788868515386 – Prezzo di copertina: 15,00 €
La recensione sul blog di Giuseppe Iannozzi
Si chiude marzo e la seconda uscita di proposte alla lettura è colma di variegati temi. Iniziamo dando il benvenuto a due case editrici che per la prima volta approdano nel nostro blog: Argon Edizioni che subito si afferma col #librocontrocopertina, “Telegraph Avenue” scritto da Angelo Cennamo, studioso campano di letteratura americana in libreria dal 19 marzo, opera che raccoglie anni di approfondimenti certosini su autori e opere d’oltre Oceano; e Ventanas Edizioni che presentiamo con due volumi: il primo porta in Italia per la prima volta la traduzione de “L’Avana mi parla“, l’originalissima guida turistica di Anton Arrufat ovvero fare turismo non fondato sulle scelte di moda a favore di luoghi sconosciuti che ripercorrono momenti altissimi della capitale di Cuba; e “Il commerciale” di Ruben Shehu Ventanas, opera fortissima dove il protagonista oscilla tra l’assenza di appagamento professionale e la ricerca di autodistruzione. Veniamo al più atteso, il #librocopertina. Per ogni siciliano, marzo rappresenta un mese di alta cultura, che ha dato i natali a uno dei personaggi che ha fatto la storia della musica: Franco Battiato. Se lo scorso anno ci eravamo lasciati con il volume illustrato di Maurizio Di Bona e Alessio Cantarella “Battiato l’alieno”, il 21 marzo, a due giorni dal suo 80esimo genetliaco, esce per la collana Passaggi Di Dogana di Giulio Perrone Editore, “In Sicilia con Franco Battiato. Cortili e galassie di un’anima errante“, firmato da Elvira Seminara. Nel flashback incuriosisce l’influenza siciliana degli autori: da chi ha ereditato il sangue materno, come lo scrittore piemontese Giuseppe Culicchia che chiude la trilogia sugli anni di piombo scrivendo in termini di pacificazione: “Uccidere un fascista” spiazza e rende onore agli aspetti umani. Erano ragazzi e nello specifico, racconta di Sergio Ramelli, che scrisse un tema che lo fece accusare come “il fascista che ha scritto il tema”, esito: ucciso! a Francesco Randazzo: il regista e autore siculo trapiantato nel Lazio torna con “Tra qui e altrove” (Fara Editore) raccolta di racconti vincitori al Narrapoteando: un gioiello; fino alla sorpresa del giornalista etneo Francesco Lamiani che per Efesto pubblica “Nella terra del tempo sospeso. La leggenda dell’isola senza orologio” dove l’identità rivendicata si confronta con i fatti accaduti. Stupore nel mondo della radio: per Gammarò esce un ebook da 300o pagine di Massimo Emanuelli dal titolo “Alza la tua radio per favor… Storia delle radio libere italiane di ieri e di oggi“, e qui la commozione ci coglie perché l’uomo che ha fatto la storia della radio indipendente in Sicilia, scomparso lo scorso anno e che avrebbe compiuto 57 anni il 14 marzo è doverosamente citato per il fenomeno che amava e diffuse e per il quale scrisse “La radio libera, la radio prigioniera“, ci riferiamo a Ubaldo Ferrini. Arkadia, Beisler, Bibliotheka (con due volume di Gabriele Formenti il 28 Marzo), Bonanno, Bonfirraro, Einaudi, Fanucci Editore, Garzanti, Graphe.it, Guanda, Iperborea, Le Assassine, Leggereditore, Marsilio, NN Editore, Queen Edizioni, Sem, TimeCrime, Töpffer, Vallecchi Firenze sono le case editrici delle altre proposte.
Titoli già in libreria
Giuseppe Culicchia, Uccidere un fascista, Mondadori
Dopo i due volumi dedicati a Walter Alasia, brigatista che con Ramelli condivideva diverse cose oltre alla giovane età, Giuseppe Culicchia chiude la sua trilogia sugli anni di piombo con un libro che cerca di ricostruire la vita e la morte di un ragazzo ucciso dopo aver scritto un tema in classe, e di ricomporre le schegge di una deflagrazione che, cominciata con la bomba di piazza Fontana, ha attraversato tutto il paese e ha continuato a ferire e ammazzare per oltre un decennio Il 29 aprile 1975, dopo più di un mese e mezzo di sofferenze, moriva a Milano uno studente di diciott’anni di nome Sergio Ramelli. Il 13 marzo, mentre tornava a casa, era stato aggredito a colpi di chiave inglese da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia. Sergio Ramelli era iscritto al Fronte della Gioventù, organizzazione di segno opposto, e aveva scritto un tema contro le Brigate Rosse, in cui sottolineava come i primi due omicidi politici commessi dalle Br non fossero stati condannati unanimemente dai partiti e dai giornali democratici: d’altra parte “uccidere un fascista non è reato” era lo slogan che, dopo le stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia, infiammava cortei e manifestazioni antifasciste. Quel tema, finito nelle mani del collettivo della sua scuola, era stato affisso in bacheca con la scritta “Questo è il tema di un fascista”.
Anton Arrufat, L’Avana mi parla, Ventanas
Un nonno e un nipote passeggiano per le strade dell’Avana alla ricerca degli scrittori e dei poeti attraverso i palazzi in cui abitarono, i salotti in cui si riunirono in interminabili tertulias. Il primo omaggio è, ovviamente, a Lezama Lima, ma Arrufat cita anche i luoghi di José Marti, di Alejo Carpentier, di Virgilio Piñera, di Cabrera Infante e di molti altri. “L’Avana mi parla” racconta le storie di autori cubani a noi poco noti e anche quelle di leggendari personaggi avaneri come l’Andarin Carvajal, il postino podista che partecipò alle Olimpiadi estive del 1904 negli Stati Uniti.
Ruben Shehu, Il commerciale, Ventanas
Un uomo viaggia su un’automobile aziendale lungo le autostrade italiane. Non sapremo mai il suo nome, ma sappiamo che ha trentotto anni, pesa cinquantotto chili e fa l’agente di commercio. Vende carta. Kraftliner, offset, white top. Senza soddisfazione. È un uomo diviso tra la ricerca di un appagamento professionale e un’autodistruzione che lo spinge invece a sdoppiarsi e viaggiare su piani temporali sovrapposti. L’altro è uno che si nutre di pornografia, che dipende dal gioco d’azzardo, dall’alcol e dagli psicofarmaci. Seguiamo il commerciale lungo tre estati, il tempo di sprofondare in un delirio solitario e nell’inevitabile epilogo.
Francesco Randazzo, Tra qui e altrove, Fara
Se mai dovesse capitargli tra le mani questo libro di Randazzo, Elon Musk si agiterebbe nervoso sulla sedia a leggere il primo di questi racconti, succosi come arance mature, nel dover riconoscere agli abitanti di Marte, meta agognata dall’uomo più scioccamente ricco del mondo, una saggezza che poco ha a che vedere con le folli fantasie interplanetarie del magnate. E già questo, di far sobbalzare dalla sedia il suddetto, sarebbe un grande merito della raccolta.
Francesco Lamiani, Nella terra del tempo sospeso. La leggenda dell’isola senza orologio, Efesto
Le strategie per la riconquista di un orologio, spedito dai compaesani emigrati negli Usa e mai giunto a destinazione, si intrecciano con il quotidiano della comunità di una delle più piccole isole degli arcipelaghi siciliani che fa i conti con le novità del progresso, rimarcando però il valore delle tradizioni che per secoli hanno scandito il vissuto degli isolani. Nella Terra del tempo sospeso, spaziando dal dopoguerra fino ad affacciarsi ai primi anni del terzo millennio, racconta vicende in cui la realtà dei fatti accaduti viene trasfigurata dall’immaginario poetico mettendo sullo sfondo l’eterno confronto generazionale tra visione comune nel rivendicare il diritto all’identità e la necessità di stare al passo con i tempi. Storie nella storia.
Libro copertina, In Sicilia con Franco Battiato. Cortili e galassie di un’anima errante di Elvira Seminara, Giulio Perrone Editore
Immaginare Franco Battiato che ci guida tra le vie di Catania è come pensare a un albatro che si tuffa in un lavandino. Nessun luogo, compresa la città siciliana sembra poter corrispondere al cantautore che gli spazi li viveva amando mangiare arancini su via Etnea o passeggiando su via Umberto con l’amico filosofo Manlio Sgalambro. Eppure Elvira Seminara affronta questa sfida vivendo i percorsi possibili come caselle della Rayuela: attraversando la città con gli occhi di Franco e non con i suoi piedi. La rotta seguita in questo viaggio non muove dall’infanzia alla maturità ma nel tempo dell’anima, che ha ritmi tutti suoi, non necessariamente progressivi e finalizzati. In libreria dal 21 marzo
Le uscite di martedì 18 marzo
Walter Landini, Gli squali del Pacifico Americano, Töpffer edizioni
Squali, predatori dei mari per antonomasia la cui origine si perde nel tempo profondo del pianeta. Da incarnazione del potere e della forza vitale a vittime sacrificali delle voglie, delle fobie e delle debolezze degli uomini. Al di fuori dei rigidi schemi della sistematica biologica, con la comparsa dell’uomo il loro ruolo ed il loro posto in natura divenne il prodotto del vissuto, del percepito, dell’immaginato e delle credenze di un popolo e in un mondo di popoli, poterono contare su di un mondo di vite diverse. Non esiste un modo univoco per definirli, anche se ne abbiamo inventati molti per temerli o per odiarli. Il libro non vuole ribaltare il paradigma del predatore marino massimo, ma ripercorre il suo rapporto con le antiche comunità amerindie della costa pacifica, attraverso le ricerche sul campo, le storie, i miti, leggende, i manufatti e le iconografie.
Giuliana Salvi, Clementina, Einaudi
Mentre la storia impazza fuori dalla finestra, Clementina, giovane vedova con tre figli, deve reinventarsi il mondo. Sedere alla scrivania che è stata di suo padre e far quadrare i conti, per non deludere né i vivi né i morti. E cosí, utopista e femminista per istinto, Clementina mette su, tra le mura di casa sua, una scuola improvvisata e diversa da tutte le altre, cambiando il destino di decine di ragazzini e ragazzine in una Lecce che, nella prima metà del Novecento, sembra alla periferia di tutto.
Noriko Onuma, La pasticceria di mezzanotte, Garzanti
Nel cuore della notte, quando la città dorme e le strade si svuotano, esiste un luogo segreto che accoglie chiunque ne abbia bisogno: la Pasticceria di Mezzanotte. Non è un semplice negozio, ma un rifugio dove il profumo del pane appena sfornato si mescola al silenzio della notte, avvolgendo chi entra in un calore che sa di casa. Qui ogni dolce e ogni baguette sono esposti con cura, come se fossero gioielli preziosi, e chi attraversa la soglia trova più di un semplice spuntino. Nozomi si ferma davanti alla vetrina illuminata, attratta dal profumo invitante. Per tutta la vita ha conosciuto solo la solitudine e la durezza del mondo, senza mai assaporare davvero la dolcezza. E adesso, in quel piccolo angolo nascosto, qualcosa la trattiene.
Chiara Gily, Aspettami al Caffè Napoli, Mondadori
Lidia ha lasciato Napoli per Trieste molti anni fa. Da allora fa ritorno di rado, senza mai riuscire a farsi accompagnare dall’eterno fidanzato Pietro. Solo l’invito al terzo matrimonio della cugina può costringerla a un fine settimana nella sua città d’origine. Alice l’ha scelta come damigella d’onore e Lidia non ha scuse per evitare le nozze. Entrambe sono figlie uniche, da sempre chiamate ‘e sore cugine, un modo di dire che a Napoli indica un rapporto di sangue molto vicino alla sorellanza. Anche se lei e Alice negli anni si sono allontanate molto, complici i tanti chilometri che le separano.
Suzanne Collins, L’alba sulla mietitura, Mondadori
In questo nuovo capitolo, “L’alba sulla mietitura”, Suzanne Collins ci riporta a Panem, durante l’edizione più cruenta e spietata degli Hunger Games. Quest’anno i giochi portano una nuova regola crudele: il numero di tributi selezionati raddoppierà, gettando le famiglie nella disperazione. Per evitare di lasciarsi sopraffare dall’angoscia, Haymitch si aggrappa a ciò che desidera di più: trascorrere del tempo con la ragazza che ama. Eppure il destino gli riserva un duro colpo quando il suo nome viene estratto durante l’Edizione della Memoria.
Le uscite di venerdì 21 marzo
Petra Klabouchová, Le sorgenti della Moldava, Edizioni Le Assassine
Un giallo appassionante che racconta le vicende travagliate di una terra di confine tra Repubblica Ceca e Germania, passata dal Reich alla Repubblica Socialista Cecoslovacca, prima di sperimentare le contraddizioni del presente. Il vero protagonista del libro è la Šumava, ovvero la Selva Boema, terra di montagne e foreste al confine tra la Repubblica Ceca e la Germania, un mondo ristretto che nasconde odi atavici tra cechi e tedeschi (espulsi dopo la Seconda guerra mondiale) e segreti inquietanti. Il villaggio di Františkov, quattro case e uno squallido bar, è sconvolto da un delitto spaventoso. La notizia diventa un grasso boccone per i giornali scandalistici, ma soprattutto rappresenta un’opportunità per il commissario incaricato delle indagini, che spera di risolvere il caso e riabilitarsi da un passato errore. A ogni nuovo sviluppo delle indagini, emergono però prepotenti le vicende del passato: il campo di concentramento mai trovato alle sorgenti della Moldava, dove venivano tenuti i prigionieri russi, il mistero della fabbrica segreta di Hitler costruita nei sotterranei della montagna Stolová Hora, dove si pensava fosse custodito il tesoro nazista, che conteneva parti della Camera d’ambra sottratta dal Palazzo di Caterina di Russia. Quando infine la storia sembra trovare una soluzione con l’arresto di un uomo del luogo, afflitto da un devastante disturbo psichiatrico e dall’ossessione per ciò che si nasconde alle sorgenti della Moldava, una serie di clamorosi colpi di scena porteranno a una conclusione ben diversa.
Carmelo Burgio, Guerra alla camorra. Assalto ai Casalesi, Vallecchi Firenze
La lotta al crimine è un mestiere duro. Durissimo. E solo chi sta in mezzo alla tempesta sa raccontare le difficoltà di un conflitto che sembra eterno. A quindici anni di distanza, Carmelo Burgio racconta la sua esperienza come comandante provinciale dei Carabinieri di Caserta, in un periodo segnato dalla lotta senza quartiere alla camorra. Una lotta che, pur costellata di difficoltà e sacrifici, ha visto un esito vincente con l’arresto del killer Giuseppe Setola. In un racconto ricco di dettagli, l’autore intreccia la propria esperienza con le storie di colleghi, atti ufficiali, documenti processuali e cronache giornalistiche, offrendo una visione profonda e complessa di un impegno che ha cambiato il destino di un’intera provincia.
Victoria Amelina, Guardando le donne guardare la guerra. Diario di una scrittrice dal fronte ucraino, Guanda
La testimonianza dell’attivista e scrittrice uccisa nel raid russo a Kramatorsk. È il 17 febbraio 2022 e Victoria Amelina è in partenza con il figlio per una breve vacanza in Egitto. La situazione in Ucraina è precaria, tutti parlano di una mossa imminente della Russia, ma nessuno sa con certezza quando avverrà. Al momento, nella vita di Victoria ci sono delle novità positive: sta scrivendo un romanzo, sta organizzando un festival di letteratura e sta prendendo i primi contatti con Truth Hounds, una ONG che si occupa di raccogliere le testimonianze delle vittime di guerra. Il 24 febbraio la situazione precipita: la Russia dà inizio all’invasione su larga scala.
A. J. Ryan, Un grido dall’ignoto, Fanucci Editore
Un uomo si risveglia su un’imbarcazione in mezzo al mare senza ricordare né chi sia né come abbia fatto a finire lì. E con lui ci sono altre sei persone: nessuna ricorda il proprio nome, ma tutte portano le cicatrici di un recente intervento chirurgico. Non solo, ognuno di loro ha un’abilità specifica, come se formassero una squadra altamente specializzata. Sono frutto di un esperimento, certo, ma quale e perché? Quando sul computer di bordo appare una mappa, decidono di collaborare per sopravvivere e affrontare qualsiasi cosa stia per accadere. Mentre l’imbarcazione si muove autonomamente attraverso la bruma che copre le acque, il gruppo, assalito da mille domande, inizia a dividersi: chi li sta guidando? Perché hanno perso la memoria? E cosa sono le urla che si sentono al di là della nebbia? Un thriller dal ritmo serrato in cui sette sconosciuti devono intraprendere un insidioso viaggio verso l’ignoto.
John Scalzi, Morire per vivere, Fanucci Editore
Asettantacinque anni, il vedovo John Perry decide di arruolarsi nell’esercito. L’umanità è finalmente arrivata nello spazio interstellare. La cattiva notizia è che i pianeti adatti alla vita umana sono pochi e sono oggetto di contesa con le razze aliene disposte a tutto pur di non lasciarli in mani umane. La guerra per il controllo interplanetario va dunque avanti da decenni: brutale, sanguinosa, inarrestabile. Di per sé, la Terra è ormai un luogo arretrato e la maggior parte delle sue risorse è nelle mani delle Forze di difesa coloniale, dove chiunque raggiunga l’età pensionabile, come John, può arruolarsi. Non vogliono giovani, bensì persone con alle spalle l’esperienza e le conoscenze di una vita.
Kate Carlisle, Omicidio in versi, Leggereditore
Brooklyn Wainwright è un chirurgo esperto. Certo, i suoi pazienti possono puzzare di muffa e avere il dorso in cuoio, ma nessun libro malmesso morirà tra le sue mani scrupolose. Non si può dire lo stesso di Abraham Karastovsky, suo amico ed ex datore di lavoro. Alla vigilia di una festa per il restauro di un libro, Brooklyn trova il suo mentore disteso in una pozza di sangue. Con un ultimo respiro Abraham le lascia un messaggio criptico, “Ricorda il diavolo”, e le consegna, affinché la custodisca, una copia inestimabile – e presumibilmente maledetta – del Faust di Goethe.
Leia Stone, House of war ande bone: La casa della guerra e delle ossa, Leggere editore
Fallon Bane credeva davvero che la sua maledizione – il tocco di un’altra persona le provoca un dolore insopportabile – fosse la cosa peggiore al mondo. Si sbagliava. Perché questo era stato prima d’innamorarsi di Ariyon, l’unico nel regno in grado di toccarla senza farle del male. Ma poi lo ha intrappolato accidentalmente nella terra delle anime scambiando i loro poteri. Ora è costretta a svolgere il ruolo di guaritrice per la regina Solana, mentre cerca di capire come intrufolarsi nel Regno dell’Eternità e salvare l’amore della sua vita.
Victor Claass, Giochi di posizione. Storie di biliardi dipinti, Bibliotheka
Gioco dalle origini enigmatiche, ampiamente diffuso nelle corti reali d’Europa in epoca moderna, il biliardo conquista le famiglie benestanti nel Settecento per poi imporsi progressivamente nei caffè di città e di campagna. I più convinti sostenitori di questo passatempo in piena espansione ne esaltano i benefici culturali ed educativi teorizzandone la pratica come ginnastica della visione e trasformando il tessuto verde in un paesaggio naturale propizio all’esercizio contemplativo.
Le uscite di lunedì 24 marzo
Massimo Emanuelli, Alza la tua radio per favor… Storia delle radio libere italiane di ieri e di oggi, Gammarò
La storia delle radio libere suddivise anno per anno, provincia per provincia, tipologia per tipologia (radio locali, radio regionali, syndication, superstation, radio regionali, network nazionali, radio religiose, radio politiche). Il tutto inserito nel contesto sociologico e storico dal 1975 ai nostri giorni arrivando alla radiovisione, al dab+, allo streaming, all’interazione con i social network.
Emilia Pardo Bazán, La ribelle di Marineda, Bonfirraro
Emilia Pardo Bazán è universalmente riconosciuta come la pioniera della letteratura naturalista in Spagna. Il suo romanzo storico La ribelle di Marineda rappresenta il primo capolavoro di questo movimento nella Spagna del XIX secolo. Preceduto solo da tre opere di Zola, questo romanzo offre uno sguardo audace e senza compromessi sulle disuguaglianze sociali e sul coraggio delle donne nell’ambiente industriale dell’epoca. Nelle pagine di quest’affascinante opera, Pardo Bazán dipinge un ritratto vivido della Spagna durante la tumultuosa rivoluzione del 1868.
Clare Sestanovich, Chiedimelo ancora, NN Editore
Eva ha sedici anni quando incontra Jamie in una sala d’aspetto in ospedale. Lei appartiene alla classe media e vive a Brooklyn coi genitori, lui è cresciuto nell’attico del padre a Manhattan, ma d’istinto Eva riconosce in lui un pezzo di sé, o della persona che vorrebbe essere: Jamie è curioso, audace, aperto al mondo; mentre lei, cauta e riflessiva, si tiene sempre in disparte.
Le uscite di martedì 25 marzo
Piergiorgio Pulixi, Se i gatti potessero parlare, Marsilio
La libreria Les Chats Noirs di Marzio Montecristo è stata scelta come “libreria galleggiante” per un evento esclusivo: il celebre giallista Aristide Galeazzo, uno degli autori più amati e discussi del panorama italiano, scriverà i capitoli finali del suo nuovo romanzo Maestrale di sangue proprio a bordo di una nave da crociera. La casa editrice Polpicella ha organizzato un tour che circumnavigherà la Sardegna, facendo tappa nei principali porti. A ogni sosta, i lettori saliranno a bordo per assistere a presentazioni sotto le stelle e tornare a terra con una copia autografata. Il richiamo ad Assassinio sul Nilo è evidente e il marketing dell’editore ci ricama sopra.
Laura Calosso, Anita, Sem
«Sono naufraga in un amore rosso. Eroina al tempo degli eroi, poco più di un fantasma. Sono Anita. E sul patibolo che volevano costruirmi ora ci salgo per raccontare la mia vera storia»
Oscurato per troppo tempo, al lettore viene finalmente restituito il ritratto vibrante di una donna audace, di una madre coraggiosa, di un’amante gelosa e di un’indomita pasionaria. Giuseppe Garibaldi giunge a Laguna, in Brasile, nel luglio 1839, dopo un rovinoso naufragio. Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva ha solo diciotto anni, ma è già sposata da tre, quando una sera lo scorge arrivare, su una nave. È biondo, ha gli occhi azzurri, è un rivoluzionario e ha abbracciato la causa patriottica “degli straccioni” contro l’impero brasiliano. Non appena la vede, sa che la vuole.
Le uscite di mercoledì 26 marzo
Paola Biribanti, Aguzzare la vista. I maestri del cartellonismo nei classici del cinema italiano, Graphe.it
Hai mai pensato ai manifesti pubblicitari come opere d’arte nascoste nei classici del cinema italiano? Paola Biribanti svela questa connessione sorprendente, affiancando fotogrammi di film celebri e cartelloni firmati dai più grandi artisti del settore, come Cappiello, Testa e Dudovich. Dal cinema sonoro degli anni Trenta fino agli anni Settanta di Carosello, emerge una storia fatta di immagini, comunicazione e cultura, che ti invita a guardare con occhi nuovi i film che ami.
Esther Kinsky, Di luce e polvere, Iperborea
Da una delle maggiori scrittrici tedesche contemporanee, un canto d’amore struggente e a tratti sorprendentemente lieve, surreale e fiabesco, alla magia del cinema ma anche un’amara riflessione sul suo tramonto. In ungherese cinema si dice «mozi». E «Mozi» è l’insegna sull’edificio abbandonato che attira lo sguardo dell’io narrante di questa storia, ispirata a una vicenda personale dell’autrice. Durante un viaggio in Ungheria, la narratrice si ritrova in un paesino sperduto, e come rispondendo a un imperativo interiore compra il vecchio cinema da tempo in disuso, ne ricostruisce la storia leggendaria, e lo rimette in funzione con l’aiuto di una squadra degna della visionaria impresa: da Józsi, l’ex proiezionista che ora ripara biciclette, e la moglie russa Ljuba, che anni addietro si innamorarono grazie a un fulmine che interruppe la proiezione del film preferito di lei, all’ormai vecchia Olga, che gestiva il bar.
Jan Grue, La mia vita come la vostra, Iperborea
Vincitore del Premio della Critica norvegese, un memoir poetico e sagace su cosa significa vivere in un corpo vulnerabile e una meditazione illuminante sull’essere umano
Jan Grue è appena diventato padre quando ritira dalla casa dei suoi genitori un intero scaffale di cartelle cliniche. Contengono la sua infanzia narrata dall’esterno, dai medici che gli hanno diagnosticato all’età di tre anni una patologia neuromuscolare e che da allora lo descrivono come un corpo difettoso con un futuro cupo e limitato. Un quadro molto diverso dalla percezione che Grue ha sempre avuto di se stesso e dalla vita che ha vissuto studiando ad Amsterdam e a San Pietroburgo, per poi specializzarsi nell’inclusiva Berkeley e diventare accademico a Oslo, trovare l’amore e avere un figlio.
Emiliano Tognetti, Voci sul Decalogo; un viaggio nella contemporaneità. Indagine interreligiosa tra fede e ragione, Graphe.it
Qual è il ruolo dei comandamenti oggi? Emiliano Tognetti esplora questo interrogativo intrecciando dialoghi con esponenti delle tre grandi religioni monoteiste. Ogni capitolo è dedicato a un comandamento, analizzandone il significato attuale attraverso prospettive che spaziano tra teologia, sociologia e psicologia. Il Decalogo emerge come uno strumento di libertà e fratellanza, superando il concetto di precetto per offrire un percorso di scelte consapevoli. Un viaggio interreligioso che invita a riflettere su temi eterni come etica, scienza e spiritualità nella società contemporanea.
Le uscite di venerdì 28 marzo
Tito Barbini, L’amore nell’età grande, Arkadia
Dopo una lunga serie di libri dedicati alla scoperta di terre lontane e personaggi particolari, Tito Barbini affronta il suo viaggio più difficile, quello interiore, nel piacere e nella sofferenza di una relazione d’amore tra un uomo e una donna di età molto diversa. La storia d’amore tra Paolo e Matilde, al di sopra del tempo e dello spazio, diventa il paradigma di tutte quelle relazioni in cui la differenza anagrafica potrebbe apparire, a prima vista, un problema incolmabile.
Gabriele Formenti, La musica del re. Delitti e misteri alla corte di Potsdam, Bibliotheka
Due misteriosi omicidi, una composizione di Bach e uno strumento musicale che potrebbe contenere la soluzione del giallo si intrecciano nel romanzo La musica del Re. Delitti e misteri alla corte di Potsdam. Mentre un violino straordinario costruito da Antonio Stradivari nel Settecento e una scia di inspiegabili omicidi tra Parigi e San Francisco costituiscono la trama de La musica del Re prende le mosse da un episodio del 1748. La quiete della corte di Federico II, Re di Prussia, viene improvvisamente sconvolta da un misterioso omicidio: Christophe Braumsieger, copista reale, viene ritrovato morto nel suo studio.
Gabriele Formenti, Il violino noir, Bibliotheka
Il violino noir inizia invece a Cremona nel 1721. Antonio Stradivari, il più famoso liutaio del suo tempo, riceve la commissione per realizzare un nuovo violino destinato a un anonimo sommo maestro dell’archetto. Oltre quarant’anni dopo, a Parigi, Jean-Marie Leclair, tra i maggiori violinisti dell’epoca barocca e tra i primi a far conoscere lo stile italiano in Francia, viene brutalmente assassinato e il suo prezioso strumento trafugato. La misteriosa vicenda prosegue a San Francisco nel 2013. Uno strano omicidio coinvolge il Teatro dell’Opera. In uno dei camerini viene ritrovata senza vita la violinista Elizabeth Chang. Il suo prezioso strumento, uno Stradivari del 1721, appartenuto a Jean-Marie Leclair, è stato rubato. Gli agenti speciali Michael Turner e Sharon Bliss sono incaricati delle indagini e dovranno risolvere lo strano caso di uno strumento musicale che nel corso dei secoli è stato testimone di più omicidi.
David Baldacci, End game: La fine del gioco, TimeCrime
Will Robie e Jessica Reel sono due degli agenti più letali al mondo. Il governo si affida a loro quando è necessaria la massima segretezza per eliminare chiunque pianifichi attacchi terroristici contro gli Stati Uniti. A ogni missione, hanno potuto contare sull’appoggio del loro supervisore, il cui nome in codice è Uomo in Blu. Ma ora lui è scomparso.
Manica K. Musil, Largo, pista, Tina in vista, Beisler
Arriva dalla Slovenia questo piccolo gioiello, un albo che al suo interno racchiude la straordinaria manualità di chi lo ha letteralmente costruito e una storia delicata che narra di passione, di magico incontro e di un sogno che si realizza. Manica K. Musil ha illustrato questa sorta di libro tattile con la speciale “tecnica del cucito”, una novità che le ha portato fama internazionale. Le sue mani d’artista hanno “ricamato” le pagine con pazienza e perizia, regalandoci qualcosa di unico. Il mare è così vero che ci si può tuffare, e Tina è così vera che la si può accarezzare.
Le uscite di sabato 29 marzo
Lisina Coney, The darkest corner of the heart. Sei tu la mia sfida, Queen Edizioni
Maddie Stevens non si è mai sentita all’altezza. Non abbastanza da guadagnarsi l’amore dei suoi genitori, da smettere di essere un peso per suo fratello. Non abbastanza per costruire la vita che ha sempre sognato. Dopo un infortunio che potrebbe cambiare per sempre la sua carriera, è convinta che la sua vita sia finita. E poiché l’universo ha un crudele senso dell’umorismo, il suo fisioterapista si rivela un brontolone che non sembra nemmeno apprezzarla poi tanto.
Santi Fedele, Fuoriusciti, Bonanno
L’emigrazione politica antifascista non fu solo la scelta ideale di chi lascio? lavoro, casa, talvolta famiglia per testimoniare, assumendo in se? la rappresentanza della protesta, fuori dai confini della patria la propria irriducibile avversione al regime fascista. L’esilio antifascista fu anche una drammatica esperienza di vita alla quale le ristrettezze materiali, consapevolmente affrontate e dignitosamente sostenute, conferirono una ulteriore patente di nobiltà?
Libro controcopertina, Telegraph Avenue. Itinerari di letteratura americana di Angelo Cennamo, Argon
Da nove anni Angelo Cennamo racconta con piglio critico e attento la letteratura americana dal suo avamposto di Telegraph Avenue. Oggi la sua esperienza di noto bookblogger diventa un libro per ripercorrere cento anni di narrativa a stelle e strisce, tra appunti, aneddoti e comparazioni. Un viaggio straordinario e colorato attraverso quaranta opere di altrettante voci autoriali, selezionate per epoche, generi, stili e ragioni di cuore. In libreria dal 19 marzo.
Salvatore Massimo Fazio
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