Un estratto della raccolta di racconti di Giovanni Granatelli
Un estratto della raccolta di racconti di Giovanni Granatelli
Nato a Catania nel 1965, vive sin da bambino a Milano. Lavora da sempre nel mondo dell’editoria. Ha pubblicato sette volumi di versi, tra i quali l’antologia Resoconto. Poesie 2002-2022 (Scalpendi, 2023), e uno di prose e racconti di viaggio, Spostamenti (Nardini, 2020). Si è aggiudicato numerosi premi letterari (“Dario Bellezza”, “Ossi di Seppia”, “Tra Secchia e Panaro”, “Città di Arcore”, “Il Meleto di Guido Gozzano”) e dei suoi libri si sono occupati tra gli altri “La Lettura” del “Corriere della Sera”, “Avvenire” e “Poesia”. Per Arkadia Editore ha pubblicato Nomi, cose, musiche e città (2023).
BLOG Musica, sport, le angosce del dott. Dimitri, le gesta di Totò, la tragedia del Vajont, l’horror per ragazzi nei 18 anni di Bianconero edizioni, e tanti siciliani, ma anche il “forestiero” Paolo Codazzi, che raccontano la Sicilia dei siculi per sognare un inizio d’autunno di belle letture
I consigli di lettura del mese di ottobre cominciano con un flashback allo scorso 29 settembre quando nelle librerie è arrivato “Metamorfosi Giorgia”, l’indagine di Amedeo La Mattina sul primo anno del Governo Meloni per i tipi di Linkiesta Books. Nello stesso giorno erano usciti “Letteratura migrante in Italia” di Luisa Emanuele, per i tipi di Oligo Editore, “Maschere e figure. Repertorio dei tipi letterari” bel volume di Paolo Ruffilli per i tipi de Il ramo e la foglia edizioni e una perla in casa Carbonio con Gustave Flaubert, “La tentazione di Sant’Antonio” e, per la prima volta nel nostro blog, la catanese Luana Gloria Paladino con “Mio fratello è un uomo che scrive“, edito da Jack Edizioni. Solamente ieri, 2 ottobre, è uscito “Stramalora” di Gian Antonio Cibotto che per La nave di Teseo ripercorre la tragedia del Vajont.
Evento speciale per i ragazzi: Bianconero, casa editrice per i più piccoli compie 18 anni e per il raggiungimento della maggiore età pubblica tre volumi horror ma per ragazzi: da Alexandre Côté-Fournier con “C’è un uomo in cantina”, a François Gravel e Martine La Tulippe con “Così imparate a uscire di notte”, per finire con Jeremy Strong con “Un fantasma nel bagno”. Ma altre sorprese, prima di annunciare i libri copertina, ci aspettano. Sono tre i volumi in casa Algra: di Corrado Fatuzzo, “Geopolitica dei pensieri perversi”, di Marcella Strazzuso, “La ragazza fragile” e di Cirino Torrisi, “Ascesa e declino del PSI negli anni di Craxi”. Il Saggiatore è sempre presente, per queste due settimane proponiamo Dacher Keltner con “Wow! Come la nuova scienza della meraviglia quotidiana può trasformare la nostra vita”. Torna anche Sandro Ellena, con “L’estetica emergente. Tra scienza, coscienza e arte” (Oltre Edizioni). Immancabili i tipi di Arkadia con una doppietta da non sottovalutare: per la collana #sidekar “Nomi, cose, musiche e città” di Giovanni Granatelli, per la #senzarotta “Lo specchio armeno” di Paolo Codazzi. La musica oltraggiata da internet per il ritorno di Giancarlo Caracciolo con “Internet ha ucciso il rock II” per i pugliesi de Les Flaneurs Edizioni. Settecolori con Paul Morand, propone per la prima volta un doppio volume sulla rivoluzione francese con “L’ultimo pasto di Cazotte”, Settecolori e in retroazione sempre dal gruppo pugliese di Les Flaneurs ecco Maria Pia Latorre e Paola Santini con “Fate fare alle fate” per Latte di nanna edizioni.
Buona scelta e buona lettura!
In libreria dal 29 settembre
Amedeo La Mattina, Metamorfosi Giorgia, Linkiesta Books
Lei è Giorgia, è una donna, è una madre, è cristiana. E, da un anno, è anche presidente del Consiglio. I primi dodici mesi del governo Meloni raccontano un tentativo di trasformazione per cui né la premier né la squadra del tutto inadeguata che si porta appresso si sono dimostrati pronti. Finora Meloni ha alternato il registro politico identitario, per non tagliare il cordone ombelicale delle origini, e quello istituzionale, che l’ha portata a fare scelte di politica finanziaria ed estera (ad esempio sull’Ucraina), nonché una serie di nomine importanti, in continuità con i precedenti governi. Ha quindi coltivato la comfort zone, ma anche quello che i suoi chiamano deep state, per essere sicura che la macchina dello Stato non andasse a sfracellarsi. Questo sdoppiamento diventerà però insostenibile se vorrà accreditarsi come leader a livello internazionale e sviluppare la sua “amicizia” con Ursula von der Leyen, di cui si preannuncia grande elettrice in Europa, Meloni dovrà accettare di avere dei nemici a destra, ad esempio tra i suoi attuali amici polacchi, ungheresi e spagnoli. Prendendosi il rischio di farsi un po’ risucchiare da quel mainstream che tanto aborre.
Luisa Emanuele, Letteratura migrante in Italia, Oligo Editore
Negli ultimi decenni la letteratura migrante ha assunto un’importanza fondamentale nel nostro Paese. Gli scrittori migranti interpretano la realtà con uno sguardo pluriprospettico, in grado di cogliere le contraddizioni di una società in rapida evoluzione, grazie al loro ‘essere in-between’, sospesi tra spazi e tempi differenti. Il linguaggio meticcio, contaminato e ibrido, comporta la generazione di un terzo spazio simbolico, in cui lingua madre e lingua acquisita si incontrano e si scontrano, in una moltiplicazione e ridefinizione dell’identità. La dimensione multietnica e multiculturale ha ormai rideterminato esistenze, relazioni, narrazioni e linguaggi, imponendo inevitabilmente un ripensamento di noi stessi, e ha contribuito a ridipingere il nostro orizzonte sociale e culturale, facendo emergere un’inadeguatezza, da parte nostra, ad accogliere tutto ciò che consideriamo “diverso”. Come possiamo accettare di stravolgere le nostre abitudini, i nostri valori, le nostre gerarchie e convinzioni? Anche la letteratura occidentale, con il suo stile, le sue regole, i suoi elementi distintivi, è investita dalle trasformazioni in atto. E se, da una parte, continua ad aggrapparsi ad un canone universale, ben definito nel tempo, dall’altra non può che constatare la propria debolezza di fronte al nuovo. [..]Il lavoro di ricerca, attraverso un approccio metodologico qualitativo-idiografico, si prefigge di approfondire la complessità del fenomeno letterario migrante partendo dalla scrittura, indagata attraverso un’analisi comparativa di tipo narrativo, ermeneutico, semiotico, linguistico-stilistico (dall’introduzione).
Paolo Ruffilli, Maschere e figure. Repertorio dei tipi letterari, Il ramo e la foglia edizioni
Questo repertorio intende esplorare i tipi fondamentali che il lettore incontra nei suoi romanzi e racconti preferiti: il pigro, il libertino, l’ipocrita, l’ingenuo, il bello, la donna fatale, il malvagio, il vanitoso, l’androgino. Sono l’evoluzione di quelle “maschere” che rappresentano una condizione in qualche modo primitiva, alle origini dell’avventura letteraria e a sviluppo di quello che all’inizio era l’impiego teatrale per l’individuazione schematica di dati caratteriali e fisici. Fin dagli albori si sono andati così profilando nella narrazione delle storie, compresi quelli che sembrerebbero più “moderni” come l’androgino e la donna fatale. L’indagine si riferisce allo sviluppo della vicenda letteraria fino alla prima metà del Novecento, non oltre e non fino alla letteratura strettamente contemporanea; è pensato come una “guida” alla lettura o alla rilettura attraverso determinati personaggi, protagonisti o comparse importanti, nell’ottica di “presenze” suggestive e coinvolgenti o respingenti, non in una chiave propriamente di critica letteraria, senza tuttavia rinunciare alle notazioni critiche sul valore e sulla qualità delle pagine richiamate attraverso i personaggi che le abitano. I testi di cui si parla (racconti, romanzi, poesie, drammi, commedie) possono avere diversa importanza dal punto di vista letterario, ma al lettore sarà subito evidente che l’attenzione va soprattutto alla grande letteratura di tutti i tempi, senza tuttavia trascurare certi sorprendenti tipi di personaggi che risaltano come tutt’altro che marginali anche nelle opere minori.
Gustave Flaubert, La tentazione di sant’Antonio, Carbonio
Dall’introduzione di Bruno Nacci: «Compendio dell’intera opera di Flaubert dall’adolescenza alla maturità. Non è un romanzo, né un racconto fantastico, non un saggio o un copione teatrale. Come l’Apocalisse, è un libro estremo che non tollera di essere compreso, una visione, di quelle medioevali, la visione attonita di chi non sa più decifrare i simboli della fede sepolta, si aggira come il folle di Nietzsche con la lanterna, e si reca al mercato dicendo: “Cerco Dio”»
Dèi e dee si decuplicano, si moltiplicano. Dalle loro spalle spuntano braccia, in cima alle braccia mani che reggono stendardi, asce, scudi, spade, parasoli e tamburi. Dalle loro teste zampillano fontane, dalle narici scendono erbe. Cavalcando uccelli, cullati dentro dei baldacchini, troneggianti su seggi d’oro, ritti in nicchie d’avorio, pensano, viaggiano, ordinano, bevono del vino, odorano fiori. Danzatrici volteggiano, giganti inseguono mostri; all’ingresso di grotte i solitari meditano. Non si distinguono le pupille dalle stelle, le nubi dagli stendardi, pavoni si abbeverano a ruscelli di polvere d’oro, i ricami dei padiglioni si mescolano alle macchie dei leopardi, raggi variopinti s’incrociano nell’azzurro dell’aria, frecce volano, oscillano turiboli. Tutto questo si dispiega come un alto fregio, che poggia sulle rocce, salendo fino al cielo.
Luana Gloria Paladino, Mio fratello è un uomo che scrive, Jack Edizioni
Tredici racconti, i cui protagonisti incarnano difetti e virtù comuni, ci trascinano nei loro mondi che sono la proiezione di momenti familiari di tenerezza, paura, tradimento, altruismo, coraggio in cui si susseguono ritorni e partenze. Tredici storie, in cui si rivivono ricordi, si scommette sul presente e si ripongono speranze nel futuro, Tredici novelle siciliane che assumono colori e forme diverse per mezzo dello sguardo di un’autrice catanese, attraverso cui si può percepire, al di là delle grandi pale di fico d’india, il rumore del mare, il profumo delle arance e i sottili raggi del sole, mentre l’Etna osserva la bedda Catania.
In libreria dal 2 ottobre
Gian Antonio Cibotto, Stramalora, La nave di Teseo
Il telefono di Gian Antonio Cibotto squilla all’improvviso in una sera di ottobre del 1963: il giornale lo incarica di raggiungere la valle del Piave, dove una frana ha lanciato una montagna d’acqua oltre la grande diga del Vajont, fino a investire i paesi sottostanti. Per il “poeta delle acque”, che aveva già raccontato l’alluvione del Polesine del 1951, è un incubo che si rinnova. Tra i primi ad accorrere nel paesaggio trasformato in una distesa inerte di fango, Cibotto raccoglie le grida dei superstiti, la concitazione dei soccorritori, il dolore di chi è rimasto solo. Il suo sguardo da narratore partecipa alla tragedia scoprendo l’umanità degli abitanti di una valle maledetta, inseguendo nelle voci da osteria il disincanto, la speranza, lo sdegno.
Dopo i primi, tempestivi, resoconti giornalistici che questa edizione ripropone in appendice, per quasi vent’anni Cibotto terrà in un cassetto il racconto delle ore a Longarone, troppo grande è il dolore per quella ferita. Un dolore che solo la scrittura di questo libro – insieme letteratura, testimonianza, canto civile – riuscirà, in qualche modo, a riscattare.
Le uscite di martedì 3 ottobre
Libro copertina, Come nuvole sotto l’ombrello di Massimo Comella, Scatole Parlanti
Il dottor Vaslav Dimitri riceve uomini e donne che cercano in lui riparo dalla pioggia o dalle tempeste. Ogni goccia è divenuta una lama tagliente e ha attraversato non solo i loro vestiti, ma anche la loro pelle, fino a condurli in una stanza piena di ombre e di ragni, di tele e di fili spezzati. Luci e ombre di chi si racconta si mescolano a quelle di chi ha ascoltato, si mischiano a quelle di uno psichiatra-psicoterapeuta imperfetto come i propri pazienti.
Dentro la stanza anche il mare fa il suo ingresso, come un’onda: in un luogo simile all’anima in cui o si affonda per rimanere negli abissi o si riemerge per tornare alla vita. La misteriosa ferita del guaritore diventa una lente che gli permetterà di vedere meglio dentro le cose e trovare, insieme ai suoi pazienti, quel filo di Arianna che conduce lontano dalle nuvole e dalla pioggia. Di seguito la nostra intervista.
Maria Pia Latorre e Paola Santini, Fate fare alle fate, Latte di nanna edizioni
Ritorna la nostra amata Cucinì a raccontarci la pandemia, un momento epocale che tutti abbiamo vissuto con coraggio e pazienza e su cui ci soffermeremo a riflettere. Ritorna più in forma che mai a parlarci, con il suo sguardo di Fata, di… tecnologia! Giocando con i versi ci ritroveremo a
condividere con la famiglia più magica e strampalata d’Italia tanti episodi di vita che assomigliano ai nostri. Siamo prooontiiii?? Meno tre, due, uno… Si paaarteee…
Le uscite di giovedì 5 ottobre
Giancarlo Caracciolo, Internet ha ucciso il rock II, Les Flaneurs Edizioni
«La musica come sincera identità artistica ha bisogno di essere ascoltata, capita, quindi sostenuta e premiata con l’acquisto. E se il rock vuole essere rock, non può essere semplice intrattenimento, con buona pace dei sostenitori dei talent show, di bizzarre iniziative di personal branding, della prostituzione della propria immagine per compensare un totale vuoto artistico»
Joe lavora al Whisky a Go Go, tempio della vita notturna di Hollywood. Samantha è una riot grrrl e con la sua band decide di sfidare i pregiudizi della società. Shou è disposto a passare un’intera notte sotto il cielo di Tokyo per poter acquistare un disco nel giorno d’uscita alla Tower Records. Cinque anni dopo Internet ha ucciso il rock, altri undici microcosmi narrativi, intervallati da altrettanti momenti divulgativi, mostrano due modi opposti di concepire la musica: il suo consumo rapido sui servizi di streaming, tra software in grado di falsificare i dati e classifiche scalate a colpi di algoritmo, e l’ascolto lento su supporto fisico, con il quale si crea un legame che può cambiare il corso dell’esistenza. Che sia da soli nella propria stanza o insieme a un concerto, il rock tende a mantenere una componente fisica imprescindibile. Ma in quanti, nell’era del tutto e subito, saranno disposti a rinunciare alle comodità gratuite del web pur di salvare questo straordinario genere musicale?
Libro controcopertina, Il vangelo secondo Totò di Antonio Di Grado, Claudiana
Ma chi era, infine, Totò? Ce l’ha detto Pasolini: una sublime marionetta rottamata nella discarica d’un mondo afflitto dai “caporali”, un alieno che da quel mondano ciarpame leva gli occhi al cielo, al maestoso transito delle nuvole: «Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato!». Sia che riempia di spaghetti le sue tasche d’affamato o che snodi le giunture del suo corpo sbilenco per mimetizzarsi in un teatro di burattini, sia che sgomini i banditi della casbah a colpi di castagnole e tric-trac o che in un saio francescano provi a convertire uccellacci e uccellini, sia che si travesta con le mezze maniche d’un travet o con le gonne da attempata maliarda, Totò è altro da quelle umane parvenze, è un clown ferito o Pierrot lunare o acrobata metafisico o «morto che parla»: già, perché «nuje simmo serie, appartenimmo a’ morte».
Antonio Di Grado ci offre un saggio ricco di riflessioni, di ironia e di riferimenti colti che, prendendo spunto dal personaggio Totò, spaziano in svariati ambiti, da quello biblico-teologico a quello letterario, dalle produzioni artistiche alle considerazioni psicoanalitiche. Di questa ricchezza di idee e di sollecitazioni culturali non possiamo che rallegrarci: anche al lettore più distratto verrà sicuramente la voglia non solo di vedere o di rivedere i film di Totò, ma anche di leggere o di rileggere i tanti testi di cui qui si parla.
Le uscite di venerdì 6 ottobre
Giovanni Granatelli, Nomi, cose, musiche e città, Arkadia
Una raccolta di prose e racconti autobiografici (in parte già comparsi su rivista) che cercano di rievocare e raccontare luoghi, viaggi, incontri, capolavori dell’arte, piccole e grandi epifanie e passioni musicali. Pagine immuni da egocentrismo e autocompiacimento bensì tutte tese, attraverso la loro scrittura asciutta, a conservare e comprendere, raccontare e condividere, talvolta a indignarsi; coltivando sempre l’arte dello stupore: davanti a un affresco o durante un breve viaggio in taxi, a pochi metri come a migliaia di chilometri da casa, ascoltando musica o guardando dentro un telescopio; ricordando e nominando.
Dacher Keltner,Wow! Come la nuova scienza della meraviglia quotidiana può trasformare la nostra vita, Il Saggiatore
Se volete essere felici, cercate lo stupore: è questa la conclusione a cui è giunto Dacher Keltner dopo aver esplorato per anni i sentieri della meraviglia all’interno e all’esterno dell’umano. Wow! è il racconto di questo viaggio attraverso i mille modi con cui ci sorprendiamo e di ciò che dallo stupore possiamo imparare.
La meraviglia è qualcosa di misterioso. Ha la forma delle labbra che si schiudono di fronte a un gesto inatteso o a una scoperta, la consistenza delle lacrime che scendono dagli occhi quando vediamo un bambino muovere i primi passi, la musica con cui le nostre corde vocali vibrano di sorpresa quando assistiamo allo spettacolo della natura. Alternando i risultati di studi pionieristici su come lo stupore possa trasformare la nostra mente e il nostro corpo alla sua esperienza personale, Dacher Keltner ha scelto di indagare le fonti di questa emozione, individuandole in otto ambiti tra cui figurano la gentilezza, l’arte e la musica, ma anche il contatto mistico con il divino, le epifanie e l’incontro con la morte. Ciò che ne emerge è un linguaggio universale fatto di brividi e suoni che accomuna gli esseri umani di ogni cultura e contesto.
Wow! è assieme un’indagine radicale sullo stupore e una guida per riappropriarci del suo potere in questo tempo di divisioni e scetticismi: un’immersione nel nostro passato per comprendere come sia stata in primis la meraviglia ad averci unito in comunità e insegnato a cooperare; ad averci aperto alla bellezza dell’universo e svelato i segreti reconditi dell’esistenza.
Le uscite di martedì 10 ottobre
Sandro Ellena, L’estetica emergente. Tra scienza, coscienza e arte, Oltre Edizioni
Sandro Ellena presenta una tesi che si centra sull’assolutezza del sapere scientifico, l’inconsistenza della filosofia e la falsità della religione, e lo fa attraversando la storia di diverse discipline
L’autore sposa infatti prima la tesi di Jacques Monod e poi quella di Richard Dawkings sull’evoluzionismo, concepito in termini puramente materialisti e la estende non solo ai processi cognitivi, ma anche alle formulazioni artistiche, attraverso il concetto di meme, come un’unità culturale che si propaga tra i singoli e tra le popolazioni per effetto dell’imitazione, attraverso le relazioni interpersonali o veicolata dai mass media, interpretata però come un’azione e risposta biologica agli stimoli del cervello, verificabile con gli strumenti della diagnostica per immagini (TAC e PET). Per Ellena il pensiero umano altro non può essere che il prodotto di complesse interazioni biochimiche del cervello, le sinapsi cerebrali. Ogni altra spiegazione sulla natura del pensiero che trascenda la pura materialità è esclusa a priori. Niente anima, niente trascendenza, niente metafisica, quindi. La conseguenza più coerente di questa posizione è che il concetto di verità è ridotto a quello di pura funzionalità. Ma, dentro questa prospettiva, è solo la scienza che ha il diritto di parola. E il metodo per l’autore è riassumibile nella capacità di formulare messaggi e informazioni, il meme appunto, capaci di trasformare in positivo se stessi e il mondo, e di avvertire dei pericoli che incombono sull’essere umano e sulla sua storia. In modo particolare il meme per eccellenza è l’arte. Anche se anch’essa è sottoposta alla transitorietà e mutabilità caratteristica delle dinamiche evolutive sempre cangianti, secondo la legge della selezione naturale che diventa qui anche processo culturale.
Le uscite di mercoledì 11 ottobre
Paul Morand, L’ultimo pasto di Cazotte, Settecolori
Per la prima volta insieme, due testi classici sulla Rivoluzione francese
Alla vigilia della Rivoluzione, una compagnia numerosa e varia, gente di corte, di lettere, di diritto, con il relativo contorno di grandes dames amanti del pettegolezzo filosofico, è riunita a Parigi nel salotto di un membro dell’Académie française. Si brinda, si scherza, si applaude alle nuove idee di libertà che il Secolo dei Lumi ha portato con sé, ci si appassiona a pensare quanto meravigliosa sarà la Francia una volta che la Ragione avrà inaugurato il suo regno.
Solo uno dei partecipanti non si lascia contagiare dall’entusiasmo: il suo nome è Jacques Cazotte, scrittore famoso per il suo Diavolo innamorato, figura nota anche per la sua vena mistica ed esoterica, nonché per quelle che qualcuno ama definire virtù divinatorie… Così, quando finalmente Cazotte prende la parola, lo si ascolta con grande interesse all’inizio, con incredulità poi, con sdegno infine, perché il futuro della Francia da lui descritto non è altro che orrore e sangue.
Raccontata da Jean-François de La Harpe, uno dei presenti a quella riunione filosofico-mondana, La profezia di Cazotte è fra i testi più famosi sulla Rivoluzione francese: in esso c’è un corteo di morti illustri, Condorcet, Malesherbes, Chamfort, de Gramont, e la messa in discussione degli «immortali princìpi» che erano stati alla base del 1789. Una profezia di distruzione che però e purtroppo vale anche per chi l’ha pronunciata, come un secolo e mezzo dopo scriverà Paul Morand nel suo L’ultimo pasto di Cazotte, dove l’anziano scrittore attende con tranquilla fermezza che arrivi la sua ora e intanto dialoga con il giovane collega inglese Matthew G. Lewis, che gli ha portato il manoscritto del suo romanzo gotico, Il monaco, per averne un giudizio: «Il diabolismo, signore, non è serio. Questo romanzo nero, potete viverlo qui in piena luce senza che ci sia bisogno dei vostri lugubri castelli. Si chiama la Rivoluzione, per il momento francese».
Le uscite di venerdì 13 ottobre
Paolo Codazzi, Lo specchio armeno, Arkadia
Ritorna uno dei maestri del cesello linguistico applicato alla narrativa italiana. Con il suo stile Paolo Codazzi ha affascinato numerosissimi lettori
Il pittore-copista Cosimo Armagnati riceve la commissione di riprodurre un ritratto di donna conservato nella Galleria di Palermo: per straordinaria coincidenza, questa tela rappresenta per lui il punto di riferimento di tutti i suoi pensieri amorosi, definendosi come l’obiettivo di una lunga ricerca, tutta astratta e interiore, dell’amore assoluto e per questo inattingibile. Il quadro si rivela il punto di convergenza di diversi destini, anche lontanissimi nel tempo, che portano Cosimo ad avvilupparsi in una intricata tela di riferimenti storici che hanno a che fare con la pratica della stregoneria e con l’operato della Santa Inquisizione in Sicilia.
Speciale Algra Editore
Cirino Torrisi, Ascesa e declino del PSI negli anni di Craxi, Algra
Qui si narra la storia di un Partito che ha lottato per riscattare quella parte di umanità tenuta per millenni ai margini del mondo, sfruttata socialmente ed economicamente. Il Partito Socialista è per me intrinsecamente legato alla figura di un grande statista: Bettino Craxi. Politico carismatico e uomo del suo tempo che molto più di altri ha condotto il suo Partito fuori dalle logiche asfittiche della teoria socialista internazionale, calandolo nella realtà italiana, portandolo alla ribalta come ago della bilancia dinnanzi le grandi Potenze mondiali.
Marcella Strazzuso, La ragazza fragile, Algra
ALibrino, quartiere alla periferia di Catania, viene ritrovato il cadavere di Katia Pavone, una studentessa liceale. A occuparsi del caso è l’ispettore Maria Rosaria Baiamonte. La poliziotta setaccia l’ambiente di provenienza della ragazza, interrogando familiari e amici, ed esamina il contesto scolastico, ascoltando i compagni e gli insegnanti. A rendere difficile l’indagine contribuisce l’assenza di tracce lasciate dall’assassino. Unici elementi degni di attenzione sono un fiore di buganvillea, una modesta quantità di sabbia e alcuni frammenti di vetro presenti sul corpo. Nel frattempo, nei boschi di Milo, due cercatori di funghi scoprono un altro morto…
Corrado Fatuzzo, Geopolitica dei pensieri perversi, Algra
Il potere – a prescindere dall’area geopolitica che lo esprime – pretende sempre l’adesione acritica ai (dis)valori che lo sottendono, l’obbedienza ostentata, l’adeguamento incondizionato dell’arte, della cultura e dei media al canone ideologico, la sottomissione della scienza. Le decisioni prese da chi lo detiene sono sempre impenetrabili. Non esistono poteri buoni e poteri cattivi: il Potere è intrinsecamente a -morale e rigetta l’éthica ritenendola un corpo a sé estraneo. Usa però il moralismo ideologizza to per dividere e alimentare il conflitto. Il suo unico scopo è quello di autoperpetuarsi. Passa dalla ridicolizzazione del dissenso alla censura, e quando si sente minacciato non esita a sostituire gli òstraka con la ghigliottina. Lascia un’illusione di libertà soltanto in relazione a quegli argomenti che non lo insidiano. L’ordine geopolitico emerso da Yalta ha disvelato le conseguenze nefaste del socialismo “reale”. E con la caduta del Muro abbiamo assistito alla nascita di un nuovo ordine geopolitico creato dal parimenti nefasto liberalismo “reale”: talché, il Potere pretende ora di egemonizzarci ricorrendo al pensiero unico declinato nel politically correct per nascondere l’Abyss spalancato dalla cancel culture, dalla biopolitica, dai dogmi sessuali e d al credo climatista. Per difendere libertà di pensiero e diritti sociali, è necessario incominciare a destrutturare ideologicamente – nonché linguisticamente – queste pseudo – valorialità create, a scopo lisergico, dalla democratura euro – atlantica: un regime nelle mani di opachi oligarchi adusi al sistema delle revolving doors, e assistiti da generosi finanziatori di fondazioni votate a ineffabili cause dirittiste. Nel contempo, occorre ridare slancio politico allo Stato sociale al fine di contenere le drammatiche derive neo liberiste realizzate dalle élite adoratrici del mercato globale, dei diritti (in)civili e del progresso illimitato. Qualcuno griderà allo scandalo di fronte ai miei pensieri perversi ed eretici. Ebbene, non mi preoccuperò più di tanto: è mia ferma intenzione asserire l’irriducibilità del pensiero critico. Soltanto dove esistono il pensiero critico e il pieno rispetto per il pluralismo delle idee si può parlare weberianamente di progresso, cui aggiungo l’aggettivo “umano”. E – soprattutto – di democrazia.
Nunzio Currenti, Un miracolo chiamato vita
E in quell’abbraccio ci dicemmo che […] il nostro miracolo più bello si era compiuto e che era proprio sotto i nostri occhi. Un miracolo chiamato vita
Può uno dei momenti più intensi della vita trasformarsi in un dramma dalle tinte fosche? Può una vita appena iniziata scorgere il baratro della morte? Possono due genitori ritrovarsi a lottare prima ancora che gioire? Questo è quello che è accaduto a Damiano e alla sua famiglia che per 226 giorni, senza mai risparmiarsi, hanno dovuto affrontare una prova dietro l’altra, un saliscendi di vissuti travolgenti e contrastanti, un vortice di paure e di desideri. Un miracolo chiamato vita racconta questo: una storia di sacrifici e di dolore, di forza e di speranza, ma soprattutto un monito e un incoraggiamento per tutti coloro che si trovano a vivere sospesi.
“Il segreto dell’esistenza umana non consiste soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per cosa vivere”. Un pensiero di Fëdor Dostoevskij, in esergo, illustra quella che potremmo definire una lucida sintesi del libro Un miracolo chiamato vita del giornalista Nunzio Currenti. “In questo libro – leggiamo nella prefazione di Samantha Viva – ho trovato più che una storia: ho letto una grande voglia di rivalsa e un grande messaggio di fiducia che sono sicura potranno giovare a molti”.
Nunzio Currenti, classe 1972, è giornalista professionista e grande appassionato di sport. Ha collaborato con il quotidiano La Sicilia per 25 anni. Ha curato l’ufficio stampa del Comune di Santa Venerina e, successivamente, di Fiumefreddo. Si occupa da sempre di comunicazione, in particolare nella pallavolo e nel calcio. Segue con grande passione il ciclismo. È coordinatore dell’inserto mensile Tempo sport ciclismo, edito dallo CSAIn.
Buon compleanno Biancoenero
Compie 18 anni la casa editrice per ragazzi biancoenero, prima in Italia a proporre libri per chi ha difficolta’ di lettura, dislessici compresi… per l’occasione tre volumi da brivido
Jeremy Strong, Un fantasma nel bagno
Luke ha cambiato da poco casa e città, e si è trasferito in un’abitazione molto antica. Un giorno, mentre fa il bagno, gli compare all’improvviso una ragazza. È un fantasma? Ebbene sì, anche se si può vedere solo quando viene a contatto con l’acqua. Era la fidanzata di Charlie, il ragazzo che viveva nella casa in cui oggi vive Luke, ed è morta annegata sul Titanic, il transatlantico affondato il 15 aprile 1912. Dove è finito invece Charlie? È per caso ancora vivo? Luke decide di aiutare il fantasma a scoprire la verità…
François Gravel, Martine La Tulippe, Così imparate a uscire di notte
Verso sera, vicino a un cantiere, Olivier e Matilde fanno una strana scoperta: lo zaino di un bambino, seminascosto nella terra appena scavata. Dentro, una piccola maglietta e una vecchia bussola. A chi appartiene lo zaino? E chi è quell’uomo che si aggira lì vicino con il suo cane? I due ragazzi lo scopriranno presto, a loro rischio e pericolo. François Gravel e Martine LaTulippe sono autori di numerosi libri per ragazzi per i quali hanno ricevuto premi letterari, riconoscimenti internazionali e, soprattutto, l’apprezzamento dei giovani lettori.
Alexandre Côté-Fournier, C’è un uomo in cantina
Ogni volta che deve scendere in cantina per prendere il bucato, Colin ha la spiacevole impressione che qualcuno, in agguato nel buio, lo stia osservando. È solo immaginazione? Oppure c’entra quel vecchio dipinto appeso alla parete che raffigura uno strano barone? E cosa succede quando un fantasma, anche se solo dipinto, è pronto a tutto pur di mangiare?
Salvatore Massimo Fazio
Il link alla segnalazione su SicilyMag: https://bitly.ws/Wukm
È disponibile in tutte le librerie e negli store online “Folisca” (Arkadia), il nuovo romanzo della scrittrice Miriam D’Ambrosio, che racconta la storia della giovanissima Rosetta Andrezzi, che venne uccisa in una notte d’estate del 1913 in piazza Vetra a Milano. Spiega l’autrice a proposito del libro: “La storia di Rosetta è realmente accaduta. Quello che mi interessava e mi interesserà sempre è dare voce a chi non l’ha avuta, a quelli considerati gli ultimi. Per questo ho sentito l’urgenza di raccontare la vicenda di Rosetta Andrezzi, vittima di un pestaggio a cui mai è stata resa giustizia”.
Sinossi
È una notte d’estate del 1913 e una ragazza che sogna di riscattare la sua vita viene aggredita violentemente da chi per mestiere dovrebbe far rispettare la legge. Diranno che quello che è successo non è mai avvenuto. Diranno che era solo una prostituta, una poco di buono, troppo vicina al mondo del malaffare, una poveretta che si è suicidata con il veleno usato da quelle come lei. A smentire la versione ufficiale, con i fatti, è il giornalista che non ti aspetti, quando ancora credeva nella verità. È il direttore del quotidiano socialista e presto farà tremare il mondo. Questa è la storia di Rosetta Andrezzi, personaggio realmente esistito, una giovane sciantosa, fragile e affascinante. Nei teatri italiani la conoscono come Rosetta di Woltery e in tanti scommettono sul suo talento. Il suo nome verrà ricordato per sempre nelle canzoni della mala milanese, la leggendaria ligéra. Sullo sfondo di una Milano immersa nella Belle Époque, nella magia dei café chantant e della vivacità artistica di giovani letterati che si tuffano nella modernità, con l’apocalisse della Grande Guerra alle porte e le contraddizioni di una democrazia immatura, la storia di Rosetta, del suo amore e della sua breve vita diventano il simbolo di un periodo travagliato e ricco di fermenti.
Biografia
Miriam D’Ambrosio è nata a Sora (Fr), è vissuta a Napoli, Pescara, Roma (con un piede in Ciociaria) e attualmente vive a Treviglio (Bg) dove insegna Italiano e Storia in un Centro di Formazione Professionale. Laureata in Lettere, per anni ha collaborato con alcune testate nazionali, scrivendo soprattutto recensioni teatrali. “Folisca” (Arkadia editore, 2022),è il suo quarto romanzo dopo “Fuori non è così” (Barbera editore, 2014), “Giuda, mio padre” (Luigi Pellegrini editore, 2016), “L’uomo di plastica” (Epika edizioni, 2018).
La scrittura è rifugio e salvezza e le piace insistere.
Il link alla recensione su TuttoH24: https://bitly.ws/WuhY
Anche quest’anno il festival del libro di Sant’Elpidio a mare, diretto dalla scrittrice e giornalista Giulia Ciarapica andrà in scena. Stavolta dal 6 all’8 ottobre 2023 presso il Teatro Cicconi.
Le news
E anche quest’anno il festival gemello (non gemellato) di Etnabook, “Libri a 180°” che si tiene per il V anno di fila andrà in scena. A dirigerlo la bravissima autrice Giuli Ciarapica.
Di seguito il programma
SANT’ELPIDIO A MARE – V EDIZIONE – TEATRO CICCONI
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PRESENTAZIONI, TAVOLE ROTONDE E INCONTRI
*
INGRESSO LIBERO
*
̀
h 21
THE UNCONVENTIONAL AFFAIR. BOOKS STORIES TUNES
introduzione musicale
h 21.30
INFANZIA, ADOLESCENZA E SOLITUDINE
tavola rotonda con Eleonora C. Caruso
autrice di (Mondadori)
con Nicolas Cantoro e Natasha Diomedi di Todomundoebom
e con Valeria Gargiullo autrice di (Salani)
modera Giulia Ciarapica
h 21
THE UNCONVENTIONAL AFFAIR. BOOKS STORIES TUNES
introduzione musicale
h 21.30
Natasha Stefanenko presenta
̀ (Mondadori)
modera Giulia Ciarapica
a seguire
premiazione vincitore PREMIO LIBRI A 180 GRADI – CITTÀ DI SANT’ELPIDIO A MARE
in collaborazione con Gruppo di lettura e Biblioteca Comunale Antonio Santori
h 21
THE UNCONVENTIONAL AFFAIR. BOOKS STORIES TUNES
introduzione musicale
h 21.30
DAL PREMIO STREGA AL SUCCESSO DI MARE FUORI
incontro con Michele Zatta autore di (Arkadia)
e Vincenzo Ferrera interprete di Beppe Romano in Mare Fuori – La Serie
Il link alla segnalazione su “Letto, riletto, recensito!”: https://bitly.ws/WnDA
Nomi, cose, musiche e città
con Giovanni Granatelli e Saul Stucchi
Una raccolta di prose e racconti autobiografici (in parte già comparsi su rivista) che cercano di rievocare e raccontare luoghi, viaggi, incontri, capolavori dell’arte, piccole e grandi epifanie e passioni musicali. Pagine immuni da egocentrismo e autocompiacimento bensì tutte tese, attraverso la loro scrittura asciutta, a conservare e comprendere, raccontare e condividere, talvolta a indignarsi; coltivando sempre l’arte dello stupore: davanti a un affresco o durante un breve viaggio in taxi, a pochi metri come a migliaia di chilometri da casa, ascoltando musica o guardando dentro un telescopio; ricordando e nominando.
Giovanni Granatelli presenta Nomi, cose, musiche e città (Arkadia editore), con Saul Stucchi.
13 Ottobre 2023 — ore 19.00
#ARKADIA #PRESENTAZIONI
Il link alla segnalazione su Libreria Verso: https://bitly.ws/WnCz
Recensione
Olivia Crosio ci propone il suo libro dal titolo originale “La mentalità della sardina” portato in libreria da “Arkadia Editore”. I protagonisti iniziali sono Angela e suo marito Severino, ormai in pensione e legati da molti anni. Col passare del tempo tutto si è appisolato, anche il loro rapporto, e ciò pesa parecchio alla donna che medita di scappare per una nuova esperienza di crescita personale, o almeno per smuovere un po’ la sua vita da quel terribile torpore in cui è, e per ritrovare la gioia di vivere oltre al suo entusiasmo di un tempo. Detto fatto!!! Infatti, eccola con la valigia in mano mentre se ne va, sparisce all’improvviso. Da questo momento il romanzo prende il suo brio e invoglia il lettore a seguire, con curiosità e con piacere, Angela e le avventure che le accadono durante tutto il periodo che passerà lontana da casa. Nel corso delle pagine si ritroverà in posti spettacolari, ma, oltre a ciò, cosa importante, conoscerà diverse persone da cui riprenderà il suo ossigeno, la voglia di vivere che aveva perso da un po’ nella noia delle quattro mura di casa e nel suo rapporto con Severino. Il romanzo pone alla donna anche la possibilità di riflettere a lungo sulla sua vita, sul suo futuro e noi con lei, infatti grazie a questo viaggio e alle varie esperienze di Angela, pure il lettore si troverà davanti un nuovo mondo e magari si fermerà pure lui a riflettere sulla propria vita. “La mentalità della sardina” è un libro illuminante e piacevole, che dopo un inizio tranquillo, mette il turbo e si rivela una lettura fresca e frizzante oltre ad essere in grado di intrattenere in modo costruttivo. Nel corso della vita tutti abbiamo un momento in cui desideriamo fermarci e cambiare marcia per ritrovare noi stessi, ciò avviene per vari motivi, ma a mio avviso è importante rendersene conto per tornare a galla. La scrittura di Olivia Crosio è apprezzabile, scorrevole e si nota la sua sicurezza e bravura con le parole, oltre che con la storia narrata che sicuramente ha ben in pugno, sa cosa proporre al lettore e in che modo scriverla. In alcuni momenti si sorride, in altri si riflette, in altri ancora, magari, ci si innervosisce un pochino come è capitato a me. Infatti, nel corso delle pagine ho provato sensazioni contrastanti verso il personaggio di Angela. In alcuni momenti mi trasmetteva simpatia, arrivando ad appoggiarla per la sua decisione di prendersi del tempo per se stessa e provare una nuova esperienza, ma in altri momenti non mi sono piaciuti i suoi modi di rispondere alla figlia Dolly quando, con grande fatica, riusciva a mettersi in contatto telefonico con lei. In quei passaggi si è dimostrata un po’ arrogante, egoista e poco amorevole. Ebbene sì ci sono stati momenti che mi hanno irritato, ma in altri l’ho compresa, circa la noia che l’ha assalita durante la sua permanenza in casa e nel rapporto col marito, perché lei è una persona che ha necessità di dialogare, di confrontarsi, altrimenti si spegne. Invece, grazie al suo viaggio e alle persone che incontrerà avrà la possibilità di animare la sua vita e di guardarsi dentro per tornare a respirare. Che ne sarà di lei e della sua famiglia? Che accadrà? “La mentalità della sardina” ci propone un cammino sia fisico, ma anche interiore, ricco di emozioni e di riflessioni, oltre a qualche colpo di scena, specialmente sul finale. Se desiderate una lettura nuova e con un crescendo di avvenimenti allora questo libro di Olivia Crosio fa al caso vostro!!!!
Qui sotto vi propongo l’incipit:
“Oggi se n’è scappata al mare, per ricordarsi chi è davvero. Con la scusa della spesa grande alla Conad, ha preso la Panda bianca, ha imboccato la via Italica brulicante di negozi, bar e attività che da Camaiore porta a Lido di Camaiore, ha parcheggiato davanti al Caffè Sirena con le sue poltroncine di paglia bianca e, attraversata la passeggiata, è sbucata in spiaggia. Forse perché entrambe sono fluide, capaci di adattarsi ai capricci degli altri e del vento, nella sabbia Angela ritrova sempre se stessa.
Si toglie calze e scarpe anche se è febbraio e fa freddo, anche se sopra indossa il piumino. Non lo sa nemmeno lei il motivo, ma è fin da quando era bambina che le piace sentire la pianta del piede che si allarga per farsi accogliere, i granelli fini e dorati che si insinuano nello spazio tra le dita, d’estate il bollore che la costringe a saltellare, se ha appena piovuto l’umido un po’ sgradevole della crosta bagnata, se è già buio la sensazione di fresco e proibito, come quando da ragazza andava a baciarsi con Severino tra le cabine di nascosto dal resto del mondo..”
Trama
Angela e Severino sono sposati da trentacinque anni, ma a vederli adesso non sembrano fatti l’uno per l’altra. Oramai in pensione si annoiano, soprattutto Angela che, da quando ha smesso di lavorare in libreria, a parte il corso di yoga, non vede più nessuno. Come tante coppie della loro età, tirano avanti nella piattezza dell’abitudine, lui abbrutito in salotto e lei indaffarata in cucina, rivolgendosi la parola solo di rado e in genere con esiti negativi. I figli sono grandi e lontani… Che cosa resta? I ricordi, qualche innocente momento di sfogo – ballare nuda per casa, ubriacarsi di limoncello – e un progetto: percorrere la Via Francigena. Angela alla fine partirà, da sola, e il viaggio che affronterà non sarà fatto esclusivamente di chilometri e luoghi, ma soprattutto di persone ed emozioni. Olivia Crosio ci regala un romanzo che ci apre alla speranza e al cambiamento.
Gabrio
Il link alla recensione su A Tutto Volume Libri: https://bitly.ws/XcLS
Esordire con una raccolta di racconti, in Italia, è cosa rara. Gli editori sono convinti che la forma narrativa breve non venda, soprattutto se a pubblicare è un autore che non ha al suo attivo altri libri. Magari, dopo uno o più romanzi, allora si decidono a dare alle stampe i suoi racconti. Eppure il racconto è un’arte narrativa nobilissima, che in Italia ha avuto esempi superbi, fin dalle origini, pensiamo al Novellino, scritto verso la fine del Duecento, o al Decameron del Boccaccio, e che, nel secolo scorso, ha dato ottimi risultati con scrittori come Parise, Manganelli, Buzzati, per fare solo qualche nome illustre. Un’arte difficile, perché richiede un forte senso della misura, una buona sensibilità per la sintesi, la capacità di “andare subito al punto” e di illuminare una vita intera, un personaggio, una situazione in poche pagine, offrendone al lettore l’essenza più intima.
L’esordio di Bodi
L’esordio narrativo di Gianluigi Bodi, con una raccolta di racconti, Un posto difficile da raggiungere (Arkadia Editore), quindi, è un evento letterario già di per sé apprezzabile. Apprezzamento che aumenta via via leggendo i quindici brevi testi che lo compongono inanellando altrettante storie che hanno in comune la ricerca di un posto nel mondo dei protagonisti. Questo è infatti il fil rouge che lega tutti i racconti, declinandolo in modi sempre diversi, creando atmosfere differenti e spesso divergenti che riescono a sorprendere il lettore. La vita familiare può avere le tinte grottesche di un nucleo disfunzionale alle prese con la festa di compleanno di un padre/padrone (Il rito)oppure quelle affettuosamente nostalgiche de Il potere taumaturgico di Mike Bongiorno dove un nonno affida le sue decisioni ai “consigli per gli acquisti” di un famoso presentatore. L’ambiente di lavoro può essere il drammatico teatro di una vendetta (La macchina che produce gli ingranaggi) oppure uno spazio sottratto ad una festa tra colleghi per riflettere su quanto sia sottile il confine tra sopportazione e decisioni estreme (Racconto di Natale). Ma anche un luogo dove sperimentare al tempo stesso sfruttamento, violenza e insperate occasioni di riscatto (Limonium vulgare).
Le difficoltà di una vita
Un licenziamento può essere la causa illuminante del fallimento esistenziale per un impiegato, fallimento che potrà stemperarsi soltanto in un atto improvviso di pietà e insieme di coraggio (Un gatto morto sul ciglio della strada), oppure l’occasione per cambiare completamente vita scoprendo lati inesplorati del proprio quartiere (Il vecchio in bicicletta). La vita domestica può riservare scenari horror come nei racconti Willa non si allontana mai casa e Gli inquilini del piano di sotto e gesti d’amore disperati per accontentare un bambino gravemente malato (Mi basta Gesù). Un’automobile in panne abbandonata in mezzo al nulla può condurre in un bar dove, forse, ricomincerà una vita diversa (Bar posta) e un vecchio e maleodorante zaino può contenere una vita intera che aspetta solo di essere raccontata (Invictus maneo). Una statua in mezzo ai campi può nascondere inconfessabili segreti (La statua sulla colonna) e un campeggio estivo può rivelarci come far crescere il bambino che è in noi (Il bambino interiore in campeggio). E bambini sono anche i protagonisti del racconto Capitani coraggiosi, dove il bullismo è trattato in modo impeccabile, in un crescendo rossiniano che conduce ad un sorprendente epilogo.
Trovare il proprio posto nel mondo
Il proprio posto nel mondo dunque è un luogo difficile da raggiungere e, nel bene e nel male, i personaggi di questo libro non fanno altro che cercarlo disperatamente, come tutti noi del resto. L’autore narra queste storie a volte con delicatezza, altre volte, dove necessario, con crudo realismo o con profondo senso del fantastico, alternando prima e terza persona, con uno stile molto visivo e sensoriale, adatto a far immergere rapidamente il lettore in un ambiente o una situazione dipingendo con pochi, ma efficaci tratti la psicologia dei protagonisti. Così come si conviene a chi sa scrivere racconti. E Gianluigi Bodi dimostra di avere sicuramente talento.
L’autore
Gianluigi Bodi è nato nel 1975, ha vissuto a Cavallino-Treporti (Venezia) fino a che non si è trasferito in provincia di Treviso nel 2009. Lavora all’Università Ca’ Foscari del capoluogo lagunare, nella quale si è anche laureato in Lingue e letterature straniere. Nel 2013 ha fondato il blog letterario “Senzaudio”. Nel 2015 ha vinto il concorso indetto dal festival letterario CartaCarbone con il racconto Perché piango di notte. È stato inoltre finalista nel 2018 e nel 2021 al contest “8×8, si sente la voce”. Da allora ha continuato a scrivere e i suoi racconti sono apparsi su “Il primo amore”, “Pastrengo”, “Altri Animali”, “Narrandom”, “Malgrado le Mosche”, “Rivista Blam!”, “Spaghetti Writers”, “Ammatula”, “Spazinclusi”, “Crack” e su altre riviste letterarie sia digitali sia cartacee. Nel 2020 un suo racconto breve è stato incluso nella raccolta I giorni alla finestra (Il Saggiatore). Ha curato le antologie Teorie e tecniche di indipendenza (VerbaVolant, 2016) e Hotel Lagoverde (LiberAria, 2021). Un suo scritto è stato inserito in Ti racconto una canzone (Arcana, 2022). Collabora con il sito web del Premio Comisso sul quale tiene la rubrica “Venetarium”.
Annalisa Bruni
Il link alla recensione su èNordEst: https://bitly.ws/WaP2