LIBRI PER L’INVERNO (E NON SOLO) 2023
Anche quest’inverno una serie di consigli di lettura da parte di alcune persone della redazione. Buone letture!
Francesco Ricapito
Witold Szablowski, Come sfamare un dittatore, traduzione di Marzena Borejczuk, Keller editore
Una raccolta di storie intorno ai cuochi di alcuni dei più famosi dittatori del secolo scorso. Un’interessante collezione di ricette, aneddoti ed episodi dietro le quinte che in un modo o nell’altro hanno probabilmente influenzato le decisioni di queste figure controverse.
Silas House, L’Ascesa Di Lark, traduzione di Gianluca Testani, Jimenez Edizioni
Romanzo di formazione ambientato in un futuro distopico, non troppo lontano, dove cambiamento climatico ed estremismi hanno reso la vita una lotta per la sopravvivenza. Il giovane Lark affronta un viaggio dagli Stati Uniti fino in Irlanda, verso il villaggio di Glendalough, dove spera di trovare una comunità che lo accolga e che gli permetta di vivere serenamente.
Gianluca Massimini
Gianluigi Bodi, Un posto difficile da raggiungere, Arkadia.
C’è un forte filo conduttore che unisce i racconti che compongono questa raccolta. I protagonisti sono persone che cercano un proprio posto nel mondo senza comprendere fino in fondo quale sia la strada da percorrere. A volte sono in cerca di un lavoro che dia senso a una vita di sacrifici, come in Limonium vulgare, altre volte invece stanno cercando un luogo che li isoli dal resto del mondo e gli permetta di rinforzare legami che si erano allentati come nel racconto Il vecchio in bicicletta. Alcuni hanno perso la luce della ragione, altri sanno che una scelta può salvarli dalla prigionia che si sono autoimposti. Ciò che li spinge ad andare avanti è la consapevolezza, spesso anche solo la speranza, che a pochi passi ci sia qualcosa che porti equilibrio nelle loro vite e le faccia risplendere, qualcosa che tolga loro di dosso la sensazione di essere gli unici a camminare con un passo lento mentre tutti gli altri stanno correndo.
Thomas Bernhard, Il soccombente, traduzione di Renata Colorni, Adelphi
A un corso di Horowitz, a Salisburgo, si incontrano tre giovani pianisti. Due sono brillanti, promettenti. Ma il terzo è Glenn Gould: qualcuno che non brilla, non promettente, perché è. Una magistrale variazione romanzesca sul tema della grazia e dell’invidia, di Mozart e Salieri, ma ancor più sul tema terribile del “non riuscire a essere”.
Julio Cortázar, I racconti, a cura di E. Franco, Einaudi
Che la letteratura argentina abbia dato nuovo spazio vitale a un glorioso genere narrativo quale il racconto fantastico, è cosa nota. Dopo Borges, Julio Cortázar ha avuto, in questo, un ruolo preminente. La caratteristica del suo modo di narrare è la precisione realistica in cui la trasfigurazione visionaria affonda le radici, dando vita a una galleria quasi metafisica di personaggi invisibili, dove il misterioso e l’irrazionale prendono corpo tra atmosfere popolari e ambienti altolocati, sullo sfondo di una Buenos Aires multiforme. A cent’anni dalla nascita del grande scrittore argentino, una raccolta completa dei suoi racconti: un’introduzione all’opera di Cortázar, un “bestiario” di ossessioni, figure immaginarie, nate da una fantasia attica, eppure descritte con dolorosa determinazione.
Daniele Gigli, T. S. Eliot nel fuoco del conoscere, Ares
A oltre cinquant’anni dalla morte, il nome di T.S. Eliot e della sua Terra desolata, il poema metamorfico sulla caduta dell’Occidente, risuonano ancora alti e chiari. Ma che cosa c’è dietro le quinte della poesia eliotiana? Che cosa lo rende così capace di trascenderne la natura artistica e di farne una forma-pensiero? Con una messe di documenti inediti in Italia e nuove traduzioni che ne ravvivano i testi già editi, il libro di Daniele Gigli ricostruisce con rigore ed essenzialità la biografia intellettuale di Eliot, disvelando la potenza conoscitiva e il vigore ancora inesausto dei suoi versi e della sua critica sociale.
Giuliano Gramigna, Marcel ritrovato, Il ramo e la foglia edizioni
Scritto negli anni Sessanta, “Marcel ritrovato” è considerato il romanzo più bello di Giuliano Gramigna. Attraverso una raffinata struttura meta-narrativa, l’autore sviluppa un’ampia riflessione sulla scrittura letteraria (e sul senso ultimo del “fare il romanzo”), intrecciandola a una storia d’amore che si snoda tra Milano e Parigi: Bruno, scrittore dilettante, afflitto da una nevrosi di cui è pienamente cosciente, riceve dall’amata Roberta una strana richiesta: andare a Parigi alla ricerca del marito scomparso. Riuscirà il nostro eroe a trovare Marcello? Che china prenderà questa singolare inchiesta? Di particolare interesse è il fatto che, nel corso della narrazione, l’autore confessi via via – grazie ad accorgimenti paratestuali e grafici di grande originalità – di non riuscire a restare fuori dalla materia narrata, cosicché la distanza di sicurezza dal protagonista finirà col venir meno; tanto che si assisterà spesso, nella scrittura, a slittamenti dalla terza persona alla prima. Non viene mai a mancare tuttavia l’elemento ironico, che in qualche modo mitiga, anche al lettore, la sofferenza spesso causata dai ricordi del protagonista-autore. Con una nota di Ezio Sinigaglia.
Ezio Sinigaglia, L’amore al fiume (e altri amori corti), Wojtek
Un campo militare estivo fra i boschi, il fiume e un paesello di poche anime: in una situazione di solitudine collettiva e di eccitante reclusione all’aperto si muovono i giovani bersaglieri protagonisti di questi sei racconti. Il vento di un desiderio irresistibile e vago ad un tempo muove ciascuno di loro verso una meta confusa, che occasionalmente può trovarsi a coincidere con la meta di un altro, chiarendosi allora ad un tratto nelle parole o nei gesti prima ancora che nei progetti, piuttosto imprecisi. È sabato, la disciplina già blanda del campo gode di ulteriori indulgenze, la sensualità dell’aria di giugno, la complicità delle ombre, i sussurri della natura spingono a passi inattesi. La misteriosa bellezza del paesaggio avvolge quella ancor più misteriosa dei corpi, e niente più della guerra è lontano dai cuori.
Alessio Rega, La tela di Svevo, Les Flâneurs
Svevo ha settantatré anni e vive nel suo buen retiro a Molfetta, in Puglia: qui si dedica alla pittura, anche se è costretto ad accontentarsi di commissioni di arte sacra che provengono da politicanti che disprezza. In occasione della presentazione della sua nuova Madonna, Svevo incontra per la prima volta dal vivo Anna, talentuosa giovane arpista utilizzata come modella inconsapevole per il suo quadro. Nei dodici mesi in cui si frequentano, Svevo si lascia sconvolgere dalla freschezza e dall’ambizione della ragazza, dando il via a un viaggio sentimentale fra l’Italia e la Corsica (dove i due andranno alla ricerca del figlio di Svevo, da lui mai conosciuto e riconosciuto), che costringerà entrambi a guardarsi dentro guardando nell’altro. Cosa sceglierà Svevo quando si renderà conto di essere d’ostacolo alle ambizioni di Anna, e di aver ricoperto la sua giovane esistenza di un velo di malinconia? E Anna sarà all’altezza di raccogliere la lezione del suo troppo amato maestro, dedicandosi all’anticonformismo e alla ricerca della libertà?
Ettore Fobo
Alessandro “Kresta” Pedretta, Milano di merda – Cronache di una città tossica, Agenzia X
Ritratto impietoso di quella che una volta era la “capitale morale” d’Italia, “Milano di merda- Cronache di una città tossica”, scritto da Alessandro ”Kresta” Pedretta e edito da Agenzia X nell’ottobre del 2023, è un romanzo stratificato, dalla scrittura lucida e proteiforme che racconta il capoluogo lombardo nella sua versione più oscura, quella dello spaccio e del consumo di eroina, negli anni novanta. Pedretta tratteggia una “toponomastica del dolore”, ricordando tutti i luoghi del degrado tossico, da Rogoredo a Piazza Vetra, luoghi in cui si è consumata la discesa agli inferi di una generazione maledetta. Il tema è forte, la narrazione non fa sconti al lettore, i rimandi letterari sono molteplici dall’inevitabile Burroughs all’apocalittico Testori.
Non manca un sottile humor nero che sembra galleggiare sul mare della disperazione più atroce. Così Milano si sgretola e dietro la facciata di città perbene appare una città allucinata, folle, perversa, “cannibale” .
Lodovica San Guedoro, Le memorie di una gatta, Felix Krull editore
Con il titolo “Le memorie di una gatta” Felix Krull Editore pubblica nell’ottobre del 2018 questo romanzo di Lodovica San Guedoro, in cui l’autrice dissemina, in una prosa rotonda, piacevole e limpida, alcune intuizioni circa la natura profonda del reale, visto attraverso gli occhi – all’inizio ingenui e trasognati, poi progressivamente più maturi – di una gatta che racconta la sua storia sin da cucciola. Tuttavia, nel corso della lettura l’aspetto favolistico va in secondo piano ed emerge come un altro romanzo. È l’effetto matrioska: un romanzo dentro un altro romanzo. Scopriamo così che il testo si traveste via via, da favola a serrata critica al mondo culturale italiano asfittico, capace solo di strangolare ogni anelito realmente creativo, da biografia sui generis ad apologo contro la civiltà delle macchine e altro ancora, in una sintesi magistrale.
Guglielmo Aprile, Il talento dell’equilibrista, Ladolfi editore
Questa silloge di Guglielmo Aprile è una dura, necessaria, a tratti sconfortante, fotografia filosofica della nostra civiltà declinante. L’orizzonte è quello della perdita di senso e di centro di un intero mondo, ormai condannato a una sempre più veloce entropia di significati. La vita che viviamo è una mistificazione futile: la faccia che ci costruiamo anno dopo anno “assume i connotati/ di un gigantesco errore irreparabile”. Tutto scorre inesorabilmente ma a mostrarlo non è più il fiume eracliteo ma un più banale rubinetto, il poeta non ha per fratelli che ”i lampioni impassibili”, le strade sono “furibonde”; ogni felicità è una caricatura, è solo un momento, spesso risibile, prima dell’inevitabile annientamento. La visione di Guglielmo Aprile s’innesca, a tratti ferocemente disincantata, a partire della leopardiana “strage delle illusioni; così questa silloge è preziosa testimonianza del nostro quotidiano naufragare in un mare d’insensatezza.
Luca Menichetti
Boris e Arkadij Strugagkij, È difficile essere un dio, a cura di Paolo Nori, traduzione di Diletta Bacci, Marcos Y Marcos
Racconto di fantascienza, pubblicato nel 1964, ambientato in un lontano pianeta abitato da umani alternativi e in una società simile al nostro medioevo, ma in condizioni ancor più crudeli. Una sorta di grande metafora delle condizioni degli intellettuali alle prese con un regime totalitario; che provocò qualche grana agli autori. Almeno da parte di chi aveva colto il loro messaggio.
James Yorkston, Il libro dei Gaeli, traduzione di Gianluca Testani, Jimenez
Una sorta di racconto picaresco anni ’70 ambientato in Irlanda. Una lettura fluida, ma soprattutto il racconto, tra mille vicissitudini, di una ricostruzione e di un consolidamento di affetti familiari.
Paolo Zardi, La meccanica dei corpi, Neo
5 racconti lunghi, che prendono spunto dal rapporto tra mente e corpo, o viceversa, nonchè dall’autentico mistero che incorre nelle relazioni dei nostri corpi con gli altri corpi. Comunque sempre con una scrittura “che comunica precisione, profondità e semplicità” (cit.).
James Lee Burke, New Iberia Blues, traduzione di Gianluca Testani, Jimenez
Un lungo romanzo in cui, per le strade di New Orleans, ricompare il detective Dave Robicheaux. Molti dialoghi, ben strutturati e tipici del genere noir, per una vicenda che, molto tenebrosa e ovviamente ricca di mistero, ci racconta una realtà, tutt’ora attualissima, fatta di razzismi e prevaricazioni.
Andrea Brancolini
Ginevra Ballati, Chiara Daino, Dea culpa. Breviario per l’anima stanca, Ursa Maior.
Un libro d’arte, piccolo e denso, pubblicato da una piccola casa editrice pistoiese, in cui le autrici dialogano con linee, forme, colori, parole. Composto da “sette immagini, sette preghiere, sette pittogrammi, sette prediche” esplora il senso di colpa, evoca e invoca la Dea culpa, dea che scarnifica e consuma, una dea artificiale che tortura con la sua corona di spine dalla casa fino alle ossa assetata di sangue. Sette i giorni della settimana e ventotto (7×4) quelli del ciclo lunare, e sette gli anni di ogni ciclo vitale. Un breviario per l’anima stanca che osservando e leggendo trova sguardi amici e nuova forza.
Emanuela Cocco, Trofeo, Zona 42.
Una novella, un racconto lungo che fa parte della collana Nodi diretta da Elena Giorgiana Mirabelli. Cocco si diverte nella messa in scena dei trofei di un serial killer, oggetti delle vittime che l’assassino porta con sé. Cose che nascono nel momento in cui sono strappate alle persone cui appartenevano, cose che imparano a parlare, cose che scoprono di poter, forse, provare sentimenti, cose che hanno ognuna caratteristiche diverse, cose che possono ripercorrere quelle vite, assaporarne le sensazioni, e cose che cominciano a. Un racconto con una scrittura musicale, con temi che ricorrono, parole che passano di capitolo in capitolo, fino a quando non c’è altro che.
Simone Ghelli, La vita moltiplicata, Miraggi.
Una raccolta di racconti che si muove tra sogno e realtà. Muse irraggiungibili e lavori da tre euro l’ora, professori che parlano con gli studenti e quindi malvisti, piccole librerie che chiudono, giovani che lavorano in case editrici col compito di leggere i manoscritti, postini che si sentono male, e così via, tutti i protagonisti sognano, maneggiano i propri sogni e/o gli altrui, moltiplicano le proprie vite a occhi aperti, a occhi chiusi, e poi? “Si fa sempre tutt’altro nella vita”. Sono quasi cortometraggi, più che racconti, con il libro che diventa un film a episodi.
Elena Panzera, I salmoni aspettano agosto, Giulio Perrone Editore.
Un diario. Anzi, il diario di Michele, che scrive per parlare a sua sorella gemella Francesca. Pagine che risalgono il fiume della memoria come fanno i salmoni quando tornano ai fiumi che li hanno visti nascere. Pagine che seguono la musica vitale per entrambi, che suonano il pianoforte a quattro mani; pagine come spartiti, scritte quando a Michele “sembra di non esistere”, come gli ha detto di fare la madre quando gli ha donato il diario. Scrivere per tornare a esistere, quindi, scrivere per vedersi esistere, scrivere per ricordarsi che, se non si esiste ora, si è esistiti. I due vivono a Viareggio, cittadina segnata dalla strage ferroviaria del 2009, strage che coinvolge seppure indirettamente anche la loro famiglia; cittadina che se fosse il personaggio di un film sarebbe il caratterista dalle poche battute cui ti affezioni e a cui è affidato un compito che va quasi oltre le sue possibilità.
Jarvis Cocker, Good pop, bad pop, traduzione di Ludovica Marani, Jimenez.
Jarvis Cocker deve svuotare la soffitta della casa londinese e decide di tirare fuori tutte le cose accumulate, fotografarle, e decidere cosa farne, se tenere o buttare. È un viaggio nella vita musicale di questo grande songwriter, dove tra cose improbabili ecco saltare fuori il suo quaderno di 15enne, in cui già il nome Pulp è presente e dove, come primo aspetto della futura band, c’è il guardaroba, con tanto di disegni. Scritto con mano lieve e ironica, corredato delle foto, è una vera chicca.
Andrea Brancolini
Il link alla segnalazione su Lankenauta: rb.gy/hi40ib