LA RAGAZZA DELL’OPÉRA di Adriana Valenti Sabouret – Intervista all’autrice
Adriana Valenti Sabouret, nata a Siracusa, laureata in Lingue e Letterature straniere, da molti anni risiede in Francia. Ha insegnato presso l’Istituto Statale Italiano Leonardo da Vinci, a Parigi, e presso il Liceo Internazionale di Saint-Germain-en-Laye. Ha lavorato come traduttrice e ha collaborato con alcune riviste. Trasferitasi ad Alghero con il marito e i figli, ha esordito nel suo Paese di adozione con il romanzo Le rêve d’Honoré (Éditions du Panthéon, 2019). Con Arkadia Editore ha pubblicato Madame Dupont (2021) e La ragazza dell’Opéra (2023).
1. Adriana, il tuo ultimo romanzo è ambientato nei quartieri popolari di Parigi nella seconda metà dell’Ottocento, dove la miseria spinge le famiglie allo sfruttamento delle figlie ancora bambine, usate come risorsa economia. La protagonista, Émilie detta Millie, piccola danzatrice e oggetto del desiderio di uomini molto più anziani di lei, ha due relazioni importanti che cambiano il corso della sua vita: la prima con il principe italiano Valerio Cedronio, la seconda con l’inglese Lord Sutton Bunbury. Mi sono chiesta, leggendoti, se il tema che per primo ti è venuto alla mente quando hai iniziato a scrivere La ragazza dell’Opéra sia lo sfruttamento delle petits rats da parte delle famiglie; ho anche pensato che tu abbia voluto raccontare una vicenda di riscatto che anche nella sfortuna può essere cercato e raggiunto impegnandosi in ciò che si fa per vivere. Mi è venuto in mente che la primissima ispirazione potrebbe essere venuta dai dipinti di Degas che ritraggono le danzatrici dell’Opéra e che poi, di riflessione in riflessione, sia venuto tutto il resto. È sempre affascinante ricostruire la genesi di un’opera letteraria e per questo ti chiedo di parlarne ai lettori.
Buongiorno, Rosalia. È un piacere essere intervistata da una sensibile romanziera come te, grazie. La genesi del mio ultimo romanzo, in effetti, è strettamente legata alle opere di Edgar Degas che, ritraendo le danzatrici dell’Opéra Garnier in pose estremamente realistiche giudicate goffe e sgraziate dai suoi contemporanei, denunciava una realtà dell’epoca: lo sfruttamento dei petits rats de l’Opéra. Si trattava di tenere ragazzine appena uscite dal guscio protettivo dell’infanzia e costrette dalle famiglie indigenti al duro mestiere di danzatrici. E le ore e ore di sfibrante allenamento non erano nulla se confrontate al dover divenire prede di “galantuomini’’ che, invaghendosi dei loro corpicini graziosi, si proponevano di proteggerle consentendo loro gli studi artistici e una carriera. L’ambizione di madri frustrate e malsane che assecondavano le brame di questi ultimi completava il quadro.
2. Hai dovuto fare un lungo e paziente lavoro preliminare di ricerca, immagino. È stato complicato reperire le fonti dalle quali ricavare le tracce storiche del fenomeno delle petits rats, le topoline danzatrici e prostitute, in vendita al migliore offerente? Che materiali hai dovuto consultare?
Sì, solitamente il propedeutico lavoro di ricerca m’impegna ancor più che il lavoro di scrittura in senso stretto. Solo dopo essersi impregnati a fondo dell’humus familiare, sociale, professionale in cui i personaggi vissero, è possibile immaginarne le vite, le reazioni, i sentimenti, filtrandoli attraverso la lente del nostro vissuto.
Le fonti consultate sono documenti d’epoca di vario genere che vanno dai referti medici relativi a problemi di salute o decessi di danzatrici, ad articoli della stampa parigina, passando dalle biografie di celebri ballerine dell’Opéra Garnier. Documenti che ho reperito presso gli Archivi parigini, la Bibliothèque nationale de France e testi di varia natura coevi a Degas.
3. Nel romanzo tu dai una spiegazione dell’appellativo, davvero brutto, con il quale si indicavano le sfortunate bambine dell’Opéra. Quali sono, secondo te, le ragioni per le quali, fra tanti possibili e più accattivanti animali simbolici, fu questo ad attecchire ed essere ricordato?
Credo che, tutto sommato, per quanto i ratti possano evocarci l’immagine di un animaletto repellente, queste creature rimandino ancora oggi alla meravigliosa Parigi – pensate al simpatico film disneyano di animazione Ratatouille. In fondo, i ratti popolano ancora la capitale francese e sono roditori agili, astuti e resistenti che lottano per la loro sopravvivenza provenendo dai bassifondi di Parigi, proprio come le piccole ballerine dell’Opéra ai tempi di Degas.
4. La protagonista del tuo romanzo sembra conservare una sorta di innocenza, pur avendo piena consapevolezza delle brutture che è costretta ad attraversare, dell’infimo livello etico sia della madre alcolista, sia degli uomini che, dopo gli spettacoli, si accompagnano alle piccole danzatrici. Ti va di tracciare tu stessa un ritratto di Milly, come tu l’hai immaginata e costruita? Ci sono state fasi diverse, approssimazioni successive, o il personaggio ti si è imposto con caratteristiche ben definite fin dall’inizio?
Milly è stata un personaggio “facile’’: la sua storia, le drammatiche vicissitudini, il coraggio e la determinazione che l’hanno contraddistinta si sono imposti a me come un’evidenza. Riallacciandomi alla domanda precedente, il “miracolo’’ è stato possibile grazie alle numerose letture, effettuate in precedenza, delle storie, gli aneddoti e persino dei pettegolezzi di cui è rimasta una traccia scritta nella stampa e nei testi della Belle Époque parigina. La mia Émilie non è un personaggio reale ma la risultante della sintesi di diverse biografie di danzatrici del suo tempo realmente vissute. Ogni aneddoto relativo all’Opéra de Paris da me riportato è vero.
5. Che lettrice è Adriana Valenti Sabouret? Ci sono generi letterari che predilige? Cosa sta leggendo in questo momento?
Una lettrice curiosa e bulimica che, pur prediligendo il genere del romanzo storico, non disdegna autori vari e storie contemporanee. Durante la mia infanzia mi sono nutrita di classici adattati alla mia età ma anche di fumetti che ho divorato interiorizzando il gusto dell’ironia espressa dai tratti dei grandi fumettisti del tempo accompagnati dalle onomatopeiche e le battute contenute nelle nuvolette. Nutro una grande passione per il cinema con le sue trasposizioni letterarie che assumono forme e colori nel grande schermo.
All’università ho letto per dovere, scoprendo con piacere, un considerevole numero di classici britannici, americani, francesi, italiani. Sono state basi preziose sulle quali costruire e plasmare un gusto personale che in seguito ho avuto voglia di restituire ai miei lettori.
Attualmente sto leggendo una biografia in francese sul più celebre mercante d’arte del XX secolo, Paul Guillaume, colui che scoprì e vendette le tele di Modigliani, De Chirico, Marie Laurencin e di numerosi altri avanguardisti del cenacolo di Apollinaire. Un mondo affascinante, mondano, parigino e internazionale al contempo, a tratti cinico e crudele.
6. Hai in cantiere un’altra opera? Leggeremo presto una storia contemporanea o una storia che si colloca nel passato?
Di opere in cantiere ne ho diverse: oltre a un romanzo storico, Le nobili sorelle Angioy che sarà pubblicato il 24 maggio da Arkadia Editore, ho scritto un altro romanzo storico in relazione alle mie ricerche archivistiche, un saggio che rivelerà qualche interessante sorpresa inedita e un’idea – ancora in nuce – che non tarderò a concretizzare, che spezzerebbe l’incantesimo dei miei protagonisti positivi.
Amo le sfide e spero di essere all’altezza di raccogliere il guanto che mi lancio.
Rosalia Messina
Il link all’intervista su 84 Charing Cross: https://bitly.ws/3eQFe