“Fieramente palermitana, ma altrettanto fieramente cresciuta a Messina”. Valeria Ancione vive da anni a Roma, dove è anche giornalista del Corriere dello Sport, ma non ha mai perso il suo forte legame con la Sicilia, come dimostrato anche dall’ambientazione messinese del romanzo “Il resto di Sara”, uscito nel 2022 per Arkadia editore. La sua ultima opera, “E adesso dormi”, è invece ambientata a Roma, sua città di adozione. Venerdì 24 maggio il libro è stato presentato presso il Salone degli Specchi del Palazzo dei Leoni di Messina. All’evento ha partecipato anche un gruppo di studenti del liceo scientifico Seguenza di Messina, che ha avuto l’opportunità di ascoltare e dialogare con l’autrice, ponendo particolare attenzione ad uno dei temi del romanzo, quello della violenza sulle donne.
“E adesso dormi” di Valeria Ancione: la storia di Gina
Il libro, edito da Arkadia nel 2023, inizia a prendere forma, nella mente e attraverso la penna della sua autrice, già nel 2015, subito dopo l’esordio con “La dittatura dell’inverno”. “Convinta che non fosse il suo momento”, Valeria Ancione lo aveva messo da parte, concedendosi il tempo per approfondire e riflettere. A dare il via alla storia è la scomparsa di Raffaele, marito violento della protagonista che verrà presto ritrovato morto. Al centro c’è lei, l’americana Geena Castillo, che a Roma è diventata Gina e che del giorno della scomparsa non ricorda molto. Il suo percorso verso la scoperta della verità si compone quindi di alti e bassi, dubbi e mistero. Con un’infanzia complicata e un matrimonio infelice e violento, in un momento così delicato Gina trae la sua forza dall’amore per il piccolo Jonathan, “la cui grave disabilità è la cosa più normale nella vita di Geena” e dall’amicizia di Lola e Mara, la cui vicinanza si dimostrerà fondamentale.
L’intervista di Valeria Ancione a BE SicilyMag
A BE Sicily Mag, Valeria Ancione ha parlato di “E adesso dormi” partendo da quello che è stato il punto d’avvio della sua storia, la volontà di raccontare un rapporto speciale e potente come quello tra Gina e il figlio Jonathan. “È anche un libro sulla maternità, a prescindere dalla disabilità di Jonathan”. Una maternità che viene descritta nella sua quotidianità: “Quello che volevo raccontare – ha spiegato infatti la scrittrice – è la normalità della vita di una famiglia in cui c’è un disabile. A volte la diversità la creiamo noi che non la viviamo. Se ci riguardasse tutti, forse la disabilità non esisterebbe”. Da questa scintilla, poi, la storia ha preso altre forme, declinandosi in mistero, introspezione e racconto della potenza dell’amicizia. “Il mistero era un’idea utile alla storia per raccontare la fine di un periodo della vita di Gina, che è stato di violenza. Non è il tema del romanzo ma è ciò che lascia in sospeso. Rappresenta la difficoltà di riconoscere certe scelte importanti della propria vita, quelle di Gina, ma anche di Lola e di Mara, che sono le amiche e che rappresentano una parte fondamentale nella risoluzione del problema, nel vivere questa attesa, prima di sapere come è morto il marito”. Quello della scelta è un tema ricorrente per la scrittrice siciliana. “Trovarsi di fronte a una scelta significa avviarsi verso un cambiamento e a volte il cambiamento fa paura. È un argomento che mi sta molto a cuore perché avere il coraggio di affrontare le verità è il sale della vita”. A proposito dei temi più delicati del romanzo, invece, la scrittrice ci tiene a precisare: “Il mio è un romanzo e non vuole essere un trattato sulla disabilità o sulla violenza, ma soltanto un racconto di vita”.
Non solo “E adesso dormi”, le storie di Valeria Ancione che rinascono come audiolibri
“E adesso dormi” sarà presto anche audiolibro. Com’era già successo per “Il resto di Sara” e “La dittatura dell’inverno”, il romanzo prenderà questa nuova forma grazie a Il narratore audiolibri e all’interpretazione dell’attrice e regista palermitana Virginia Alba. “Adoro gli audiolibri, li ascolto sempre mentre cammino”, ha raccontato Ancione. “Li trovo un altro tipo di comunicazione di emozioni, diverso dalla lettura”. La scelta della narratrice non è stata causale. “A proposito di Messina, Virginia Alba ha letto anche “Il resto di Sara” e mi aveva molto impressionato ascoltare i paesaggi che ho descritto. “La dittatura dell’inverno” mi ha impressionato ancora di più perché è un libro in prima persona, quindi a un certo punto Virginia diventa Nina, la protagonista. Sono molto legata a questo libro perché è il mio romanzo di esordio. Nina ed Eva camminano nelle altre mie storie proprio perché non le voglio far morire”. Quello con “La dittatura dell’inverno” è un legame reso ancora più evidente in virtù dell’annuncio della pubblicazione del libro anche in e-book e cartaceo con una nuova copertina, sempre con Il narratore: “Per me è un grande ritorno”, ha concluso.
Giorgia Nunnari
Il link alla recensione e all’intervista su BE SiciyMag: https://tinyurl.com/mr272puj
Appuntamento letterario a Oleis di Manzano, domenica 26 maggio, alle ore 17, a villa Maseri nell’ambito della fiera regionale “Olio e dintorni”. Il Fai di Cividale, in collaborazione con il Circolo culturale Corno, ha introdotto in tale contesto, come lo scorso anno, la presentazione di un libro a forte valenza territoriale. Dopo il volume della Filologica su ‘La cucina delle dimore storiche friulane’, il protagonista dell’incontro sarà Alberto Frappa Raunceroy, scrittore con una laurea in Storia del Diritto Romano dalla Cattolica di Milano e residente a Udine. L’autore presenterà il suo libro “L’ombra di Tiepolo”, un romanzo storico ambientato nella Udine del 1726. Nel racconto, Giambattista Tiepolo, astro nascente della pittura veneziana, arriva in città per affrescare la cattedrale locale e si immerge in un microcosmo ricco di intriganti personaggi. Sara un’occasione per dialogare con lo scrittore udinese e immergersi nelle sue narrazioni ambientate in una città della Serenissima Repubblica dominata da un prestigioso personaggio veneziano, il cardinale e patriarca di Aquileia Daniele Dolfin (e primo arcivescovo di Udine), che chiamò il grande pittore concittadino ad affrescate il duomo e il palazzo patriarcale. Si deve a lui, uno dei patrizi più in vista della Serenissima, se ancora oggi Udine si fregia del titolo di “città del Tiepolo” per quanto l’artista vi soggiornò solo due anni.
Il link alla segnalazione: https://tinyurl.com/2e2v7br8
Astypalea è un nome affascinante anche solo per i suoni che lo formano. Ne esiste anche una versione italiana, Stampalia, ma quella greca, probabilmente derivante da άστυ (asty) e παλαιός (“palaiòs”), cioè “città antica”, è decisamente più ricca di risonanze. Lo stesso si può dire per l’isola che designa, formata da due “ali” collegate da un istmo, che costituisce l’oggetto del nuovo libro di Tito Barbini, Storie di amori e migrazioni sull’isola dalle ali di farfalla (Arkadia Editore, 2024). Pur essendo noto come scrittore di viaggio, l’autore originario di Cortona in questo caso racconta un “suo” viaggio solo in via indiretta, perché descrive il luogo in cui, più o meno occasionalmente, è approdato circa sette anni fa, per poi innamorarsene e tornarvi ciclicamente per lunghi soggiorni. La più occidentale delle isole del Dodecaneso è tuttavia al centro di questo singolare reportage-romanzo principalmente per un altro motivo: l’essere stata il punto di approdo di alcuni profughi siriani in fuga dalla guerra che martoriava il loro paese. Barbini si sofferma in particolar modo sulla vicenda di una giovane, Samira, destinata in seguito a diventare una testimone del dramma del suo popolo e soprattutto delle donne siriane, e un’attivista impegnata in Europa. Per quella relativamente breve stagione, però, è stata la protagonista di una vicenda intima incastonata in quella storia collettiva, ovvero l’amore sbocciato tra lei e Apostolos, un pescatore e raccoglitore di sale del posto, colto e anche lui politicamente avvertito. Un amore, peraltro, dall’orizzonte già definito, perché ottenere un permesso di soggiorno per Samira, anche attraverso la trafila dell’asilo, era una strada praticamente impossibile. E, tuttavia, un amore forte e, entro quella cornice temporale, a suo modo “eterno”. L’autore riesce a rendere tutta la profondità e l’intensità di questa vicenda ricorrendo a un linguaggio semplice e poetico, carico di sdegno civile e di echi sospesi tra la storia e il mito, come da millenni è tutto ciò che proviene da questa parte del mondo. E in effetti la storia di Samira e Apostolos è un mito, ovvero un racconto denso di rimandi archetipici, e come tale, appunto, “fuori dal tempo”. E anche quando sarà finito, rimarrà pur sempre Astypalea, con le sue rocce, i suoi scorci di blu smisurato e il vento, forse capace di sollevare le ali che la formano in un’altra dimensione, in cui saranno non gli esseri umani, ma certi paradossi della storia e della politica a non aver più diritto di cittadinanza.
EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE
Tito Barbini, ex sindaco di Cortona e per molti anni impegnato nel governo della Regione Toscana, da più di venti anni è a tempo pieno un noto scrittore di viaggi. Ha pubblicato, tra le altre opere, Antartide (Polistampa, 2008), Caduti dal muro (Vallecchi, 2007, con Paolo Ciampi), I giorni del riso e della pioggia (Vallecchi, 2010), sull’itinerario compiuto in Asia risalendo il fiume Mekong, Il cacciatore di ombre. In viaggio con Don Patagonia (Aska, 2026), L’amico francese (Betti, 2021), sulla sua amicizia con F. Mitterrand, L’isola dalle ali di farfalla (Spartaco, 2020, con Paolo Ciampi), Il fabbricante di giocattoli (Arkadia, 2021) e Il treno non si fermò a Kiev (Betti, 2022).
Tito Barbini, Storie di amori e migrazioni sull’isola dalle ali di farfalla, Arkadia Editore, 2024, pp. 104
Il link alla recensione su Lankenauta: https://tinyurl.com/zmpnkh85
Siamo in Sardegna e Daniele Congiu in Erano gli anni, per i tipi di Arkadia Editore, ci dona una saga familiare che abbraccia un lungo periodo spaziando tra tempi, generazioni, eventi e persone. A raccontarci questa storia è un bambino che cresce insieme al suo sguardo attento, un bambino che ci descrive quello che vede, quello che sente, quello che percepisce, quello che vive. Il protagonista mette subito in chiaro che come suo padre, come suo nonno e come il suo bisnonno, anche lui è incazzato: «Ero figlio, nipote e pronipote di gente incazzata da generazioni. Era incazzato mio bisnonno. Era incazzato mio nonno. Era incazzato mio padre. E io ero il più incazzato di tutti». È incazzato nero Davide, perché la vita è difficile e spesso ingiusta, ma soprattutto è difficile gestire i rapporti umani con le loro mille sfaccettature. E così i genitori si incazzavano perché desideravano che i propri figli fossero come loro li avrebbero voluti (e quindi diversi da come in realtà erano), e i figli si incazzavano perché non si sentivano compresi. Ho utilizzato un tempo verbale riferito agli anni che Congiu ci racconta, ma potrei usare anche il presente perché la vita cambia, il mondo di quegli anni pare lontano, ma a ben guardare le dinamiche sono sempre le stesse che si ripetono all’infinito su sfondi diversi. Catene lunghissimi di anelli forgiati con la rabbia delle incomprensioni e della mancanza di comunicazione. Può accadere però, a volte, che qualcuno apra uno di quegli anelli e cambi il corso e la funzione di alcuni meccanismi rodati, ma non necessariamente giusti. È questo che il nostro protagonista sarà in grado di fare. Una saga che mentre apre uno squarcio nel passato, ci proietta nel presente con temi innegabilmente attuali sui quali è impossibile non riflettere: dai rapporti umani al bullismo, dai problemi lavorativi alla genitorialità. Un affresco di sentimenti, costumi e avvenimenti di grande interesse letterario e umano tra i quali serpeggia una spiccata e pungente ironia. Una storia comune nella sua unicità. Da leggere!
Flora Fusarelli
Il link alla recensione su Rinascitaoggi: https://tinyurl.com/2asf6jm2
Ho “incontrato” per la prima volta Marisa Salabelle, scrittrice pistoiese di origine sarda, un anno fa con il suo “La scrittrice obesa” e ho sentito il desiderio di leggere questa sua opera precedente che mi ha affascinato per vari motivi. In primis perché è un commovente inno alla sua terra d’origine, la Sardegna, ai suoi straordinari paesaggi, alla sua lingua, alle sue tradizioni e agli eventi storici che hanno avuto luogo durante la seconda guerra mondiale ricostruiti perfettamente grazie all’escamotage dei capitoli che si alternano tra il 1943-1944 e il 2015; Salabelle sceglie di seguire, in parallelo, la storia di due famiglie, quella che fa capo a signora Generosa, al marito medico e alla sua numerosa prole e quella di Demy, di Felice e di Bella, non vi anticipo altro; soltanto alla fine si capirà il perché di questa scelta: bravissima!!! Complimenti per la dettagliata ricostruzione storica dei piccoli e grandi fatti di cronaca, purtroppo dolorosa, che sono accaduti sia in Sardegna che a Roma in quel periodo e per l’empatia, istintiva e travolgente, che fa provare a chi legge verso i/le suoi/e tanti/e co-protagonisti/e, soprattutto zia Demy di cui non possiamo non innamorarci subito: standing ovation!
Daniela Domenici
Il link alla recensione su Daniela e Dintorni: https://tinyurl.com/49hnmutx
Laureata in Lettere Moderne all’Università Cattolica di Milano, ha insegnato per diversi anni Italiano, Storia e Geografia nelle scuole medie di Varese e provincia. Ha collaborato, con articoli letterari, a “La Prealpina del Lunedì”, “Il Corriere del Verbano”, “La Città Magazine”, “Il Corsivo di Lecce” e “L’Unione Sarda”. È autrice di numerose opere di narrativa tra le quali le biografie romanzate Fausta Cialente. La triplice anima (Interlinea, 1998), La grande torre. Vita e morte di Dino Buzzati (Manni, 2002), L’istante magico (con Alice Guerrieri, Elison Publishing, 2015), sulla vita del pittore Giuseppe de Nittis, vincitore del Premio Nabokov per inediti nel 2014, i romanzi storici Le luminarie (Besa, 2005), incentrato sulla vita di Isabella de Capua Gonzaga, e Il segreto dell’estofado de oro (Palabanda, 2019). È anche autrice delle raccolte di racconti Memorie del labirinto (Manni, 2002) e Frontiere. Racconti di confine (Ensemble, 2020), del racconto lungo Treni in transito (Manni, 2004), della silloge di poesie Il cinema del prigioniero (Ensemble, 2022). Con Arkadia Editore ha pubblicato Soldamore (2009), Dal primo alla zeta (2011) e Il visconte che amava i gelsi (2024).