Settimana intensa per ‘ViaConvento’, che in questa occasione… raddoppia! Non una, ma ben due iniziative, con il consueto obiettivo di stimolare la curiosità e il desiderio di conoscenza dei cittadini, puntando con convinzione sugli autori locali e sulla letteratura sarda. Un nuovo appuntamento della manifestazione si terrà venerdì 14 giugno 2024, alle ore 18:00con la presentazione del libro “Succede l’imprevedibile” Di Giorgio La Spisa. In questa occasione, presso l’Ex Convento dei Cappuccini, dialogherà con l’autrice Lucia Cossu, e interverrà Valentina Loi. Il libro (Arkadia editore, 2024): Mentre nel mondo infuria la guerra, un soldato e una ragazza si incontrano per caso nei pressi della fontana di una cittadina situata tra il mare, una grande laguna e le tortuose strade di montagna che conducono a Cagliari. Da questo momento in poi fatti, persone e scenari saranno indissolubilmente intrecciati in un’era di ferro e di sangue. Le vite dei due giovani, le loro speranze, i progetti e i sogni che li accompagnano diventano il filo conduttore di un’esistenza che cerca il bene e la gioia in un momento travagliato e pieno di incognite. Gioia, dolore, stupore, disillusione, tutto si mescola in un vortice che accompagna giorno dopo giorno i protagonisti. Ma tutto è sorretto dalla speranza, che apre su ogni evento un orizzonte in cui una luce illumina e conforta. In un arco temporale che si estende fin quasi ai giorni nostri, seguiamo le vicende di un gruppo compatto di personaggi che aderiscono, attimo per attimo, al proprio destino.
“Questa storia è un inno d’amore per la terra sarda e in particolare per Cagliari, per i suoi paesaggi, per ciò che ha dovuto subire durante i bombardamenti. Le distruzioni e le successive ricostruzioni, la povertà, la volontà e la forza di reagire agli stenti, alle calunnie, alla fatica di portare avanti l’essenziale quotidianità di quegli anni. Merita complimenti anche il corretto stile narrativo, molto ricco e vario, una perla davvero rara.”
Daniela Domenici
Giorgio La Spisa è nato a Cagliari nel 1957. Sposato, con tre figli, ha lavorato nel servizio ricerche del Consiglio Regionale della Sardegna, subito dopo la laurea in Giurisprudenza. Contemporaneamente, impegnato in attività culturali e sociali, fu attivamente impegnato nella politica sarda. È stato consigliere comunale, provinciale e regionale, assumendo incarichi istituzionali e di governo. Al termine di questa esperienza è tornato a ricoprire il ruolo di arbitro di consiglio per poi concludere la carriera come Direttore Generale del Comune di Cagliari. La passione per la musica, la poesia e la letteratura lo ha accompagnato in tutti gli anni di impegno giuridico e amministrativo, come un tessuto connettivo che anima l’azione. “L’imprevedibile accade” segna il suo debutto nella narrativa. La presentazione del libro si terrà nella Sala degli Affreschi al primo piano dell’ex Convento dei Cappuccini in via Brigata Sassari. L’ingresso è gratuito e non è necessaria la prenotazione.
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<< È stato utile, quindi, rileggere con gusto tutte le opere del Premio Nobel e s scoprire che Grazia Deledda documentò con largo anticipo una cucina “regionale” ignorata dalla storia ufficiale. Le citazioni gastronomiche che riempiono le sue opere proseguono fino alle pubblicazioni postume, del 1938; le abbiamo cercate e raccolte, per tramandare quell’immenso sapere che non può essere dimenticato. Nella convinzione che il potere della letteratura sia quello di amalgamare mito e realtà, di restituire in strenue righe concetti e gesta che sono e fanno la storia. >>
Il 14 Giugno in tutte le librerie uscirà il libro “Grazia Deledda e il cibo” – Arkadia Editore, a cura di Giovanni Fancello e Sara Chessa.
Quello sopra è un piccolo estratto dalla prefazione di Giovanni Fancello, in cui liberamente l’autore lascia trapelare – oltre alla propria formazione ed esperienza da storico gastronomico e della gastronomia della Sardegna – anche una appassionata dedizione alla cultura in generale, alla scelta di sapere al fine di divulgare un messaggio che sia quanto meno simile a quello della Deledda: non perdere le radici di noi stessi, lasciare tracce sparse della nostra cultura in tutte le sue sfaccettature e che ne disegnino una identità definita.
Un viaggio singolare tra letteratura e cibo, tra curiosità poco conosciute e tavole imbandite nei romanzi della grande scrittrice sarda.
Un racconto intenso e ricco di richiami racchiuso nelle pagine di un libro che ripercorre con dovizia di citazioni e rimandi le vicende “culinarie” presenti nella vasta produzione letteraria di Grazia Deledda ma non solo. Una lunga e intensa carrellata di piatti, ricette, aneddoti e tanta storia che ricostruiscono, passo dopo passo, le vicende gastronomiche dell’isola partendo dagli albori per giungere ai giorni nostri. Con un occhio di riguardo, ovviamente, a quella che fu la “contaminazione” dei cibi e del mondo della produzione agricola o dell’allevamento nei libri della vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura. Un viaggio unico tra letteratura e gastronomia, tra curiosità poco conosciute e tavole imbandite, tra materie prime ed eccellenze, il tutto condito con un continuo confronto con l’opera di Grazia Deledda.
Grazia Deledda attraversa il mondo della gastronomia sarda, per rinsaldare concetti e restituire storia, cultura e dignità a un’ancella da sempre considerata inferiore e al solo servizio del nutrire e della sopravvivenza.
Nelle sue opere Grazia Deledda non riporta solo concetti gastronomici generici, utilizza il linguaggio letterario per immergersi nella realtà che la circonda, per restituire con semplici parole modi di dire, usi, ricette, una cucina sarda povera, arcigna e sconosciuta, densa di dignità e cultura.
La Sardegna e la sua cultura- gastronomica e non – diventano la chiave per ritrovare le nostre origini, la nostra quotidianità, il nostro tramandare con naturalezza gesti, espressioni e finanche unità di misura. Il racconto di Giovanni Fancello e Sara Chessa, attraverso il mondo e le parole di Grazia Deledda, rappresenta non soltanto la grandezza e la profondità di una terra messa da parte per troppo tempo, bensì soprattutto una chiara analisi del mondo moderno in cui
“cucinare non è più un gesto quotidiano”.
GIOVANNI FANCELLO
Giornalista, scrittore, gastronomo, Prefetto per la Sardegna per l’Accademia Italiana Gastronomia Storica aigs, scrive su “Taccuini Storici”. È stato Ispettore per la guida nazionale “Espresso Ristoranti” e collaboratore del quotidiano “La Nuova Sardegna”. Cura la rubrica “Appunti di Cucina” per la radio Fizzshow; è autore del blog internazionale Foodclub.it. Ha pubblicato, tra gli altri, Sabores de Mejlogu, Sardegna a Tavola, Pasta: storie ed avventure di un cibo tra Sardegna e Mediterraneo, Le Sagre della Sardegna tra il sacro ed il profano. Ha partecipato alle antologie Back to Sardinia. Sulle tracce di Lawrence, Cent’anni fa arrivò Lawrence e 130 anni de La Nuova Sardegna. Ha collaborato alla realizzazione di Pesce povero, ricchezza in cucina, Spezie, colori e sapori in cucina, Erbe selvatiche, Sa Mandra, l’agnello e le ricette della tradizione, Pani tipici della tradizione algherese, Mandigos de connotu. Cibi della tradizione. Per Arkadia ha pubblicato Durches e partecipato all’antologia Giganti di pietra.
SARA CHESSA
Laureata in Scienze e tecniche psicologiche dei processi cognitivi, sta proseguendo il suo percorso con lo studio delle neuroscienze, concentrandosi sulla comprensione della mente umana con una particolare attenzione al legame con gli animali d’affezione. Appassionata lettrice è stata catturata dall’opera di Grazia Deledda per la prospettiva unica con cui la scrittrice rappresenta la Sardegna.
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Francesca Brunzo
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Proseguono gli incontri a tavola con personaggi di spicco della cultura alla Fattoria sociale Montepacini in contrada Molini di Fermo. Il centro didattico laboratoriale per ragazzi diversamente abili diretto da Marco Marchetti ospiterà infatti una due giorni all’insegna scrittura creativa che stimolerà mente e palato. Sabato 8 giugno il primo appuntamento della cena con Paolo Restuccia. Lo scrittore e autore radiofonico celebre per il programma Rai Radio 2 “Il Ruggito del Coniglio” presenterà l’ultimo volume dal titolo “Il sorriso di chi ha vinto”, racconto thriller del crimine ambientato a Roma sulle tracce di due giovani ragazze scomparse. Altro scenario quello di domenica 9 giungo con il pranzo sull’aia. Da un’idea della scenografa Rai di origini fermane Loredana Zampacavallo, la fattoria sociale intratterrà i commensali con lo spettacolo “Pisellandia”. Ciascun menù completo al costo di euro 30 è a cura dello chef Aurelio Damiani accompagnato ai fornelli da Mafugi Hydara. Info e prenotazioni: 333.4401518 www.montepacini.com
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Sinossi:
C’è un forte filo conduttore che unisce i racconti che compongono questa raccolta. I protagonisti sono persone che cercano un proprio posto nel mondo senza comprendere fino in fondo quale sia la strada da percorrere. A volte sono in cerca di un lavoro che dia senso a una vita di sacrifici, come in Limonium vulgare, altre volte invece stanno cercando un luogo che li isoli dal resto del mondo e gli permetta di rinforzare legami che si erano allentati come nel racconto Il vecchio in bicicletta. Alcuni hanno perso la luce della ragione, altri sanno che una scelta può salvarli dalla prigionia che si sono autoimposti. Ciò che li spinge ad andare avanti è la consapevolezza, spesso anche solo la speranza, che a pochi passi ci sia qualcosa che porti equilibrio nelle loro vite e le faccia risplendere, qualcosa che tolga loro di dosso la sensazione di essere gli unici a camminare con un passo lento mentre tutti gli altri stanno correndo. “Un posto difficile da raggiungere” osserva queste ricerche spasmodiche da angolazioni diverse, in scenari che dal quotidiano si spingono a sfiorare il surreale e l’horror.
Biografia:
Gianluigi Bodi. Nato nel 1975, ha vissuto a Cavallino-Treporti (Venezia) fino a che non si è trasferito in provincia di Treviso nel 2009. Lavora all’Università Ca’ Foscari del capoluogo lagunare, nella quale si è anche laureato in Lingue e letterature straniere. Nel 2013 ha fondato il blog letterario “Senzaudio”. Nel 2015 ha vinto il concorso indetto dal festival letterario CartaCarbone con il racconto Perché piango di notte. È stato inoltre finalista nel 2018 e nel 2021 al contest “8×8, si sente la voce”. Da allora ha continuato a scrivere e i suoi racconti sono apparsi su “Il primo amore”, “Pastrengo”, “Altri Animali”, “Narrandom”, “Malgrado le Mosche”, “Rivista Blam!”, “Spaghetti Writers”, “Ammatula”, “Spazinclusi”, “Crack” e su altre riviste letterarie sia digitali sia cartacee. Nel 2020 un suo racconto breve è stato incluso nella raccolta I giorni alla finestra (Il Saggiatore). Ha curato le antologie Teorie e tecniche di indipendenza (VerbaVolant, 2016) e Hotel Lagoverde (LiberAria, 2021). Un suo scritto è stato inserito in Ti racconto una canzone (Arcana, 2022). Collabora con il sito web del Premio Comisso sul quale tiene la rubrica “Venetarium”.
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Da quando la poesia ha trovato la strada per uscire dal guscio nel quale era stata “forzatamente” rinchiusa nell’età adolescenziale, e lì rimasta per un trentennio, il desiderio, creatura fiera, potente, rivoluzionaria del nostro Io più profondo, è stato l’armeggio dominante che, vieppiù, affinatosi nel tempo, ha dato ad Andrea Magno la spinta a cercare, a creare immagini, rimandi, ricordi, figure dentro il suo universo…..che assomiglia tanto al nostro, diremmo meglio, alla nostra parte femminile quanto a quella maschile di ognuno di noi.
E poi la bellezza della poesia vive nell’incontro, nell’evento che per magia si genera fra la mente del poeta, nel dare la forma a quelle pulsazioni tradotti in versi, e l’incrocio con la mente dei lettori in quell’impatto. Si perché questo evento si verifica quando “quel verso”, “quella espressione poetica”, proiettata in immagine, assomiglia moltissimo a quella stessa che al lettore è balenata in mente in qualche fugace occasione, che ha accarezzato o cullato in qualche momento creativo, ma che era rimasta lì, “appesa”, senza trovar quiete. Adesso ritrovare quei versi, in un contesto poetico, è come una magia che ruba l’anima e la mente. Tutto questo rende questo incontro/evento “speciale”. Grazie Andrea non bisogna aggiungere null’altro. Basta scorrere e ripercorre i suoi versi. Poi da sempre l’insularità che Andrea avverte, sente, in modo particolare, trova riscontro nel bisogno che alberga dentro di noi, ci rende unici, cioè quello, a modo nostro, di sentirci Isole. Un altro elemento che caratterizza in maniera particolare la poesia di Andrea è quello di non fare sconti a nessuno, a partire da se stesso. Punta dritto al verso sclerotizzato, puro, ma pregno, vero, efficace. Tale è e dev’essere il poeta: libero da ogni schema, senza condizionamenti, libero da preconcetti di qualunque natura. Fra gli altri, ci sono dei passaggi, dei rimandi forti (e sono tanti!!!), veri pugni allo stomaco che il poeta assesta prima a se stesso ed poi al lettore. Sono quelli quando Andrea tira in ballo Dio. In un primo momento sembra quasi come a volerne prendere le distanze, a guardar bene è come se volesse tirarci dentro il concetto, d’impatto, a forza.
“Solo silenzio”
Accade
di restare a guardare
dietro i vetri della finestra
il dolore in strada,
e dio
che sta sempre
nella stanza accanto
resta a guardare anche lui.
“Noli mi tangere”
Nessun dio
accarezza terra
spargendo miseria
Per noi, questi momenti altro non sono che lo sforzo, “il conatus” che compie l’intelletto per risalire verso un desiderio di Bene, comunemente inteso, non soggettivo, capace di compensare quell’anima che quello slancio ha compiuto o sta compiendo. Potremmo parlare di questo bisogno dell’anima, a cominciare da quella di Andrea, verso quella ricerca del Vero, del Bello, del Giusto, in sé, che in tanta pars riscontriamo dentro i suoi versi. Come se ci fossero delle soglie alle quali il pensiero di Magno ci trasporta per poi lasciarci la libertà di una scelta da compiere. I versi, le parole possono diventare suoni e si sa quanta potenza ci possa essere dentro certe vibrazioni e suoni fantastici. Perché, come si sa, la fantasia non si fa dominare dal libero arbitrio. La lirica, Una gabbia, appunto, ha ispirato questo quadro dell’artista Antonio Minerba. Come a dire che la musicalità della espressione dei versi di Andrea può aprire squarci di luce nell’animo delle lettrici e dei lettori e portali ad immagini ad esse collegate. Poi, sganciate dalla nostra volontà percorrono vie di libertà cui il poeta non pensava di doverci o poterci condurre. La loro scaturigine ha una medesima fonte: la ricerca della libertà, del piacere e del sogno (vedi link a seguire), universalmente inteso.
“Amar senza misura”
ma di te vento, adoriamo
il tuo portarci leggere
fin dove eravamo mai state,
resteremo un attimo in silenzio
– forse ci aiuterà a capire
il tuo sussurro –
ascoltando quel che c’è sfuggito
nel cercare la felicità.
Mutuando un pensiero già espresso potremmo dire: “Cercare la felicità è difficile quanto cercare la bellezza”.
Salvatore Spallina
Il link alla recensione su Suonidelmondo: https://tinyurl.com/23nrwc5v