Bologna


FINO ALL’ISLANDA PER SCRIVERE IL CASO LETTERARIO DELL’ANNO

Aprii la porta e mi trovai davanti a me stesso. Era un me stesso più vecchio di una decina d’anni, con le basette brizzolate e le borse sotto gli occhi più accentuate. Per il resto era vestito uguale a me. Uguale a me quando uscivo di casa, intendo, perché a quell’ora ero ancora in mutande.
Ciao, mi disse.
Ciao, risposi
Vengo dal futuro con un almanacco per vincere le lotterie dei prossimi vent’anni. Così diventerai ricco, e io vivrò da ricco nel futuro.

Se la me del futuro arrivasse chissà per quale stregoneria con la soluzione definitiva alla precarietà della mia vita, probabilmente le ridirei in faccia. E di fatti, la reazione di Leifur – protagonista de Il caso letterario dell’anno che apre la collana Senza rotta della casa editrice Arkadia – è un po’ la stessa. In fondo sembra proprio una battuta da una persona con un discreta cultura cinematografica, ma non vi preoccupate: Leifur ha già visto Ritorno al futuro. Ovviamente anche Marco Visinoni.

Dopo l’incredulità iniziale Leifur accetta, e tenta. D’altro canto, se sei uno degli esponenti di una generazioni di trentenni che tira a campare con tante incertezze e poche speranze, cosa hai da perdere?

Leifur vive in una Bologna scanzonata; di professione vorrebbe fare lo scrittore, ma all’attivo ha un libro pubblicato ottenendo un modesto riscontro e un romanzo a cui da anni non riesce a dare un finale.  Sopravvive, tra una donna e l’altra, vendendo spunti narrativi, idee pronte per l’uso ad altri aspiranti scrittori. L’arrivo dal suo sé del futuro lo salva, in pratica, prima che dalla povertà, dalla noia.

Con in mano l’Almanacco ci avventuriamo in una Bologna eccentrica, condita da situazioni e personaggi che richiedono più volte la sospensione della credulità – e noi lettori siamo anche ben lieti di concederla. Tra lotterie dai nomi cinici e irriverenti, come Fanculo i poveri e Mai più pezzenti, incontriamo anche Boris, un nano ossessionato da una pelliccia rosa e con una dote particolare per lo scassinamento di porte, che diventa prima complice e poi compagno di avventura. Leila è il terzo membro del gruppo, ragazza “sfaccettata” che compra da Leifur proprio uno dei suoi soggetti. Con la somma riscossa grazie alle vincite i tre decidono di imbarcarsi in un sorta di pellegrinaggio spirituale, un viaggio a ritroso nelle origini di Leifur in Islanda.

Da club privati e situazioni dalle tinte noir, a un’Islanda rarefatta, meravigliosa e rivelatrice. Il viaggio improvvisato si rivela ricco di sorprese; anche questa volta strampalate, però necessarie e illuminanti. Il libro di Visinoni in fondo è molto breve (appena 140 pagine) eppure molto denso, pieno, sempre puntuale. Lo stile è coincitato e incalzante, tanto da venire subito travolti dal tornado di vicende che travolge Leifur e avere difficoltà a chiuderlo se non proprio alla fine. È un libro divertente che trova punto di forza anche nella costruzione e caratterizzazione del suo mondo: si parte da una citazione importante, come Ritorno al futuro, e ne seguono altre. Bologna diventa covo di figure grottesche: poliziotti esagerati e caricaturali, ricompense improbabili e privé alla Eyes Wide Shut. Marco Visinoni pesca dalla realtà e da un immaginario anche già visto, mischiando il tutto in modo autentico, equilibrato; con una penna sempre capace e brillante.

Una lettura breve e umoristica, quindi, ma in cui non mancano motivi di riflessione su più piani. Che esiti hanno le nostre scelte? Quali conseguenze possono generarsi? Anche il ritorno al passato del Leifur del futuro d’altro canto inclina, seppur lievemente, la vicenda attesa. Ed è proprio il confrontarsi con gli effetti immediati delle proprie decisioni che genera in Leifur una presa di coscienza sul percorso della vita che ha affrontato e quello che ha davanti.

Poi c’è una provocazione, neanche troppo nascosta e rivelata forse in parte a partire dal titolo: Il caso letterario dell’anno che strizza ironicamente l’occhio a un possibile lettore e che allo stesso tempo critica quel tipo di editoria che vive di fascette, numeri con tante cifre per coprire contenuti inutili se non addirittura inesistenti. Leifur, in fondo, come si vuole realizzare? Che tipo di scrittore vuole essere?

Martina Neglia



Marco Visinoni – Il caso letterario dell’anno

Di Marco Visinoni lessi anni fa il suo libro su come diventare uno scrittore di successo e mi ero divertito molto. Al punto da scambiare qualche parola con lui su Twitter. Ne è passata di acqua sotto i ponti, ora Marco Visinoni esce con un nuovo libro e mi sembra di poter dire che rispetto al saggio precedente ha mantenuto una certa coerenza. Anche in questo libro non si contano i buoni suggerimenti.

In breve. Non è importante la qualità di quello che uno scrittore produce è importante che quello scrittore sia famoso (qualsiasi cosa significhi) e che faccia parlare di sé. A me pare che sia questa la triste conclusione a cui arriva il protagonista di questa storia. Quel Leifur che vive a Bologna, ha scritto un libro di modesto successo intitolato “Uno” e poi si è incagliato in una serie di romanzi iniziati e mai terminati. Leifur che vende idee per romanzi agli altri aspiranti scrittori, ma che dice di non saper più scrivere. Fa una vita normale quest’uomo amante dell’Unicum e incapace di portare avanti una relazione a lungo termine.

Poi all’improvviso suonano alla porta e Leifur si trova davanti a se stesso. Il se stesso di un po’ di anni dopo venuto dal futuro con un almanacco pieno dei risultati delle lotterie. Ora vi confesso due cose, anzi tre. La prima è che ciò che avete letto non è uno spoiler. Succede nella prima pagina del romanzo. La seconda è che lo so io, lo sapete voi e lo sa anche l’autore, l’almanacco l’hanno già usato in “Ritorno al futuro” e la terza è che siccome credo di aver visto “Ritorno al futuro” almeno un centinaio di volte (e lo riguardo ogni volta che lo danno in TV) avevo il timore che Marco Visinoni me lo rovinasse. Però non è successo. Quindi non devo uccidere nessuno.

La storia parte da qui e ci porta da Bologna all’Islanda, dai pub felsinei al club dove Leila  mostra le sue doti da dominatrice, da Boris a Jack Nuance. Già, Leila. Uno si innamora anche solo a sentirla descrivere. Ha scritto un libro di grande successo con un contenuto molto molto striminzito. Boris, detto il matto del porto non abbandonerà mai per tutto il libro l’aura del personaggio utilizzato come espediente comico, uno scarico dalla tensione, ma verso la fine compie un passo, un’evoluzione funzionale alla crescita di Leifur.

Quindi, chiederete voi, è questa la storia di uno scrittore che ha smarrito l’ispirazione e che poi la ritrova? Può essere, se guardi da molto vicino. Se ti sposti di qualche passo e consideri il quadro generale “Il caso letterario dell’anno” è, a mio modestissimo parere, una critica all’editoria così come è progettata ora. Non tutta, ci mancherebbe, solo quell’editoria che non pubblica scrittori ma fenomeni. Quell’editoria che prima di accettare un manoscritto conta i like, i follower, guarda la faccia dell’autore e dell’autrice e decide se di quel materiale riuscirà a farne un’icona. Quell’editoria che spesso sfocia nella creazione di fascette apocalittiche che ti spiegano che il libro ha venduto settemila miliardi ci copie e che se non lo compri anche tu l’inferno spalancherà le sue porte e ti accoglierà.

A me pare che questo libro racconti questo. Si arriva fino in fondo, ma se pensi alla gloria, ai soldi, forse nulla di tutto questo vale veramente la pena di essere vissuto. A me sembra che Leifur, verso la fine lo capisca. Si può anche non scrivere. A meno che scrivere non sia la cosa che ti dà più gioia al mondo. In quel caso, martellate sulla tastiera come non ci fosse un domani.

Gianluigi Bodi



Vale la pena, quel nome in copertina? 

In effetti, se sei qui devo dedurre che non avrò mai successo come scrittore.

Domanda, fatta col senno di poi: è questo che desideravi? O meglio ancora, con l’ineffabile crudeltà di chi gode a rigirare il coltello nella piaga: ne valeva davvero la pena?

Quante altre domande, altrettanto impietose, ci sarebbero. Però mi fermo qui. Tanto è solo per dire che è un gioco maledettamente serio quello che ci propone Marco Visinoni con Il caso letterario dell’anno, prima notevole uscita della collana Senza rotta che Marino Magliani cura per la casa editrice Arkadia. Maledettamente serio, malgrado l’inventiva della trama e l’immaginario pop, l’overdose di ironia e le volte che non sai se indugiare per goderti la scena o se proseguire per veder come andrà a finire.

Maledettamente serio: e forse proprio per tutto questo.

Da una parte ecco lo scrittore – o l’ex scrittore – da giovane (o da quasi giovane), che trascina le sue giornate più o meno come un universitario fuori sede e fuori corso, storie di bar e di letto, una casa che è un disastro e i conti che non tornano più. Qualcosa cova sotto la cenere, ma non c’è più fiamma, tanto vale mantenersi vendendo buone idee per libri di altri.

Dall’altra parte ecco il suo io futuro che un giorno bussa alla porta e dal futuro porta qualcosa che potrà cambiare il suo presente: e quindi anche lo stesso futuro. I biglietti per vincere alla lotteria, per esempio, ma con essi anche la possibilità di mettere il proprio nome e cognome sul caso letterario dell’anno.

Tante saranno le cose che succederanno e non sarò certo io a raccontarvele. Però è da quando ho terminato questo libro che mi gira per la testa l’idea della macchina del tempo, messa in movimento non per scoprire altre epoche e altri mondi ma per ritrovare la nostra vita e cambiarla. Ci penso e penso al mio io futuro che bussa alla porta e mi cambia le carte in tavola: ipotesi inquietante, persino se le nuove carte fossero migliori.

Un best-seller per esempio, il tappeto rosso della fama letteraria, con un bel conto in banca per di più. Assai più di uno specchietto per le allodole. Però poi quella macchina del tempo mi sembra come un’astronave capace di cogliere con un solo colpo d’occhio la vita intera, tutta la vita che ci è data.

E allora sì che c’è quella domanda – e le altre che ne discendono. Mica solo perché siamo in tempi in cui si legge poco ma tutti smaniano di essere pubblicati. Non è solo questione di vanity press, come la chiamano gli inglesi. Piuttosto, conta davvero quel nome e cognome in copertina?

ps: di questo ottimo libro dovrei dire molte altre cose, per esempio che dentro c’è un viaggio in Islanda. Dimostrazione, tra l’altro, che Visinoni non viaggia solo nel tempo, viaggia anche nel nostro mondo: e che dentro il nostro mondo sa raccontare altri mondi.

Paolo Ciampi



Arkadia: “Il caso letterario dell’anno” di Marco Visinoni inaugura la nuova collana di narrativa, Senza rotta

PARMA – “Aprii la porta e mi trovai davanti a me stesso. Era un me stesso più vecchio di una decina d’anni, con le basette brizzolate e le borse sotto gli occhi più accentuate. Per il resto era vestito uguale a me. Uguale a me quando uscivo di casa, intendo, perché a quell’ora ero ancora in mutande. 

Ciao, mi disse.

Ciao, risposi”. 

Ritorno al futuro: ciò che si palesa davanti agli occhi di Leifur, in quel monolocale dissestato di via Boldrini 3 a Bologna, è la propria immagine deformata dal tempo, ma non troppo mutata. Come in una scena inflazionata e poco geniale, l’uomo arriva con l’Almanacco dei risultati delle lotterie di tutti gli anni a venire e sprona il giovane a tentare la fortuna per mutare le sorti del futuro. Cinico e refrattario, il ragazzo non trova in quell’invito nulla di davvero esaltante; Leifur è sulla soglia dei trent’anni, vive – tra una donna e l’altra – come se ne avesse diciotto tentando di concludere un romanzo già da troppi anni. E tutto ciò pare gli stia bene. Ma il futuro non si dà per vinto e spiana un cammino tutt’altro che prevedibile. Il caso letterario dell’anno, libro di Marco Visinoni pubblicato da qualche settimana da Arkadia Editore nella nuova collana Senza rotta, è un romanzo che esplora nuove rotte narrative muovendosi tra i vicoli di Bologna e le strade deserte dell’Islanda.

Leifur, annoiato e rassegnato, accetta la scommessa del suo futuro e, insieme all’improbabile Boris, comincia a giocare alle lotterie solleticando la fortuna. Le cose si mettono bene: qualche vincita, l’incontro con la sensuale Leila, la decisione di Boris di non pretendere altri soldi che quelli per una pelliccia fucsia e una piccola sicurezza economica mai avuta prima. Da qui può ripartire la vita di Leifur per cambiare le sue sorti; per farlo deve concludere il suo romanzo e per arrivare a ciò deve ripartire dalla nazione in cui è nato e da cui lo hanno strappato, l’Islanda.

Marco Visinoni con Il caso letterario dell’anno costruisce una storia parallela che viaggia tra un futuro distopico e un presente annoiato. Questo doppio filone, in un unico racconto, rende la storia continuo momento di evoluzione: il cambiamento del protagonista è un viatico attraverso tappe necessarie della crescita, in luoghi risolutivi e in momenti catartici. Il futuro – per Visinoni – è nuova opportunità, confronto, salvezza, risoluzione, perdono e obiettivo.

Giulia Siena



Il caso letterario dell’anno | Marco Visinoni

Che cosa fareste se un giorno il vostro io del futuro bussasse alla vostra porta e vi desse un almanacco con tutti i risultati delle lotterie degli anni a venire per farvi vincere milioni di euro e permettervi, quindi, di vivere da mantenuti? È proprio quello che succede a Leifur, trentenne di origini islandesi che vive a Bologna, e che se prima era uno scrittore promettente adesso si guadagna la pagnotta vendendo ad altri autori idee interessanti da sviluppare (lui non è più in grado). Aiutato da Boris, un nano con la pelliccia rosa, e da Leila, un’affascinante femme fatale, Leifur cercherà di azzeccare i risultati delle lotterie, senza però all’inizio riuscirci del tutto.

Il fottuto effetto farfalla. Che cos’è l’effetto farfalla? Il tuo io futuro è tornato a darti i numeri vincenti. Il problema è che tornando ha incasinato le cose. Mettendoti in moto ha spostato degli elementi che potrebbero sembrare impercettibili, ma uno più uno più uno più e anche i grossi eventi si modificano.

In più i tre compiranno un viaggio importante in Islanda, che permetterà a Leifur di conoscere i genitori e ritrovare una sorta di collegamento con le sue radici e il passato, elemento funzionale all’interno della storia perché sarà proprio questa avventura che gli spianerà la strada verso il successo editoriale, con la conclusione – finalmente creata – di un romanzo che aveva ormai messo da parte.

Il caso letterario dell’anno è un romanzo di Marco Visinoni edito il 21 giugno dalla casa editrice sarda Arkadia, ed è la prima pubblicazione della nuova collana di narrativa Senza rotta, curata da Marino Magliani e Luigi Preziosi. Come mi spiega Tania Murenu dell’ufficio stampa, «Senza rotta sarà dedicata al viaggio, inteso anche come esplorazione e sperimentazione letteraria attraverso modi nuovi di narrare e di raccontare storie. Il nostro essere, il rapporto con la natura, con noi stessi e con quanto ci circonda, esplorato senza rinchiudere le esperienze in un recinto di parole, ma rendendo le stesse protagoniste di un itinerario che, toccando vari generi e gli stili più diversi, ci aiuta a entrare più a fondo in ognuna delle esperienze che il quotidiano ci pone davanti».

E quello di Leifur è proprio un viaggio non solo fisico, come quello in Islanda, ma anche e soprattutto interiore. Il suo io futuro viene a risvegliarlo dal torpore, a fargli realizzare che ha buttato via la sua creatività letteraria, che sta passando il suo tempo a bere a trastullarsi con donne sempre diverse, mentre lui nel futuro non deve più scrivere una parola per vivere, i soldi non sono un problema ed è anche vestito bene. Visinoni, tramite questa storia, mostra che l’uomo spesso perde il contatto con la realtà, ed è questo che non gli permette di essere un attore all’interno della propria vita, ma solo uno che subisce, si adatta alle circostanze e sopravvive.

Con uno stile fluido e molto colloquiale Marco Visinoni ambienta Il caso letterario dell’anno in una normalissima Bologna dei giorni nostri, ma inserendovi elementi che fanno a cazzotti con questa normalità. Parliamo di personaggi ambigui come Leila, grotteschi come Boris, deforme, che s’impegna così tanto nella vincita delle lotterie non per i soldi, ma solo per l’orribile pelliccia rosa che si porta dappertutto e che dismette solo quando ormai fa troppo caldo per tenerla ancora su. E parliamo anche dei nomi di queste lotterie, Mai più pezzenti, Fanculo i poveri, che sono espressioni portate all’estremo proprio per creare un’atmosfera e un racconto di un certo tipo.

Dunque vi ripeto la domanda posta all’inizio: che fareste nella situazione di Leifur? Vorreste conoscere il futuro? Ne approfittereste?

Intanto, buona lettura!

Valentina Accardi



Arkadia Editore

Arkadia Editore è una realtà nuova che si basa però su professionalità consolidate. Un modo come un altro di conservare attraverso il cambiamento i tratti distintivi di un amore e di una passione che ci contraddistingue da sempre.

P.iva: 03226920928




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