Arkadia editore, 2023 – Anna Vallerugo mette insieme sei articoli e cinquantuno recensioni, scritture per la rivista e il portale di Satisfiction. Le recensioni vanno dal 2014 al 2021, non necessariamente in ordine cronologico.
Anna Vallerugo ha il dono di sapere scrivere per i libri degli altri, ma, si sa, diventa sempre più difficile che un collega o una collega a un certo punto non ti chieda: tu non pensi di scrivere un libro tuo, scritto da te? Detto. Fatto.
Senza nemmeno stare lì a dire che non mi sento ispirata, che forse so scrivere degli altri, ma non per me stessa. Con l’introduzione di Polo Melissi, condirettore di Satisfiction, la raccolta di sei articoli e cinquantuno recensioni pubblicate dal 2014 al 2021, ecco Satisfiction book. Una bellezza vertiginosa (Arkadia editore, 2023). Cosa può esserci di più soddisfacente degli elogi che arrivano a Vallerugo dal condirettore di Satisfiction, Paolo Melissi, che parla delle sue recensioni e dei suoi articoli con grande ammirazione, ricordando che l’articolo su La vita agra di Luciano Bianciardi fece in sole quarantotto ore quarantamila visualizzazioni su Internet. Le doti di Vallerugo sono la grande leggibilità, senza per questo impoverire lo scritto (e non è per niente facile), una capacità di sintetizzare i libri altrui facendo sembrare importante anche un libro italiano di un/una esordiente, di cui pochi hanno contezza e una innata dote di “andare per libri” invece che “andare per funghi”; la curiosità sincera di trovare tra i troppi libri pubblicati ogni anno, uno o cinquantuno che fanno la differenza rispetto a chi si accoda ai grandi editori per pigrizia.
Che poi spesso non è pigrizia, ma necessità e anche l’autrice ha scritto di quei libri, che però certo non metti in un florilegio di tue recensioni. Appunto ne La vita agra ci sono tutti i pregi di chi firma il pezzo e le qualità sono così ben dosate che alcuni del mestiere potrebbero dire: ma tutto qui? La catena di montaggio, il boom del capitalismo che diventò boom economico tout court, non è necessario citare quei tre o quattro autori marxisti, tra cui gli studiosi della Scuola di Francoforte? Ma no, perché la rete non conosce lentezza ed è preferibile più che balbettare, scrivere due righe dall’articolo: Per soddisfare i tanti “bisogni mai sentiti prima”, purtroppo c’è da pagare: in perdita di umanità. In conclusione, solo due sono le vie d’uscita possibili: soccombere alla nebbia dell’anima, alla luce cruda dei neon che illuminano male fabbriche e uffici al “ringhio sordo” del “milione e mezzo di formiche grigie, all’opacità.
Si percepisce l’alienazione e e la mancanza di un cambiamento radicale, ormai impossibile, senza usare parole desuete e soprattutto senza affollare la mente di nomi di scrittori che renderebbero l’articolo elitario e poco comprensibile.
Ma l’autrice ha quasi una funzione pedagogica conscia o inconscia che sia: far arrivare il più velocemente possibile la scrittura di La vita agra di Bianciardi senza rinunciare alla complessità, tenendo bene a mente di essere comprensibile a tutti, dai quindici anni ai cento anni e passa. Lo stessa dicasi per le recensioni, che hanno un unico difetto. Dal momento che non sono messe in ordine strettamente cronologico, bisognava forse scrivere la data di pubblicazione insieme alla casa editrice.
Ma non importa, perché Vallerugo aveva già deciso di dare peso e passione a romanzi soprattutto di piccole e talvolta medie case editrici. E facendo una scelta meditata, perché non ha mai scritto meno di cinque recensioni l’anno.
E anche sulle recensioni valgono le stesse qualità dell’autrice: la chiarezza espositiva, la leggibilità e il dono della sintesi che significa partire subito col romanzo o col racconto, senza divagazioni, una qualità che chi scrive le invidia molto, perché la divagazione spesso è anche il sistema per dire poco e della trama e dello stile.
Anna Vallerugo non ha paura delle parole, anche quando cerca di variare aggettivazioni o forma verbale. Ha i suoi preferiti, anche se è molta cauta con gli aggettivi, sa che spesso sono spirali da cui è difficile trovare il centro, ma sicuramente “salvifico” le piace molto, forse perché non può usarlo spesso e poi per i romanzi che hanno uno stile tagliente e asciutto, scrive che sembrano come quelli di Àgota Kristóf e quando vede l’eccellenza si butta non temendo la ridondanza, dice “splendido, bellissimo, meraviglioso”. Vallerugo è una donna pratica e una mamma, non ha le ubbie di certi recensori maschi che vivono solo di libri, di rimandi, di continue conversazioni di chi si attarda sul “significato di romanzo”, domandandosi se stia o no morendo lasciando spazio a una letteratura più diaristica, di analisi personale, di saggi alla maniera di Montaigne. Fare nomi degli scrittori e delle scrittrici presi in esame mi sembra piuttosto sciocco, perché sono tutti lodevoli e meritano attenzione. Quindi giusto qualche nome di scrittori/scrittrici che sembrano piacere a entrambi. Troviamo Patrizio Zurru (che, oltre a saper scrivere bene, è l’ufficio stampa di Arkadia), Roberto Saporito, Gianluca Barbera, Giorgio Ghiotti, Clara Sereni, Eva Clesis, Massimo Onofri e tanti altri. Parecchi non li conosco e devo provvedere. Un libro prezioso, pieno di malìe, di sapienza letteraria non esibita, di grandi emozioni. Troviamo esordienti che l’autrice tratta con lo stesso rispetto che si riserva a chi ha scritto molto. Il tutto unito da uno stile inconfondibile, di chi ama molto la letteratura ma al contempo anche la vita familiare. L’Anna Vallerugo touch.
Vincenzo Mazzaccaro
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“Un tuono e un’improvvisa raffica di grandine accompagnarono il finale della lettura. Appoggiai i fogli sulle ginocchia e restai seduto immerso nella luce spenta che filtrava dalle tendine bianche della finestra. Dall’articolo avevo ricavato soltanto un’informazione: la notizia di un nuovo romanzo, rimasto inedito, mi risultava.” In questi giorni, una spaventosa raffica di grandine ha pesantemente danneggiato la mia casa. Ma non stavo leggendo un libro. Una cosa simile invece mi capitò molti anni fa, alla conclusione della lettura del “Don Chisciotte”: chiudo il libro, mi appoggio allo schienale del divano come a riposarmi dopo una grande e bella fatica, e vedo la libreria di fronte a me ondeggiare: e come 47 anni prima, in Friuli, sento le urla della mia bisnonna. “L’è el teremot, l’è el teremot!” Vi presento e vi invito a leggere il nuovo romanzo di Massimo Cassani, “Nonostante le apparenze”, pubblicato da Arkadia Editore nella collana Eclypse, a partire da questo mio breve aneddoto, perché la narrazione di una vicenda plausibile, ordinaria, sicuramente affascinante per gli amanti della letteratura, dei libri e degli scrittori, è abitata da una serie di piccole scosse telluriche, di quelle che rilevano solo i sismografi. Di esse non si dice nulla al popolo, per non diffondere paura e preoccupazione, meglio lasciare tutti nell’ignoranza, meglio pensare che “Tutto è come sembra”, come recita il titolo del romanzo di un grande amico, ma…sarà la scelta migliore? Per i protagonisti di questo romanzo evidentemente no. Siamo a Milano, non molti anni fa, e Pietro e Giaco gestiscono una piccola realtà di produzione di documentari. Il loro rapporto di amicizia e professionale è consolidato, così come il matrimonio di Pietro con Eva, ma il sodalizio Pietro-Giaco inizia a mostrare qualche crepa, e i coniugi, #nonostanteleapparenze, sono sull’orlo del baratro, appoggiati a parapetti di zucchero filato. Il documentario cui stanno lavorando i due amici è molto affascinante, specie per un lettore appassionato: è scomparso uno scrittore, non si trova più da qualche anno. Si era ritirato dalla vita pubblica d’accordo, ma ora è proprio introvabile, e si pensa al peggio. Avete già pensato anche voi a chi vi rimanda questa storia? Già, proprio a lui. S. I nostri amici però vogliono raccontare la sua professione, le sue passioni, il suo rapporto con scrittura e letteratura, ma sarà davvero dura, nonostante le buone intenzioni evitare l’attrazione del mistero, specie dopo aver conosciuto la figlia, Giulia, un personaggio davvero intrigante. La perdita recente di un genitore per entrambi, Pietro e Giaco, complica ulteriormente le cose perché non possono lavorare con la mente così libera, non possono evitare di pensare alla scomparsa di Ettore Federico Bacca e limitarsi al suo scrivere. La perdita è parte della vita di molti degli attori di questo dramma, e le relazioni che tra loro si instaurano talvolta sembrano aiutarli, ma altre invece no. Pietro incontra Giulia più volte, il primo incontro non si rivela così facile, ma la ricerca di notizie, indiscrezioni, approfondimenti sulla vita del padre scomparso, moltiplica gli incontri, va trasformando la loro relazione, #nonostanteleapparenze, tutt’altro che zucchero filato. “Siamo noi che ci intestardiamo a inseguire i nostri desideri, o quelli che ci convinciamo essere i nostri desideri, quando poi invece le cose vanno come devono andare. Bisogna imparare dai surfisti, capito come? Sfruttare l’abbrivio delle onde, non sperare in onde diverse oppure, peggio, farsi travolgere.” Come ho già detto, il tema della perdita pervade questo romanzo: Giaco, improvvisamente abbandona Pietro, per il quale il colpo è molto duro, da knock out. Rimane inebetito, disorientato, non sa più semplicemente dove andare a parare. La sua vita viene completamente messa in discussione. What if? E se fosse successo tutto questo anche a Ettore Federico Bacca? Pietro è così addentro alla storia dello scrittore scomparso da aggrapparsi ad essa, e tirarsi su, ha un obiettivo molto serio che vuole raggiungere a tutti costi, ha preso un impegno. Ad un certo punto la sua determinazione pare attrarre le persone a sé, suo padre (ex-giornalista), Giulia, e non solo. Pietro sente di potercela fare, nonostante le banalità quotidiane, le stupide abitudini, i falsi rispetti umani, le relazioni ipocrite, ma qualcuno gli rema contro, #nonostanteleapparenze. Molto interessante, attraente e ben costruito, l’intreccio che si va gradualmente intensificando e nello stesso tempo svelando con lo sfogliare delle pagine, portandoci al traguardo solo all’ultimo giro, come i grandi scrittori. Mi è piaciuta molto questa lettura, o meglio questa scrittura, di tono pacato, ma resa frizzante dai dialoghi delle numerose relazioni interpersonali. Spesso si definisce un romanzo, “corale”, io definirei questo romanzo di Massimo Cassani, relazionale. E non solo per i tanti rapporti narrati, ma perché narrandoli con maestria viene a galla la natura profonda delle relazioni stesse, la loro verità intrinseca. Complimenti a Massimo Cassani, e grazie ad Arkadia Editore che mi ha permesso di conoscere un nuovo autore che arricchisce il mio bagaglio di buone pagine. E sì, questo libro mi ha fatto pensare a Salinger.
Buona lettura.
Claudio Della Pietà.
“Mi diressi verso la circonvallazione esterna senza una meta, con il solo intento di guidare finché i frammenti di pensieri non si fossero posati da qualche parte.”
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Giovanna la Pazza
Indomabile. Il romanzo di Giovanna la Pazza
Giovanna. La regina ribelle
Le rose di Cordova. Giovanna di Castiglia, follia e tradimento
Un enigma della storia
In questa raccolta troverai una selezione di libri incentrati sull’enigmatica figura di Giovanna di Castiglia, spesso ricordata come “Giovanna la pazza”. Questi volumi approfondiscono la vita e le lotte di Giovanna, fornendo diverse prospettive sul suo ruolo nella storia.
Di cosa parlano i libri su Giovanna la Pazza?
Il primo libro presenta una biografia dettagliata di Giovanna, figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, che trascorse gran parte della sua vita confinata nella Fortezza di Tordesillas. L’autrice ricostruisce il suo profilo, narrando il viaggio di una regina infelice che ha resistito al dominio maschile e ha navigato nel complesso panorama politico dell’Europa. Questo libro funge da testo fondamentale, offrendo una comprensione completa della vita di Giovanna. Una narrazione contrastante emerge nel secondo libro, un romanzo storico che dipinge Giovanna come una giovane donna sensibile e intelligente che si ribella al rigido dominio della madre. Sullo sfondo di conflitti religiosi e lotte di potere, questo libro coglie la determinazione di Giovanna a lottare per la giustizia, presentandola come una donna in anticipo sui tempi. Il terzo lavoro, un volume conciso, si concentra sui contrasti e sulle complessità di Giovanna. Esplora il suo ruolo in un mondo dominato dagli uomini, le sfide che ha dovuto affrontare e le sue caratteristiche uniche che hanno affascinato coloro che la circondavano. Questo libro approfondisce la personalità di Giovanna e le sue interazioni con le figure chiave della sua epoca. “Le rose di Cordova” esplora ulteriormente la vita di Giovanna, sottolineando la sua natura ribelle e imprevedibile. Questo racconto storico accompagna i lettori attraverso il suo viaggio da un matrimonio combinato alla ricerca dell’amore appassionato, facendo luce sulle intricate relazioni all’interno della sua famiglia e oltre. Tra queste esplorazioni biografiche, la raccolta presenta anche un testo più breve e intrigante che svela un enigma della storia. Questo libro, scritto da Karl Hillebrand, presenta un’ulteriore dimensione all’eredità di Giovanna, aggiungendosi alla diversità di prospettive in questa raccolta.
Lista dei migliori libri su Giovanna la Pazza su Amazon
Qui sotto la top list dei 5 migliori libri su Giovanna la Pazza che si trovano su Amazon versione italiana:
1.Giovanna la Pazza
Titolo: Giovanna la Pazza
ISBN-13: 978-8804677956
Autore: Edgarda Ferri
Editore: Mondadori
Edizione: seconda (10 maggio 2017)
Pagine: 284
Recensioni: vedi
Formato: copertina flessibile
Prezzo: 14.25 EUR su Amazon.it (al 05/08/2023 22:09 CEST – Avviso)
2.Indomabile. Il romanzo di Giovanna la Pazza
Titolo: Indomabile
Sottotitolo: Il romanzo di Giovanna la Pazza
ISBN-13: 978-8842933588
Autore: Alexa Hennig von Lange
Traduttore: Roberta Zuppet
Editore: Nord
Edizione: 15 aprile 2021
Pagine: 272
Recensioni: vedi
Formato: copertina rigida
Prezzo: 17.10 EUR su Amazon.it (al 05/08/2023 22:09 CEST – Avviso)
3.Giovanna. La regina ribelle
Titolo: Giovanna
Sottotitolo: La regina ribelle
ISBN-13: 978-8868511913
Autore: Pietro Maurandi
Editore: Arkadia
Edizione: 21 marzo 2019
Pagine: 120
Recensioni: vedi
Formato: copertina flessibile
Prezzo: 13.00 EUR su Amazon.it (al 05/08/2023 22:09 CEST – Avviso)
4.Le rose di Cordova. Giovanna di Castiglia, follia e tradimento
Titolo: Le rose di Cordova
Sottotitolo: Giovanna di Castiglia, follia e tradimento
ISBN-13: 978-8885746381
Autore: Adriana Assini
Editore: Scrittura & Scritture
Edizione: 14 ottobre 2021
Pagine: 240
Recensioni: vedi
Formato: copertina flessibile
Prezzo: 13.78 EUR su Amazon.it (al 05/08/2023 22:09 CEST – Avviso)
5.Un enigma della storia
Titolo: Un enigma della storia
ISBN-13: 978-8838903458
Autori: Karl Hillebrand, J. Calapso (a cura di)
Editore: Sellerio Editore Palermo
Edizione: 7 marzo 1986
Pagine: 72
Recensioni: vedi
Formato: copertina flessibile
Prezzo: — su Amazon.it (al 05/08/2023 22:09 CEST – Avviso)
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La brezza marina, si sa, è adattissima a scompigliare anche le pagine. Mentre infilavo in valigia i volumi che mi accompagneranno in vacanza, mi sono fermata a riflettere su quali, fra i libri incontrati negli ultimi mesi, mi hanno colpita a tal punto da volerli consigliare ad altri lettori per le loro ferie d’agosto.
Solo narrativa, solo otto titoli, solo italiani: avevo bisogno di attenermi a qualche criterio di selezione per porre un freno alla mia logorrea.
Dario Ferrari, La ricreazione è finita, Sellerio
Questa per me è la scoperta dell’estate: a mio avviso si tratta di uno dei migliori romanzi italiani dell’ultimo decennio.
Un «debosciato», ovvero un trentenne fresco di laurea, riesce finalmente a mettere a frutto le conoscenze maturate nei troppi anni fuori corso – grazie ai quali ha imparato suo malgrado «chi ha studiato con chi, chi non sopporta chi, chi ha rubato la moglie a chi, chi ha copiato chi, chi non va ai convegni di chi…» – e vince una borsa di dottorato.
A fermarsi alla prima parte del romanzo, la più leggera, quasi interamente ambientata all’università di Pisa, si potrebbe incorrere nell’errore di sottovalutare la letterarietà del testo, e obiettare che, per quanto spassosa, la narrazione risulti autoreferenziale, tutta ripiegata sulla rappresentazione di un giovane studioso incastrato in un ambiente medievaleggiante, che si regge su vassalli, valvassini e valvassori. E invece no, Ferrari ci stupisce: riesce, spostando l’attenzione dal protagonista all’autore su cui il protagonista ha incentrato il suo progetto di ricerca (Tito Sella, terrorista toscano appartenente a una cellula vicina alle Brigate Rosse), ad ampliare progressivamente gli orizzonti contaminando la narrazione con raffinati inserti di critica letteraria e pagine accuratissime sugli anni di piombo, fino a trasformare il suo campus novel in un’opera densa e stratificata che si interroga sulla letteratura, sul sapere, sul potere, sul rapporto con la storia.
Francesco Pecoraro, Solo vera è l’estate, Ponte alle Grazie
L’estate evocata dal titolo è quella del 2001, che si presta a essere analizzata come spartiacque identitario tra il nostro secolo e lo scorso: è l’estate del G8. Giacomo, Enzo e Filippo non sono andati a Genova, preferendo una gita ad Anzio, ma, in accordo con un pigro senso di appartenenza alla sinistra (il retaggio di un passato di militanza studentesca), si tengono aggiornati su quel che accade a Genova ascoltando una trasmissione radiofonica. Inconsapevoli che la loro amica Biba, la proprietaria della Yaris su cui stanno viaggiando, si trova dall’altra parte della barricata, perché lei invece, per qualche scoria di responsabilità politica, a Genova ha deciso di andarci, e i fatti che i suoi amici sentono raccontare li vede svolgersi sotto i suoi occhi.
Un romanzo politico crudo, un romanzo generazionale che non concede sconti. Una sorpresa per chi non conosce Francesco Pecoraro, una conferma per i suoi più affezionati lettori (schiera di cui faccio parte): anche il suo ultimo lavoro lo si apprezza a partire dalle costanti stilistiche (in particolare l’inserimento di lunghi inserti non finzionali) e tematiche (la diffidenza verso la società, lo scetticismo verso le evoluzioni della politica, il desiderio di indagare il presente attraverso le ferite della storia) che lo legano alla sua precedente produzione.
Emanuela Canepa, Resta con me sorella, Einaudi
A proposito di percorsi autoriali che si distinguono per la coerenza non si può non citare Emanuela Canepa. Einaudi ha pubblicato qualche mese fa il suo nuovo romanzo, e questa notizia già di per sé sarebbe un ottimo motivo per correre in libreria, perché Canepa è una di quegli scrittori che della fedeltà alla loro poetica hanno fatto una garanzia di qualità.
Italia, anni Venti del Novecento: anche stavolta Canepa si interroga sulla (mancata) libertà delle donne, e lo fa attraverso la metafora del carcere femminile, in cui è ambientata larga parte del romanzo. Anita, la protagonista, all’amarezza della reclusione deve aggiungere quella di scontare una pena da innocente. Molto più istruita delle compagne di sventura, la protagonista fatica ad adeguarsi alla forma mentis delle detenute e a quell’insieme di norme comportamentali non scritte che alla Giudecca regola non solo i rapporti con le suore, ma anche quelli fra le carcerate. L’ipotesi di un’opportunità di riscatto si profila all’orizzonte grazie al principio di sorellanza, più nello specifico a seguito dell’incontro con Noemi, che le appare subito diversa da tutte le altre: Anita intuisce in lei un risvolto nascosto di profondità che rivela le loro affinità elettive («Le pare di intuire in Noemi un doppio fondo, una vocazione a non occuparsi solo di bisogni essenziali, un desiderio di bellezza»).
Un romanzo ricco di trama, personaggi, colpi di scena: una grand récit in pieno stile, resa contemporaneissima dalle scelte di prospettiva della sua autrice (non solo il protagonismo femminile, ma anche, ad esempio, l’attenzione riservata all’epidemia di spagnola più che alla guerra).
Antonella Lattanzi, Cose che non si raccontano, Einaudi
Restando in casa Einaudi, c’è un’altra autrice a cui andrebbe sempre riservata grande attenzione, e che col suo ultimo lavoro mi pare abbia superato sé stessa. Mi riferisco ad Antonella Lattanzi, che ci consegna un romanzo autobiografico dolorosissimo, in cui riattraversa tutto il suo tragitto verso la maternità mancata, a partire dai sensi di colpa per due aborti volontari del passato, fino al percorso solitario – nonostante abbia un compagno: di fronte alla maternità ogni donna è sola: «Tu sei una donna, e devi fare sempre tutto da sola. Il corpo dentro il quale ci sono queste bambine è tuo. Fattene una ragione» – della procreazione assistita e al lutto di tre gemelle mai nate.
Un romanzo a suo modo ribelle perché mai autocensorio, che sfida con la schiettezza il tabù dell’irraccontabile. Una lettura spietata ma essenziale, da maneggiare con cura.
Sofia Pirandello, Bestie, Round Robin
Nel dialetto siciliano, le bestie sono gli stolti. In questo romanzo, molti elementi si potrebbero definire bestie o bestiali: le matriarche della famiglia che tentano di far scontare alle loro discendenti la colpa condivisa dell’essere nate fìmmine, le maledizioni che ramificano nei sostrati culturali di una terra rovente, i sortilegi scagliati per mestiere, i marchi familiari che si imprimono nel sangue come un’eredità genetica.
Siamo in Sicilia quando comincia la storia di Lucia, una giovane donna che alla sua terra assomiglia per ostinazione e intensità («Ho un’anima antica e nera, profonda come un pozzo e chissà quante cose ci nascondo. Ho paura del buio, anche se me lo porto dentro»). Per realizzare il suo personale sogno americano, ovvero trasferirsi al nord, Lucia proverà ad affrancarsi dalla sua isola, ma ci riuscirà a fatica e mai del tutto. Finché il richiamo delle origini inizierà a farsi sentire con invadenza.
Un romanzo che riesce a conciliare intelligenza pungente e passionalità viscerale.
Anna Puricella, Monteruga, Fandango
Restiamo al sud, ma ci allontaniamo dalla calura siciliana per immergerci in quella pugliese. L’estate è per eccellenza il periodo dell’anno in cui il Salento si trasforma in una cartolina, ma questo non è (per fortuna) quel che accade nel romanzo di Anna Puricella, ambientato in un borgo reale e realmente visitato dall’autrice, Monteruga, un luogo anziano e cupo in cui è più facile incontrare fantasmi che turisti. Angelo, il protagonista, vi si trasferisce per inseguire un desiderio di quiete, salvo poi lasciarsi travolgere dai tormenti di una terra spettrale.
Ho incontrato Anna di persona tempo fa; non ho condiviso con lei abbastanza tempo per poter affermare di conoscerla, eppure mi è bastato per intuire quell’aura da scrittrice che la circonda da prima del suo esordio, forse da sempre. E infatti il suo romanzo primo stupisce per maturità e profondità.
Marco Gonzo e Tersite Rossi, Pornocidio, Mincione
Ed è arrivato il momento di spostarsi nel territorio della narrativa breve. Agli amanti delle penne dotate di ironia corrosiva e delle narrazioni politicamente scorrette consiglierei la spregiudicata raccolta di racconti di Marco Gonzo (e Tersite Rossi) uscita qualche mese fa per Mincione. Il libro ha subito attirato l’attenzione della stampa e dei social per la stravagante genesi editoriale, ma, anche concentrandosi solo sul testo, mi pare lo si debba tenere in calda considerazione come scorrevole lettura estiva.
Un detective privato, poco amante del lavoro e molto amante del whisky, indaga su una serie di crimini di natura sessuale, e va così alla scoperta di un carosello di personaggi border line, che invitano il lettore a riflettere sulla corruzione che sconfina in ogni ambito della vita, sulla sessuofobia e su una serie di perversioni troppo umane.
Irriverente, strafottente, libero: non solo un libro di denuncia, anche una boccata d’aria narrativa fresca.
Gianluigi Bodi, Un posto difficile da raggiungere, Arkadia
Ci sono sempre situazioni in equilibrio precario. Ci sono sempre nodi irrisolti che rischiano di tornare a galla per squarciare il cielo di carta del presente. Ci sono sempre vite indegne dei sogni. Ci sono sempre identità randagie impegnate nella spasmodica ricerca del proprio posto nel mondo, un posto (troppo) difficile da raggiungere. E che tuttavia sembra sempre lì, a portata di mano, sfiorabile tornando indietro di un passo. Come sarebbe andata la nostra vita se avessimo imboccato l’altra strada? Come si convive con i what if?
Restando nell’ambito della narrativa breve, anche il lavoro del nostro Gianluigi Bodi si aggira fra gli scaffali delle librerie insieme alle ultime uscite. E nei suoi racconti si ritrova tutta la malinconia nobile e l’intelligenza ruvida che accompagna ogni suo scritto.
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Ecco come promesso la seconda parte su quattro del mio Speciale Estate (la prima parte era una rassegna di libri in uscita prima della consueta “pausa di Agosto”), con una serie di suggerimenti di lettura organizzati in tre sezioni tematiche. A parte forse la prima, non aspettatevi i classici consigli estivi, lo spirito è invece di evidenziare qualcosa che magari può essere passato inosservato, che ci si può prendere il tempo di approfondire, scoprire e – se si vuole – leggere (ovviamente non tutti i titoli nominati).
1) I bisognosi di azione e tensione: molto spesso l’estate viene interpretata come periodo di relax e letture meno impegnate del solito. Non so se sia un mito da sfatare, personalmente posso confermare che in spiaggia a volte mancano la concentrazione e l’energia per impegnarsi (ad esempio) con un classico, o per metterla in positivo che è gradevole farsi accompagnare da un “Page turner” giallo o thriller.
Ne propongo alcuni sulla mia lista: Luna rossa, ultimo di Jo Nesbo con Harry Hole, e L’età del male dell’indiana Deepti Kapoor, di cui ho sentito cose molto brutte e molto belle, ma che per me rimane interessante finché avrò una speranza di ritrovare qualcosa di simile a Giochi sacri di Vikram Chandra. Tutti e due sono pubblicati da Einaudi.
Poi, chi sta seguendo Winslow potrebbe dare un’occhiata al suo ultimo Città di sogni (HarperCollins), seguito di Città in fiamme e secondo di una trilogia, e chi vuole risalire ai classici moderni potrebbe dare un’occhiata alla “campagna” di ripubblicazione, da parte di Einaudi stile libero, dei primi di James Ellroy, ad esempio Clandestino e Prega detective, recentemente ristampati in attesa del nuovo romanzo di cui sapremo qualcosa presto.
Per cose meno conosciute, propongo la seminale serie di Ross MacDonald con il detective Lew Archer, una sorta di punto di passaggio tra la generazione dei Chandler e l’hard-boiled maturo come lo conosciamo noi. I primi tre sono pubblicati nelle belle edizioni di Time Crime (Il marchio noir/giallo di Fanucci).
2) Racconti e scritture frammentarie: trovo sempre adatte a una lettura “estiva” (che so, prendendo un aereo, di nuovo in spiaggia, in una pausa per un caffè) libri di racconti, anche nelle loro varie ibridazioni.
Partiamo proprio da quest’ultime con Il buon auspicio di Lorenza Ronzano (attiva come insegnante in un istituto psichiatrico, scrittrice, scomparsa da pochi anni), che si muove tra autobiografia/diario e romanzo “in flash” e frammenti/episodi, è pubblicato da Miraggi, Il sospiro del mondo di Beatrice Coppini (Società Editrice Fiorentina) sarà sicuramente tra le mie letture di agosto, libro di racconti brevi o brevissimi e non convenzionali. Rimanendo in Italia, l’opera smisurata di Davide Morganti, Atlante alla fine del mondo, una sorta di viaggio in racconti nei cinque continenti, cinque quanti sono i volumi pubblicati da Marotta e Cafiero.
Passiamo agli stranieri: Le forze della terra, di Jo Ann Beard, racconti anche qui con base autobiografica (si parte dall’episodio drammatico della sparatoria all’Università dello Iowa, dove la Beard insegnava ai tempi), libro molto acclamato in patria (e che arriva in Italia a vent’anni circa dalla pubblicazione statunitense), Quaderno ideale di Brenda Lozano, messicana, ha nuovamente un andamento diaristico e divagante, in particolare di un diario di viaggio e attesa con influenze (dicono) da Calvino/Pessoa (uscito per Alter Ego).
Infine, per chi punta sui classici, anzi sul “classico sicuro”, Mondadori ripubblica (ok, a fine agosto, per i vacanzieri di settembre) i Racconti di Saul Bellow, in edizione Oscar, con curatela di Masolino d’Amico e Pier Francesco Paolini.
3) Le eterne Riscoperte: una sezione miscellanea, ma che ho voluto riempire di non-novità, rifuggire insomma dalla rincorsa dei libri del momento o delle ultime uscite, almeno in parte.
Iniziamo ambiziosi con due quadrilogie, quella di Lawrence Durrell è conosciuta come “quartetto di Alessandria”, viene considerata un caposaldo della letteratura modernista ed è stata recentemente ripubblicata da Einaudi nella “elegante” collana Letture. La sequenza è Justine, Balthazar, Mountolive e Clea.
Poi quella di Edmund White, autobiografica, con questo scrittore che da noi continua a essere un segreto ben custodito della grande letteratura americana: i quattro libri, per un totale di un migliaio di pagine, sono Un giovane americano, La bella stanza è vuota, La sinfonia degli addii e L’uomo sposato, i primi tre sono editi da Playground, l’ultimo ancora reperibile per la pur defunta Dalai Editore, ma la notizia è che sta arrivando anche per questo la ripubblicazione da parte di Playground con nuova traduzione.
Andiamo sulle riscoperte singole: lo scrittore cubano Abilio Estévez è stato recentemente pubblicato da Arkadia con una sua raccolta di scritti di carattere letterario-autobiografico, Testimonianze di un’orgia poetica. Si potrebbe quindi (appunto) “riscoprire” anche il romanzo Tuo è il regno (Adelphi), allusivo e fortemente borgesiano.
Pensatore e scrittore “classico”, dalla ricca e variegata produzione, è il russo Aleksandr Herzen. Per partire “leggeri”, è disponibile la novella (una parabola sociale sul tema della follia) Il dottor Krupov, per Barbès.
Letterature poco frequentate: l’albanese Gazmend Kapllani (per andare oltre a Kadare, per così dire) con La terra sbagliata (Del Vecchio), un romanzo in parte autobiografico su patria, esilio e identità, molto interessante, e per Iperborea il classico ottocentesco olandese Max Havelaar di Multatuli, un libro tra il picaresco/satirico e l’apologo politico, dalla grande valenza (ai tempi rivoluzionaria) anti-colonialista.
Anche in questa sezione qualche italiano: Roberto Carvelli è giornalista e scrittore di viaggi, viaggi narrati, concreti ma anche sentimentali, nella sua produzione si trovano molti libri interessanti, e tra tutti ho scelto Fùcino. Acqua, terra, infanzia (Il Sirente) che racconta le vicende storiche e l’afflato sentimentale di un luogo – un lago – ora scomparso.
E anche qui due classici, che possiamo riscoprire noi prima di trovarceli sulle pagine di qualche supplemento di quotidiani (ma vanno bene ambedue le cose): Un uomo finito è la testimonianza intellettuale/autobiografia/ romanzo di Giovanni Papini, autore un po’ (perennemente) dimenticato, immagino per le sue scelte politiche durante il fascismo.
E poi Carlo Collodi: specificando che lo stesso Pinocchio, in edizione integrale e non ridotta per l’infanzia, è un breve e giocoso e valido romanzo non solo per ragazzi, si può poi cercare qualche opera dello scrittore “per adulti”, ad esempio l’edizione combinata, per Giunti, di Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno, ora lo chiameremmo reportage letterario, e I misteri di Firenze, romanzo avventuroso e di appendice che riprende con gusto “personale” e leggerezza collodiana la moda (dei tempi), partita da I misteri di Parigi di Eugène Sue.
Marco Patrone
Il link alla recensione su Recensireilmondo: http://bitly.ws/PExk
L’incipit di La laguna dei sogni sbagliati scaraventa il lettore nel pieno del conflitto in Ucraina, tra macerie, bombe e distruzione che Alessandro Onofri, videoreporter di guerra, intende testimoniare. Purtroppo, un improvviso colpo di mortaio colpisce la ragazza che lo accompagna. Toccherà ad Alessandro fare in modo che non scivoli in un sonno mortale e lo farà raccontandole una storia della sua infanzia a Venezia. Nella città lagunare il giovanissimo Alessandro, orfano di entrambi i genitori e diviso tra una famiglia affidataria operaia e marxista e la ricchissima ed eccentrica prozia, ritenuta troppo anziana per potersi occupare a tempo pieno di lui, affronta una straordinaria avventura di complicità e amicizia, lottando contro un avversario subdolo e tentatore. La malvagità è incarnata da una sadica e inquietante supplente di matematica, ma si presenta anche con gli occhi angelici e seducenti di Sebastian, il suo fascinoso e crudele figlioccio. Sullo sfondo, la Marghera degli anni ’90, il gigantesco complesso del petrolchimico, che inquina la terra, le acque e le anime degli abitanti. Lasciamo al lettore la scoperta dell’elaborato e malefico disegno di morte che Alessandro con i suoi amici Ivan e Maria Luisa si troverà ad affrontare, nella disperata ricerca di un contatto con i genitori morti, alla cui perdita non riesce a rassegnarsi.
Oltre a essere un crime, il romanzo di Scudeletti è certamente un Bildungsroman, un pregevole e coinvolgente romanzo di formazione. La storia di Alessandro e delle sue avventure è la storia di un bambino ferito precocemente dalla vita (come l’amico Ivan), dall’animo sensibile e dalla fertile fantasia, che insegue un sogno purtroppo destinato a fallire: recuperare le parole dei genitori, i ricordi dei suoi giorni con loro portati via dal vento dell’infanzia recisa. Le pagine in cui viene descritta questa ricerca sono di intenso e commosso lirismo: questi tre bambini che si muovono in una terra malata, con adulti o troppo anziani o troppo impegnati nella lotta per la vita e incapaci di proteggerli, sono personaggi rappresentati in modo così vivido ed efficace che restano impressi a lungo nella memoria del lettore. Allo stesso modo lo sfondo di crudeltà e sofferenza, che sia quello dell’Ucraina devastata, della Marghera inquinata, della guerra nell’ex-Yugoslavia, evidenzia ancor più la forza dell’innocenza dell’animo infantile, la luce di questi bambini in grado di dissipare ogni tenebra, anche le più oscure.
Donatella Brusati
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Dopo aver festeggiato i 20 anni di attività di Satisfiction insieme a scrittori come Enrico Remmert, Stephen King, Vitaliano Trevisan, Raul Montanari ed Enrique Vila Matas, in occasione dei 22 annni della rivista pubblichiamo i racconti di autori che da anni contribuiscono a creare Satisfiction.
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L’ispettore Roveda fissava Roberta con gli occhi di chi non può sbagliare. Bastava un movimento falso per farla scattare: la lunga lama nella mano destra o il cacciavite nella sinistra non avrebbero fatto differenza, da quella distanza. E dire che era andato a casa di Erica Nardi senza nemmeno un’arma, con una sola bottiglietta di cedrata, l’unico sostentamento di Roberta, l’unico amico che non la giudicava mai. Sapeva che quella era la chiave per la mente di Roberta, ma non pensava, Roveda, che avrebbe dovuto scassinare la porta di casa Nardi. Non pensava di trovare Roberta intenta a truccare la sua nuova bambolina. Lei credeva di doverle ripagare il favore, l’umiliazione di averla conciata di nuovo come una puttana, ma non capiva di essere una modella come le altre, niente di più. Dietro quelle sue mani ossute, armate e tremanti, Erica. Supina, addormentata, imbellettata. La valigetta dei miracoli di Roberta era diversa da quella della sua make-up artist: un punteruolo per kajal, un pugnale per rossetto, la pinza come un piegaciglia, una pialla portatile per cipria e fard. La bambolina senz’occhi, senza guance e senza labbra navigava in un mare di sangue, una ciocca di ricci rossi nella bocca. «Coraggio, è finita. Metti giù quelle cose». Ma la calma assertiva di Angelo Roveda non aveva nessun effetto su di lei. «Un solo passo e t’ammazzo. Lo faccio davvero. Non ho nulla da perdere», rispose. Davide poteva fregare Golia. Ma Golia aveva la fionda di Davide. «Ti ho portato la cedrata. Su, prendila, e poi me ne vado». Con lo sguardo fisso su di lui, fece scivolare il cacciavite lungo le esili gambe, per poi allungare il braccio. Era fatta: uno scatto secco e l’avrebbe immobilizzata. Ma Roberta era scaltra e fu lesta nello scostargli la mano e scagliare il coltello all’altezza del cuore. Due mosse e fu a terra, la spalla lussata. Era vivo, ma ci aveva rimesso la giacca.
Paolo Melissi
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