OLTRE LA PORTA SOCCHIUSA, DI LUCIA GUIDA, ARKADIA EDITORE 2024, , RECENSIONE DI DANIELA DOMENICI
Sono appena riemersa dalla lettura di questo splendido romanzo di Lucia Guida che ho divorato in un soffio e di cui voglio dirvi qualcosa. In primis complimenti per la perfetta caratterizzazione della principale protagonista, Alice, e poi Carlo e Paride, la sorella Betty, il cognato Davide, il nipote Matias e l’amica Irene, ognuno/a ha un ruolo di rilievo, non sempre positivo, nella vita di Alice che deve riprendersi da un grave trauma e che verrà aiutata a ritornare alla vita, in modi diversi, da ciascuno/a di loro. Oltre che un romanzo di crescita psicologica è anche un po’ giallo e solo alla fine, con un colpo di scena, si rivelerà chi sia stato/a a provocarle quel trauma: bravissima! L’autrice sceglie di non far riconoscere la location geografica in cui avviene tutta la storia che comunque viene descritta con affettuosi dettagli che lasciano immaginare che la conosca bene: complimenti!
Daniela Domenici
Il link alla recensione su Daniela e Dintorni: https://tinyurl.com/yc3dadtt
Venerdì 12 luglio, alle 20, la panchina rossa nel Parco giochi di via Marina, a Sorso, dedicata alla memoria di Zdenka Krejcikova, uccisa nel paese dall’ex compagno, e di tutte le vittime di violenza, ospiterà la presentazione del romanzo di Ruggero Roggio “L’ultima parola l’hanno scritta prima”, pubblicato da Arkadia lo scorso giugno. Ad accompagnare l’autore nella presentazione saranno il sindaco Fabrizio Demelas e il parroco di San Pantaleo don Luca Collu. «Un evento culturale – sottolinea il sindaco – che arricchirà di contenuti significativi il ricco calendario delle manifestazioni estive di Sorso». Coordina l’incontro Chiara Canu, dottore di ricerca in letteratura, con il ruolo di esplorare gli aspetti letterari del romanzo, anche avvalendosi delle animazioni della compagnia teatrale “Abbisumeu” di Agostino Pinna.”Non vince chi ha più braccia da mostrare ma chi ha più cuore”, è lo slogan scritto sulla panchina rossa antiviolenza «e perciò – spiega l’autore – ho chiesto che questo fosse lo spazio della presentazione del mio libro, quale riflessione sui temi della società patriarcale e del femminicidio. Non in forma teorica, ma, purtroppo, considerando le tragiche, concrete esperienze sofferte negli anni nel nostro territorio. Evitando che quei fatti tragici si appannino, quasi scompaiano, finendo dimenticati, mentre da queste tristi esperienze si deve avere la forza per la costruzione di una società migliore». La memoria ha il compito di ricordare i personaggi del romanzo nelle loro trasfigurazioni mentre il territorio che li accoglie è delineato con precisione: la pineta, la Riviera di Sorso, il centro commerciale costiero ormai in stato di abbandono. Nel romanzo le vittime – Zdenka Krejcikova, Vicky Dany, Andrea Satta e Alina Cossu – riemergono come dai sogni e nella finzione letteraria parlano in prima in prima persona. Una miriade di personaggi contorna e prepara i ricordi delle voci narranti, mostrando situazioni e aspetti dimenticati, nascosti, del nostro territorio. «Nessun giudizio su chi, sopraffatto da demoni indicibili si è macchiato di crimini terribili – dice l’autore. Li lascio alla coscienza dei loro incubi consapevole della paura che ho dei miei». “L’ultima parola l’hanno scritta prima” è un romanzo che provoca, sollecita la memoria collettiva chiamando la comunità al dovere del ricordo.
Il link alla segnalazione su L’Unione Sarda: https://tinyurl.com/mpjkcrab
Il lavoro, se è frutto di una profonda passione, si rispetta di più. Lo si tiene ben stretto perché è tutto: vita, rifugio, riscatto e soddisfazione. Non si contano le ore, la fatica, l’impegno. Ogni cosa è ripagata con il giusto valore del sacrificio. Senza di esso si fa poca strada ed i barlumi di insolita fortuna, che toccano i più sfacciati e sfaccendati, si spengono dinanzi alla grandezza di alcune situazioni che richiedono una certa preparazione. Stare dietro al proprio lavoro, con costante abnegazione, porta anche a sfilacciare alcuni rapporti sociali, almeno quelli poco significativi e passeggeri. Se, invece, a rompersi definitivamente sono i legami familiari, allora la questione è più dolorosa. Le incomprensioni, addirittura le invidie, guastano i sentimenti genuini che ruotano attorno ad una famiglia. L’amore è il primo a essere messo in discussione. Le liti e l’astio lo trasformano in qualcosa di pericoloso. Si diventa estranei, indifferenti, arrabbiati, per il successo di un parente stretto. Quest’ultimo non cade dal cielo per grazia ricevuta. Dietro ad ogni conquista c’è un lavoro di dedizione e devozione quotidiana. Certo, qualcosa si perde per strada, a qualcosa bisogna rinunciare per realizzare i propri sogni, ma al disfacimento di un legame familiare non si è mai preparati e pronti. È pur sempre un fallimento. In Nulla d’importante tranne i sogni di Rosalia Messina vivi una lontananza affettiva. Rosamaria Mortillaro, famosa scrittrice siciliana, ha un rapporto difficile con la sorella Annapaola, che rende complicate le riconciliazioni. Il legame tra le due, poi, si spezza definitivamente. Rosamaria, detta Ro, quando scopre di essere gravemente ammalata, progetta una vendetta nei confronti della sorella e della figlia di lei, Giada. La natura delle persone cambia a seconda delle situazioni che sono costrette ad affrontare, Quale prevale nei momenti decisivi? Il romanzo è interessante. La narrazione si nutre di diversi formidabili colpi di scena che spiazzano il lettore. La scrittura è verace, sentita, profonda. La storia fa riflettere, e molto anche.
Lucia Accoto
Il link alla recensione su The Book Advisor: https://tinyurl.com/axwb9dkd
Abituati alla Russia di Putin, trasparente nel rievocare i fasti zaristi e impudente nel mostrare i muscoli contro l’Occidente, fa un certo effetto ricordare che c’era un’URSS impenetrabile fino ai primi anni Novanta.
Allora, i pochi stranieri ammessi entro i confini godevano della normalità, negata invece ai cittadini russi, costretti a code interminabili per acquisire qualsiasi cosa, anche essenziale.
Le affrontavano pazientemente, diligentemente, con fatalismo. Quella del 1980 è una Russia che ritorna in mente a chi è avanti negli anni, perciò, ma che non ti aspetti, se sei nato dopo la Perestrojka.
La ritroviamo nel reportage di Montserrat Roig dal titolo La guglia d’oro, pubblicato a Barcellona nel 1985 e proposto in una recente edizione italiana da Arkadia Editore (Cagliari, settembre 2023, collana “Xaimaka”, 252 pagine), tradotto da Piero Dal Bon. Un libro dedicato ai figli Roger e Jordi, con l’augurio che potessero vivere in un mondo senza confini. Oltre trent’anni fa, l’URSS era un orso possente in dormiveglia, con le zanne ritratte. Invece, la Russia di oggi non nasconde affatto le sue armi nucleari, anzi, minaccia di usarle.
Scrittrice e giornalista spagnola, nata a Barcellona nel 1946, scomparsa nel 1991, Montserrat Roig ha scritto romanzi, racconti, libri di viaggi e articoli, per i quali ha ricevuto diversi premi. Impegnata nelle lotte femministe e anti-franchiste, ha militato in diverse organizzazioni, come il Psuc.
Nella biografia proposta sul sito Arkadia, si legge che è stata grande la sua capacità, in anticipo sui tempi, di unire la realtà e le testimonianze dirette alla letteratura. Questo ha impresso un forte realismo alla sua opera creativa, mentre le risorse della finzione hanno umanizzato la cronaca giornalistica. Valori che si ritrovano in questo reportage di esperienze personali ed echi colti della storia e cultura russe.
Nel 1980, venne ospitata a Leningrado – la San Pietroburgo di ieri e di oggi – per scrivere un libro sulla città durante l’assedio nazista. Nel soggiorno, incontrò i superstiti del terribile assedio da settembre 1941 a fine gennaio 1944, conobbe gli abitanti e ne rimane affascinata. I russi sentono molto tutto quello che è successo nei novecento giorni di accerchiamento.
Scrisse d’esser stata a Leningrado per quasi due mesi, di avere visto la neve, la pioggia e anche le “famose notti bianche”. Ringraziava i responsabili della casa editrice Progresso di Mosca, che l’avevano invitata e si erano prodigati in attenzioni. Si augurava che capissero “il piccolo scherzo” sulla storia del suo primo interprete, Nikolai, che ha fatto crollare non intenzionalmente i suoi tanti pregiudizi iniziali:
“Con lui i russi hanno cambiato aspetto, sono diventati esseri umani e l’Unione Sovietica un Paese uguale al mio”.
Il 1980 fu l’anno delle Olimpiadi di Mosca. Per alcuni mesi, una linea telefonica diretta con l’Unione Sovietica consentiva di telefonare da qualsiasi cabina. Venne interrotto a metà 1981 e tornò complicato comunicare con l’Urss.
Nella premessa, invita chi dovesse attendersi un libro sul “paradiso” sovietico a non proseguire nella lettura. Dietro front anche per chi sperasse nelle riflessioni di un’intellettuale disincantata sui tradimenti dell’URSS. “Non parlerò di economia, né di progressi sociali, ma nemmeno di gulag e di ospedali psichiatrici. Se ne fanno carico ogni giorno i giornali occidentali. Questo libro è la storia di una passione. Nel 1980 mi sono innamorata della città di Leningrado. Se qualcuno di voi la condividerà un poco con me, sarò soddisfatta”.
La passeggera che volava tremando per la paura di volare raggiunge Mosca il 17 maggio 1980, a bordo di un velivolo Aeroflot con appena cinque posti occupati. A terra l’attende Nikolai: il suo interprete (a disagio con lo spagnolo), la sua guida (quando aveva voglia di lavorare), il suo “controllore”. I connazionali le avevano raccomandato di stare in guardia dagli interpreti, “tutte spie del KGB”, ma chi l’aveva detto conosceva l’Unione Sovietica solo dai romanzi di spionaggio e soprattutto non conosceva Nikolai, refrattario a qualsiasi regola, attento a scansare la fatica e disposto solo a parlare di sé e della propria vita, dicendosi:
“Un po’ zingaro, un po’ ebreo, un po’ aristocratico”.
Più che rivelarle il mondo e l’anima russi, fa in modo che le scopra da sola.
La descrizione leggera, amena dell’accompagnatore anticipa il tono brillante di Montserrat. È davvero piacevole e in qualche modo utile, per i lettori, seguire il suo soggiorno nella Santa Madre Russia. E non abbiamo ancora detto di un altro incontro, un’altra conoscenza: lo Tsinandali, squisito vino bianco georgiano che l’accompagnerà per l’intero “viaggio di iniziazione”.
Tre i capitoli del libro. Prima parte: Il secondo Rasputin (la città delle pietre). Seconda: Pietroburgo. Terza: Le creature dell’inferno (la città delle persone), testimonianze sull’assedio.
La guglia d’oro dell’Ammiragliato, che si eleva in fondo alla strada, spicca verso il cielo all’arrivo in treno a Leningrado. Un impatto deludente: la prima sensazione che prova è di tristezza. Anche Puškin, quando veniva a studiare nel Liceo di Tsarskoye Selo, considerava Pietroburgo uniforme, amministrativa, impersonale e glaciale. La Prospettiva Nevskij le sembra stretta e meno solenne del previsto. Una patina grigia avvolge la città, plumbea e fredda.
Avrà modo di ricredersi su tanto e ne riferirà con calore e affetto, intenerita dalle cose apprese-osservate e dalle persone indimenticabili incontrate. Provava una grande nostalgia di se stessa, perduta per le strade di Dostoevskij; seduta nella Piazza delle Arti, a riflettere sotto la statua del giovane Puskin; affascinata dalle facciate neoclassiche dell’architetto Rossi indorate dai raggi di sole, dalla guglia che puntava verso il cielo in gesto di sfida. Le mancava Nikolai, che a modo suo le aveva insegnato a comprendere il Paese. E il Tsinandali, Restavano solo le sensazioni. Per due mesi, aveva sognato di vivere senza frontiere.
Felice Laudadio
Il link alla recensione su SoloLibri: https://tinyurl.com/47vt3pnf
Freme l’attesa, a San Gavino Monreale, per la sesta edizione del Festival Letterario del Monreale organizzato dal Comune con la direzione artistica di Francesca Spanu e Giovanni Follesa,
Il tema di quest’anno sarà “Giustizia e verità”,
«Quest’anno, pur nell’ambito del format principale del Festival, che rimane “Fuoriclasse e Fuoriserie abbiamo deciso di declinare il programma sul tema “Giustizia e verità”, due virtù che non sempre coincidono – Francesca Spanu e Giovanni Follesa. Purtroppo, assistiamo talvolta a esiti processuali che divergono dalla realtà dei fatti e dunque dalla verità, come ha dimostrato in modo eclatante il caso di Beniamino Zuncheddu, che sarà nostro ospite. Inoltre, non mancherà l’attenzione a quanto la cultura possa fare nelle carceri, luoghi che dovrebbero rieducare e non semplicemente punire, e al valore dei beni culturali nella società moderna.»
Per il neoeletto sindaco Stefano Altea: «Tra le cose buone ereditate dall’amministrazione precedente vi è il Festival del Monreale che, con il tempo e il giusto supporto, è cresciuto esponenzialmente. È intenzione della nuova amministrazione far crescere ulteriormente tutti gli eventi culturali e stimolarne di nuovi. Il palinsesto della sesta edizione del nostro festival è molto ricco e interessante: siamo certi che incontrerà il favore del pubblico locale e non solo».
Teatro del Festival sarà come in passato la corte di Casa Mereu.
Mercoledì 17 luglio ci sarà un’anteprima curata dell’associazione Materialia, partner del festival. Presentano Alberto Ibba (che introdurrà tutte le serate) e Manuela Ennas.
Si comincerà alle 18.45 con la tavola rotonda “Identità e futuro: il valore dei beni culturali nella società moderna”, a cura dell’associazione Materialia. Interverranno Arianna Murru (conservatrice dei beni architettonici e ambientali), Efisio Carbone (funzionario del settore musei dell’ISRE), Roberto Ibba (storico dell’Università di Cagliari), Giancarlo Spanu (esperto di comunicazione e marketing), Giorgio Pia (professore associato di Scienza e tecnologia dei materiali all’Università di Cagliari). Coordinano Emanuela Cruccu e Marta Cappai.
Alle 19.30, il collettivo Elias Mandreu parlerà della sua opera “Mantene s’odiu” (Piemme) con Daniele Mocci. L’ultimo incontro della serata sarà alle 20:30 con Emanuele Aldovrandi e il suo romanzo “Il nostro grande niente” (Einaudi). Con l’autore dialogherà Giorgio Pia.
Giovedì 18 luglio alle 19.00, nella Casa Mereu, ci sarà la presentazione del saggio “La Sardegna in Età punica” (Condaghes) di Nicola Dessì. Converseranno con l’autore Francesca e Carlotta Spanu.
Alle 19.45 Adriano Corona presenterà il romanzo “Stiamo vicini che qui non si tocca” (Amicolibro) in dialogo con Carmen Salis e Leonardo Uda. Alle 20.45 sarà la volta di Daria Bignardi e del suo “Ogni prigione è un’isola” (Mondadori). L’autrice sarà affiancata da Giovanni Follesa e Francesca Spanu. Alle 22.30, spazio alla tavola rotonda dedicata al libro “Io sono innocente” (De Agostini) di Mauro Trogu e Beniamino Zuncheddu. Oltre agli autori interverranno Maria Francesca Chiappe (giornalista e scrittrice), Irene Testa (garante regionale dei detenuti) e le avvocate Rossana Palmas e Francesca Spanu. Modera Andrea Pau.
Venerdì 19 luglio, alle 18.45, spazio alla tavola rotonda “Occasioni di rinascita: didattica e lettura in carcere”, con gli interventi di Cristina Cabras (professoressa associata di Psicologia sociale all’Università di Cagliari), Cristina Ornano (presidente del Tribunale di sorveglianza presso il Tribunale di Cagliari), Matteo Pinna (presidente dell’Ordine degli avvocati di Cagliari), Manuela Saba (agente penitenziaria), Fabio Varone (componente della Camera penale di Nuoro), Angelo Mazza (scrittore e docente di scrittura al carcere di Badu ’e Carros). Modera Giorgio Pia.
Alle 19.45 è prevista una presentazione-spettacolo: Jeff Biggers parlerà del suo libro “In Sardinia: an unexpected journey in Italy” (Melville House Publishing) con Rossella Perra. Parteciperà il coro Paulicu Mossa di Bonorva.
Alle 20.45 sarà la volta di Nicoletta Verna e del suo “I giorni di vetro” (Einaudi). L’autrice sarà affiancata da Francesca Spanu.
L’ultimo appuntamento della serata, alle 22.30, sarà riservato al dialogo tra Luca Briasco e Andrea Fulgheri sul tema “I sognatori: Stephen King, Paul Auster, Cormac McCarty”.
Gli eventi di sabato 20 luglio cominceranno alle 18.45 con la presentazione di “Jump” (Il Maestrale), il nuovo romanzo di Angelo Mazza. Al suo fianco ci sarà il giornalista di La7 Marco Piccaluga. Alle 19.45, Daniele Congiu presenterà “Erano gli anni” (Arkadia) in conversazione con Alessandra Ghiani. Alle 20.45, Sara Bilotti parlerà del suo romanzo “La punizione” (HarperCollins) con Rossella Perra e Francesca Spanu. Alle 22.30, chiuderà la serata Massimo Carlotto con il suo nuovo romanzo “Trudy” (Einaudi). L’autore dialogherà con Francesca Spanu.
L’ultima serata del Festival, domenica 21 luglio, comincerà alle 19.00 con Vito Di Battista che presenterà “Il buon uso della distanza” (Collana Universale Gallucci) con Andrea Fulgheri.
Alle 20.00, Paolo Restuccia presenterà “Il sorriso di chi ha vinto” (Arkadia) con Fabio Marcello. Alle 21.00, Piergiorgio Pulixi porterà all’attenzione dei lettori “Per un’ora d’amore” (Rizzoli) in conversazione con Paolo De Angelis e Rossella Perra. Chiuderà la sesta edizione del Festival la festa a tema anni ’90.
Per quanto riguarda i laboratori Il 19 e il 20 luglio, nei locali di C’ENTRO in via Santa Croce, Luca Briasco terrà il laboratorio di scrittura “Il diavolo nel manoscritto: accorgimenti per chi si accosta alla scrittura”.
Antonio Caria
Il link alla segnalazione su Sardegna Ieri – Oggi – Domani: https://tinyurl.com/2rrc5r47