Descrizione dell’evento e dettagli:
Rosamaria Mortillaro, detta Ro, nota scrittrice siciliana, ha un rapporto altalenante e complicato con la sorella Annapaola, detta Nana, dalla quale cerca di farsi perdonare tutto ciò che ha avuto in più dalla sorte…
Rosalia Messina presenta il suo ultimo romanzo “Nulla d’importante tranne i sogni” edito da Arkadia.
A colloquio con l’autrice, Loredana Pulito, appassionata lettrice ed ex amministratrice del foltissimo gruppo Facebook Leggo letteratura contemporanea.
L’incontro è aperto a tutti
Note: È gradita la prenotazione dal sito compilando il form a destra.
Tipo di evento: Presentazione di un libro
Luogo di svolgimento: Libreria Mondadori di via Piave 18, 00187 Roma
Il link alla segnalazione su Libreria Via Piave: https://bitly.ws/ZGBP
questa settimana a rispondere alle mie domande è Olivia Crosio, autrice del libro “La mentalità della sardina”, pubblicato da “Arkadia Editore”.
Per leggere anche la mia recensione puoi cliccare tranquillamente qui
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “La mentalità della sardina”?
L’idea è nata da due “ceppi”, chiamiamoli così, indipendenti. Il primo è che avevo appena finito di percorrere la Via Francigena (dal Passo del Gran San Bernardo a Roma), il secondo è che ero entrata nella fase della vita in cui si trova la protagonista, Angela, e parlando con le mie amiche mi sono resa conto che il problema affrontato nel romanzo era molto diffuso, direi presente in ogni casa e cucina e soprattutto su ogni divano. E nel frattempo era arrivato il Covid, c’era il lockdown e io sono un’amante dell’aria aperta, così ho messo insieme la Via e il Problema, e ho iniziato a scrivere.
2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre aggettivi?
Buffo, realista, liberatorio.
3 – Un pregio e un difetto dei due protagonisti: Angela e Severino?
Angela ha il pregio di essere ancora aperta alla vita nonostante non sia più giovanissima, e il difetto di aver lavorato poco su sé stessa negli anni, per cui si conosce poco ed è ancora insicura. Severino ha il pregio, raro negli uomini, di prendere atto del problema e mettersi in discussione, cercando di correggere il difetto iniziale, che è l’accontentarsi di quello che passa l’esistenza senza capire che ci si può mettere un po’ di pepe anche da pensionati
4 – Quali sensazioni hai provato mentre scrivevi il romanzo?
Mentre scrivevo il romanzo mi sono immedesimata, mi sono divertita, e ho avuto un po’ timore di offendere mio marito, che infatti non ho ancora capito se lo ha letto fino in fondo o no. Meglio non chiedere.
5 – Cosa puoi dirci in difesa di Angela circa il suo comportamento nei confronti dei familiari quando la contattano?
Angela ha dedicato alla famiglia tutta la sua vita, e lo ha fatto volentieri, con amore e generosità. Il suo comportamento, il negarsi a loro per qualche giorno, non è una ripicca o una rivendicazione, ma solo il bisogno normale di una donna intelligente di riappropriarsi della propria identità a prescindere dai ruoli di moglie e madre. A questo serve il suo viaggio, e a un certo punto infatti il figlio maschio comincia a capirla. L’affetto rimane, è solo momentaneamente “sospeso”.
6 – Scaletta sì o scaletta no e sapevi già il finale o è arrivato mentre scrivevi?
Niente scalette per me. Le odio, mi annoiano da morire. Ho una vaga idea del finale, che comunque sono sempre disposta a cambiare se mi accorgo di voler arrivare a un’altra “morale della favola”, e ci arrivo scrivendo alla giornata e lasciando fare ai personaggi, senza mai forzarli.
7 – Com’è avvenuto e com’è stato il passaggio da traduttrice a scrittrice?
Ho iniziato a scrivere tanti anni fa, quando il livello qualitativo delle traduzioni ha iniziato a scendere (sta continuando a farlo). Mi sono detta: posso riuscire a mettere insieme una storia un po’ meno banale e scontata di quelle che traduco da qualche tempo? Ho scritto un romanzo per adolescenti che ha avuto un buon successo (“Solo in città”, fuori catalogo ma scaricabile su Amazon). E poi sono andata avanti, scrivendo nei ritagli di tempo. Molta fatica, ma ci tengo a continuare.
8 – Hai qualche passione e hobby che svolgi nel tuo tempo libero?
Nel tempo libero mi piace leggere, altrimenti non potrei scrivere, e stare fuori, camminare. Per qualche anno mi sono dedicata al running e al trail running, ma poi ero troppo vecchietta e piena di acciacchi, e adesso cammino, in montagna o in città. Non tutti sanno che la corsa lenta e la camminata veloce producono neuroni, oltre agli altri benefici, e con l’età è molto importante mantenere allenata la mente oltre al corpo.
9 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Non chiedermelo. Non lo so. Curiosa. Non mi viene in mente altro.
10 – Infine una curiosità: qual è stato l’ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Ho appena finito “La guerra di H” di Nicoletta Sipos. Ora volevo leggere “La colonna infame”, perché mi sono resa conto che mi manca.
Ogni volta che finisco un libro, scrivo una breve scheda e poi faccio una videorecensione-lampo (un paio di minuti al massimo) sul mio canale YouTube. Se qualcuno è interessato, può dare un’occhiata qui. (61) Olivia Crosio Videorecensioni di Libri – YouTube.
Biografia
Olivia Crosio è nata e vive a Milano. Traduttrice da più di 40 anni, ha al suo attivo titoli come “Pomodori verdi fritti al Caffè di Whistle Stop” e “Il diario di Bridget Jones”, oltre a diversi saggi e qualche classico. Ha scritto 6 romanzi, di cui l’ultimo è “La mentalità della sardina”. Ama stare all’aria aperta e muoversi a piedi, d’estate cammina in montagna e d’inverno, finché ce la fa, pratica un po’ di sci alpinismo.
Ti ringrazio di aver partecipato all’intervista.
Alla prossima!
Gabrio
Il link all’intervista su A Tutto Volume Libri: https://bitly.ws/ZFzM
Valeria Ancione torna in libreria, dal 3 novembre, con il romanzo E adesso dormi, edito da Arkadia: una storia di madri e di figli, di donne in fuga dalla violenza domestica, di solidarietà e amicizia.
Geena Castillo, nata negli States, vive a Roma, con il suo bambino di cinque anni, Jonathan, affetto da una malattia dal nome che già suona come condanna: micropoligiria. Così lo descrive Geena, che ha italianizzato il suo nome in Gina: “È ritardato. Vede solo ombre, sta in piedi per miracolo, ha movimenti spastici, l’epilessia, l’autismo probabilmente e non parla. Porterà sempre il pannolino, urla, morde e spesso non lo capisco e questa è la cosa peggiore”.
Gina lavora per un’impresa di pulizie. A suo marito, Raffaele Drago, irascibile e violento, Gina non ha mai pensato di ribellarsi, avendo fatto proprio il modello della coppia genitoriale: “Ha visto a casa sua che gli uomini si amano con pazienza specie quando all’improvviso si voltano contro come bestie. Sua madre le ha insegnato che bisogna tenerli con lo stomaco pieno e non farli innervosire; è da lei che ha imparato anche a confondere l’amore con il dovere”.
Gina non si ama, ha un basso livello di autostima: “Lo specchio non parla, si limita a riflettere un’immagine che è l’idea che si ha di se stessi, non è né vera né falsa, è solo un’idea e quasi sempre sbagliata. Lei vede riflessi un viso troppo tondo e troppo piatto, due occhi grandi e incavati, una bocca larga e carnosa, in definitiva una faccia un po’ bruttina, e se lo dice da sola. Nessuno d’altra parte le ha mai detto il contrario”.
Raffaele è sparito in modo misterioso durante una gita ed è stato ritrovato morto. C’è un’indagine di polizia in corso per questo.
Lola vive con la figlia Corrada nell’appartamento di fronte a quello di Gina. Aiuta in ogni modo la giovane madre nella difficoltà di destreggiarsi fra gli orari di lavoro impossibili e l’accudimento di un bambino che manca anche di un minimo di autosufficienza. È Lola a prendersi cura del piccolo Jonathan quando non è in casa Gina, alla quale offre calore, sostegno, collaborazione nelle necessità pratiche di ogni giorno.
In uno studio legale nel quale Gina si occupa delle pulizie lavora Mara, un’avvocata con un suo segreto. Le due donne si incontrano di notte, quando Mara si trattiene oltre l’orario tra le sue carte e Gina riporta ordine e lindore nelle stanze; fra loro germogliano confidenza e simpatia, finché la relazione si evolve, diventando dapprima un rapporto professionale per trasformarsi poi in un’amicizia.
A questo terzetto di donne, variamente in fuga da se stesse, dal passato, dai rimorsi, dalla difficoltà di voltare davvero e in modo definitivo pagina con le esperienze pesanti, si affianca Oreste, un simpatico anziano, proprietario dell’espansivo Harry, un cane giocherellone e affettuoso. Oreste abita nello stesso stabile in cui vivono Gina e Lola e ha il dono di comparire quando c’è bisogno di lui.
La scomparsa misteriosa di Raffaele, marito e padre brutale e dispotico, mette in crisi gli equilibri faticosi non soltanto della piccola cerchia della famiglia legale bensì anche della famiglia d’anima, come sempre più spesso ci ritroviamo a definire i legami d’affetto che si stabiliscono in modo spontaneo tra persone che non hanno in comune il patrimonio genetico. In questo romanzo emergono con forza i tanti volti dell’amicizia e le tante possibilità che hanno le relazioni interpersonali di diventare luogo di accoglienza, riparo, mutuo soccorso, al di là dei sopravvalutati legami di sangue.
Nulla di scontato nella narrazione del rapporto di una madre sfinita con un figlio che non sarà mai adulto. Molto amore, molta stanchezza, molta esasperazione, molta dedizione e senso di responsabilità e istinto di protezione; sopravvivere è il principale obiettivo e perciò Gina ha imparato a delegare, ad appoggiarsi a chi le offre una stampella materiale ed emotiva. Non c’è nulla di patetico nel modo in cui l’autrice tratteggia questa madre esausta, l’amica Lola generosa senza sentimentalismi, il piccolo Jonathan. La più efficace descrizione del mondo dei disabili e delle loro famiglie è offerta forse dallo sguardo di Mara, che lo osserva per la prima volta: “per Mara è uno shock. Non riesce a non fissare i bambini che le passano accanto su carrozzine speciali spinte da genitori apparentemente sereni. Cerca la fatica e la disperazione su quei volti e invece trova una fiera normalità”.
L’autrice mescola e intreccia con eleganza e scrittura pulita gli aspetti più intimisti e quelli tipici della trama gialla, intessuta di interrogativi ai quali un investigatore scrupoloso cerca di dare una risposta (cosa ha causato la morte di Raffaele Drago? C’è un responsabile della fine della sua vita?), in un equilibrio narrativo nel quale i percorsi di ciascuno dei personaggi hanno il giusto spazio e influenzano con naturalezza, senza forzature, le vite degli altri.
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“E adesso dormi” di Valeria Ancione (Arkadia)
Un romanzo al femminile, in cui la protagonista si trova a dover combattere una personale lotta per la sopravvivenza.
Geena Castillo è fuggita dagli Stati Uniti per allontanarsi da un padre violento e una madre succube. Arriva a Roma inseguendo il suo sogno d’amore che si trasformerà in incubo e un’autentica prigione: il marito Raffaele infatti si rivelerà peggiore del padre. Nemmeno la presenza del figlio disabile risolve una situazione in cui la brutalità resta il pane quotidiano. L’unica cosa da fare è separarsi. Anzi di più: ucciderlo. Raffaele scompare e la vita di Geena, che in Italia è diventata Gina Drago, sembra prendere una piega diversa. Invece, tutto precipita quando un giorno la polizia bussa alla porta di casa della donna, per condurla con sé: c’è da identificare un cadavere appena ritrovato, che si sospetta essere quello del marito. Da questo momento, in attesa che le indagini facciano chiarezza, convinta di essere responsabile di quella morte, Geena entra in un tunnel di paura e agitazione. La sostengono e cercano di proteggerla sia Lola, l’amica indispensabile, sia l’avvocata Mara Gorlin. Le tre donne si ritroveranno una notte a confidarsi, scoprendo che un segreto a volte è solo una scelta coraggiosa. Tra di loro si muove il piccolo Jonathan, la cui grave disabilità è la cosa più normale nella vita di Geena. L’incontro casuale con un affascinante musicista di pianobar cambia la prospettiva. E il riaffiorare di un sogno represso accende la speranza dell’americana di ritagliarsi un pezzo di felicità nel mondo.
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VALERIA ANCIONE, siciliana, è nata nel 1966 a Palermo, ma è cresciuta a Messina e dal 1989 vive a Roma. Giornalista professionista, lavora al “Corriere dello Sport” dal 1991. Ama raccontare le donne. Si è occupata di calcio femminile, sostenendo sulle pagine del suo giornale la battaglia contro pregiudizi, stereotipi e discriminazione di genere. Del calcio in generale l’attrae la potenza di aggregazione e condivisione, meno le partite. Non è tifosa, ma simpatizza. È convinta che lo sport possa salvare la vita. Giocava a basket, nonostante l’altezza, è sempre a dieta, non ha mai tinto i capelli, legge sempre e ascolta audiolibri, ama il mare in modo viscerale e la Sicilia in modo possessivo, si commuove sullo Stretto, è orgogliosa di essere cittadina di Roma, ha tre figli nel secondo tempo dell’adolescenza che, se non si allunga un altro po’, forse sta finendo.
Nel 2015 ha esordito in narrativa con La dittatura dell’inverno per Mondadori. Nel 2019 con Mondadori Ragazzi ha pubblicato Volevo essere Maradona (biografia romanzata dell’ex calciatrice Patrizia Panico), finalista al Premio Bancarellino e di cui la Lux Vide ha acquistato i diritti per produrre una serie tv. Nel 2022 è uscito per Arkadia Il resto di Sara, del quale esiste anche la versione audiolibro de Il Narratore.
Rosalia Messina
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Venerdì 10 novembre 2023, alle ore 18,00, presso la Sala Conferenze del palazzo Granafei-Nervegna, in via Duomo 20, i Nottambuli (collettivo di scrittori toscani e brindisini) e il Comitato di Brindisi della Società Dante Alighieri presenteranno il libro “La laguna dei sogni sbagliati” (Arkadia, 2022) di Massimiliano Scudeletti. Interverranno i Nottambuli Stefano Regolo, Stefania Robassa, Francesca Danese e Michele Bombacigno.
Massimiliano Scudeletti è nato e vive a Firenze. Già autore di documentari e spot televisivi, prima come sceneggiatore, poi come regista, nel 2018 pubblica il suo primo romanzo, un giallo, con protagonista il videoreporter di guerra Alessandro Onofri, “Little China Girl” (Betti Editrice), giunto secondo al premio “Tramate con noi” di Rai Radio1, vincitore del premio Emotion al “Premio Letterario Città di Cattolica”. Dopo numerosi racconti, alcuni con protagonista sempre Alessandro Onofri, nel 2019 pubblica il suo secondo romanzo, “L’ultimo rais di Favignana. Aiace alla spiaggia” (Bonfirraro).
“La laguna dei sogni sbagliati” è un romanzo dalla trama non semplicissima, ricca di temi “forti”, e tuttavia ben congegnata e di agevole lettura per via di una scrittura tersa, scorrevole, seducente. Il videoreporter di guerra Alessandro Onofri, durante il tragitto verso il più vicino pronto soccorso, nel tentativo di distrarre la collega gravemente ferita da un colpo di mortaio, le racconta la storia della propria preadolescenza vissuta a Venezia, a partire dalla tragedia che lo ha privato di entrambi i genitori, vittime di un incidente mortale. La guerra nella vicina Iugoslavia, la fioritura di sette sataniche e i delitti rituali che travolgono la città e la provincia, il dramma degli operai del vicino petrolchimico di Porto Marghera, il sogno di Alessandro – che a causa del trauma tende a confondere fantasia e realtà – di evocare i fantasmi dei genitori nel terrore di dimenticarli, il bullismo, i primi amori, e una serie di riuscitissimi personaggi, soprattutto femminili (un’anziana zia amante dell’esoterismo, una attraente e malvagia supplente di matematica, la bella amica Maria Luisa) si traducono in un romanzo complesso, ricco di numerose sottotrame che però non disorientano e che alla fine si compongono felicemente, un romanzo che solo con un pizzico di approssimazione può essere etichettato come romanzo di formazione, ché Scudeletti riesce mirabilmente ad andare oltre i generi, nella convinzione più volte manifestata che sia necessario “inquinare” i generi, perché, come sostenuto da Andrea G. Pinketts, “i generi letterari sono i bracci della morte della letteratura”.
Michele Bombacigno
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Dopo il successo de Il resto di Sara, la giornalista e scrittrice siciliana di nascita e romana d’adozione Valeria Ancione torna in libreria con “E adesso dormi”, pubblicato dalla casa editrice Arkadia, collana Eclypse.
Un romanzo al femminile, intenso e agganciato alla cruda realtà odierna, in cui la protagonista si trova a dover combattere una personale lotta per la sopravvivenza.
Geena Castillo è fuggita dagli Stati Uniti per allontanarsi da un padre violento e una madre succube. Arriva a Roma inseguendo il suo sogno d’amore che si trasformerà in incubo e un’autentica prigione: il marito Raffaele infatti si rivelerà peggiore del padre. Nemmeno la presenza del figlio disabile risolve una situazione in cui la brutalità resta il pane quotidiano. L’unica cosa da fare è separarsi. Anzi di più: ucciderlo. Raffaele scompare e la vita di Geena, che in Italia è diventata Gina Drago, sembra prendere una piega diversa. Invece, tutto precipita quando un giorno la polizia bussa alla porta di casa della donna, per condurla con sé: c’è da identificare un cadavere appena ritrovato, che si sospetta essere quello del marito.
Saranno la vicinanza di altre due donne, la presenza del piccolo Jonathan, la cui grave disabilità è la cosa più normale nella vita di Geena e un incontro casuale con un uomo affascinante a cambiare la prospettiva e riaccendere la speranza di ritagliarsi un pezzo di felicità nel mondo.
“Un romanzo che mi ha aperto il cuore fin dalle prime righe…” ha dichiarato l’editore e “il romanzo nel cassetto” dell’autrice, come ella stessa ha spiegato.
“Scritto dopo l’esordio del 2015 (La dittatura dell’inverno, ovvero Nina), di tanto in tanto ci tornavo aggiustando qualcosa, cercando la sua giusta evoluzione. L’ho riposto facendo finta di dimenticarmene, convinta che non fosse il suo tempo, e ho scritto altro. Con Gina, perché ogni mio libro finisce con l’avere il nome di una donna, volevo raccontare la violenza sulle donne – fisica e soprattutto psicologica -, quella che indebolisce e annulla la persona, che confonde amore con dovere, che legittima possesso e servilismo e che per paura porta a giustificare tutto fino ad accettare, per buoni o per destino, certi uomini. Avevo poi il bisogno di mostrare la disabilità come normalità, poiché è diversità solo finché non ci appartiene (il bambino, ormai ragazzo, esiste, ed è stato fonte di ispirazione). Nello sfondo dominano l’amicizia e il coraggio delle donne, che sono capaci di scelte estreme quando arrivano al basta, al limite. Temi importanti più che pesanti, che fanno parte della nostra realtà, che non sono però sinonimi di tristezza, è come si raccontano che fa la differenza. E tutto questo tempo trascorso mi è servito per capire se avevo raccontato nel modo giusto e se la storia fosse pronta per tutti e non fosse più solo la ‘mia’ storia”.
Valeria Ancione, del resto, ama raccontare le donne e questo lo avevamo capito già dalle sue opere precedenti, tra cui Volevo essere Maradona (biografia romanzata dell’ex calciatrice Patrizia Panico) pubblicata nel 2019 con Mondadori Ragazzi, aggiudicatasi il terzo posto al Premio Bancarellino e di cui la Lux Vide ha acquistato i diritti per produrre una serie tv. Attraverso le pagine di questo nuovo libro lo fa dando vita a un romanzo sull’amicizia, condito da un piccolo mistero.
VALERIA ANCIONE
Siciliana, è nata nel 1966 a Palermo, ma è cresciuta a Messina e dal 1989 vive a Roma. Giornalista professionista, lavora al “Corriere dello Sport” dal 1991. Ama raccontare le donne. Si è occupata di calcio femminile, sostenendo sulle pagine del suo giornale la battaglia contro pregiudizi, stereotipi e discriminazione di genere. Del calcio in generale l’attrae la potenza di aggregazione e condivisione, meno le partite. Non è tifosa, ma simpatizza. È convinta che lo sport possa salvare la vita. Giocava a basket, nonostante l’altezza, è sempre a dieta, non ha mai tinto i capelli, legge sempre e ascolta audiolibri, ama il mare in modo viscerale e la Sicilia in modo possessivo, si commuove sullo Stretto, è orgogliosa di essere cittadina di Roma, ha tre figli nel secondo tempo dell’adolescenza che, se non si allunga un altro po’, forse sta finendo.
Nel 2015 ha esordito in narrativa con La dittatura dell’inverno per Mondadori. Nel 2019 con Mondadori Ragazzi ha pubblicato Volevo essere Maradona (biografia romanzata dell’ex calciatrice Patrizia Panico), aggiudicatasi il terzo posto al Premio Bancarellino e di cui la Lux Vide ha acquistato i diritti per produrre una serie tv. Nel 2022 è uscito per Arkadia Il resto di Sara, del quale esiste anche la versione audiolibro de Il Narratore.
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Di fronte all’ampollosità di certa poesia moderna, figlia bastarda di un coacervo raffazzonato di classicità e modernità spesso priva di una qualsivoglia forma di autonomo percorso, i versi di Viviana Viviani contenuti in “La bambina impazzita” (prefazione a cura di Pasquale Vitagliano) acquisiscono un valore originale, in cui ironia e gioco, profondità e ricerca, sguardo acuto e percezione producono una resa di notevole efficacia. L’intera composizione, suddivisa in 8 parti (oltre all’appendice), carica di stimoli e suggestioni, si affastella davanti agli occhi esplicitata in una scrittura pulita, debitrice qua e là da altri autori. È una poesia attenta all’essenziale che pur introiettando un tempo personale è permeato da suggestioni provenienti dall’esterno, dall’altro, siano esse figure dell’ambito familiare o amicale quando non i grandi temi universali o immagini evocate da metafore. L’attenzione al dettaglio è una caratteristica della poetessa ferrarese, come dimostra anche una pregevole lirica-filastrocca in endecasillabi (“La giovane stampante e il vecchio calamaio”) e più in generale il richiamo a una rima vagliata con acribia, mai banalmente concepita. Cuore di gran parte della produzione in oggetto è costituito dal sentimento e segnatamente da quello amoroso, connotato tuttavia da una difficile, complessa comunicazione tra i sessi: un amore ostinato che si scopre vilipeso e tradito, canzonato e dimenticato, sfilacciato quando non derubricato a puro istinto come accade dall’avvento dei social che ne hanno in molti casi stravolto il senso. Tutto ciò cade sotto la sferzante disamina di Viviani per essere trasposto in un verso imbastito di malinconica ruvidezza (“un sogno andato a male/serve a misurare/il filo dell’aquilone/la gittata del cuore”), ma che pure si mantiene aperto a una rinascita alimentando la speranza di una diversa realtà futura, come nel periodo dell’infanzia quando la sorpresa, lo stupore, la realtà fiabesca diventano conquiste quotidiane. È la passione che muove il percorso di questa scrittura e ciò poiché scrivere non è mai fotografare l’esistente, semmai costruire un nuovo mondo accanto a quelli che già conosciamo. Le sue sono composizioni che scombussolano l’ordinarietà, che non lasciano indifferenti, come se ci trovassimo sempre di fronte a uno specchio che deforma e modifica la visione di sé, dove appariamo nudi e indifesi di fronte alla verità. Così le età della vita si inseguono, si tradiscono finendo per mostrare come la vecchiaia possa tendere a una gioventù indefinita e la persona matura giocare a vivere un’adultescenza senza freni, superficiale, ripetitiva, sovente preda di un’arroganza indicibile. E superficiale è anche certo mondo maschile, depositario di vuoti simulacri valoriali, incapace di tessere relazioni alla pari con l’universo femminile e per questo sagacemente preso di mira. Più ampiamente è il ruolo della maschera come negazione/modificazione dell’Io a imbastardire le relazioni sì che ogni contatto con l’altro è preda di preoccupazione, per tacere dell’ipocrisia, elemento ancor più castrante e alienante nella comunicazione tra le persone. E attraversando i giorni nostri v’è un accenno anche alla tregenda della chiusura sanitaria per Covid: come in un novello Caproni, ciò che manca(va), come sale della terra, è anche per Viviani il sole. Più in generale la silloge pone in risalto la sapiente maturità di un’autrice che senza strizzare troppo l’occhio a questo o quell’autore di vaglia (del passato o contemporaneo) riesce a portare in evidenza le tracce della loro poesia mantenendo ben salda un’originalità di fondo e facendone anzi suggello di tutta la propria produzione. Si fa così insistente il discorso sulla lingua che Viviani coglie nella sua pienezza di fronte a un prosciugamento del vocabolario tipico della società odierna, spesso vittima dell’antilingua o della calviniana peste del linguaggio (la breve composizione “L’abigeato” è da esempio in tal senso). Una società sempre più preda, tra l’altro, di un’entropia di fondo nei confronti della quale uno strumento apotropaico e resistente può essere il recupero dell’aspetto ludico: il “lasciatemi divertire” di stile palazzeschiano che si riscontra in plurimi passaggi del volume in oggetto. Come quella “bambina impazzita”, che resta nascosta tra le pieghe di una donna cresciuta ma che non smette di incidere nella “carne” di questo nostro tempo.
Federico Migliorati
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L’essenza del mare, due amori da nascondere vissuti in epoche e circostanze diverse, il dolore della malattia, le conseguenze di un’ossessione.
Questo e tanto altro ancora vi attende nelle pagine dei libri qui suggeriti.
Cosa mi dice il mare è di Lorenza Stroppa, BBE, Bottega Errante Edizioni, 2022
Pagg. 320, 17,10 €
È la storia di un’amicizia, quella tra Corinne e Blanche, che inizia col mare, quello del borgo di Douarnenez, sulla costa bretone, e con esso continua. Corinne, impulsiva e caparbia, Blanche calma e riflessiva, praticamente gli opposti : ma era propria questa la forza del loro legame.
La curiosità di scoprirsi giorno dopo giorno, sin da bambine, accettarsi e completarsi, sempre in compagnia di quel mare che raccoglie tutto e lo restituisce levigandone il contorno, senza distruggerne l’essenza.
È un libro profondo, in cui i sentimenti, le emozioni e lo stesso mare sono i veri protagonisti. Generazioni che si intrecciano, si accavallano e, come un boumerag, ritornano, è la peculiarità del libro.
Lorenza Stroppa deve conoscere molto bene il mare per averlo raccontano così minuziosamente, tanto da percepirne l’odore e scegliere di farne la scenografia di un intero romanzo. Un mare azzurro, nero, cupo, agitato, accogliente in cui si rispecchiano e si identificano le vicende dei protagonisti.
Di questo amore non si deve sapere. La storia di Inessa e Lenin di Ritanna Armeni, Ponte alle Grazie 2015
Pagg. 177, 11,40 €
È la storia di un popolo, di un uomo, ma soprattutto di una donna: una storia d’amore della quale non si doveva parlare.
Inessa è forte, determinata, ferma nei suoi principi, dolce e indomabile. Tutto questo ha contribuito giorno, dopo giorno a far crescere un sentimento diverso nel cuore di Lenin. Sua consigliera, sua inviata nei vari congressi e riunioni socialiste, per far conoscere il pensiero del capo dei bolscevichi e raccogliere i loro consensi. Inessa diventa per Vladimir Il’ič non solo una insostituibile compagna di lotta, ma la donna che mette a dura prova i suoi sentimenti, perché anche lui sotto quella ruvida corazza ha un cuore. Ma, il capo della rivoluzione non può macchiarsi di una colpa così meschina di adulterio borghese.
Inessa è stata una donna moderna, un’attivista, libera, fuori dagli schemi, una donna che non si è mai piegata neanche all’uomo che amava profondamente. Colta, coraggiosa, è stata una protagonista della costruzione del socialismo in Russia, facendo parte, anche a costo della vita, di un gruppo di uomini e donne coraggiose che hanno cambiato la storia.
Leggere questo romanzo è il modo di dare voce a una donna la cui storia, per questioni politiche e morali, è stata nascosta, calpestando i suoi sentimenti e le sue lotte interiori. È un dovere da parte nostra conoscere donne che hanno fatto la storia.
Cigno blu’ di Marco Nese, IoScrittore 2023
Pagg. 347, 14,25 €
In una terra misteriosa e martoriata come l’Afghanistan l’amore sembra quasi un’utopia, ma è quello che nasce tra Luca e Aisha.
Luca, nome in codice agente Gabbiano, è incaricato dal Governo centrale italiano di raccogliere informazioni e visitare luoghi in cui il contingente nostrano può svolgere la sua missione senza pericoli. Aisha, coraggiosa e ambiziosa, con i suoi racconti, le sue riflessioni, i suoi sogni di diritti e libertà, che ritroviamo tutte le donne di un popolo che le ha rese schiave e sottomesse, ambisce a una società in cui anche “una semplice stretta di mano tra uomo e donna” diventi la normalità e non un peccato. Dal primo incontro, avvenuto in casa di Aisha, ne seguirono tanti altri e il loro sentimento cresce un pò per volta fino a diventare indispensabile per entrambi.
Ma in un mondo che è perennemente in lotta, in cui insidie e minacce sono all’ordine del giorno, come può un sentimento così travolgente trovare consenso una volta scoperto?
Il romanzo è la ricostruzione di fatti realmente accaduti, in cui si incontrano le ragioni e le contraddizioni di gente fiera e ribelle, legata ad una cultura arcaica radicata, e le motivazioni di uomini intenti a farsi carico della loro causa. Ma la convivenza è davvero difficile, se non impossibile. Un’indagine precisa e minuziosa di fatti e di vicende accorse in Afghanistan nei giorni, mesi e anni della lotta ai talebani. La storia narra, le immagini descrivono, ma arrivare a carpire i pensieri e le strategie mentali dei protagonisti nessuno ci è mai riuscito.
Lotta, libertà e riscatto in una storia di sentimenti e di truci battaglie.
Bulkydi Raffaella Simoncini Neo. Edizioni 2022
Pagg. 160, 14,25 €
Luce, giovane avvocato, forse non per scelta, lavora nell’avviatissimo studio del padre, ha una madre molto convenzionale e un fidanzato, Matteo, che nel giorno del suo compleanno le chiederà di sposarla. Sembra una storia semplice, qualunque, senza intoppi, e invece non lo è.
‘Bulky’, ingombrante, corpo estraneo, un termine usato in ambito oncologico per definire una massa tumorale. La malattia, le procedure, i protocolli, le cure: in un attimo, mentre il corpo crolla in un vuoto abissale, la mente di Luce cerca di dare forma a quelle parole.
Il romanzo nasce dall’esperienza personale della scrittrice. Non è semplice parlare del proprio percorso di malattia, di una diagnosi che ti stravolge la vita. Dolore del corpo e dell’anima che solo chi lo attraversa può comprendere, ma la scrittrice conduce per mano anche chi fortunatamente questo percorso non lo ha vissuto.
Il suo racconto struggente, ma al tempo stesso con lampi di ironia e di leggerezza, ci accompagna lentamente in un mondo, che è quello dei malati oncologici, che non è solo di sofferenza e di resilienza, ma è un cammino introspettivo che si trasforma in forza, coraggio e cambiamento.
Corpo a corpo di Elena Mearini, Arkadia 2023
Pagg. 112, 13,10 €
Ada e Marta sono due sorelle, l’una l’opposta dell’altra, o almeno così sembra essere. Stefano Santi è un giovane professore di Italiano, ex pugile di belle speranze, che in un attimo di incomprensibile follia distrugge la sua vita.
E se la vita fosse un ring? La sfida tra due persone è dettata da emozioni immediate, pronte a qualsiasi reazione e la scelta nello sferrare i colpi e in che modo è solo loro, l’azione e la conseguenza sono intime e consapevoli. La sovrapposizione del senso della vita con lo sport del pugilato crea un linguaggio chiaro e preciso dal quale si evince chiaramente un intreccio di sentimenti e azioni: una metafora comprensibile e vera.
È un romanzo che si legge tutto d’un fiato, una storia meravigliosa, seppur tragica, che inizia dalla fine. Stefano, Ada, Marta, Mario incarnano sentimenti ed emozioni, imperfezioni e disagi. Nessuno credo sia veramente il protagonista, se non il grande conflitto tra il bene e il male.
Elena Mearini tratta problematiche forti e scottanti. Piacere a tutti i costi, essere l’altro, migliore di te, accettarsi con tutti i propri limiti, e il non riuscirci è sempre colpa di qualcuno. L’amore che crea dipendenza, che colpevolizza, che toglie la libertà, la pace non è amore, se fa male, è fortemente malato.
Corpo a corpo è un romanzo che ti esplode dentro pagina dopo pagina.
Giovanna Ferro
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Stefano Albè in Terra, romanzo di recente pubblicato da Arkadia, racconta una storia che prende avvio dallo strano incontro fra Niccolò De Santis, professore di Neurologia molto stimato, e una persona misteriosa che riesce ad attirarlo a Cagliari per sottoporgli un caso clinico fuori dal comune.
Niccolò è un uomo stanco; il suo matrimonio con l’impaziente Agnese è soffocato da una patina di abitudine e stanchezza. In Sardegna conosce una realtà del tutto ignota, un borgo minerario, Montevecchio, ormai disabitato:
Gli edifici erano perlopiù abbandonati e diroccati, privi di vita, segnati nel loro intimo da un destino crudele. Un lento declino che aveva portato intere famiglie a cercare vita altrove, nuove strade da attraversare, nuove case da abitare. La fatica di decenni di lavoro, sangue e sudore versati sopra e sotto una terra tanto ricca quanto crudele, si era trasformata in ruggine, nei corpi degli abitanti e in tutto il borgo, svuotandolo da dentro come un verme che divora il frutto che lo ospita.
L’Iglesiente, con le sue miniere ormai chiuse da tempo, è una terra difficile da decifrare per un uomo che viene dal continente. In questi luoghi aspri Niccolò incontra persone singolari e ascolta racconti di vite difficili, come quella di Pietro Marceddu, riscattatosi a fatica da un passato pesante senza però essere mai approdato a un presente da uomo libero, come con amarezza dice a Niccolò:
I vecchi padroni sono scappati via ma ci sono i loro figli. Ci tengono in pugno in modo ancora più subdolo: i loro padri usavano il bastone, questi usano il computer.
Durante la trasferta in Sardegna Niccolò rivede per caso Enea Sanna, un giornalista legato a un fatto drammatico che, undici anni prima, ha cambiato in modo irreversibile la sua vita e quella di Agnese.
Con questi ingredienti l’autore costruisce un romanzo intenso che narra senza sconti la durezza delle condizioni di vita dei minatori e delle loro famiglie, le operazioni illecite di chi arriva da lontano per sfruttare senza rispetto il territorio dell’isola, la spregiudicata manipolazione ai propri fini degli esseri umani più fragili da parte di loschi individui.
In ogni pagina è presente la terra con plurimi significati: terra che nutre e che avvelena, terra che copre tutto, anche ciò che si vuole occultare, terra che si ama e si odia, da cui si vorrebbe fuggire e alla quale si resta legati; terra personificata, nei confronti della quale gli isolani delineati da Albè nutrono sentimenti molto forti ed esprimono un grande attaccamento.
Veniamo dalla terra e alla terra torniamo, è l’equazione più semplice e in fondo è la più vera e rassicurante.
Giungendo a vere dichiarazioni d’amore:
Amiamo questa terra. È la nostra sposa e non permetteremo più a nessuno di umiliarla.
Sotto la superficie terrestre c’è il mondo minerario che, nonostante l’attività estrattiva sia da anni terminata, non è morto e torna sempre, con i suoi misteri, nei discorsi e nei pensieri degli abitanti.
Su questo sfondo l’autore intreccia in una fitta trama diversi fili: la vicenda personale di Niccolò, alle prese con una diagnosi complicata sulla condizione peculiare di Gaia, una giovane e selvatica sordomuta; la morte di uno sconosciuto e le relative indagini; la storia d’amore fra Gaia e uno dei carabinieri che investigano per chiarire le circostanze della morte misteriosa. Ed è proprio Gaia che sembra essere al centro di tutte le trame oscure.
Il romanzo, fino all’epilogo, sorprende con colpi di scena e mutamenti di prospettiva, lasciandoci la sensazione, giunti alle ultime pagine, che le cose non potevano che andare come sono andate.
Rosalia Messina
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