CARRARA – Sabato 2 dicembre alle ore 17.00 a Carrara, presso la sala Gestri della Biblioteca Comunale, Paolo Codazzi presenterà il suo romanzo “Lo specchio armeno” (Arkadia). Una storia, quella del pittore-copista Cosimo Armagnati, che si sviluppa in mirabile equilibrio sul crinale affilato e tagliente della storia più documentata e della fantasia più surreale, dei labirinti geografici e della mente, raccontati con una scrittura sempre accurata e artigianale, ricca e articolata. Le vicende narrate pongono al centro un quadro che si rivela il punto di convergenza di destini diversi e lontani che portano il protagonista – Cosimo, appunto – a viaggiare dalla Toscana fino in Sicilia per riprodurre un ritratto di donna conservato nella Galleria di Palermo. Per una straordinaria coincidenza, la tela rappresenta il punto il punto di arrivo di una sua lunga ricerca interiore sull’amore assoluto e irraggiungibile. Il quadro si rivela il punto di convergenza di diversi destini, che portano il pittore a confrontarsi con la pratica della stregoneria e l’operato della Santa Inquisizione nella Sicilia del Seicento, tra libri di botanica magica e sconvolgimenti metereologici che sanno rivelare anche la modernità delle tematiche affrontate da Codazzi. Situazioni che spingono tutte al momento topico del romanzo, quando il pittore, all’opera nella riproduzione del dipinto, vede la donna ritratta farsi persona in carne e ossa davanti ai suoi occhi sbalorditi.
Paolo Codazzi, Fiorentino, si è dedicato fin da giovane al suo amore principale, la scrittura. Appassionato di varie discipline, prima fra tutte la Storia antica, ha fondato nel 1983, con Franco Manescalchi, la storica rivista fiorentina “Stazione di Posta”. Ha ideato e presiede il Premio Letterario Chianti. Ha pubblicato due sillogi di poesie e due raccolte di racconti. Tra i suoi romanzi, La farfalla asimmetrica e Il pittore di ex voto (entrambi per Tullio Pironti). Con Arkadia Editore ha pubblicato Lo storiografo dei disguidi (2021).
Il link alla segnalazione su La Voce Apuana: https://bitly.ws/33WHA
Una storia affascinante e ai più sconosciuta, raccontata rievocando vizi e virtù di un grande personaggio storico e letterario. Si tratta de “Il babbo di Pinocchio” (Arkadia), il nuovo libro di Paolo Ciampi fresco di stampa. È la notte di San Lorenzo, una notte di festa nel cuore della torrida estate fiorentina, la città come sempre presa d’assalto dai turisti. Due uomini si siedono sulla stessa panchina, osservano il mondo che passa intorno a loro, cominciano a chiacchierare. Chi parla è un giornalista dei nostri anni, che avrebbe preteso di più dal suo lavoro e comunque dalla vita. Ma possibile che l’altro sia Collodi? Perché no? Sono tante le cose che possono succedere nella notte di San Lorenzo a Firenze, se si ha voglia di crederci. Soprattutto se si vagabonda fino all’alba, nei luoghi che furono di Collodi e poi di Pinocchio. Fino a scoprire la Firenze che era nella Firenze che è. Oppure l’uomo dietro lo pseudonimo Collodi, Carlo Lorenzini, una creatura fragile e notturna, segnata da innumerevoli delusioni annegate nell’alcol. Eppure capace di regalare sorrisi e sogni, con il suo sguardo ironico e la battuta pronta che da sempre è nello spirito dei fiorentini. Un viaggio in una Firenze insolita, nell’esistenza del grande scrittore e della sua principale creatura, Pinocchio, capace di regalarci ancora oggi, in tempi così complicati, un esempio autentico di vita. Giornalista e scrittore fiorentino, Paolo Ciampi si divide tra la passione per i viaggi e la curiosità per i personaggi dimenticati nelle pieghe della Storia. Ha scritto una trentina di libri che hanno ricevuto diversi riconoscimenti e dai quali sono stati tratti alcuni adattamenti teatrali. È molto attivo nella promozione degli aspetti sociali della lettura e partecipa a numerose iniziative nelle scuole.
Il link alla recensione su Toscanalibri: https://bitly.ws/33VN6
Intervista a Paolo Restuccia, colonna portante della Scuola Genius e autore del secondo romanzo sulle indagini della giovane filmaker Greta Scacchi.
È uscito il nuovo romanzo di Paolo Restuccia, Il sorriso di chi ha vinto, Arkadia Editore. Siamo di fronte al secondo capitolo delle avventure della giovane filmaker Greta Scacchi (il primo è Il colore del tuo sangue). Greta si trova di nuovo invischiata in un mistero e di nuovo si trova a scoprire inquietanti verità sulla industria farmaceutica BioLab. Il tutto sempre con riottoso coraggio e aiutata dalle sue tante telecamere che le permettono di vedere quello che gli altri neanche guardano. Al suo fianco c’è di nuovo Tommaso Del Re che però non è più un poliziotto ma un autore televisivo! Il romanzo è anche più affascinante del precedente, perché l’autore è riuscito a dominare con più chiarezza le tante visioni che ama far apparire a Greta. Sabato 2 dicembre lo presentiamo al Palazzo del Freddo, a Via Principe Eugenio 65, a Roma, alle 19.30.
Abbiamo cercato di scoprire qualcuno dei segreti di Paolo Restuccia.
Il sorriso di chi ha vinto è la seconda avventura della filmaker Greta Scacchi, cosa ti affascina di questo personaggio tanto da avergli dedicato due romanzi?
Da molti anni pensavo a come raccontare la vita di qualcuno che fosse al di fuori degli stereotipi della nostra letteratura, non solo di genere, e somigliasse alle ragazze e alle persone che incontro e conosco nella mia vita. Non la solita figura di poliziotto e carabiniere, ma nemmeno un borghese o una borghese che raccontano gli interni dei loro spaziosi appartamenti al centro di Roma o di qualche altra città italiana, magari parlando dei traumi che non riescono a superare. Ci ho provato prima con un romanzo con protagonista un militare di oggi, un alpino, poi con un deejay, e adesso con la filmaker Greta. Quando scrivo di lei però trovo che scorra più forte l’energia della vita che vedo intorno a me. Forse perché è giovane e libera, fragile ma determinata, testarda e spesso incosciente. Si fa male ma non si ferma mai, rischia, mette in gioco anche il suo corpo, perché non sopporta il male di vivere e le terribili ingiustizie in cui è immersa come forse tutti noi.
Dobbiamo aspettarci una terza avventura?
Vedremo, il mio rapporto con la scrittura è sempre un poco strano, non so mai bene cosa e se verrà fuori quando comincio a scrivere qualcosa. D’altronde anche in questo caso non mi aspettavo di terminare così presto una nuova narrazione di Greta Scacchi. In un certo senso a farmi accelerare stavolta sono stati una serie di eventi che mi sono accaduti, che hanno lasciato il segno, storie intime, private, ma che mi hanno sospinto in modo insolito, tragicamente liberatorio, poi c’è stato lo stimolo che è venuto dal mio editore, Arkadia, in fondo se Riccardo Mostallino Murgia e Patrizio Zurru non mi avessero detto che erano pronti a pubblicare presto Il sorriso di chi ha vinto forse la pigrizia e il dispiacere avrebbero ripreso il sopravvento.
Greta si trova sempre coinvolta in sparizioni e omicidi, siamo di fronte a una versione postmoderna della Signora in Giallo?
Mi piacerebbe, non tanto per le storie che ho trovato sempre quasi delle commedie in cui moriva qualcuno in famiglia ogni volta che lei andava a trovarli. Tanto che mi pare evidente che la soluzione di tutti i suoi telefilm è che l’assassino è sempre lei, che poi conduce un’assurda inchiesta per far incolpare un innocente. Mi piacerebbe soprattutto perché a interpretarla c’è stata una grande, simpatica attrice che è davvero difficile da dimenticare, come Angela Lansbury. Ma tra Jessica Fletcher e la filmaker Greta Scacchi c’è una differenza sostanziale. Greta non fa indagini, non conduce inchieste, non aiuta la polizia. Diciamo che se fosse per lei se ne starebbe tutto il tempo tranquilla a realizzare i suoi video.
Greta ha spesso delle visioni… abbiamo tra le mani un romanzo a metà tra il giallo e il fantastico?
A questa domanda darò una risposta ambigua! Le visioni, cioè i sogni notturni di Greta e quelli a occhi aperti dell’altro personaggio importante della storia, l’uomo che non crede in niente, sono dei veri e propri incubi oppure sono il riemergere di qualche ricordo inconscio o soltanto rimosso e dimenticato? Credo che sarà il lettore a scoprirlo e a decidere.
Quanto c’è di te in Greta Scacchi e nelle sue visioni?
Molto. Le sue visioni sono in gran parte le mie. E anche il suo desiderio di riportare a casa le due ragazze scomparse, le acrobate della storia. Riportare a casa, salvare, temere che il nostro mondo si perda e si corrompa senza che noi possiamo fare qualcosa per tentate di impedirlo: questa è la spinta che sta dietro ai sogni di Greta. E anche ai miei, sogni e incubi.
Quali sono gli scrittori che ti hanno influenzato?
Molti, da sempre, sono un lettore fedele. Uno dei più determinanti per me come lettore è stato Friedrich Dürrenmatt, e poi senza dubbio Georges Simenon e Agatha Christie per le vicende poliziesche ma anche Carlo Lucarelli (che considero il più bravo tra gli italiani che scrivono gialli e noir). Molto James Ellroy, tantissimo Murakami Haruki per il modo di inserire elementi visionari in un tessuto realistico, passando quasi senza parere dalla realtà alla fantasia. E potrei continuare a lungo, perché amo molto il fantastico e quindi José Saramago, Julio Cortázar. Secondo me, nella scrittura, più leggi e più diventi originale, più acquisisci stilemi e frasi che poi puoi fare tuoi. Quindi, anche se non li ho sicuramente raggiunti nella loro bravura, almeno non mi sono limitato a copiarli, non credo si possa dire che qualcuno li riconosce in quello che scrivo. E poi in questo romanzo, a ispirarmi ci sono state delle inchieste di cronaca, per esempio quelle di Andrea Purgatori. Avrei dovuto incontrarlo quest’estate in un festival a Cabras, gliel’avrei detto, ma non venne, era già malato. Credo sia stato un giornalista davvero eccezionale. Spesso illuminante.
Qual è stata la parte più difficile nella scrittura di questo romanzo?
Riuscire a realizzare il finale che desideravo, che anche qualunque lettore credo avrebbe voluto, senza rendere i personaggi e le vicende poco verosimili. Riuscendo a mantenere senza tradirli le premesse e gli sviluppi della storia, insomma senza barare. E poi c’è una scena che riguarda un omicidio piccolo piccolo, un delitto quasi involontario, di una sola pagina, che mi ha immalinconito perché rappresenta la sfortuna tragica degli innocenti, qualcosa che mi atterrisce.
Perché un lettore dovrebbe leggere Il sorriso di chi ha vinto?
Perché è un libro scritto onestamente (lasciamelo dire) e se piace non è perché applica delle formule già viste mille volte. Perché è costruito con amore artigianale, parola dopo parola, perché indaga il bene e il male, spero senza troppa presunzione, e poi pure per la frase che dice a un certo punto Tommaso Del Re e che mi ha stupito scrivere all’improvviso, senza che ci avessi mai pensato prima: «Con tutto quello che ho visto da poliziotto, se incontro Dio lo arresto per omissione di soccorso».
Chi sono i cattivi di questa storia?
Cattivi terribili, che fanno cose orribili solo perché pensano di avere così più potere e ricchezze, sono presi paro paro dalle cronache e infilati, trasformati, nella mia storia. E, come nel film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, a volte dietro la maschera del male ci sono volti noti, rispettati e anche molto ricchi, che non si accontentano delle loro fortune.
Non vorrei fare spoiler… ma che cosa dobbiamo aspettarci che accada tra Tommaso Del Re e Greta?
La tua passione per le storie rosa è risaputa, non vorrei che il terzo romanzo fosse un episodio dei Bridgerton, comunque a leggere bene i due romanzi già scritti, si scopre che è già successo molto, cosa vuoi che possa accadere ancora, che si sposino?
Lucia Pappalardo
Il link all’intervista su Storygenius: https://bitly.ws/33VKj
BLOG Copertina e controcopertina a due donne: la reggina Cuzzola e la jesina Bada. Tra denuncia verso l’editoria ingannevole e una storia per adulti che trova riscontro anche nei più piccoli, i titoli i siculi Di Prima e La Porta. Tre i titoli pubblicati in una settimana da Settecolori, pioggia di libri per il Saggiatore, nuovo romanzo per Serena Penni con Il ramo e la foglia edizioni
Giorni di bellezza per chi ama la lettura nei giorni di passaggio verso l’ultimo mese dell’anno. La nostra rubrica quindicinale inizia dalle uscite novembrine ancora non segnalate, come il nuovo libro di Salvatore La Porta, “L’isola del Capitano Almeida“, che per i tipi di San Paolo Edizioni narra una storia per ragazzi, ma scritta per tutti, di cui anche i grandi ne troveranno giovamento; o “Giù nel cieco mondo” (NN Editore) di Jasmyn Ward, nuovamente con un colosso sul dolore, si propone come nuovo libro che induce a riflettere; e la strenna natalizia intinta di perfidia (“Buon Natale Perfidia“) edita da ExOrma.
La quindicina di proposte editoriali dal 28 novembre all’11 dicembre parte dal debutto in casa Arkadia (collana Senza Rotta), del catanese Vladimir Di Prima, anch’egli con Il buio delle tre: il romanzo è un mirato attacco alla speculazione editoriale e a chi dileggia i sogni di velleitari autori (l’editore sardo dà alle stampe anche il ritorno di Giovanni Lucchesi, ultimo della collana Sidekar del 2023, con Un bambino sbagliato) e col ritorno di Letizia Cuzzola, “Non muoio neanche se mi ammazzano“, l’intellettuale calabrese si aggiudica la #controcopertina pubblicata da Morrone Editore. Avevamo parlato di lei e del suo ritorno la scorsa estate a Sant’Agata Li Battiati, quando venne per una lectio al “Battiati Jazz & Literature 2023”: è la jesina Dejanira Bada, studiosa di discipline filosofiche e religiose, che torna con “Il libro della consapevolezza“, (Gribaudo). Altre novità: carrellata, come sempre, in casa il Saggiatore con Witold Gombrowicz, Piero Camporesi, Enrico Merlin, Carlo Fontana, e Massimo Gerardo Carrese; Serena Penni con “La destinazione“, per Il ramo e la foglia edizioni, Guglielmo D’Izzia, con “La transazione“, per Les Flaneurs Edizioni è l’ultimo della cd romana per il 2023 e lo #specialeSettecolori con Giuseppe Berto, Vladimir Volkoff e Will & Ariel Durant
Sceglieteli bene i libri che volete regalare a Natale!
Flashback novembrini
Salvatore La Porta, L’isola del Capitano Almeida, San Paolo
Un ragazzo si risveglia al buio in un sacco, circondato da voci malevoli: della sua vita non ricorda nulla. Soltanto una vecchia storia in cui vivi e morti si confondono, ed è difficile capire chi sia l’uno e chi sia l’altro. Quando finalmente riesce a liberarsi, scopre di essere prigioniero di uno strano pirata, il capitano Almeida, che ha assaltato una nave pur di trascinarlo a bordo della sua goletta, la Faraglione. Dopo qualche mese in compagnia della ciurma di pirati, il ragazzo continua a non ricordare nulla di sé, ma nel frattempo ha scoperto di saper picchiare il prossimo con una certa competenza e soprattutto di saper intuire che cosa nasconde la mente degli altri grazie a una sorta di misteriosa luminescenza emessa dagli oggetti desiderati e che solo lui è in grado di vedere. La sua capacità – utilissima nel gioco d’azzardo – sembra interessare molto il capitano Almeida, che ogni notte lo costringe a scrutare l’orizzonte in cerca dell’isola che il pirata brama da una vita e che è avvolta dai suoi pensieri come in un incendio. Il ragazzo non sa cosa vi sia su quell’approdo lontano, se una cassa piena d’oro o la risposta a chi sia vivo e chi morto tra le anime di quella ciurma di filibustieri, ma giorno dopo giorno sente crescere il desiderio di raggiungerla per comprendere il mistero della sua identità. Età di lettura: da 12 anni.
Jasmyn Ward, Giù nel cieco mondo, NN Editore
Questo libro è per chi ha deciso di aprirsi al canto così da trovare conforto e forza, per chi ricorda senza soccombere al peso della memoria, per la voce solenne di Annie Lennox in Strange fruit, e per chi ha sognato di volare via dalla sua vita come un airone che sfiora la superficie dell’acqua, leggero come carta sul vento.
Margaret Atwood: «Imprescindibile»
Annis è una giovane schiava di casa in una piantagione della Carolina. Nipote di una guerriera africana e figlia di uno stupro, di giorno si dedica a estenuanti faccende domestiche e origlia le lezioni sull’Inferno dantesco impartite alle figlie del padrone, le sue sorellastre; di notte scappa nel bosco con sua madre da cui impara l’arte del combattimento, così da difendersi in un mondo costruito per distruggerla. Ma la madre viene venduta e Annis si trova da sola e senza protezione, mentre con Safi scopre la sensuale dolcezza del primo amore. Quando il padrone decide di sbarazzarsi di lei, Annis viene venduta e con altri schiavi condotta in viaggio verso New Orleans. In questa terribile marcia, incontra lo spirito di una sua antenata, Aza, un angelo custode imperioso ed enigmatico che sembra volerla aiutare a fuggire. Jesmyn Ward torna con un nuovo romanzo che richiama nel titolo il quarto canto dell’Inferno di Dante. Come il grande poeta, anche Annis dovrà scendere sempre più in fondo, nel cuore di tenebra della schiavitù in America, lottando per la propria vita, per la speranza. Giù nel cieco mondo è un romanzo feroce e fiabesco, dove l’allegoria si riflette nell’amore di una madre e una figlia, nei legami da sciogliere e mantenere, nella ricerca incessante della libertà che sfida uomini e spiriti, natura e destino.
AA.VV., Buon Natale Perfidia, ExOrma
Iracconti di Natale più comici, surreali, intensi, strampalati, perturbanti, ironici, graffianti e paradossali. Niente si sottrae al comico, nemmeno il Natale! Decine, centinaia di racconti confortano l’inerzia della nostra immaginazione con una vigilia, con la neve, senza la neve, con il bambino che nasce, alberi e presepi, risvegli pieni di regali, altruismi, riscatti, canti e lucine. E se per una volta rinunciassimo a un commovente, caramelloso e rassicurante Natale? Qui si narrano Natali inaspettati, per lo più comici, esilaranti, svagati, poetici sì, ma anche cinici, problematici o addirittura perturbanti. Ventitré racconti e ventitré illustrazioni tra Babbi Natale precari, imprese dannunziane, fantasmi salutisti che scrivono, crisalidi natalizie e cronisti inaffidabili (cosa è successo veramente la notte in cui è nato Gesù?). Agli autori e alle autrici di questi racconti non manca una buona dose d’ironia e quella lucidità che permette di osservare la realtà nelle sue contraddizioni andando oltre l’ordine rasserenante e conciliante delle cose. Appassionati, generosi e idealisti, credono ancora nell’imprevisto, nel caotico, nel sorprendente come possibilità di riformulare il mondo. Racconti di: Paolo Albani, Roberto Barbolini, Marita Bartolazzi, Adrián N. Bravi, Emanuela Cocco, Raffaella D’Elia, Tommaso Lisa, Giovanni Maccari, Luigi Malerba, Gianfranco Mammi, Paolo Miorandi, Paolo Morelli, Mauro Orletti, Paolo Pergola, Sara Ricci, Jury Romanini, Massimo Roscia, Giuseppe A. Samonà, Giacomo Sartori, Francesco Spiedo, Stefano Tonietto, Mario Valentini, Andrea Zandomeneghi. Illustrazioni di: Paolo Beneforti, Marco Berlanda, Carlo Bordone, Nicoletta Calvagna, Giuditta Chiaraluce, Virgilio Cinque, Cecilia Cosci, Claudia D’Angelo, Jessica Lagatta, Tommaso Lisa, Fabio Magnasciutti, Marco Filicio Marinangeli, Chiara Nott, Andrea Pedrazzini, Alberto Piancastelli, Luciano Ricci, Lorenzo Santinelli.
Le uscite di martedì 28 novembre
Libro copertina, Il libro della consapevolezza di Dejanira Bada, Gribaudo
Che cos’è la consapevolezza? Perché è così importante nella nostra vita? Qual è il motivo per cui sempre più persone cercano di raggiungerla? Attraverso un excursus che spazia su tre discipline fondamentali – yoga, meditazione e mindfulness –, l’autrice indaga su cosa significhi la ricerca della felicità, esplorando i grandi temi filosofici che da sempre riguardano ognuno di noi. Un libro completo e aggiornato, arricchito dal contributo di esperti qualificati, oltre che da consigli pratici e da un’appendice con interviste a insegnanti di yoga di fama nazionale, per imparare a vivere meglio e felicemente qui e ora.
Serena Penni, La destinazione, Il ramo e la foglia edizioni
Carla, Paolo, Elisabeth, tre voci raccontano sé stesse e il desiderio che sembra consumarle: passioni e delusioni si contorcono nel tentativo di un equilibrio. La maternità e la paternità oscillano incerte nelle distanze che solo una delusione d’amore, forse assimilabile alla morte, sa rendere insormontabili. Il passato non lascia scampo, torna potente e configura il presente. Un passato che non è solo ricordo ma costruzione di una convinzione. Se l’amore passionale invade violento lo spazio della vita altrui, allora è meglio rimanere nel recinto di un amore mite che si fa semplice affetto. Serena Penni marca stretti, in una scrittura snella e coinvolgente, l’affanno e le riflessioni di tre cuori; li insegue, implacabile, fino alla loro destinazione finale.
Libro controcopertina, Non muoio neanche se mi ammazzano di Letizia Cuzzola, Morrone Editore
Dopo la firma dell’Armistizio, 650mila soldati italiani vennero catturati dai nazisti e internati in campi di prigionia, sottoposti alle peggiori angherie e soprusi. Fra gli internati è stato anche Vittorio Cuppari, mio nonno, che come moltissimi non ha mai fatto cenno ai 21 mesi di prigionia subiti. Attraverso un lungo lavoro di ricerca è stato possibile recuperare una minima parte della documentazione proveniente dagli Stalag in cui è stato internato e che ha permesso di ricostruire la storia. Ogni nome, data, luogo è certificato da documenti, note personali del protagonista e dal diario di Luciano Banchelli, compagno di prigionia e lavoro, una cui copia è stata recuperata grazie alla figlia Luciana.
Le uscite di venerdì 1 dicembre
Guglielmo D’Izzia, La transazione, Les Flaneurs Edizioni
Una proprietà che nasconde un macabro segreto viene messa in vendita. Due uomini vengono uccisi in pieno giorno. Niente è come sembra. De Angelis, un imperscrutabile uomo del nord, è in viaggio verso una piccola città nell’entroterra siciliano per negoziare una transazione immobiliare. Lungo il tragitto, il treno su cui si trova si guasta misteriosamente, costringendolo a
spendere la notte in uno squallido scalo ferroviario. Quello che segue è una rete di eventi inquietanti, da prostituzione minorile a omicidi spudorati, che portano alla fine improvvisa del suo affare. Ma De Angelis è imperterrito e intenzionato a scoprire cosa è andato storto nella sua transazione e si imbarca, così, in una indagine avventata. Una svolta inaspettata di eventi, però, lo fa precipitare in una profonda crisi.
Giovanni Lucchese, Un bambino sbagliato, Arkadia
La notte prima di Ferragosto, nella sua casa al mare, un uomo riceve la visita di un misterioso bambino che sembra comparire dal nulla. Svanito il terrore iniziale, scoprirà che altri non è se non il suo io infantile, la versione di sé a cinque anni, ormai dimenticata e sepolta sotto decenni di pensieri e di vita vissuta. Scanzonato, permaloso e con un piglio da guerriero, il bambino prenderà per mano il protagonista accompagnandolo in un mondo fatto di ricordi e di aneddoti. Un mondo popolato da biciclette senza rotelle, Barbie desiderate e mai ricevute, corse in un bosco che sembra magico e film dell’orrore visti di nascosto dai genitori. Attraverso gli occhi del bambino, l’uomo rivivrà i momenti salienti di un’infanzia a volte difficile, a volte spensierata, vissuta ai margini di una società non ancora pronta a cogliere le sfumature di una personalità fuori dal comune. In una nottata di visioni frenetiche, il nostro protagonista scoprirà che la ricchezza più grande che abbiamo è la diversità, e che nessuno nasce sbagliato, semmai sono gli altri a farcelo sentire.
Massimo Gerardo Carrese, Il grande libro della fantasia, Il Saggiatore
Fantasia, immaginazione, creatività: un libro che ci accompagna tra le informazioni scientifiche, umanistiche, ludiche e artistiche che caratterizzano queste tre facoltà il cui potere, anche in maniera sottile, influenza l’intera nostra esistenza. Gli esseri umani hanno costruito con esse un certo tipo di credenze: dalla religione agli ordini militari, dai confini fra gli stati al denaro, dalle grandi imprese ai desideri più intimi. Capiamo attraverso la loro storia filosofi- ca e linguistica che la fantasia e l’immaginazione sono voci polisemiche, dal contesto e dalla lingua in cui le incontriamo cioè attivano significati e sensi differenti: alcune loro peculiarità sono però riconoscibili e imparando a usarle ci possono guidare verso scoperte straordinarie, renderci veri pensatori, sviluppando idee originali e arricchendo il nostro «fare» quotidiano. Il saggio di Carrese, fantasiologo di professione, affianca studi secolari e conoscenze tecniche alle suggestioni che arrivano dai suoi incontri divulgativi e dalle sue ricerche sul campo, offrendo al lettore un approccio esperienziale sull’argomento: il capitolo conclusivo di giochi fantasiologici permette di praticare gli aspetti teorici esplorati divertendo e incuriosendo adulti e bambini.
Carlo Fontana, Sarà l’avventura. Una vita per il teatro, Il Saggiatore
La prima volta che Carlo Fontana ha messo piede alla Scala era solo un bambino, trascinato dai nonni a vedere La Valchiria di Wagner. Quella che poteva essere un’esperienza scioccante fu invece l’inizio di un grande amore. Per la musica, certo, ma soprattutto per quel teatro così maestoso, elegante, imponente. Carlo Fontana diventerà sovrintendente della Scala, e ricoprirà la carica dal 1990 al 2005, responsabile dei grandi lavori di ristrutturazione dell’inizio degli anni duemila, con i quali la Scala è diventata teatro modernissimo senza rinunciare alla propria identità e alla propria storia. In questo libro racconta quel periodo, unico nella storia del Teatro, delle direzioni di Muti e delle regie di Strehler, dei dissidi e delle battaglie, delle grandi prime e delle grandi stelle. Tra le pagine passano Verdi e Puccini, Carla Fracci e Roberto Bolle, Pavarotti e Maria Callas. Scorre soprattutto la storia di una grande passione e di un grande lavoro, che hanno messo la Scala e la città di Milano al centro del mondo della grande musica.
Le uscite di venerdì 8 dicembre
Vladimir Di Prima, Il buio delle tre, Arkadia
In un paesino della Sicilia che subisce passivamente i grandi eventi della Storia, Pinuccio Badalà, figlio di un sindacalista coinvolto nella strage di Bologna e poi morto qualche anno dopo in seguito a un bizzarro incidente, sogna di diventare un grande scrittore. Nei modi di un’appassionata cronaca il romanzo narra tutte le peripezie del protagonista per ricevere udienza dai grandi marchi dell’editoria italiana. Vent’anni e più di illusioni e delusioni, viaggi della speranza, personaggi grotteschi e indimenticabili. Una grande e amara parodia della decadenza culturale dei nostri tempi nelle ambizioni di un provinciale con il solito dilemma: genio incompreso o espressione infinitesimale della mediocrità?
Enrico Merlin, 1000 dischi per un secolo. 1900-2000, Il Saggiatore
1000 dischi per un secolo è la più completa rassegna della musica del Novecento. Per ognuno degli anni di questo folle secolo, Enrico Merlin elenca i dischi fondamentali e ne racconta il suono, i protagonisti, la storia, in schede brevi ma esaustive. I Beatles e i Rolling Stones, John Coltrane e Miles Davis, la Tosca e Keith Jarrett. Ma anche l’elettronica, il punk hardcore, il glitch, l’hip hop, il metal estremo. La disco e le avanguardie, le grandi dive e i dischi registrati in cantina. I festival e i rave. Questo libro è un viaggio completo in tutte le sfaccettature della musica dell’ultimo secolo, un caleidoscopio attraverso cui scoprire nuovi suoni e nuovi artisti, un libro da consultare incessantemente alla scoperta di tesori nascosti nell’underground o del racconto dei vinili che hanno segnato la propria vita. Un omaggio, infine, alla fisicità e alla completezza del disco, e una guida alla sua riscoperta.
Piero Camporesi, Il palazzo e il cantimbanco, Il Saggiatore
Il palazzo e il cantimbanco è il ritratto lucido e curioso che Piero Camporesi ci offre della vita e delle opere del canta- storie Giulio Cesare Croce, il padre delle avventure di Bertoldo e Marcolfa. Un viaggio attorno a una figura poco nota che è soprattutto un’immersione in un’epoca e un’Italia lontane e misteriose. Per comprendere chi era Croce bisogna infatti partire dalla Bologna del Seicento. Dai suoi vicoli e dai suoi antri, dalle sue piazze e dalle sue lunghe torri, dalla sua marginalità rispetto ai grandi scacchieri del potere e della guerra e dal suo inedito crogiuolo socioculturale, in cui artisti e scienziati, stampatori e lettori, popolani e potenti vivevano gomito a gomito. Ed è in questa Bologna che Piero Camporesi inizia la sua ricerca di aneddoti e documenti su Croce, figura perfettamente calata nel suo tempo e allo stesso tempo originale, giocoliere della parola, funambolo della lira, inarrestabile compositore di ballate, canzoni, poesie e novelle, divenuto celebre presso il popolo e le corti di tutta Italia. Recuperando fonti minori, ma rifacendosi anche alle stesse opere di Croce, Camporesi riesce a tratteggiarne la più intima natura e i tanti fili che lo col- legano con i suoi concittadini e simili, fino a immaginarne pensieri e ambizioni, paure e credenze, spesso nascosti nel- le maschere dei suoi personaggi più popolari. Queste pagine rappresentano l’incontro faccia a faccia con un letterato anomalo, che da un’umile origine – figlio di fabbri e fabbro a sua volta – raggiunse con la sua penna i più raffinati tra principi e dame, rimanendo sempre in bilico tra l’alta poesia e l’intrattenimento più crasso, tra arte e mestiere, tra il palazzo e l’osteria.
Witold Gombrowicz, Testamento, Il Saggiatore
Autobiografia, manifesto letterario, j’accuse e apologia, autodafé e confessione: “Testamento” è tutte queste cose. Un libro che riassume le conversazioni avute da Witold Gombrowicz con l’editore e scrittore francese Dominique de Roux, e pubblicate un mese prima della sua morte: un libro che assume così, appunto, il valore di un testamento, nonché di una chiave di lettura per entrare nel suo universo letterario grottesco e surreale. Il grande scrittore polacco riflette qui sulla propria opera, sulle sue radici polacche, sul senso della fantasia e della creazione letteraria, sulle sue idiosincrasie e passioni artistiche. Per leggere uno scrittore che ha sempre messo molto di sé e delle proprie manie nei libri, un libro come Testamento è un documento preziosissimo per rileggere sotto una luce nuova l’intera sua opera.
Speciale Edizioni Settecolori
Vladimir Volkoff, Il montaggio (uscita 1° dicembre)
A19 anni Alexsandr Dmitric Psar ha venduto, per i trent’anni a venire, la sua anima al diavolo. È accaduto a Parigi, nella chiesa di Notre Dame, e il diavolo indossava le vesti di un funzionario del Kgb. In cambio della sua dedizione alla causa, e una volta scaduti i termini, potrà finalmente mettere piede in quella Russia che non ha mai conosciuto e esaudire così, per interposta persona, quello che era sempre stato il desiderio di suo padre, Dmitri Alexsandrovic Psar, fuggito dal suo Paese ai tempi della Rivoluzione d’ottobre, ma rimasto per tutta la sua vita in terra di Francia un esule infelice.
Nei trent’anni del patto faustiano, Alexsandr è stato un formidabile «agente di influenza» nel mondo editoriale francese. Ha veicolato informazioni false, ha praticato ogni disinformazione possibile e immaginabile, ha pianificato campagne intellettuali per minare tutto ciò che è alla base di ogni civiltà occidentale che si rispetti: la famiglia, il matrimonio, l’educazione, il rispetto per le istituzioni. Gli intellettuali francesi hanno abboccato all’amo e preso per vero ciò che era un sapiente «montaggio» di menzogne. Nessun romanzo novecentesco ha raccontato così in profondità i meccanismi della disinformazione e analizzato così lucidamente il «ventre molle» delle democrazie occidentali come questo capolavoro di Vladimir Volkoff.
Will & Ariel Durant, Le Lezioni della storia (uscita 8 dicembre)
Quando i suoi studi stanno per terminare, lo storico si trova di fronte a una sfida: a cosa gli sono serviti, si chiede? Ha ricavato dal suo lavoro soltanto il piacere di enumerare nuovamente l’ascesa e la caduta di uomini e movimenti di idee, di raccontare da capo «tristi storie intorno alla morte dei re»? Ha realmente imparato di più sulla natura umana di quanto per strada un uomo possa apprendere, senza nemmeno lo sforzo di aprire un libro? Ha ricevuto qualche illuminazione rispetto alla nostra condizione presente, qualche guida per i nostri giudizi e le nostre linee di condotta, qualche messa in guardia contro il rifiuto di ogni sorpresa e di ogni cambiamento? Ha alla fine trovato, nel susseguirsi degli eventi passati, uno o più punti fissi che gli permettano di predire le azioni future del genere umano o il destino dei singoli Stati?
Oppure si trova costretto ad ammettere che, dopotutto, «la storia non ha senso»: non ci insegna niente, insomma, e tutto ciò che è alle nostre spalle non è altro che la noiosa prova generale degli errori che il futuro è destinato a fare su una scala e uno spazio più ampi.
Giuseppe Berto, Elogio della vanità (uscita 8 dicembre)
Studio psicologico sul successo da esibizionismo, questo di Berto è un pamphlet ideato e scritto secondo i modi caratteristici del Settecento illuminista. Cesare De Michelis. Scritto nella primavera del ’65 per quella che avrebbe dovuto essere la Strenna della Rizzoli. Berto pochi mesi prima aveva pubblicato Il male oscuro, romanzo di cui stava – vanitosamente – assaporando le fortune mediatiche. Un pamphlet di un autore eretico, sul peggiore dei peccati umani, prima «censurato», poi casualmente perduto, rimasto di fatto inedito per quasi cinquant’anni. Attraverso lo specchio deformante della vanità, Giuseppe Berto immortala l’inutile agitarsi di una società, la nostra, orfana di qualsiasi criterio di discernimento e del furore della rivolta. Al liquefarsi di tutto, non rimane che combattere giorno per giorno per preservare dal maligno la propria coscienza. Il resto non è vanità, ma semplicemente «vano».
Salvatore Massimo Fazio
Il link alle segnalazioni su SicilyMag: https://bitly.ws/33GiS
Udine, 24 nov – “Un nuovo romanzo storico per Alberto Frappa Rauceroy, autore raffinato, abile nel condurre il lettore attraverso trame in cui accadimenti immaginari ben si intrecciano con la storia reale di illustri personaggi. Protagonista di questo nuovo lavoro, Giambattista Tiepolo, nei suoi anni udinesi, durante i quali ha donato alla città alcuni dei suoi affreschi più belli e che, proprio in questo periodo, Udine sta ricordando in una mostra inaugurata oggi in Castello, dedicata ai pittori del ‘700 e con ‘Il Festival del Tiepolo’. Attorno a lui, personaggi e luoghi che, grazie alla maestria dell’autore, concorreranno a metterne certamente in luce aspetti inediti ed accattivanti che potranno anche incuriosire i lettori a visitare gli splendidi affreschi udinesi”. Questo il pensiero espresso dal vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Cultura e sport Mario Anzil a margine della presentazione del libro “L’ombra del Tiepolo” di Alberto Frappa Rauceroy, avvenuta questa sera alla Libreria Moderna Udinese. ARC/COM/ma
Il link alla segnalazione su Il Gazzettino: https://bitly.ws/33Ggv
Trama semplice e lineare e tono di narrazione pacato ed euristico, che ricorda i migliori narratori, ma la magia di questa perla di Giorgio Bona risiede davvero nel saper evocare in ogni capitolo scenari e cartografie di altri universi narrativi. La lacrima della giovane comunista contiene molteplicità di autori e romanzi e un tal gioco di prestigio a Bona riesce, in fondo, col descriverci in modo pacato, senza voli pindarici, ma puntuale, assai evocativo la città-dio Mosca. Forse questo, sopra ogni altra cosa, ci fa notare La lacrima della giovane comunista: tutti quegli intrecci di spie, quelle oscure faccende politiche, quell’incrociarsi di destini in opere narrative di matrice russo-britannico-americano ci hanno raffigurato nient’altro se non il volto immenso e plurimo di una città come Mosca. La metropoli. Pantheon di Dei d’Olimpo Comunista. Così, quando il professore nella sua rischiosa impresa nel tentativo di far luce sulla controversa figura del poeta rivoluzionario Venedikt Erofeev finisce alla Lubjanka subito ci vengono in mente, quantomeno, le grandi narrazioni tolstojane (la parte conclusiva di Guerra e Pace) e Aleksandr Isaevič Solženicyn – Arcipelago Gulag. Quando il professore nel suo sherlockiano pellegrinare finisce al Parco Gorky subito ci sovvengono le ruspe a scoprir cadaveri sepolti sotto la neve nel romanzo Gorky Park di Martin Cruz Smith. Così come quando si finisce nelle saune tra acque bollenti e nebbiosi vapori non possiamo non ricordare, grazie allo stile pacato e puntuale di Giorgio Bona, ma in certo modo potente e implacabile, Danko di Arnold Schwarzenegger o Viggo Mortensen del cronenbergiano Promessa dell’assassino. Quando Bona e il suo professore ci conducono per mano facendoci percepire come scenografia vera, palpabile Peredelkino non possiamo non pensare al Yakov Savelyev de La Casa Russia di John le Carré. Certo, Bona ha forse in mente le mappe assai meno accessibili di David Peace e Marina Cvetaeva, nonché di Osip Mandel’štam e Venedikt Erofeev stesso. Mentre noi dobbiamo contentarci, ahimè, dei nostri radar a corto raggio. Sia come sia, anche le relazioni tra i personaggi, da Bona orchestrati con paurosa bravura, i loro incontri, i loro intrecci, di Viktor e del professore, del professore e di Olga, paiono compendio di distopie di matrice veterocomunista, tutte faccende assurde da regime sovietico, che prima Solženicyn in Padiglione Cancro, e poi, magari un poco derivativamente, la straordinaria intelligenza di Kundera ci hanno indicato. Ma poi, Bona in poche pagine riesce a illuminarci anche su noi stessi, noi europei, quando nel descrivere il paesaggio urbano moscovita odierno sembra quasi restituirci l’immagine di una qualsiasi delle nostre città, della nostra realtà nella quale da sempre socialismo e capitalismo camminano assieme su una fune tesa sull’irto terreno del compromesso. Recentemente, ho lette alcune note dell’autore varzino Andrea B. Nardi, egli vissuto in South Dakota, Stati Uniti, per vario tempo. Racconta di quando alcuni americani gli chiedevano “Are you a comunist?” (“Sei un comunista?”) Nardi non riuscendo a capacitarsi di una domanda così retrograda, così datata. Invece no. La questione comunista per gli americani non è e non sarà mai datata. Siamo noi europei a non essere realmente in grado di capire fino in fondo. E questo per via della situazione compromissoria tra capitalismo e Stato Sociale che almeno dal ’45 quotidianamente viviamo. Noi europei non capiremo mai quanto per un americano il comunismo sia Morte, sia Fine di Tutto. Gli americani non possono e non potranno mai concepire di abbandonare sul serio il loro stile di vita basato sull’abbondanza. Nella serie televisiva The Society di fresca realizzazione ciò appare inequivocabile. I ragazzi, simili agli inglesi de Il Signore delle Mosche, danno vita a un modello socialista basato sull’abbondanza; ma quando le risorse terminano ed è necessario organizzarsi più francescanamente, secondo modelli simili a quello di derivazione comunista, cosa accade? La serie televisiva cessa, troncandosi quasi di colpo, in un finale genialmente raffazzonato dal sapore kafkiano. Inconcepibile. Per un americano l’abbandono del lusso è la paura più grande. Il comunismo. Ma quanto in ciò vi è di paradossale, è che questo sentimento già ce l’abbia mostrato proprio un padre russo della letteratura, ossia Lev Nikolàevič Tolstòj, il quale, sì in Guerra e Pace, ma massimamente in Resurrezione imbastisce una sontuosa narrazione retta sulla dicotomia fondamentale tra fasto e miseria, facendoci scorgere con estrema vivezza quanto la sfarzosità, una volta assaggiata, sia all’uomo irrinunciabile, per esempio allorché il nobile Dmitrij Nechljudov riemergendo dalla sua catacombale anabasi nelle carceri dove è rinchiusa Katjuša Maslova ha un bisogno fisico, quasi insopprimibile, di ricchezza, di fastosità e splendore del mobilio, degli arredi, delle vesti e di stanze e luoghi. Tutte queste cose, e naturalmente altro assai, le ritroviamo in La lacrima della giovane comunista in un perlaceo compendio di sole 176 pagine, talento di sintesi tutto italiano: storia degna, quella di Giorgio Bona, della migliore letteratura russa, e che a essa si affianca, in essa entra di diritto.
Marco Candida
Il link alla recensione su LetterMagazine: https://bitly.ws/33yx5
Quella di dicembre è l’ultima rassegna del 2023. Fra gli altri abbiamo selezionato per voi romanzi che raccontano la disarmonia del mondo, le ossessioni e le solitudini. Troverete riedizioni di premi Nobel e di autori americani poco conosciuti. A dicembre in libreria ci saranno graphic novel che sono riadattamenti di grandi opere, saggi filosofici e raccolte di racconti inediti. Questo e altro vi aspetta a dicembre.
Buona lettura!
Libri in uscita a dicembre 2023: la lista
Il buio delle tre di Vladimir Di Prima
In un paesino siciliano in cui i grandi avvenimenti storici sono accolti con passività, Pinuccio Badalà, figlio di un sindacalista coinvolto nella strage di Bologna e poi venuto a mancare qualche anno dopo in seguito a uno strano incidente, ha il sogno di diventare scrittore. La narrazione, dai toni cronachistici, segue il protagonista in tutte le peripezie per ottenere udienza dai grandi marchi dell’editoria italiana. Il buio delle tre di Vladimir Di Prima è una grande e amara parodia della decadenza culturale dei nostri tempi nelle ambizioni di un provinciale con il solito dilemma: genio incompreso o espressione infinitesimale della mediocrità?
In libreria dall’8 dicembre per Arkadia.
L’alba del linguaggio. Come e perché i sapiens hanno iniziato a parlare di Sverker Johansson
Come è nato il linguaggio? In cosa si differenziano il linguaggio umano da quello degli animali? E perché abbiamo iniziato a parlare? Quesiti che studiosi di tutto il mondo si pongono da sempre, ma è solo negli ultimi trent’anni che sappiamo qualcosa in più sul «primo parlante» e la questione è ancora aperta.
In libreria dal primo dicembre per Ponte alle Grazie.
Bestiario. Cosmogonia della disarmonia di Francesca Martinelli
In questo libro illustrato, Martinelli racconta storie e frammenti di una personale cosmogonia che è anche un inno alla disarmonia del mondo, alle cose fuori posto, alla disobbedienza, alla scompostezza, alla selvatichezza. Una visione del mondo che riabilita il fantastico, il malinconico, il caos a discapito di un «ordine di diritto». Un modo per invitare a guardare il mondo da un punto di osservazione nuovo, che contempla in sé la rottura, il disordine, la malattia.
In libreria dal primo dicembre per Mimesis.
Correzioni heideggeriane di Eugenio Mazzarella
«Questo volume, proprio nel mettere da parte ogni confidente “scolastica” heideggeriana, apre problemi interpretativi che rinnovano anche radicalmente le possibilità di lettura della sua filosofia». Quali aspetti della riflessione heideggeriana meritano di essere approfonditi e sottoposti a critica? È la domanda che sottende a questo saggio firmato da Eugenio Mazzarella, tra i maggiori studiosi di Heidegger a livello internazionale. Emergono le debolezze e le fragilità dei concetti heideggeriani, che secondo Mazzarella sono meritevoli di «correzione».
In libreria dal primo dicembre per Neri Pozza.
Melancholia. Vol. I-II di Jon Fosse
Uscito per la prima volta per Fandango nel 2009, torna in libreria in un’edizione curata da La nave di Teseo, Melancholia di Jon Fosse, premio Nobel per la Letteratura 2023. Protagonista è il giovane pittore Lars Hertervig, allievo all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf. È il 1853 e Hertevig è un’anima irrequieta, divisa tra l’insicurezza verso il suo talento e l’amore per Helene Winckelmann, la figlia della sua padrona di casa. L’ossessione di Hertevig per Helene, accesa da furiosi deliri sessuali, è tale che la famiglia della ragazza lo allontana dalla stanza in cui alloggia. Senza più un tetto, Lars trascorre le giornate in un locale, e intanto fa la posta all’appartamento dei Winckelmann dove cerca disperatamente di essere riammesso. Un limbo che, inesorabilmente, lo conduce alla follia, in un labirinto della mente a cui soltanto la sorella maggiore, Oline, può avere accesso. Nel 1991 Vidme, uno scrittore, resta ammaliato da un quadro di Hertevig e vuole raccontarlo in un romanzo. Ma i tormenti del pittore arrivano fin sulla pagina di Vidme, che dovrà combattere, per scrivere il libro, anche contro i propri fantasmi.
Traduzione di Cristina Falcinelli.
In libreria dal 5 dicembre per La nave di Teseo.
Potendo, li avrei salvati. Tutti i racconti di Leonard Michaelis
Figlio di un barbiere polacco che aveva studiato da rabbino prima di fuggire assieme alla moglie dal Vecchio Mondo per trovare rifugio nel Lower East Side, il piccolo Leonard parla solo yiddish fino ai cinque anni, quando inizia la scuola e viene a conoscenza di ciò che esiste al di fuori dell’appartamento in cui è costretto perché sempre malato. Esordirà nel 1969 con Going Places, una raccolta di racconti che esce lo stesso anno di Il lamento di Portnoy di Philip Roth. Entrambi i libri riceveranno grandi encomi ma, al contrario del prolifico Roth, per Michaels trascorreranno sei anni prima di tornare in libreria con un’altra raccolta, intitolata I Would Have Saved Them If I Could. Altri elogi e poi di nuovo un lungo silenzio. Questo libro raccoglie trentotto racconti di Leonard Michaels, un testamento letterario di un autore tra i più grandi del Novecento americano.
Traduzione di Luca Briasco e Roberto Serrai.
In libreria dall’8 dicembre per Racconti.
Il vecchio e i fanciulli di Grazia Deledda
Nella campagna selvaggia della Sardegna, il vecchio Ulpiano Melis è alla ricerca di un servitore, ma ha difficoltà nel trovarlo: i tempi sono duri, la guerra ha tolto le braccia migliori ai campi e ai pascoli. Senza giovani forti e fidati, il pastore si fa aiutare da Luca, un sedicenne che si rivela avere un carattere forte e un carisma straordinario. Tra i due nasce un rapporto di rispetto e fiducia, un’amicizia sincera che quasi si converte in un legame di parentela. A Ulpiano, tuttavia, non sfugge che tra la nipote Francesca e il giovane Luca sta nascendo un rapporto di ossessione e contrasto, che in poco tempo porterà anche dolore in tutta la famiglia.
In libreria dal primo dicembre per Utopia.
Neve d’ottobre di Angela Nanetti
Siamo alla vigila del secondo conflitto mondiale e in Alto Adige la vita trascorre chiusa nei masi. Giulio è un ragazzino inquieto e sensibile, uno che «capisce perfino il dolore della terra quando viene zappata». Vittima di un padre vile e opportunista, di una madre debole e soprattutto di un fratello che lo tradirà nel peggiore dei modi, viene rinchiuso in un istituto correzionale per raddrizzare la sua pericolosa attitudine a infrangere le regole. Tornato tra le sue montagne, Giulio dovrà fare i conti con la difficoltà del vivere, con la miseria della guerra e i suoi orrori e con lo struggente sentimento per una donna che custodisce un doloroso segreto.
In libreria dal primo dicembre per Beat.
Audition di Ryü Murakami
Su insistenza del figlio Shigehiko, Aoyama, quarantaduenne regista e produttore di documentari che ha perso la moglie dopo una grave malattia, decide di risposarsi. Accetta perciò di organizzare, con la collaborazione dell’amico Yoshikawa, una falsa audizione per trovare la compagna ideale. Finisce per innamorarsi della ventiquattrenne ex ballerina Asami, travagliata da un’infanzia infelice, per la quale sviluppa un’ossessione. La sua scelta, apparentemente perfetta, segnerà l’inizio della sua sofferenza. Dal romanzo è stato tratto l’omonimo film cult di Miike Takashi.
In libreria dal 7 dicembre per Atmosphere libri.
La metamorfosi di Franz Kafka, a cura di Peter Kuper
Gregor Samsa, l’iconico protagonista del famoso racconto di Franz Kafka, assume una nuova veste e diventa un graphic novel riadattato dall’illustratore americano Peter Kuper, sue sono le illustrazioni.
In libreria dall’8 dicembre per Tunué.
Sugar pop di Elisa Pavan
Una cosa Amelia Castaldi sa fare molto bene: i dolci. Preparare torte e biscotti la aiuta a restare in equilibrio in una vita precaria. Finché grazie a «You Girl», il settimanale dedicato agli adolescenti per il quale lavora, ha l’occasione di andare a Londra per intervistare i Rush Hour, celebre boy band degli anni Novanta, riunita per un tour internazionale. Amelia non si aspetta certo di finire a parlare di biscotti con le quattro popstar, o che questo darà inizio a una corrispondenza e-mail con l’affascinante Andrew Simons, in cerca di ricette da provare con la figlia Annick. Non sa nemmeno che questo scambio epistolare sarà l’inizio di una serie di eventi destinati a cambiarla per sempre.
In libreria dal primo dicembre per Morellini.
Tequila suicide di Diandra Elettra Moscogiuri
La vita del giovane Gideon Kelta è perfetta: la famiglia lo ama, non ha problemi economici, ha una relazione appagante con un uomo affidabile e una vita sociale stimolante. Ciononostante ha sviluppato una forte codipendenza dalle persone che ha vicino, in particolare dal suo ragazzo, Timo. Un periodo di crisi tra i due lo porterà a scelte sbagliate, in un percorso interiore di declino, in cui affronterà aspetti di sé stesso che ignorava, fino a un evento grazie al quale capirà che nulla era come sembrava.
In libreria dal 6 dicembre per Effetto.
Sistema nervoso in costruzione di Margo Jefferson
Dopo Negroland (66thand2nd, 2017), Margo Jefferson torna in libreria con Sistema nervoso in costruzione, opera vincitrice del premio Rathbones Folio 2023. Qui Jefferson dà ai personaggi che abbiamo conosciuto negli anni, una nuova vita, e lo fa in modo originale e struggente. Critica e ricordi personali si fondono riunendo coloro che hanno popolato il suo passato e le hanno fatto compagnia nella solitudine.
Traduzione di Sara Antonelli.
In libreria dal primo dicembre per 66thand2nd.
Treccani. Il libro dell’anno 2023
Chiudiamo la nostra ultima rassegna dell’anno con il libro: Treccani. Il libro dell’anno 2023, che raccoglie gli eventi salienti del 2023 avvenuti nel mondo della cultura e dell’arte, della politica e dell’economia, della scienza e della tecnologia, in Italia e all’estero. Tante sono le novità di questa edizione, a cominciare dal cambio di direzione scientifica, affidata da quest’anno all’esperienza di Marcello Sorgi, già direttore del Tg1 e del quotidiano «La Stampa». A cambiare è pure il progetto grafico: ogni mese è raccolto in un magazine con una propria copertina, un colore, con approfondimenti di grandi firme del giornalismo, della cultura, della scienza, del diritto e dell’economia.
In libreria dall’8 dicembre per Treccani.
Fassbinder. Migliaia di specchi di Ian Penman
A partire dall’inquadratura di un soggetto – in questo caso il controverso regista tedesco autore di film come Querelle de Brest, Berlin Alexanderplatz, Un anno con tredici lune, Il mondo sul filo), allarga il campo fino a mostrare un’intera società e un intero periodo – l’Europa tra la fine degli anni Cinquanta e la fine dei Settanta – in una molteplicità di significati e di rimandi. Tra rivelazioni inaspettate e la commistione tra biografia e autobiografia, Ian Penman dà vita a una storia personale, che va oltre ogni categoria. Fassbinder Migliaia di specchi è perciò: studio biografico, melodramma urbano, rievocazione dell’Occidente della guerra fredda, del miracolo economico e della paranoia, riflessione sull’arte, il cinema e la sessualità, saggio in frammenti.
Traduzione di Luca Fusari.
In libreria dal primo dicembre per Atlantide.
Album di famiglia di Alaíde Ventura Medina
La protagonista di questo romanzo di Alaíde Ventura Mendura trova una collezione di vecchie foto di suo fratello minore, Julian. Non è chiaro il perché il fratello lo abbia fatto, in fondo non ritraggono momenti importanti né felici. Anzi, a ben guardare, messe tutte insieme pare siano il preludio di tanti piccoli avvenimenti traumatici, la mappa di un’infanzia piena di soprusi e silenzi. La giovane donna le osserva e ripercorre il suo passato. Riemergono così brandelli di quella storia, in un meticoloso lavoro di rattoppo di ciò che lei, sua madre e il fratello sono diventati, vittime di un padre violento e instabile. Ricucire i pezzi pare però impossibile: questa storia si può raccontare solo in modo frammentario, lembi che insieme compongono l’album di foto della memoria, di un’infanzia segnata dal trauma e dall’orrore.
Traduzione di Sara Papini.
In libreria dal 5 dicembre per A. Polidoro editore.
Il link alla segnalazione su Rivista Blam: https://bitly.ws/33WKU
* * *
Paolo Codazzi è nato a vive a Firenze, fondatore con Franco Manescalchi della storica rivista fiorentina “Stazione di Posta”, ideatore e fondatore del Premio Letterario Chianti che ha concluso nel maggio 2023 la 35° edizione. Ha pubblicato diversi libri di poesia e narrativa e in particolare negli ultimi anni “Il pittore di ex-voto”, Pironti editore 2017, “Lo storiografo dei disguidi”, Arkadia editore 2021.
Il nuovo libro di Paolo Codazzi, edito da Arkadia, si intitola “Lo specchio armeno”.
Un romanzo ricco di suggestioni, che affonda le sue radici in un passato a tratti lontano, a tratti vicino, in cui le esistenze dei personaggi narrati si incrociano dando vita a una storia originale e affascinante.
Abbiamo chiesto all’autore di parlarcene…
* * *
«“Lo specchio armeno” è un romanzo sull’amore (una delle miriadi di interpretazioni)», ha detto Paolo Codazzi a Letteratitudine, «sui cambiamenti climatici fragilità delle previsioni (un’opinione tra le tante), sull’inquisizione Spagnola in Sicilia (particolarmente a Palermo), sulla stregoneria (senza alcun condizionamento a stereotipi consolidati), e molto altro come si conviene ad una storia (una mia storia) che inizia nel 15° secolo e si conclude (per modo di dire) ai nostri giorni.
Il pittore-copista Cosimo Armagnati riceve la commissione di riprodurre un ritratto di donna conservato nella Galleria di Palermo e per straordinaria coincidenza questa tela rappresenta per lui il punto di riferimento di tutti i suoi pensieri amorosi, definendosi come l’obbiettivo di una lunga ricerca, tutta astratta e interiore (“un amore invertebrato”) dell’amore assoluto e per questo inattingibile.
Il quadro si rivela il punto di convergenza di diversi destini, anche lontanissimi nel tempo, che conducono Cosimo ad avvilupparsi in una intricata tela di riferimenti storici che hanno a che fare con la pratica della stregoneria e con l’operato della Santa Inquisizione in Sicilia. Tre sono le piste che fanno capo a Palermo e alla riproduzione del quadro: geograficamente partono da Firenze dove Cosimo vive e lavora, dalle Prealpi Bergamasche dove si collocano i natali del pittore che dipinse l’originale ritratto di Beatrice Gurrieri (il ritratto che Cosimo dovrà riprodurre), commissionato dal fidanzato di lei ma occasione per il fulminio innamoramento della ragazza nei confronti dell’artista venuto da Nord, e una tutta sicula che coinvolge anche la famiglia omonima dell’attuale sovrintendente alla Galleria, Vella, da cui discendeva Nicola il promesso sposo di Beatrice.
Le omonimie tengono infatti in piedi tutta l’architettura del romanzo storico, per cui gli agenti del presente (Cosimo e il sovrintendente) ritrovano una sorta di controfigura nel lontano passato che li precede e in qualche modo li determina e i loro destini convergono nella storia del quadro e nell’identificazione del misterioso “Maestro dei papiri” che lo realizzò, e sono ulteriormente annodati da due volumi che passano significativamente di mano in mano: un antico trattato di botanica, sconfinante nel manuale di pratiche magiche, e il saggio sull’Inquisizione del Vella, in cui si ricostruisce anche la vicenda di Beatrice, delle persecuzioni dell’Inquisizione ai danni di presunte fattucchiere e come base per una revisione storica delle modalità, degli effetti e dei moventi delle pratiche del Tribunale.
Il romanzo intreccia elementi storici con pura fantasia, o presunta tale, nella rievocazione degli eventi che precedono di secoli il viaggio di Cosimo in Sicilia, ma anche nell’approccio documentaristico che ha impegnato l’autore nell’affrontare la ricostruzione dei fatti e dei personaggi, la cui genealogia immaginaria, tenuta assieme dalla rete delle omonimie e delle ricorrenze meteorologiche, è confortata da una ricostruzione di dati storici e testimonianze di vario tipo.
La sinopia della storia è molto articolata, sia dal punto di vista dell’intreccio, che presenta una grande complessità d’incastri, sia dal punto di vista della varietà e dalla profondità dei contenuti che vengono coinvolti per accompagnare gli snodi del racconto nel continuo rispondersi di passato e presente, in una scrittura che riflette l’ambizione strutturale attingendo ad un repertorio lessicale ampio e variegato coordinato da una sintassi volutamente musicale senza insistenza ossessiva di segni di interpunzione.
Nell’esergo che introduce all’ultimo capitolo si legge: “dal cielo sono cadute tre mele: la prima è per chi ha raccontato, la seconda per chi è stato ad ascoltare, la terza per chi ha capito. Così si conclude la maggioranza delle favole armene».
* * *
La scheda del libro: “Lo specchio armeno” di Paolo Codazzi (Arkadia, 2023)
Il pittore-copista Cosimo Armagnati riceve la commissione di riprodurre un ritratto di donna conservato nella Galleria di Palermo: per straordinaria coincidenza, questa tela rappresenta per lui il punto di riferimento di tutti i suoi pensieri amorosi, definendosi come l’obiettivo di una lunga ricerca, tutta astratta e interiore, dell’amore assoluto e per questo inattingibile. Il quadro si rivela il punto di convergenza di diversi destini, anche lontanissimi nel tempo, che portano Cosimo a immergersi in una intricata tela di riferimenti storici che hanno a che fare con la pratica della stregoneria, con l’operato della Santa Inquisizione in Sicilia e con i destini di alcuni personaggi storici che sono collegati in modo indissolubile al protagonista e a coloro che gli stanno intorno. Un romanzo ricco di suggestioni e di riferimenti che affonda le sue radici in un passato a tratti lontano, a tratti vicino, in cui le esistenze dei personaggi narrati si incrociano dando vita a una storia originale e affascinante.
* * *
Paolo Codazzi, fiorentino, per alcuni decenni consigliere delegato di un’impresa nel ramo delle costruzioni, si è dedicato fin da giovane al suo amore principale, la scrittura. Appassionato di varie discipline, prima fra tutte la Storia antica, ha fondato nel 1983, con Franco Manescalchi, la storica rivista fiorentina “Stazione di Posta”. Ha ideato e presiede il Premio Letterario Chianti. Ha pubblicato due sillogi di poesie (Il primo viaggio, 1980; L’inventore del semaforo, 1985), i romanzi Come allevare i ragni (Lalli Editore, 1982), Caterina (Amadeus, 1989), Il cane con la cravatta (Mobydick, 1999), Il destino delle nuvole (Mobydick, 2009), La farfalla asimmetrica (Tullio Pironti, 2014), Il pittore di ex voto (Tullio Pironti, 2017), le raccolte di racconti Nei mattatoi comunali (Solfanelli, 1992) e Segreteria del caos (Mobydick, 2002). Con Arkadia Editore ha pubblicato Lo storiografo dei disguidi (2021).
* * *
Massimo Maugeri
Il link all’intervista su Letteratitudine: https://bitly.ws/33xqp