La giovane filmaker Greta Scacchi, mentre guarda le immagini di un video, si accorge di un dettaglio che mette in pericolo la sua vita. La ragazza è accusata di omicidio dal dirigente di Polizia Tommaso Del Re e viene trascinata in una serie di eventi che coinvolgono l’insegnante di cinema Rossella Gardini, una coppia di fratelli che ritornano dal suo passato, Farid e Anissa Akram, il piccolo Nadir, l’inquietante Ahmad, il barista Tong, mentre sullo sfondo si staglia minaccioso il Biolab, un laboratorio in cui si studiano armi chimiche e di distruzione di massa. Per Tommaso Del Re sarà ancor più difficile dipanare la matassa, ostacolato da quelle che definisce le “alte sfere”. In un susseguirsi di colpi di scena e azioni rocambolesche far emergere la verità diverrà arduo ed estremamente pericoloso.
Introduzione
Quante ramificazioni può avere una storia? Creare intrecci con alberi in rotta di collisione che altrimenti non si sarebbero mai incrociati . Una storia sulla forza e la fragilità delle relazioni umane che spesso offuscono i pensieri e finiscono per essere soffocanti a tal punto che si smette di respirare come un incubo perturbante simile alla morte. Un viaggio inaspettato tra sogno e realtà in cui la finzione regna sovrana, per questo cercare i brandelli di verità inseriti come frammenti sparsi all’interno della narrazione, per il lettore una sfida ardua ma intensa, poiché nulla sarà più come prima .
Aneddoti personali
Per anni per me Paolo è stato solo una voce, che ho sentito tante volte ascoltando la radio, non avrei immaginato di potergli un giorno dare un volto e soprattutto recensirlo con un thriller godibile che mi ha appassionato e colpito perché non mi sarei mai aspettato un romanzo di questo genere ma con elementi ironici perché Paolino è l’emblema del divertimento. Ho odiato dei tic e modi di fare del commissario protagonista ma ho amato moltissimo come l’autore abbia raccontato delicatamente la solitudine e la fragilità, una vera coccola per l’anima. Con tutto il cuore spero di abbracciare presto Paolo e in attesa per Natale mi godrò la seconda indagine di Tommy e Greta che come lui mi è entrata nel cuore.
Recensione
La luce filtra come fosse uno spiraglio mentre nella sala scendono le tenebre, è come se si facessero toccare solo da chi le sa guardare. Così l’occhio si abitua lentamente all’oscurità e diventa uno sguardo percettivo che si annida nella profondità dell’animo arrivando a dar voce persino alle ombre. Le squarcia come se fossero brandelli di cuore e rimane inerme ad ascoltare l’assordante lamento. In questo sfondo spettrale la bocca deglutisce sangue e sudore mentre un odore di morte pervade inesorabile in tutta la stanza. L’autore ha, infatti, scritto un thriller molto sensoriale che sembra giocare a dadi con il binomio assenza presenza richiedendo perciò come imprevisto la partecipazione completa del corpo distaccato talvolta persino dalla propria anima di cui lo scrittore come piccole gocce di rugiada ne legge i pensieri e li trascrive in un cielo cosparso di nuvole cui dare forma. Che colore ha il proprio sangue? Questa è la domanda che attanaglia per tutta la narrazione come una vecchia foto sbiadita dal tempo ma rimasta indelebile nella memoria. Una storia che segue la mutazione dei corpi, la lenta evoluzione degli stessi e il veloce decadimento. Spesso però questo stanche membra sono colte nell’attimo in cui non riescono a nascondere la fragilità della propria nudità. Ed è proprio in quel momento che si attua l’ardua sfida cioè interpretare il confine tra verità e menzogna. Come la narrazione di un film gli eventi sembrano muoversi in un ritmo calibrato tra pause suadenti e avvincente dinamismo. La verità però è sopravvalutata per questo il lettore si troverà in mano semplicemente uno spicchio di luna. Un romanzo che si delinea come un patrimonio genetico schiena contro schiena, in un corpo a corpo dall’esito incerto. L’autore racconta la tragedia esistenziale che colpisce inesorabilmente Greta Scacchi una giovane filmaker che si ritrova come beffa del destino le credenziali di una famosa attrice, ma la sua vita è tutt’altro che finzione, il suo dolore è così reale al punto tale da mettere in discussione però ogni emozione in tutte le alterità. La giovane studia cinema e filma video per un grande progetto che spera le possa far aprire le porte della scuola di cinematografia. Vuole raccontare in un documentario la città di Roma in diverse angolazioni e in un susseguirsi di fotogrammi e volti che ne traccino il cosmopolitismo . L’ammaliante bellezza della capitale ha in serbo però uno scacco inaspettato . Greta filma un delitto o presunto tale ma oltre a scuotere la sua coscienza questo è il motivo per cui la sua esistenza s’intreccerà con quella di Tommaso Del Re un commissario pragmatico burbero e profondamente solitario. Nessuno vince o si salva da solo ma basta uno sguardo per riconoscere sul volto e sulla pelle lo stesso dolore. I personaggi diventano una calamita attrattiva che vibra al solo contatto. All’improvviso senza un motivo apparente muore Rossella l’ex fidanzata di Greta e lei si ritrova all’interno di un vortice penetrante e ossessivo al limite della follia. Può l’amore dimostrare la propria innocenza? Se solo i battiti del cuore potessero parlare! In questa lunga corsa verso la verità Greta ritroverà due compagni di classe ex fiamme del suo povero cuore già martoriato da mille battaglie. L’antica fiamma però non si è mai spenta ma è verità o soltanto un miraggio? Il romanzo è tracciato in due linee temporali costituito da capitoli lunghi con uno stile variegato che alterna l’utilizzo crudo e chirurgico della parola ad un tratto più delicato nella descrizione della sfera emotiva . In questo thriller socio ambientale lo scrittore racconta il volto multietnico della società ed emerge un risvolto politico, un seme giustamente protettivo nei confronti delle culture minoritarie. Ci si sofferma sui significati antropologici dei termini straniero e razza intrecciandolo con il lato oscuro della scienza e la bramosità del potere. Un romanzo che analizza il potere della rimembranza che scaturisce da foto e immagini e la forza distruttiva e giudicante della parola. Una lotta estenuante tra certezza e dubbio tra tecnologia ed emozione in cui la notte sembra mangiare voracemente il giorno. Può cambiare tutto tranne i motivi per cui si compiono le azioni, restano, infatti, i più antichi del mondo. Alla fine in questo cinema spoglio senza pubblico alcuno restano soltanto gusci di noce intrisi di una commovente e profonda malinconia che si ritrova ancora una volta il riflettore puntato.
Francesco De Filippi
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Nel romanzo “Nulla d’importante tranne i sogni” di Rosalia Messina, edito da Arkadia, non si sarebbe potuto immaginare uno sfondo più consono delle vicende di quello rappresentato dalla Sicilia, una scelta che, a nostro avviso, va ben oltre le memorie personali e biografiche dell’autrice. Isola chiusa in sé stessa ma protesa verso la terraferma, terra di dure asperità ma anche di rapinose dolcezze, luogo d’inquieta oscurità ma anche di luce inebriante, tale contesto geografico sembra correlarsi perfettamente con la fisionomia interiore dei personaggi ognuno dei quali risulta un groviglio di inestricabili contraddizioni incapaci di sciogliersi persino sotto quel tiepido sole d’aprile che si stende sull’incipit del romanzo. Un incipit che ritrae “una zona poco distante da Acireale… in mezzo ai giardini, alla zagara e ai fichi d’India”, rifugio ideale per la protagonista, Rosamaria Mortillaro, celebre scrittrice catanese, che assiste al nascere progressivo della villa in cui, al termine dei lavori di ristrutturazione, potrà, finalmente senza alcuna distrazione, dedicarsi al sogno che da anni coltiva con successo, ovvero alla scrittura. Un sogno che per Rosamaria Mortillaro, chiamata Ro da amici e familiari, ha radici lontane allo stesso modo in cui ha “radici lontane” quella rabbia inestinguibile di cui il personaggio è costante bersaglio da parte della sorella Annapaola, chiamata da tutti Nana. Leggi tutto…
Emma Di Rao
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La notte prima di Ferragosto, nella sua casa al mare, un uomo riceve la visita di un misterioso bambino che sembra comparire dal nulla. Svanito il terrore iniziale, scoprirà che altri non è se non il suo io infantile, la versione di sé a cinque anni, ormai dimenticata e sepolta sotto decenni di pensieri e di vita vissuta. Scanzonato, permaloso e con un piglio da guerriero, il bambino prenderà per mano il protagonista accompagnandolo in un mondo fatto di ricordi e di aneddoti. Un mondo popolato da biciclette senza rotelle, Barbie, corse in un bosco che sembra magico e film dell’orrore visti di nascosto dai genitori. Attraverso gli occhi del bambino, l’uomo rivivrà i momenti salienti di un’infanzia a volte difficile, a volte spensierata, vissuta ai margini di una società non ancora pronta a cogliere le sfumature di una personalità fuori dal comune. In una nottata di visioni frenetiche, il nostro protagonista scoprirà che la ricchezza più grande che abbiamo è la diversità, e che nessuno nasce sbagliato, semmai sono gli altri a farcelo sentire.
Classe 1970, Giovanni Lucchese è nato a Roma. Ha frequentato per diversi anni la scuola di scrittura Omero di Paolo Restuccia. Esordisce nel 2016 con la raccolta di racconti Pop Toys, pubblicata da Alter Ego. Pubblica poi i romanzi Questo sangue non è mio, L’uccello padulo e La sete. Diversi suoi racconti sono apparsi su antologie e riviste letterarie. Appassionato di musica, cinema e cultura pop, ama dare voce a personaggi queer ed emarginati il cui riscatto sociale avviene attraverso una metamorfosi e una presa di coscienza della propria unicità.
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Quando leggi questo libro, in un mondo che brucia e divora in maniera precisa molti dei suoi abitanti, ti chiedi, visto che il male è così evidente, dove stia il bene.
Quando leggi questo libro, in un mondo che brucia e divora in maniera precisa molti dei suoi abitanti, ti chiedi, visto che il male è così evidente, dove stia il bene. Ed è lì, esattamente nei gesti, a volte fatti di gentilezza e rischio, a volte eclatanti e furiosi, che risiede il bene, la possibilità di ricacciare qualche demone all’inferno, e di rendere questo mondo, così oscuro, un poco meno doloroso. Greta Scacchi, con il suo carico di vita e libertà e giovinezza, dopo aver sventato un losco affare di una multinazionale, ritorna a occuparsi di umanità fragile, indifesa e ferita, come lei, come tutti noi. Greta continua a essere una filmaker, con il suo terzo occhio meccanico attento ai particolari, e di tanto in tanto collabora ai programmi su crimini e delitti insieme a Tommaso Del Re che, dopo il coinvolgimento della moglie nell’omicidio di Rossella Gardini, ha lasciato la polizia ed è diventato consulente di Net Crime. Tommaso, grazie a vecchi amici e contatti, spesso ha notizie immediate su eventi delittuosi e così può mandare in onda eventi in anteprima, coniugando la sua vita precedente con un nuovo inizio, meglio retribuito e meno faticoso. Rispetto al momento in cui li abbiamo conosciuti, però, i due sono più disillusi, più feriti, e Greta è un po’ più arrabbiata ma più lucida. Ogni tanto fanno sesso per confortarsi, tenendo lontana ogni possibilità di relazione stabile, che Greta vede come una forma isterica di prigionia. Del resto Greta ama in maniera appassionata solo chi non si nasconde dietro obblighi e doveri, e Tommaso è troppo ancorato all’idea di maschio cis etero dominante per farla innamorare. Ogni tanto Greta vede anche Irene, e non intende rinunciare alla possibilità di soddisfare l’attrazione verso le donne che le piacciono. A volte le relazioni che si fingono stabili sono catene. E Greta, cresciuta libera con due genitori senza obblighi reciproci, non è fatta per subire catene. L’inizio è nei corpi di Daria e Carla, e in seguito, anche il cerchio magico che si chiude. Due ragazzine, con l’intero corpo dipinto, due adolescenti di 15 e 16 anni, con scaglie dorate di vernice addosso, acrobate intrecciate e sospese in aria, nel tentativo di sfidare la pesantezza del corpo, che ci richiama verso la terra, ancorato a bisogni da soddisfare, ineludibili. Greta le filma ed è affascinata dalla possibilità, per quei corpi, di farsi leggeri, diafani quasi, e di dimostrare che oltre la forza di gravità esiste la levità, la possibilità di diventare pura luce. Questo momento è un inizio, e per qualcuno, anche una fine. Le due ragazzine risultano scomparse, la macchina che guidavano senza patente viene abbandonata e ritrovata nel Tevere, un loro amico, il bellissimo e corrotto Casemiro Rosco, trovato morto nel suo appartamento dopo, sembra, un festino finito male. Il legame tra Daria, Carla e Casemiro, oltre la loro sfacciata bellezza e il desiderio di trovare lavoro nel mondo dello spettacolo, è il coro della Chiesa della Perfezione di Tutti i Santi, e la palestra dove si allenavano insieme. Turbata dal dolore del fratello di Daria, Fulvio, e convinta che tra l’omicidio e la sparizione ci sia un legame, Greta, anche contro lo scetticismo di Tommaso, inizia a indagare. Incontra preti che non riescono a venire a patti con la propria sessualità e il proprio desiderio, ambizione, cattiveria, e follia. I demoni spesso si nascondono in luoghi abbaglianti, proprio nel posto in cui nessuno immagina che si trovino. Altra voce narrante è L’Uomo che non crede in niente, esperto di vite da togliere e persone da sacrificare per denaro. Lui è una persona rotta dentro, è sopravvissuto a stupri e umiliazioni e divenuto un carnefice attento e metodico, che ogni tanto riceve la visita di un’allucinante bambina dai capelli bianchi, che lo guarda mentre compie i suoi delitti su commissione, e non pronuncia una sola parola, né di biasimo, né di approvazione. Spesso, quella visione allucinatoria è la sua unica compagnia emotiva. Presto si capisce il legame tra l’Uomo che non crede in niente, la scomparsa di Carla e Daria, il fascino perverso che i loro giovani corpi possono esercitare nelle ossessioni umane di chi ricerca il Potere e le sue implicazioni. Greta si muove in una Roma annoiata dalle sue stesse tragedie (ne ha viste troppe, cosa sono mai due giovani che non tornano a casa) e tenta di approfondire il legame tra Casemiro, le ragazzine e due giovani preti, Pierre e Guido, prelati della Chiesa della Perfezione di Tutti i Santi, che amano la musica e ricevono sostanziose donazioni da Ariannina Colestrasi, figura di spicco di un’industria farmaceutica, che Greta già conosce per la sua folle ambizione e la sua noncuranza verso ogni vita che non sia la propria. Le indagini di Greta, la sua rabbiosa e cocciuta empatia con il dolore suscitata dalla scomparsa delle due ragazzine, la porterà dentro un’oscurità senza scampo. Un gorgo denso come sangue, un corpo infetto che divora chi gli si avvicina, spinto da sentimenti che, qualunque sia il nome che scegliamo di dargli, sono sempre il contrario dell’Amore. E sullo sfondo Roma, sudata, violenta, opaca, arresa e ipocrita, ingannatrice e sfatta, crudele e indifferente, con il suo ultramillenario splendore ridotto in briciole eppure ancora vivo, ancora capace di incantare. E infine il sangue, la possibilità di vita che racchiude quando è rivestito di involucri di pelle, e la possibilità che, qualora questi involucri vengano bucati e lacerati, si faccia cessare, questa vita, è il protagonista evidente di questo secondo capitolo della storia di Greta, che ha lo stesso nome di un’attrice quasi dimenticata e di lei ha la bellezza lunare e la capacità di cambiare la direzione degli sguardi quando entra in una stanza. “Greta fatica a staccare l’obiettivo dai corpi nudi delle due ragazze che volteggiano a sei metri da terra, appese al tessuto aereo agganciato al soffitto. C’è una tale grazia nei loro movimenti che insistere a filmarle con la sua telecamera la fa sentire bene. Le acrobate si tengono allacciate per le gambe sinistre, intrecciate l’una all’altra all’altezza delle ginocchia. Le gambe destre invece sono libere nell’aria, piegate a formare un angolo acuto. Greta reprime a malapena un urletto di paura quando le due ragazze si lasciano andare a testa ingiù verso la pedana sotto di loro, sorrette solo dai tessuti. Sembrano beffarsi della forza di gravità. I polpacci e le caviglie svettano verso le dita dei piedi scalzi. I corpi sono tinti di giallo, arancione e azzurro, che dissimulano seni e pube ma fanno risaltare la muscolatura tesa nello sforzo di mantenere la posizione dei teli, oltre le spalle il collo disteso spinge le nuche ingiù e i capelli lunghi cadono verso il pavimento. Nell’Alchemico, il locale affittato per il lancio dell’integratore dimagrante SlimBurn, le bollicine arrivano ai tavoli ormai calde, le tartine sanno di aglio, mentre le due acrobate si librano a pochi centimetri dal soffitto di pannelli fonoassorbenti come in cielo aperto”.
Marilena Votta
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Davvero insolito e molto intrigante il romanzo di Rosalia Messina, Nulla d’importante tranne i sogni, uscito recentemente per la casa editrice Arkadia. Insolita anche la protagonista, la scrittrice Rosamaria Mortillaro che, sebbene esca di scena abbastanza presto, stroncata da una misteriosa malattia, permea di sé ogni pagina del romanzo. Interessanti anche le altre figure, più che altro femminili, intrecciate tra di loro da rapporti complicati che rasentano la morbosità. Facciamo la conoscenza di Rosamaria detta Ro mentre visita la casa di Acireale dove ha deciso di trasferirsi, abbandonando la più caotica e rumorosa Catania. Rosamaria ha dedicato tutta la sua vita alla letteratura, non si è sposata, non ha avuto figli: ha una sorella, Annapaola, detta Nana, e due nipoti, Giada e Fosco, i figli di Annapaola. Ha inoltre un’amica e collaboratrice factotum, Anita, con la quale intreccerà un legame molto stretto. È alla morte di Ro, e alla lettura del suo testamento, che emerge tutta una serie di questioni, divergenze caratteriali, gelosie, rivalità, drammi che l’astuta scrittrice riacutizza con disposizioni controverse, che lasciano di stucco i familiari e fanno esplodere le contraddizioni delle loro relazioni. Ognuno ha i suoi segreti, i suoi lati oscuri e le sue bizzarrie, ognuno ha una ragione per essere scontento delle decisioni prese da Ro, nessuno si salva, o quasi. Ricco di sorprese e colpi di scena, Nulla d’importante tranne i sogni è sostanzialmente un romanzo psicologico, imperniato sulla personalità delle protagoniste, tratteggiate con grande abilità e finezza. Da Rosamaria, protagonista indiscussa e quasi artefice del destino delle altre, una donna che ha posto al centro della sua vita la passione per la letteratura e l’ambizione a diventare una grande scrittrice, riuscendovi, ma sacrificando vita privata e relazioni umane, a Nana, sopraffatta dalla personalità della sorella, gelosa, insicura, affetta da inguaribile vittimismo, a Giada, considerata aspra e ingrata sia dalla madre che dalla zia, ad Anita, un personaggio umbratile, che entra quasi per caso nella vita di Ro e ne diventa l’amica e collaboratrice più stretta, sia nella sua attività di scrittrice, sia nel portare a compimento la sua vendetta postuma. Rosalia Messina porta avanti il racconto utilizzando una scrittura mista: all’interno della narrazione principale in terza persona si inseriscono lettere, pagine di diario e stralci di romanzi incompiuti, che danno varietà e spessore al romanzo, permettendo di compiere incursioni nel privato della protagonista e di gettare uno sguardo obliquo sulla storia che si viene componendo pazientemente, pezzo per pezzo.
Marisa Salabelle
Il link alla recensione su Masticadores Italia: https://bitly.ws/345Ip
Sabato 2 novembre alle ore 17 a Carrara, presso la sala Gestri della Biblioteca Comunale, Paolo Codazzi presenterà il suo romanzo Lo specchio armeno (Arkadia). Una storia, quella del pittore-copista Cosimo Armagnati, che si sviluppa in mirabile equilibrio sul crinale affilato e tagliente della storia più documentata e della fantasia più surreale, dei labirinti geografici e della mente, raccontati con una scrittura sempre accurata e artigianale, ricca e articolata. Le vicende narrate pongono al centro un quadro che si rivela il punto di convergenza di destini diversi e lontani che portano il protagonista – Cosimo, appunto – a viaggiare dalla Toscana fino in Sicilia per riprodurre un ritratto di donna conservato nella Galleria di Palermo. Per una straordinaria coincidenza, la tela rappresenta il punto il punto di arrivo di una sua lunga ricerca interiore sull’amore assoluto e irraggiungibile. Il quadro si rivela il punto di convergenza di diversi destini, che portano il pittore a confrontarsi con la pratica della stregoneria e l’operato della Santa Inquisizione nella Sicilia del Seicento, tra libri di botanica magica e sconvolgimenti metereologici che sanno rivelare anche la modernità delle tematiche affrontate da Codazzi. Situazioni che spingono tutte al momento topico del romanzo, quando il pittore, all’opera nella riproduzione del dipinto, vede la donna ritratta farsi persona in carne e ossa davanti ai suoi occhi sbalorditi…
Paolo Codazzi, Fiorentino, si è dedicato fin da giovane al suo amore principale, la scrittura. Appassionato di varie discipline, prima fra tutte la Storia antica, ha fondato nel 1983, con Franco Manescalchi, la storica rivista fiorentina “Stazione di Posta”. Ha ideato e presiede il Premio Letterario Chianti. Ha pubblicato due sillogi di poesie e due raccolte di racconti. Tra i suoi romanzi, La farfalla asimmetrica e Il pittore di ex voto (entrambi per Tullio Pironti). Con Arkadia Editore ha pubblicato Lo storiografo dei disguidi (2021).
Il link alla segnalazione su La Gazzetta di Massa e Carrara: https://bitly.ws/33VQg