Arkadia


Arkadia, editore in Sardegna

Arkadia Editore nasce nel 2009 con una semplice e chiara missione fin dall’inizio: cercare di proporre al pubblico libri di qualità. “Mettendo insieme professionalità che nel mondo del libro hanno navigato per anni in vesti differenti, ci siamo chiesti: perché non provare? Abbiamo così subito affrontato una serie di problematiche: dove collocarci? Quali ambiti vogliamo occupare? Cosa possiamo offrire di più o di diverso rispetto agli altri?”.
L’editore Riccardo Mostallino Murgia spiega i primi passi di Arkadia, il cui nome trae origine dall’antica regione greca dell’Arcadia e strizza l’occhiolino all’omonima Associazione letteraria che vide la luce verso la fine del XVII secolo a Roma.
Arkadia si orienta fin da subito sul filone narrativo che, anche oggi, è il suo principale motore. Accanto alle collane storiche – come Eclypse – negli ultimi due anni vengono sviluppate nuove collaborazioni e nuovi progetti di editoria narrativa: Xaimaca (autori ispano-americani del XIX secolo e primi del XX secolo), Senza rotta (un contenitore che annovera autori trasversali, la cui caratteristica è la narrazione di “movimento”), SideKar (che unisce tematiche forti a sperimentazione letteraria). Nel 2020 Xaimaca si sdoppierà, inaugurando il filone Xaimaca Jarama che ospiterà autori spagnoli viventi. Accanto alla narrativa Arkadia coltiva anche alcune collane di saggistica: Historica (che raccoglie saggi storici), Historica paperbacks (che coniuga facilità e immediatezza di lettura con contenuti rigorosamente scientifici, ma con foliazione meno importante), Limes (saggi dedicati alla geo-politica), Itinera (contenitore per saggi di vario genere).
Lo staff della casa editrice, che crede fermamente nel progetto editoriale, nel tempo è andata ingrandendosi. Attualmente l’editore è affiancato da un gruppo di professionisti rodati e capaci. L’ufficio stampa è di competenza di Tania Murenu, che si occupa anche dell’organizzazione fattiva del ricco calendario di eventi che vede i libri Arkadia presentati in tutto il territorio nazionale. La affianca nell’organizzazione degli eventi e nel rapporto con gli autori Patrizio Zurru. In redazione troviamo Valentina Mascia, che si occupa delle operazioni di editing. La grafica e l’impaginazione sono terreno per Antonello De Cicco. Curano i vari aspetti delle diverse collane: Luigi Preziosi, Marino Magliani, Luigi Marfè, Paolo Ciampi, Riccardo Ferrazzi, Mariela e Ivana Peritore. Nell’ambito della distribuzione nazionale, dopo l’esperienza maturata con Proliber, Arkadia si avvale oggi della professionalità di Messaggerie e di una rete promozionale curata da Emmepromozione.

Come inizia la sfida di Arkadia? C’è un libro che vi ha fatto capire che eravate sulla strada giusta?

Qualitativamente parlando diversi, a partire dal successo di Sapori a colori, scritto dal giovane malato di Sla Paolo Palumbo. O anche L’ambasciatore delle foreste, candidato al Premio Strega. In realtà, dopo anni di onesta gavetta, abbiamo investito parecchio nel corso del 2017 e 2018 per acquisire nuovi autori, capaci di strutturare al meglio il progetto delle collane Xaimaca, SideKar e Senza rotta. Grazie a loro, possiamo dirlo senza tema di smentita, abbiamo assistito all’evoluzione della proposta letteraria e a una più marcata presenza dei nostri titoli sul mercato. Nello stesso tempo abbiamo lavorato alacremente per essere ancor più visibili sui social e fare in modo che i nostri libri venissero maggiormente conosciuti.

Con un catalogo di oltre 400 titoli, di cui una quarantina pubblicati nel corso del 2019, Arkadia rappresenta sicuramente la casa editrice più dinamica del panorama editoriale sardo. Qual è l’elemento che vi distingue in un settore da tempo in difficoltà?

La voglia di fare. L’entusiasmo. Il non arrenderci alle avversità. Sappiamo di essere una media casa editrice, certo lontani da certi colossi, ma siamo fieri della nostra proposta: della qualità umana dei nostri autori, delle loro capacità letterarie, delle belle copertine – conta anche questo – che in molti riconoscono essere tratto distintivo della casa editrice. In questo ringrazio il nostro Antonello, che riesce sempre a trovare delle adeguate soluzioni per il suo editore.

Lavorate in un settore da tempo in sofferenza. Ha ancora senso investire nell’editoria?

Ha senso se alle spalle – e in mente – si hanno progetti e certezze da offrire. Se non avessimo buoni autori da proporre tanto varrebbe andare a casa. Riceviamo circa 700/800 proposte di pubblicazione al mese (20/30 al giorno), ma di tutto questo materiale ben poco si salva. È vero, si scrive troppo e si legge poco (anche le bozze che ci inviano spesso sono state giusto compulsate). Ma è un mondo fantastico, questo, e tutti possono avere qualcosa da proporre. Per questo non “criminalizziamo” gli esordienti, anzi, se ce ne sono di validi cerchiamo di farli emergere. Ovviamente non è possibile – e non è giusto – pubblicare tutto, ma basta fare selezione.

Come scegliete e selezionate i vostri autori?

Non essendo una casa editrice a pagamento la nostra regola aurea è il rigore: se qualcosa ci piace procediamo a pubblicarla. Non vivendo dei soldi degli autori, pertanto, ma solo del favore del pubblico, siamo “costretti” a proporre buone opere. Vagliamo molto attentamente quello che giunge in redazione e sappiamo bene quello che cerchiamo. Avendo le idee chiare è tutto molto più semplice.

Cosa vuol dire essere un editore indipendente e cosa pensate dell’editoria a pagamento. Con il tempo può diventare un “male necessario”?

Gli editori dovrebbero essere tutti indipendenti. Noi, medio-piccoli, abbiamo ancora la fortuna di poter parlare con i nostri autori di fronte a un caffè, confrontarci con loro, capire gli stati d’animo, dare dei consigli… nei grandi colossi spesso sono solo dei numeri. Forse per questo molti autori – anche con un passato importante alle spalle – in questi ultimi tempi ci cercano e ambiscono a tornare a un rapporto diretto, più umano. Non ostracizzo chi pubblica a pagamento, se lo desidera, non lo giudico. Ma mi piace fare un distinguo: l’editore a pagamento prende qualsiasi cosa, non la legge e la pubblica (nella stragrande maggioranza dei casi). Distribuisce poco e male, tanto se non vende ha già preso dall’autore. Quindi, mi chiedo, che senso ha pubblicare così? Che tipo di libri ne vengono fuori? Spesso privi di editing, con copertine rabberciate, trovarli poi… Ecco, se è per appagare un certo ego, posso anche comprenderlo, ma sicuramente l’autore che sceglie di pubblicare a pagamento non fa – a mio modo di vedere – un buon servizio né per sé né per i lettori. Capisco anche che in questa società sempre così veloce, oramai attendere il fatidico responso dell’editore è diventato quasi insopportabile. Ma sarà, anche, che in certi casi quel libro che si propone non vale proprio la pena pubblicarlo? Però, ripeto, non sono un talebano della questione, come tanti altri. Quindi non vedo l’esistenza dell’editoria a pagamento come un pericolo, l’importante per me è che si sappia che Arkadia non lo è.

Guardando in prospettiva, crede che la convivenza tra carta e digitale sia destinata a durare?

Assolutamente credo che per un bel po’ di tempo le due forme coesisteranno. Il libro cartaceo ha un suo fascino che sarà difficile scalzare. Personalmente non leggo ebook – anche perché voglio qualcosa di tangibile – e come me conosco tantissimi altri lettori. Certo, le giovani generazioni sono più abituate di noi a leggere sui dispositivi elettronici, ma non sono sicuro che questi sconfiggeranno il buon vecchio volume.

Le librerie sono piene di libri che nessuno comprerà, magari anche perché se ne ignora l’esistenza. Arkadia Editore come promuove la sua attività e i libri dei suoi autori?

Lavoriamo molto con i social, con la pubblicità, il passaparola, insomma, cerchiamo di sfruttare tutti i mezzi possibili per arrivare al lettore. Non è facile – oggi molte librerie funzionano come supermarket dove si comprano gli spazi – e per i medio-piccoli ancora di più. Ma dalla nostra abbiamo la pazienza e la consapevolezza di offrire un “prodotto” di qualità, quasi fossimo degli artigiani del libro. Pochi, ma buoni. Poi, trovare visibilità a scaffale è un altro paio di maniche, ma chi crede in noi – e ci sono molti librai che lo fanno – capisce che abbiamo una marcia in più. Per questo di certi titoli produciamo delle copie “personalizzate” per farne omaggio ad alcuni librai “virtuosi”. Oppure organizziamo tour con gli autori facendoli conoscere in lungo e in largo.

Arkadia non sembra aver paura di guardare al mercato nazionale. Quali nuove sfide avete in cantiere?

Con più di 300 presentazioni all’anno distribuite per tutto lo stivale – e talvolta anche fuori dall’Italia – è chiara la sua vocazione a guardare ben oltre i confini regionali, caratteristica che ci ha sempre contraddistinti. Non vorrei svelare troppo ma, a parte quanto annunciato sulla nascita di una nuova sezione della nostra collana di ispano-americani (Xaimaca-Jarama), stiamo lavorando ad alcuni bellissimi libri con nomi di un certo peso. Ma, come detto, meglio non mettere il carro davanti ai buoi. Sappiate solo che l’impegno fin qui profuso proseguirà ancora a lungo. Poi, se volete conoscerci meglio, potete visitare il sito – www.arkadiaeditore.it – , i nostri account su Facebook, Instagram e Twitter.

Marco Grasso



Gian Marco Griffi

INCIAMPI

Arkadia nasce a Cagliari nel 2009 dall’incontro tra Riccardo Mostallino Murgia e altri professionisti del mondo della comunicazione. L’anima della casa editrice è subito divisa tra saggistica e narrativa, legate da un’attenzione al territorio sardo e alla sua cultura, ma “con lo sguardo sempre rivolto verso il mondo”. Presente ai principali saloni del libro, negli ultimi anni Arkadia sta conquistando maggiore visibilità grazie anche a diverse scelte felici: Fratello minore. Sorte, amori e pagine di Peter B. di Stefano Zangrando è stato finalista allo European Union Prize for Literature 2019, mentre L’ambasciatore delle foreste di Paolo Ciampi è stato tra i candidati al Premio Strega. Per quanto riguarda la saggistica, una delle collane di punta è Historica Paperbacks: “Un viaggio nel tempo che spazia dallo studio della civiltà nuragica a quello della religione dell’Antica Roma e della diffusione del Cristianesimo nell’impero romano, dalla Spagna Visigota alla Battaglia della Meloria, fino alle vicende della Prima Guerra Mondiale”. Per la narrativa, a parte la collana madre Eclypse, vanno segnalate Xaimaca, dedicata alla letteratura ispanoamericana (ospita Eugenio Cambaceres, César Vallejo e Ricardo Guiraldes) e Senza rotta, dedicata alla narrativa di viaggio. Nel 2019 si è aggiunta SideKar, diretta da Ivana e Mariela Peritore e nata “con l’intento di ospitare autori che si potrebbero definire outsider”. Da Stato di famiglia, di Alessandro Zannoni (autore amato da Luigi Bernardi), ai racconti di A pelle scoperta di Francesca Piovesan, “il viaggio della collana è all’insegna di una scrittura trasversale, e appartenente a differenti generi, che fa dell’originalità e della ricerca il suo tratto distintivo”.

Inciampi di Gian Marco Griffi (Alessandria, 1976) corrisponde a questa definizione. Già al suo esordio, Più segreti degli angeli sono i suicidi (Bookabook, 2017), Griffi aveva dimostrato consapevolezza, riconoscibilità e originalità nei temi, nelle trame e nell’immaginario: in Inciampi queste caratteristiche tornano potenziate. Pur confermando ambientazioni e toni, l’autore ha quasi cambiato stile: da densa e lineare che era, la prosa si è spostata verso flussi di testo più sperimentali e dominati dalla virgola onnivalente, una formula che può ricordare Nori o Bernhard, e che produce simili effetti comici. Di norma, l’applicazione di questa modalità a tutte le voci narranti di una raccolta comporta che le voci tendano a somigliarsi (minando la sospensione dell’incredulità) e a dispensare riferimenti culturali più idonei a un narratore onnisciente; Griffi, però, sa gestire la sua materia, e con esiti spesso sorprendenti.
L’incipit del primo racconto è forte quanto sgradevole: “Suppongo che una donna possa reagire in molti modi alla nefasta notizia che annuncia un cancro al seno, non so, ma so che Alma reagì maturando un inconsueto desiderio sessuale, e che lo appagò facendo l’amore con ogni uomo il cui odore le andasse a genio”. Griffi apre con intenzionale cattivo gusto, ben determinato a disturbare il lettore, ma basta procedere affinché la mortificazione di un dramma si trasformi in tutt’altro, con sottotrame squallide quanto tenere (Delmo), per poi passare alla commozione (il personaggio del figlio di Alma è notevole) e concludersi con un siparietto tragicomico. Fin qui si potrebbe sentire l’eco di un raccontista italiano doc come Paolo Zardi, spesso incline a raccontare sardonicamente il male. Ma Griffi dà il meglio di sé nel secondo pezzo, come ogni volta che parla di animali (già fondamentali in “Più segreti”): forse non tutti si commuoverebbero davanti a un tasso moribondo, ma in questo caso è difficile non rimanere invischiati in dinamiche emotive inattese. Il passaggio che segue, autonomo quanto un micro-racconto, esemplifica il controllo e la tecnica dell’autore: “Bruno mi ha guardato e ha detto che ero una mezzasega, io l’ho guardato e gli ho detto non capisco cosa mi succede, non ho pianto neppure al funerale di mio padre, lui ha detto no, ma avresti dovuto, io ho detto sì, avrei dovuto, lui mi ha strappato il fucile di mano e l’ha puntato sulla testa del tasso, io mi sono tappato le orecchie e ho chiuso gli occhi, ho sentito che diceva fanculo, ha sputato e ha messo il fucile in terra, io gli ho detto che era una mezzasega, lui ha detto che gli sembrava di sparare a mio padre, io ho chiesto che cosa c’entrava mio padre, lui ha detto c’entra, cristo, ne abbiamo appena parlato, poi ha guardato il tasso e si è messo a piangere anche lui”.
Il terzo racconto, Una storiella post-sismica, richiama la tecnica del cannibale Galiazzo, e stupisce il lettore spostando l’inquadratura da un dramma universale all’epopea di un individuo che non ha lo stomaco per affrontarlo (anche se il genio si rivela nella sottotrama “morire di buio”). I racconti che seguono, per quanto sempre brillanti, ben scritti e originali, lasciano spesso l’impressione che manchi un passo alla quadratura. Storiella delle lucciole in Monferrato è intelligente e sagace nei limiti di una parabola sull’italianità. Suggestivo ed elegante, Insetti dalla Russia sarebbe un gioiello se non mancasse di finalità. Cipolla cafè, su un club virtuale per persone con l’alluce valgo, devia verso un equilibrato umorismo demenziale, risolvendosi però nei territori di un monologo d’autore. L’appassionante e ipnotico Storiella del sonno, parodia di Mattatoio N°5, racconta il dramma della guerra da un punto di vista inedito, senza riuscire a concludersi quando dovrebbe. Forse questi racconti sono troppo buoni, carichi e creativi per una sola antologia: la scrittura di Griffi è talmente vivida e libera dai cliché che viene voglia di scoprire cosa produrrebbe tanto talento se applicato a un romanzo. Non c’è dubbio che quando Griffi si dedicherà a un lavoro lungo e strutturato, accettando un compromesso tra autorialità e convenzione, a quel punto ci troveremo di fronte a un autore compiuto. Nell’attesa, Inciampi va letto da chiunque preferisca l’arte pulsante all’impersonale efficacia dei racconti minimalisti.

Mauro Maraschi



Arkadia Editore

Arkadia Editore è una realtà nuova che si basa però su professionalità consolidate. Un modo come un altro di conservare attraverso il cambiamento i tratti distintivi di un amore e di una passione che ci contraddistingue da sempre.

P.iva: 03226920928




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