Su Sardegna Quotidiano, “I dolori del giovane bullo”.

da: Sardegna Quotidiano
Sardegna Quotidiano
13 febbraio 2013

 

Una società come la nostra, in cui i bisogni comunicativi di bambini e adolescenti sono sistematicamente ignorati, è una potenziale fucina di bulli». Ha le idee chiare Salvatore Bandinu, autore con Bruno Furcas del volume “I dolori del giovane bullo”. Racconta Bandinu: «Non inganni il titolo. Il libro parla di giovani, di adolescenti, di alunni e di persone. Parla di relazioni e di interazioni. È strutturato per essere uno strumento d’aiuto nella comprensione dei comportamenti considerati disfunzionali e devianti». La prima parte del volume è composta da una introduzione al tema del bullismo che essere considerata la cornice di tutta l’opera. A seguire viene tratteggiata una breve storia in cui Walter (il protagonista del libro di Bandinu e Furcas) è un piccolo bullo che mette a ferro e fuoco la scuola di una città come tante. «La parte conclusiva dell’opera è stata pensata per realizzare un lavoro specifico su questo problema, coinvolgendo alunni e docenti in una serie di schede di approfondimento », spiega l’autore. Il messaggio è chiaro: anche il bullo – al pari delle sue vittime – soffre ed è parte integrante di un meccanismo patologico che lo inchioda in un ruolo scomodo e faticoso. Cagliaritano, 43 anni, Salvatore Bandinu è animatore socioculturale e psicomotricista presso un servizio educativo territoriale per minori con gravi problemi. Non è il primo lavoro a quattro mani realizzato con Bruno Furcas, dal momento che i due autori hanno firmato nel 2010 “Boati di solitudine”. «Noi la devianza la conosciamo da vicino», racconta Bandinu. «Fa parte del nostro lavoro e dell’impegno di centinaia di educatori che quotidianamente affrontano battaglie spesso perse in partenza. Perse non perché non si possano vincere, ma per il semplice fatto che urgono serie politiche di prevenzione. Intervenire quando i buoi sono già scappati dalla stalla non è di certo una strategia vincente». Bruno Furcas, 50enne originario di San Nicolò Gerrei, operatore nell’ambito dell’integrazione e socializzazione di alunni minori in situazioni di grave svantaggio, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Viviamo in un era dove i mezzi di comunicazione permettono ai giovani lo scambio in tempo reale di saperi e di informazioni ma privano gli stessi di quel substrato connettivo fatto di emozioni e di profonde interazioni empatiche», commenta. «Il bullismo, in questo senso, ci rimanda un immagine fedele di una società i crisi, di un mondo dove noi adulti non stiamo facendoci realmente carico delle nostre responsabilità educative». Le cronache nazionali e regionali riportano ormai con inquietante puntualità fenomeni di bullismo, anche tra giovanissimi: «Le forme di prevaricazione possono essere varie e subdole», chiarisce Bandinu. «Mentre i ragazzi tendono a passare subito alle maniere forti, a cercare lo scontro fisico, forse ancor peggiore è la violenza psicologica che sono in grado di porre in essere le ragazze a danno di una loro coetanea presa di mira». Che fare, dunque? «Sicuramente sappiamo cosa non fare: la tolleranza zero non è la soluzione», risponde con fermezza Furcas. «Un welfare che punta l’attenzione sulla costruzione di nuove carceri mentre taglia i fondi ai servizi educativi territoriali è un welfare perdente in partenza che cela una forte dose di ipocrisia», gli fa eco Bandinu, che aggiunge: «Solo con strategie e sinergie su ampia scala è possibile far fronte efficacemente al problema del bullismo. Ma esiste davvero una volontà in questo senso?». Ne “I dolori del giovane bullo” si parla di spesso necessità di connessioni: «Ma non di quelle informatiche, mordi e fuggi», chiariscono gli autori. «Occorre rimettere al primo posto le sensazioni più vere e profonde e smettere di far credere ai nostri figli che basti un clic per trovare o dimenticare un amico».

(Fabio Marcello)


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