Su “La Nuova Sardegna” il nuovo romanzo di Giampaolo Cassitta
La Nuova Sardegna
6 settembre 2014
Il cuore degli uomini, un abisso insondabile
Passioni. Sesso. Sangue. E un destino già compiuto. Ma dai significati oscuri, indecifrabili. Dietro le quinte, un magistrato alle prime armi, eppure deciso a individuare i retroscena di un omicidio che tanti vorrebbero dimenticare: tra un passato remoto che affonda le radici nel secondo dopoguerra e uno più prossimo ambientato a metà degli anni Ottanta. Nell’ultimo romanzo di Giampaolo Cassitta c’è tutto questo e parecchio altro. Sullo sfondo, si stagliano uomini, donne, paesaggi, colori, contrasti di un piccolo centro del Logudoro dal nome inventato, Gosilì. Con viaggi improvvisi. Spostamenti repentini. Sprazzi di luce a Sassari, ad Alghero, all’Asinara. E le tinte accese di una storia d’amore e morte dalle sorti segnate. Ai silenzi e alle reticenze di chi in paese preferisce seppellire la verità assieme alle vittime fanno da contrappunto i valori di giustizia evocati da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Maestri ideali del giudice ancora inesperto. Richiamati in capitoli che ricordano il loro soggiorno obbligato all’Asinara. Esattamente trent’anni fa. Quando Cosa Nostra cercò per la prima volta di uccidere entrambi. E gli apparati di sicurezza dello Stato furono costretti a trasferire i due magistrati siciliani con i familiari, di notte e all’insaputa di tutti, nell’ex Cajenna del Mediterraneo: un allontanamento forzato da Palermo che si protrasse diverse settimane, ma in quel caso riuscì a proteggerli dall’offensiva di mafia. Il libro s’intitola “Le destinazioni del cielo” (Arkadia Editore, 16 euro). Ed è molto più di un giallo, sebbene il protagonista sia sempre Claudio Marceddu: ovvero lo stesso magistrato al centro di altre due opere – “Il giorno di Moro” e “Il piano zero” – scritte dall’ex educatore delle carceri poi diventato un dirigente dell’amministrazione penitenziaria. «Stavolta ho voluto fare una specie di sintesi su come si può condurre un’inchiesta senza poter ricorrere alle tecnologie più moderne, alle analisi del Dna, alle apparecchiature degli uomini in divisa bianca che oggi tutti noi siamo abituati a vedere sui luoghi del delitto – spiega l’autore -. M’interessava fare capire che svolgere un’indagine è qualcosa di più complesso e articolato. Di fatto, equivale a scavare nell’anima della gente, come chiarisce bene al suo giovane collega il procuratore della Repubblica in questa nuova vicenda, che poi per il personaggio di Marceddu è in realtà il primissimo caso giudiziario». Sì, perché il giovane giudice ad appena 28 anni, comunista e idealista, si trova coinvolto, suo malgrado, «in faccende antiche, mai sopite, dove tutti dicono molte cose, ma nessuno è in grado di raccontare la verità». Tutto in uno spaccato di Logudoro popolato da carabinieri, pastori e donne dalle passioni irrefrenabili. Così le destinazioni del cielo portano lo stesso magistrato verso scenari frammentati, incompleti, a volte contradditori. Un gioco di specchi e di rimandi incrociati. Dove, nel tentativo di fare luce sull’enigmatico omicidio di un ragazzo, Marceddu cercherà di trovare un senso alle differenze tra amicizia e innamoramento, all’incrociarsi di misteri esistenziali a intrighi familiari. E dove Giampaolo Cassitta riesce però a tratteggiare con lucida introspezione psicologica le figure al centro della storia: tutte in attesa – come lo stesso autore rimarca più volte – «di ottenere le risposte definitive da un cielo sempre più azzurro e forte».
(Pier Giorgio Pinna)