Storia di una integrazione: Un mondo a parte, di Bruno Furcas
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6 novembre 2011
Integrazione è un termine stra-utilizzato in tutti i settori del nostro parlare e scrivere: integrazione scolastica, ambientale, lavorativa; dal livello socio-psicologico a quello delle risorse. Vocabolo assai impegnativo quindi che Bruno Furcas ha espresso e interpretato in maniera eccelsa raccontando la storia di un ragazzo, del suo essere diversamente abile, della sua integrazione nel mondo che ci circonda. “Un mondo a parte” (Arkadia editore, 2011) è tutto questo e tanto altro: messaggi di ottimismo in un campo così complesso come può solo esserlo la vita nell’ambiente- scuola di un giovane con grosse disabilità all’interno dello spettro autistico, ma anche tutta una serie di norme di buona prassi scolastica. Le presentazioni del libro si stanno tenendo anche nelle scuole, luoghi nelle quali si svolge la vicenda narrata da Bruno e il giorno 28 ottobre presso la sede della Scuola Secondaria di Primo Grado Lao Silesu in via Perdalonga a Quartu assieme a Bruno Furcas hanno contribuito a farci capire meglio il messaggio espresso dall’autore anche la Preside della Scuola la Professoressa Elisabetta Cossu, il Sindaco di Quartu Mauro Contini, il Presidente dell’Associazione Peter Pan Marco Granata, il Direttore generale e quello emerito dell’Ufficio Scolastico Regionale Sardegna rispettivamente Enrico Tocco e Armando Pietrella, come rappresentante dell’ABC Sardegna Francesca Palmas, di Cemea Renato Perra, de Il Raglio Salvatore Bandinu. Hanno inoltre preso parola alcuni insegnanti delle strutture scolastiche frequentate dal protagonista del racconto di Bruno Furcas.
E’ la storia di un educatore, di un ragazzo diversamente abile, di una classe, di una scuola, di un corpo docente; essi si trovano quasi costretti ad abbandonare i classici e sperimentati schemi per addentrarsi in “mulattiere educative” alternative, di fatto scomode e faticose ma assolutamente ricche di opportunità nuove e certamente ottimali. Un’esperienza che indubbiamente ha lasciato il segno in chi l’ha vissuta in prima persona, ma può anche rappresentare un esempio per chi ha ancora la voglia e il coraggio di agire e mettersi in gioco.
D = Buonasera. Parliamo con Bruno Furcas chiedendogli per prima cosa di presentarsi al pubblico di Sardinia Network come persona e poi di parlarci del lavoro che svolge come educatore.
R = Sono semplicemente una persona come tante; che ha studiato, che ha messo su famiglia e soprattutto che non è rimasta indifferente alle problematiche sociali. Subito dopo la laurea in Lettere moderne mi sono occupato del recupero di adolescenti con problematiche esistenziali, devianza e detenzione minorile. Nel 2002, invece grazie all’incontro con un ragazzo “speciale” ho conosciuto il mondo della disabilità con tutte le sue manifestazioni. Questo mondo mi ha affascinato e da quel momento in poi mi occupo a tempo pieno di integrazione ed inclusione sociale e soprattutto scolastica di alunni con disabilità.
D = Ci racconta sinteticamente la storia che narra nel suo ultimo libro “Un mondo a parte”?
R = “Un mondo a parte” racconta la storia di Ninni, un ragazzo affetto dalla nascita da una forma molto grave di autismo. La sua vita sociale e scolastica è fortemente compromessa da questo disturbo. Inizialmente neppure la scuola sa rispondere al suo bisogno di attenzione, affetto, amore, amicizia, rispetto. Nel silenzio del suo disagio, Ninni pertanto è costretto a superare enormi ostacoli. Alcuni strettamente legati alle sue difficoltà personali, altri costruiti cinicamente dalla società. Dopo un’esperienza tragica alla Scuola Elementare anche alla Media tutto sembra congiurare contro di lui per relegarlo ai margini della vita scolastica. Ma quando le speranze sembrano perdute, Ninni incontra un gruppo di persone straordinarie e grazie alla loro determinazione riesce ad aprirsi un varco. Assieme a lui educatori, insegnanti, compagni combattono una battaglia per affermare il diritto di Ninni ad una vita dignitosa. E’ un romanzo che senza avere grandi pretese letterarie racconta un percorso virtuoso di integrazione scolastica.
D = Vorrei che lei spiegasse due temi che ha svolto ed espresso nel suo libro: il primo è quello del concetto di “team”, gruppo di lavoro, “rete” di persone che ruotano attorno al disabile, ciascuna con le proprie competenze; l’altro argomento è quello dell’interscambio nel senso di arricchimento reciproco esistente tra il “gruppo classe”(insegnanti, collaboratori a vario titolo e ragazzi) e persona disabile.
R = Non può realizzarsi nessuna inclusione senza il coinvolgimento attivo di tutti gli attori in campo, per questo è fondamentale un clima di collaborazione e di rispetto. Il ragazzo con disabilità avverte se attorno a lui c’ è un clima di serenità o di ulteriore disagio. La diversità è ovviamente una ricchezza per l’intero gruppo classe, spesso a trarne vantaggi maggiori sono proprio i compagni dei ragazzi con disabilità, in quanto entrano in contatto con un “mondo” che non si può apprendere dai testi scolastici, e sviluppano altre abilità empatiche che arricchiscono il bagaglio relazionale di ciascuno.
D = Lei ha accompagnato il percorso scolastico del “suo ragazzo” seguendolo dalla Scuola Media alla Superiore: ci illustra quest’idea di continuità?
R = Nel percorso scolastico di alunni con disabilità la continuità è un elemento fondamentale se si vuole accompagnare il ragazzo verso una maggiore autonomia o crescita personale. Il passaggio a un’altra scuola è un momento delicato per qualsiasi ragazzo, lo è maggiormente per coloro che vivono particolari disagi. Nel caso di Ninni io ho proposto alle Scuole Superiori lo stesso percorso sperimentato con efficacia alle Scuole Medie e ampiamente raccontato nel libro “Un mondo a parte”. Instaurare sin dall’inizio una collaborazione tra tutte le componenti scolastiche è fondamentale per creare un clima positivo e sereno e soprattutto per far cadere eventuali pregiudizi che impedirebbero il nascere di relazioni empatiche significative ed un fattivo percorso di inclusione.
D = Ci racconterebbe come lei personalmente svolge il suo lavoro di educatore, con quali “regole” e “impronte” personali?
R = Fare l’educatore non è un lavoro come tanti altri, non è un’ attività meramente tecnica dove si leggono le istruzioni e si smonta o rimonta una macchina, un mobile o qualsiasi altro oggetto. L’educatore è un individuo che incontra altri individui che hanno bisogno d’aiuto. La relazione d’aiuto perciò deve avere al centro “la persona” nella sua interezza; perché il ragazzo o l’alunno con disabilità non è un numero o una cartella clinica, ma una persona autentica con un forte bisogno di comunicare sia pur con modalità “altre” diverse da quelle consuete. Il disagio si manifesta nelle forme più disparate, pertanto bisogna saperlo ascoltare e riconoscere. Professionalmente non credo valido l’atteggiamento, portato avanti da alcuni, della “giusta distanza”, l’empaticamente lontano, utile spesso all’educatore per non “affondare” nei problemi altrui, ma credo fermamente, invece, nel principio del “giusto coinvolgimento”. Io nel mio lavoro cerco il ragazzo, la persona che è in lui per entrare nel suo mondo, e una volta che l’ho trovato cerco di sostenerlo in un percorso che lo aiuti a diventare non “normale” ma possibilmente “se stesso”.
D = Lei ha scritto altri libri dedicati a storie di persone diversamente abili: crede che parlare e scrivere di queste situazioni serva a scuotere le coscienze delle persone che conoscono per nulla o poco queste realtà?
R = La società in larga misura è disinformata pertanto c’è l’esigenza di divulgare e soprattutto raccontare i percorsi virtuosi che vengono portati avanti all’interno delle nostre scuole. Ancora oggi sono tanti quelli che sostengono che gli alunni disabili non stanno a farci nulla a scuola. C’è bisogno pertanto di un atteggiamento nuovo capace di agire e di incidere nelle vecchie abitudini. E’ quello che mi propongo di fare con i miei libri. Già da anni assieme ad Andrea, un ragazzo disabile sin dalla nascita , con cui ho scritto “Diversamente come te” e la “Favola di Duck” andiamo in giro per le scuole, di ogni ordine e grado, per sensibilizzare le scolaresche. Debbo dire che solitamente troviamo dei ragazzi attenti e sensibili a questo tipo di problematiche e si avvicinano a questo tipo di lettura con lo spirito di chi vuole condividere un percorso e provare emozioni.
D = Le sue ultime considerazioni sui temi trattati in questa sede…qualcosa che le piacerebbe comunicare direttamente ai nostri lettori.
R = Vorrei comunicare ai vostri lettori che è necessario superare pregiudizi ed etichette. Su questo terreno c’è ancora tanto da fare, anche perché veniamo ripetutamente sommersi da messaggi che richiamano l’efficienza, il piacere, il bello la smodata ricchezza. C’è invece bisogno, verso le diversità in generale, di un atteggiamento maggiormente responsabile da parte di tutti. Noi adulti, insegnanti, educatori, nelle scuole dobbiamo insegnare ai nostri giovani, che ancora prima di imparare un mestiere bisogna diventare veri cittadini del mondo, aperti alle diversità e alle pluralità che il mondo globalizzato ci pone ogni giorno di fronte.
Ringraziamo Bruno Furcas ricordando alcuni punti importanti. I diritti d’autore del ricavato della vendita del libro saranno devoluti all’Associazione Peter Pan a favore del progetto per l’ampliamente della “casa” dove ragazzi affetti da Sindromi Pervasive dello Sviluppo (Spettro Autistico) trascorrono ore del proprio tempo libero impegnati in attività adeguate e finalizzate all’operazione di inserimento, recupero e integrazione. Ciò a ricordare quanto Associazioni di volontariato, ma anche famiglie e scuola intervengono spesso a tappare le crepe istituzionali che si possono creare, nonostante in Italia (e in Sardegna in particolar modo) la nostra legislazione relativamente a questi problemi sia una tra le più complete ed efficienti in Europa e nel Mondo.
Questo libro assume un ruolo di testimonianza davvero importante sul tema dell’integrazione di cui si è in questa sede abbondantemente discusso. Il testo è molto bello, a volte emozionante, sempre scorrevole. Sicuramente lascia nel lettore un segno, traccia un percorso interiore. Lettura consigliata a tutti, giovani e non, addetti ai lavori o meno, genitori e a tutti coloro che anche attraverso un libro cercano spunti di arricchimento e di profonda riflessione.
“Un mondo a parte” di Bruno Furcas (Arkadia editore, 2011) ci aiuta anche ad aprire gli occhi sulla “diversità”, in particolare in questo caso dello spettro autistico che purtroppo colpisce tante persone. Conoscere significa sempre e comunque rispettare e contemporaneamente far cadere barriere mentali e psicologiche di pregiudizio che spesso accompagnano la definizione di autismo, piuttosto che di qualsiasi malattia o turbe mentale.
Maria Lucia Meloni