Sangermano. L’ispettore che vive in parrocchia
Corriere della Sera
3 giugno 2013
Sangermano, l’ispettore che vive in parrocchia
Testa tagliata via, per tutti. Per ciascuno, la mutilazione di un organo di senso, gli occhi, le orecchie, le mani… Comun denominatore delle vittime: l’età avanzata. La città è Roma, l’investigatore è una figura nuova, né Maigret, né Marlowe, né Padre Brown. Marcello Sangermano vive in parrocchia. È un «laico consacrato», che si occupa, fuori lavoro, di ragazzi tossicodipendenti e prega. Problema: fino a dove possono spingersi i laici consacrati con le donne? Se lo chiede (e resta in dubbio) Silvia, poliziotta psicologa. Sangermano è una creatura di Marco Di Tillo, autore televisivo e radiofonico, regista, sceneggiatore di fumetti e scrittore (finora) per ragazzi. In questa sua prima avventura, Destini di sangue (Arkadia editore), l’ispettore è alle prese con il serial killer che mozza le teste agli anziani. Sangermano attraversa Roma e arriva fino in Toscana, con la sua vecchia Punto. Segue un metodo svagato, pare in eterna fuga dal centro dell’attenzione. L’indagine prende le mosse dal quartiere Flaminio, dignitosa edilizia popolare inizio Novecento, palazzoni con giardino, trasformato nel tempo in quartiere residenziale borghese e anche in polo culturale. C’è il secondo delitto qui, ucciso un rispettabile farmacista dall’esistenza apparentemente lineare e finisce sulla via Salaria, fuori città, strada consolare dove ogni sindaco ha tentato la sua battaglia contro la prostituzione di strada e ha perduto. Strada segnata da piccoli, sciatti, hotel. In mezzo ci sono le periferie di riferimento dei ragazzi che Sangermano toglie (con ricadute) alla droga e che, in questo caso, lo tolgono dagli impacci dell’inchiesta. In mezzo, ci sono uno scantinato nel quartiere Marconi, dove l’edilizia è nata popolare e spontanea negli anni ’50 e ’60, senza più il rigore del Flaminio e c’è anche una infima struttura affittacamere attorno alla stazione Termini. Il rapporto fra le vittime e gli altri attori della vicenda è anche la relazione tra le zone diverse che Roma contiene. Città grande ed allargata senza disegni, è composta di tanti nuclei diversi: a Roma si appartiene soprattutto al proprio quartiere. Uno dei Parioli e uno di Centocelle possono non comunicare mai. Talvolta, però, chi è agiato si spinge in zone più difficili e viceversa. Certe incursioni come queste sono alla base dell’indagine. Sangermano va vicino a rovinare la sua fama di poliziotto coscienzioso, ma tiene il posto e sulla sua carriera sono promessi seguiti.
(Andrea Garibaldi)