“Nulla d’importante tranne i sogni” su SoloLibri
Nulla d’importante tranne i sogni di Rosalia Messina
Arkadia editore, 2023 – Uno scontro caratteriale tra due sorelle molto diverse tra loro, che non si parlano da sette anni.
Rosamaria, detta Ro, è una donna a cui interessa soltanto scrivere per dare un senso a un’urgenza che la rende egocentrica, insofferente ai problemi che non hanno un’importanza letteraria e poco incline anche ai rapporti interpersonali, che il più delle volte sono di natura pratica o di mero chiacchiericcio. Con questo personaggio si apre il romanzo di Rosalia Messina: Nulla d’importante tranne i sogni (Arkadia editore, 2023). Spinta alla solitudine anche dal successo commerciale dei suoi libri che l’hanno resa benestante, Rosamaria ha già lasciato da tempo l’insegnamento in una scuola superiore.
La sorella Annapaola, detta Nana, dalla stazza ordinaria, acrimoniosa e convinta che l’atteggiarsi a scrittrice famosa di Rosamaria sia una posa, ha fatto lo stesso lavoro di Ro, senza possibilità di lasciarlo, coltivando un disprezzo generico verso gli altri e verso la sorella. I figli di Nana, Giada e Fosco, sono legati in modo diverso alla zia Ro. Fosco è più mansueto, non avendo un carattere definito, e va d’accordo più con la zia che con la madre, avendo poi sposato una donna ricca e nervosa, Marika, che trova Ro raffinata e altera, mentre la suocera è malmostosa e piena di risentimento.
Il romanzo racconta uno scontro caratteriale tra due sorelle molto diverse tra loro, che non si parlano da sette anni. In realtà le due donne sono speculari, Ro ha dei momenti di volgarità che Nana nemmeno conosce, come se la solitudine cercata e amata e il successo l’avessero guastata. Lei non parla, ordina e il nipote Fosco, dalla personalità poco strutturata e amante dei silenzio e degli agi che il denaro consente, sta più volentieri nella nuova villa della zia, invece che con la madre e la sorella Giada. Giada è un personaggio tragico: intelligente forse più della zia, si è costruita da sola una vita insensata, dedita al piacere alcolico, come un personaggio di Cechov.
Questo libro, tolte le figure maschili, è un “women talking”, a cui si aggiunge una quinta donna, Anita, che inizialmente era una figura professionale nella vita di Ro, poi amica tuttofare e infine moglie, senza peraltro nessun desiderio sessuale da parte di entrambe. La sua voglia di una vita pacifica, che le tolga il ricordo smanioso della sua città, Madrid, ha chiaramente scelto di vivere con Ro, e avendo simpatia soprattutto per Folco e Marika, mentre coltiva una antipatia per Nana e Giada.
Donne che come le protagoniste parlano sempre di quelle assenti, con rabbia o con rimpianto sono, in una situazione diversa, proprio raccontate in un libro di Miriam Toews che Ro sta leggendo. Nominando la scrittrice canadese, in questo contesto di romanzo metaletterario, Rosalia Messina confessa il suo amore per la lettura che l’ha portata, dopo il lavoro come giudice, a scrivere romanzi, racconti e recensioni dei libri che le sono piaciuti, vere e proprie circumnavigazioni di libri amati, scritte benissimo peraltro.
Ci vuole avvedutezza e una certa forza morale per restare sempre nel solco delle parole, ma ci sono pagine adamantine, lettere nel romanzo che testimoniano un universo maschile anch’esso schermato dalle parole. Tra i personaggi, personalmente ho preferito Nana con la sua rabbia o certe sue frasi meschine che evidenziano la sua incapacità di comunicare con serenità l’amore che prova per i figli e per un uomo, mentre mi hanno lasciato indifferente Ro e Anita, una coppia messa su apposta per dare fastidio agli altri protagonisti, perché tolgono spazio alle pagine dedicate a Giulia, Fosco, Marika e Nana.
In un punto del romanzo, Ro ha sprazzi di autenticità:
“Ro si sente in debito verso Nana per tutte le cose che lei è e ha. Le lunghe riflessioni che dedica a questa spina, da cui si sente pungere a ogni contatto con la sorella, le chiariscono gradualmente i contorni della sua colpa. La colpa di non avere amato Nana nel modo giusto, di essere stata impersonale, disattenta, paga dei suoi talenti”.
È sincera Ro, questa volta, o è la scrittrice che prende il sopravvento? Difficile a dirsi.
Sulla malattia di Ro e sui diari di Ro trovati da Anita preferirei glissare, perché possiate anche voi scegliere le “donne che parlano” e che scrivono che vi sono piaciute senza ulteriori parole di noi altri. È un gran bel libro, quello della Messina, tenetelo da conto, e resta un gran libro anche se non parteggiate per nessuna fazione.
Vincenzo Mazzaccaro
Il link alla recensione su SoloLibri: https://bitly.ws/38hz5