“Nulla d’importante tranne i sogni” su Liberi di scrivere
Rosalia Messina ci racconta il suo “Nulla d’importante tranne i sogni” (Arkadia Editore 2023) A cura di Viviana Filippini
“Nulla d’importante tranne i sogni” (Arkadia Editore 2023) è il nuovo romanzo di Rosalia Messina, un libro dove l’autrice ci porta alla scoperta del mondo delle due protagoniste Rosamaria e Annapaola, in un vero e proprio viaggio nel loro mondo quotidiano e in quei sentimenti che le avvicinano e le allontano nel cammino della vita. Ne abbiamo parlato con l’autrice Rosalia Massina
Come è nata la trama di “Nulla d’importante tranne i sogni”? La trama di “Nulla d’importante tranne i sogni”si è formata per approssimazioni successive. Il primo abbozzo era un romanzo epistolare sui generis, unidirezionale, cioè senza scambio di missive: è Rosamaria a scrivere lettere al resto del mondo, alla sorella, alla nipote e ad altri. In quella prima fase, i personaggi non erano ancora tutti presenti. È stato proprio grazie all’affacciarsi alla mia mente di altri personaggi che si sono sviluppati, attorno al nucleo iniziale, altri strati di narrazione. La trama non si riduce al conflitto fra due sorelle che non sono mai riuscite ad avere una comunicazione profonda. C’è anche la storia di Anita, che all’inizio era più schematica e si è via via arricchita sia in termini di spazio narrativo (di pagine in cui è lei il personaggio che campeggia), sia in termini di articolazione delle sue vicende e di intreccio con le vicende degli altri personaggi. Ci sono Fosco e Marika, con il loro peculiare modo di essere coppia; c’è Giorgio, con la sua dolorosissima vicenda personale. C’è la Sicilia e c’è la sicilitudine, quel peculiare modo di vivere i sentimenti, di abitare la città, di considerare il mare non solo un elemento del paesaggio ma una culla alla quale ciascuno sente di appartenere.
Tra le due sorelle c’è un legame, ma in realtà prevale il conflitto, perché accade questo? Il legame non esclude il conflitto. L’affetto non garantisce una comunicazione autentica, anzi, spesso si ritiene di proteggere la relazione con i silenzi. Ma ciò che si tace esiste e resta a marcire da qualche parte, finché il malessere esplode. È quello che succede a Rosamaria e ad Annapaola.
Perché Ro agisce sempre come per farsi perdonare dalla sorella? Lascerei a coloro che leggeranno il libro la scoperta delle dinamiche del complesso rapporto fra le due sorelle, innanzitutto per non rivelare troppo della trama e in secondo luogo perché, se è vero che il conflitto familiare è uno dei temi importanti del romanzo, è anche vero che non è l’unico. Mi limiterei perciò a dire che da un lato c’è il senso di colpa di Rosamaria per essere distante e concentrata sulla sua attività di scrittrice, oltre che per essere una persona fortunata; dall’altro c’è l’invidia di Annapaola per tutto ciò che la sorella più dotata ha realizzato. Si tratta di un meccanismo che ho visto in funzione molte volte e in molti ambienti diversi, non solo in ambito familiare: a scuola, nel lavoro. Guai a non essere nello standard. E quanti guasti produce l’invidia.
Come è stato creare le due protagoniste Rosamaria e Annapaola con i loro caratteri, le sfaccettature, spigolosità umane e del cuore? Le caratteristiche psicologiche delle due protagoniste mi erano chiare fin dall’inizio, come pure quelle di Anita, amica e collaboratrice preziosa e fedele di Rosamaria, mentre tutti gli altri personaggi sono emersi a poco a poco dalla nebbia. Sono tre personaggi forti anche se lo sono in modi molto diversi. Ro è determinata nel raggiungimento dei suoi scopi, ha un suo senso di giustizia e, una volta intrapresa una via, non ha cedimenti. Annapaola ha la stessa determinazione della sorella ma la utilizza in modo diverso, in altre direzioni, sprecando molta energia nell’invidiare chi ha più di lei (non soltanto Rosamaria) e in altri conflitti sterili (come quello con la nuora, Marika); Anita ha la forza delle persone equilibrate, razionali ed è piena di dubbi sul proprio valore.
Il nipote Fosco e la segretaria Anita cosa rappresentano per Rosamaria? Fosco, nipote di Ro, assorbe molta della tenerezza di cui questa donna d’acciaio è capace. Non è l’unico, ma anche in questo caso preferisco non fare troppe rivelazioni e lasciare a chi leggerà il romanzo la scoperta dei legami che fanno capo a Rosamaria. Anita è l’amica che resta vicina a Rosamaria nei momenti più difficili della sua esistenza; è la confidente, la depositaria dei suoi segreti; è la persona che per prima legge le opere in stesura. Ed è anche la destinataria di alcuni messaggi importanti che, pur non essendo veicolati da vere e proprie lettere, completano il ciclo delle missive di Rosamaria al resto del mondo. Oltre a chiudere il cerchio del suo rapporto con Anita, questi messaggi nella bottiglia rivelano alcuni aspetti di Rosamaria che ne definiscono il ritratto.
Qual è il personaggio della storia a cui è più affezionata e perché? Non è facile per me individuare un personaggio preferito di “Nulla d’importante tranne i sogni” . Sono affezionata a tutti per ragioni diverse. Sono tutti umani nelle loro differenti imperfezioni, nelle loro grandezze e nelle loro miserie. Mi è molto cara Giada, per esempio, la figlia minore di Annapaola, con la sua capacità spiazzante di dire verità scomode, di inchiodare tutti alle loro responsabilità, senza riguardi neppure per se stessa. Mi è molto cara Marika, la moglie di Fosco: introversa, fragile, ha dentro una forza che al momento giusto sa tirare fuori intervenendo in modo risolutivo nelle situazioni spinose.
Quello invece che le ha creato maggiori difficoltà durante la scrittura? Sto cercando di passare in rassegna tutti i personaggi del romanzo ma non ricordo particolari difficoltà di costruzione. Semmai, l’impegno maggiore è stato quello di trovare un equilibrio tra i ruoli di tutti, un giusto spazio per ognuno di loro. A tutti ho cercato di rendere giustizia evitando la divisione manichea tra buoni e cattivi, forti e deboli, generosi e avidi.
Nel romanzo il paesaggio siciliano può essere visto più come personaggio integrante della narrazione che come semplice sfondo scenografico? Sì, la Sicilia è qualcosa di più che un fondale, un’ambientazione o un paesaggio. La storia, per come l’ho immaginata e costruita, poteva svolgersi soltanto sull’isola. Non è soltanto questione di colori, profumi e sapori. È che certi dialoghi, le stesse lettere acuminate di Rosamaria, certi riti sociali possono essere credibili soltanto in Sicilia. Ho immaginato le scene in angoli precisi della città di Catania e della campagna acese. Nella mia mente quelle scene avevano la luce, la temperatura, i suoni di scene realmente accadute. Non nel senso che si tratta di fatti reali bensì nel senso che le ho scritte tenendo presenti visioni che avevano la consistenza dei ricordi o dei sogni, pur senza esserlo.
Per Rosamaria Mortillaro, detta Ro, la scrittura è importante. Per lei cosa rappresenta lo scrivere? Per me scrivere è una passione ma non ne ho fatto un mestiere, ho lavorato in tutt’altro settore e sono abbastanza soddisfatta della mia carriera di esordiente di lungo corso. Non è facile pubblicare per chi inizia a scrivere in età matura, soprattutto in un periodo storico come questo, in cui si producono moltissime opere letterarie ma, a quanto sembra, i lettori sono sempre in diminuzione. Il discorso sarebbe molto più complesso e mi rendo conto di avere semplificato molto. Certo, mi sarebbe piaciuto arrivare a pubblicare in gioventù ed essere una scrittrice professionista, cioè una che vive della sua scrittura. Per questa vita è andata com’è andata e preferisco concentrarmi su ciò che ho realizzato anziché sui rimpianti di ciò che non è stato.
Se dovessero fare un film, chi vedrebbe come attrici nei panni di Rosamaria e in quelli di Annapaola? Rosamaria la immagino con l’aspetto fisico di Laura Morante e la personalità di Monica Guerritore; per Annapaola vedrei Michela Cescon.
Viviana Filippini
Il link all’intervista su Liberi di scrivere: https://bitly.ws/32G3w