“Nulla d’importante tranne i sogni” su Letto, riletto, recensito!
L’esaltazione del sogno nel bel romanzo di Rosalia Messina
Rosalia Messina
Nulla d’importante tranne i sogni
Arkadia
Le recensioni in LIBRIrtà
Nulla d’importante tranne i sogni è un libro intimo, scritto in sottovoce con eleganza e stile, con parole dette e non dette, è un libro che parla tra le righe. Rosalia Messina con il suo lavoro ci regala delle pagine dense di vita. Il richiamo al sogno riporta a Freud (1899) dove “nel sogno l’uomo si rivela interamente a se stesso, nella sua nudità e miseria originaria. Appena sospende l’esercizio della sua volontà, diventa lo strumento di tutte le passioni contro cui, nello stato vigile, ci difendono la coscienza, il sentimento d’onore, la paura”. L’autrice del sogno ne utilizza alcuni meccanismi per immergersi nella profondità dei suoi personaggi: dissimulazione, censura, oblio, resistenze, accompagneranno il lettore nei meandri delle passioni a volte tristi della vita. Nulla d’importante tranne i sogni è un’opera che parla del romanzo familiare che potrebbe essere quello di ognuno di noi. È un intreccio di storie di vita, di amori, di passioni, che vede come ambientazione una Catania diversa dai soliti cliché, una Catania non provinciale che custodisce con cura i sogni e le speranze dei protagonisti. Rosalia Messina con questo libro riesce a fare quello che alcuni psicoanalisti chiamano il lavoro del negativo e per farlo oltre a utilizzare le emozioni, che potrebbero essere visibili e corporee, utilizza soprattutto i sentimenti, quelli nascosti che difficilmente si possono intravedere, quelli che rimangono sottotraccia, quelli che non si possono ammettere nemmeno a se stessi, quelli che a volte affiorano costantemente nel tessuto alterno dei rapporti assillando la vita umana in modo sottile e ubiquo. L’autrice in questa sua immersione nel mondo dei sentimenti descrive una storia al femminile attraverso la fragilità e la forza delle tre protagoniste: la scrittrice Rosamaria Mortillaro detta Ro, che vive un rapporto complicato con la sorella Annapaola detta Nana, e l’amica intima di Ro, Anita Attanasio, segretaria e traduttrice. La storia che l’autrice scrive e rende reale sviscerando tra i sentimenti che animano e tormentano queste donne, si intreccia con la storia dei lettori e leggendo il libro sembra di essere immersi nel proprio di romanzo familiare. L’autrice in tutta la sua narrazione non cede mai al rischio della retorica o del giudizio, consegnando così al lettore una storia densa di vita con tutte le varie sfaccettature fino ad arrivare alla dimensione indicibile della morte. Nulla d’importante tranne i sogni è una storia moderna dove le sue donne protagoniste, richiamano in me delle libere associazioni con un film degli anni settanta “Le lacrime amare di Petra von Kant” diretto da Rainer Werner Fassbinder, dove Rosalia Mortillaro potrebbe essere una moderna Petra von Kant (famosa stilista) e invece Anita Attanasio potrebbe essere una moderna Marlene, l’assistente apparentemente muta di Petra che l’asseconda passivamente senza battere ciglio. Anita Attanasio era una traduttrice, e per dirla con Lacan il traduttore è destinato a essere un traditore perché la traduzione è sempre una riscrittura, ma Anita ha tradito forse solo il suo sogno e si ritrova nella riscrittura della sua vita a portare avanti, in segreto, la vendetta di Ro perché un’offesa vendicata sia pure a parole, si ricorda in modo diverso da un’offesa che si è dovuta accettare (Freud, 1892). Ma se Rosalia Mortillaro rappresenta la vendetta, Anita deve fare i conti con la gelosia, l’invidia e la vergogna di Nana. Un intreccio di sentimenti che le tre donne riescono a far risuonare con i sentimenti del lettore, inquietandolo con la potenza che solo una lettera può trasmettere, e come nella lettura che Lacan fa della “lettera rubata” di Baudelaire, è la lettera di Rosamaria Mortillaro con le sue derivazioni a reggere le loro entrate e i loro ruoli. Del fatto che essa sia giacente, sono loro che ne patiranno. Passando sotto la sua ombra, ne divengono il riflesso. Cadendo in possesso della lettera, ammirevole ambiguità del linguaggio… è il suo senso a possederli (Lacan, 1974). E poiché una lettera arriva sempre a destinazione… buona
Silvestro Lo Cascio
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